6.Ricordi

Ormai è appena iniziato il mese di novembre e ho davvero legato con tutti tranne che con Austin, con lui litigo spesso.
Quando succede tutti si fanno delle grandi risate.
Per fortuna Rose non mi ha più cercata dallo scherzo in poi, né me né nessun'altra ragazza della scuola, credo di essere stata convincente.
Ogni tanto mi guarda strano, ma non riesco mai a capire quello che si nasconde dietro il suo sguardo.
Comunque ho ripreso ad andare in palestra, devo dire che è più bello di quanto ricordassi.

"Buongiorno" entro in cucina e trobo solo i miei fratelli ...Mamma?
"Dorme ancora. Oggi ha il turno di notte e ne ha bisogno per non addormentarsi durante il lavoro" Alyson risponde alla mia domanda interiore.
"Mike fa una festa. Io ci vado, Krystal?"
"Io..." Non credo ci andrò, dopo quello che è successo all'ultima, non credo di sentirmela.

"Ehi, se non te la senti non sei obbligata. So che è difficile per te, lo sarebbe anche per me, sicuramente" mi sorride rassicurante mio fratello, gli sorrido di rimando.
Anche lui non va ad una festa vera e propria da allora.
Esco di casa, salgo sulla mia moto e parto verso la scuola.

Durante il tragitto penso... come fa Alyson ad essere così tranquilla all'idea di tornare ad una festa?
Al solo pensiero credo di sentirmi male.
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Siamo in pausa pranzo quando quello che credo sia Mike si avvicina e batte il cinque amichevole a Austin e Ryan.
"Ragazzi siete tutti invitati alla mia festa sabato sera. I miei non ci sono e ne approfitto" fa l'occhiolino.
"Grande! Ci saremo" dicono tutti, tranne me.
"Io no" impassibile. Liam mi guarda dispiaciuto, sa bene il perché e di sicuro non mi forzerà, lo apprezzo moltissimo.
Anche lui farà fatica, ma so che sta cercando di tornare ad essere il festaiolo di sempre.

"Dai! Perché? Ti divertirai di sicuro!" Mi sprona il bruno.
"Lasciala stare, è solo una bimba, hai paura di una semplice festa?" Chiede Austin rivolgendosi a me
"Di sicuro ti sentirai a disagio lì dentro! Insomma, con tutte le ragazze che ci saranno potresti sentirti ...come dire... Inferiore" Ha quel sorrisetto da schiaffi tanto irritante quanto carino.
Un altro commento del genere da parte di Austin e scoppio... o io o lui.

"Amico!" Gracchia Ryan per richiamarlo.
"Che c'è? È vero! O no?" Provoca ancora.
"Certo che no!" Faccio rabbiosa.
"Dimostralo" risponde in tono di sfida, non resisto alle sfide, chi mi conosce lo sa bene. Ma solo pensare alla fine della mia ultima festa risalente a circa due anni fa mi salgono lacrime amare, di rabbia, di colpevolezza e lacrime di tristezza, salate, aspre, anche se però completamente inutili.

"Ho altri impegni per la domenica e non posso permettermelo, non ho un pannello solare attaccato al culo, devo anche dormire, ogni tanto" cerco di chiudere lì l'argomento facendo l'acida, almeno abbastanza da farli zittire tutti.
"Anch'io! Ma ci vado lo stesso perché mi voglio divertire e non sono una mummia come te!" Evidentemente non ha capito.

Troppi ricordi stanno ritornando a galla e mi vengono gli occhi lucidi, li nascondo coi capelli sciolti.

*Flashback, quasi 2 anni fa*
Sono a divertirmi con le mie amiche, se così si possono chiamare, ubriacandomi e ballando come una matta.

Oggi ho litigato con mia madre.
Mi ha proibito di uscire, ma la ho ignorata, avevo bisogno di svago.
James mi si avvicina.

"Ehi! Io e altri ragazzi vorremmo spostarci ad un altro bar. Mi presti la moto?" Chiede facendo gli occhi dolci. Non gli resisto e lo accontento, é come un fratello per me e ci conosciamo da un paio d'anni.

La moto ho iniziato ad usarla prima del tempo, ma non ho resistito, sono state le scappatelle migliori.
Annuisco e lo accompagno fuori, gli do le chiavi e lui sale subito, nemmeno mette il casco.
"Il casco!"
"È per poca strada, non mi serve!" Mi fa l'occhiolino.
"Ok" Non insisto, voglio tornare dentro in fretta a divertirmi.

Parte a tutta velocità e io mi giro per rientrare velocemente. Sto per varcare la soglia quando sento schianti e urla provenire dalla strada dietro di me.
Le guardie all'ingresso corrono verso il luogo da cui è partito il botto.
Mi giro immediatamente e vedo James svenuto al suolo, ricoperto di polvere e sangue venti metri più avanti, mentre l'auto che l'ha investito continua la sua strada.

Corro nella sua direzione e mi inginocchio piangendo vicino a lui.
Non mi risponde nonostante i ripetuti pugni che gli tiro disperata sul petto, nella speranza che si alzi e mi dica che sta bene e che posso stare tranquilla, ma non è così.

"JAMES SVEGLIATI TI PREGO ...JAAAAMES" Urlo disperata.
Dopo poco arrivano polizia e l'ambulanza che lo caricano subito su e lo portano in ospedale d'urgenza.
Siccome la moto non ha riportato danni gravi la prendo e seguo l'ambulanza.
"Signorina non può prenderla!" Ignoro l'agente e do gas.
Non ci credo, non voglio crederci, é solo colpa mia! Mia!

Arrivo e chiedo ai dottori dove lo hanno portato, subito corro nella stanza dove si trova James, lo vedo con bende e attaccato ad un macchinario che emette dei bip, appena messo.
Il suo cuore, lo stesso ritmo che sentivo ogni volta che mi abbracciava perchè litigavo con mia madre o qualche amico, o quando soffrivo per mio padre, quando ho chiuso con il mio ex, lui c'è sempre stato insieme a Liam e Dylan, sempre, e ora rischia di non esserci più, per colpa mia.

È stato sistemato tutto in fretta e furia, infermieri ancora fanno avanti indietro.
Spero che quella macchina non smetta mai di fare quel bip-bip, che per quanto fastidioso e irritante possa essere è l'unico segno che mi dice che il mio amico è ancora vivo, che sta lottando e che c'è sempre quella probabilità che ritorni da me e dalle persone che lo amano.

Arriva il dottore.
"Il suo amico è svenuto battendo la testa e non si sveglia. È entrato in coma e dal suo risveglio possono passare giorni, come settimane e mesi o addirittura anni, sempre se si risveglierà" non lo lascio finire che corro fuori e piango, piango e piango ancora finché non sento due braccia che mi stringono rassicuranti...Liam...

"È forte, si risveglierà, dobbiamo solo essere pazienti"
"È TUTTA COLPA MIA!" Grido disperata. Mentre cerca di calmarmi inutilmente, ma sono sempre più convinta sia davvero colpa mia.

Fine flashback

Mi sale una tale tristezza, un senso di frustrazione che mi devo trattenere per non piangere. Ormai gli occhi sono rossi.

Se solo non gli avessi prestato la moto, se solo avessi insistito di più per fargli mettere quel cazzo di casco!
Se solo non avessi pensato solo al mio divertimento... Mi sento così in colpa, anche oggi dopo quasi due anni è ancora in coma, a causa mia.
Dopo l'incidente mi sono ridotta una merda, oppressa dai sensi di colpa e solo dopo qualche mese ho deciso di darmi una svegliata e riprendere in mano la mia vita per quanto schifo mi facesse, ma il pensiero che fosse colpa mia non mi ha mai abbandonata.

Mia sorella mi mette una mano sulla spalla consapevole di quello a cui sto pensando, anche lei é nel mio stato.
"Va bene, verrò" Mi sono trasferita qui non solo per il lavoro di mio padre, di cui tra l'altro non me ne frega niente, ma anche per cambiare aria e dimenticare, per dare una svolta a questa vita che mi perseguita.

"Ma davvero? Sono curioso di vedere come ti vestirai. Zitella o barbona?" L'unica cosa che ottiene è solo il farmi arrabbiare di più.
"Jessica!" La chiamo, forse con un tono di voce un po' troppo alto e lei si gira impaurita"
"Dimmi..."
"Da me domani per fare shopping e poi dormirai a casa mia, portati l'occorrente, ok?" Le impongo furente sempre guardando Austin.

"O-ok".
Le sorrido, prendo lo zaino e me ne vado, lasciando Liam stupito dal mio comportamento.
Di sicuro non se lo aspettava, come nessuno a quel tavolo.
Austin si pentirà di avermi sfidato.
È vero che metto sempre cose molto grandi, ma questa, almeno per me, era una provocazione troppo grande, ha tirato fuori un altro avvenimento successo dopo l'incidente di James.
Mi ha fatto sentire come una pugnalata al petto.

Anne è solo stata un'altra delusione per cui mi sono trasferita.

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Jess sarà qui a minuti per andare a fare shopping.
Troverò l'abbigliamento giusto anche a costo di ritirarmi all'una di notte, ma non solo per questa festa, per tutto il mio guardaroba, dalle scarpe e i giubbotti alla biancheria intima. Infondo ho talmente tanti soldi che ci potrei dormire sopra, per una volta ne posso anche approfittare.

Sento il campanello suonare insieme al mio telefono.
È arrivata.
Mi precipito all'esterno della casa per dar inizio alla giornata di shopping più intensa della mia vita.

"Ciao bionda"
"Ciaoooo" dire che è felice è dir poco.
"Come mai così felice?"
"Io non ho amiche come avrai notato e quindi quando tu mi hai detto di voler andare a far shopping con me e poi mi hai addirittura invitata per dormire... " afferma contenta, stavolta con un pizzico di timidità e imbarazzo.

"Ne sono felice! Comunque sappi che sarà una gran giornata perché cambierò tutto il mio guardaroba"
"Davvero?"
"Sì, ovvio! Tuo fratello mi ha provocato molto oggi e inoltre credo sia anche ora..." è da un po' che ci penso e Austin ha solo contribuito a convincermi.
"Prima o poi mi spiegherai cosa è successo per cui stai sempre sola a scuola?" Chiedo speranzosa.
"Sì, ma non oggi. Oggi solo svago e divertimento!" Svia il discorso e lascio perdere, anche perché alla fine ha ragione.

Inizia la nostra giornata e la trascino in un sacco di negozi famosi e molto costosi. Non sono il tipo, ma oggi sono in vena, e comunque se devo fare una cosa o la faccio bene o non la faccio.

In 4 ore abbiamo passato in rassegna un buona parte del centro, ma abbiamo ancora molto da vedere e comprare.
"Sono stanca!" Esclama Jess esausta.
"Anch'io! Allora fermiamoci in un bar, ok? Poi riprendiamo" annuisce soddisfatta.

Infondo quei negozi erano grandissimi e abbiamo setacciato ognuno di loro in pochissimo tempo, quasi da record, mi pento di non aver chiamato Oliver, l'autista di mio padre, per accompagnarci.
Lavora da sempre per mio padre, ma se lo chiamo ed in quel momento è libero è felice di aiutarmi, mi ha sempre scortata dappertutto e conosce sia me che i miei fratelli come il palmo delle sue mani, ci ha accompagnato ovunque fino a che mio padre se n'è andato e se l'è portato dietro.

Entriamo in un bar e ordiniamo due frappè, uno per me alla vaniglia e uno per lei alla fragola con scaglie di cioccolato e panna... extra, quella ragazza è di una golosità che nemmeno un bambino di tre anni può avere.

"Perché hai deciso di cambiare tutto il tuo guardaroba? È veramente solo per quella stupida provocazione di mio fratello?"
"No"
"Posso sapere anche l'altro motivo?"
"Quando ero a Londra avevo 3 migliori amici: Liam, che conosci, poi James, di cui ti parlerò un'altra volta, e infine c'era Anne..." E così inizio a parlarle di lei, anche se solo dello stretto necessario, altrimenti dovrei raccontarle tutto e non voglio, almeno per ora.

Il tempo di finirlo che Oliver è arrivato per portarci anche negli altri negozi, almeno saremo più veloci e comode.
"Salve, signorina"
"Ciao, Oliver"
"E la tua amica?" Chiede guardando Jess dallo specchietto.
"Lei é Jessica Emilton" la presento.
"Conosco la famiglia Emilton, lì fa l'autista mio cugino Ray" Oliver é sempre stato un grande chiacchierone, ma é davvero bravissimo nel suo lavoro e almeno ravvivava i tragitti da casa a scuola quando l'unica cosa che volevo era dormire sui sedili.
Fortuna usava una macchina normale e non una limousine da stupidi ricconi.
"É vero, mi accompagnava dappertutto, poi ho deciso di fare a piedi"
"Se riesce a salutarlo signorina mi farebbe un favore" le chiede Oliver.
"Senz'altro"
"La ringrazio" continuiamo a parlare amichevolmente finché non arriviamo al negozio dopo, così anche durante gli intervalli che passiamo in macchina per andare da un negozio all'altro.

Alle 20.00 abbiamo comprato un sacco di roba anche in negozo tra cui anche di intimo, ho preso certa roba che ha fatto venire la febbre a Jess, mentre io me la provavo tranquillamente sotto consiglio delle commessa.
Dobbiamo tornare a casa o mio fratello chiamerà la polizia, infondo sono abbastanza soddisfatta.
Domani farò rimangiare a Austin tutto quello che ha detto, anche le virgole.

"É stato un piacere rivederla, signorina Krystal" saluta mentre scendiamo dall'auto.
"Smettila di chiamarmi così"
"Va bene, Kry" mi sorride.
"Grazie" ricambio.
"Arrivederci" mette in moto.
"Ciao"

Entriamo in casa e dopo esserci messe i pigiami abbiamo deciso di guardare qualche film strappalacrime. Quindi vai con 'colpa delle stelle 'e 'city of angels'.
Jess si addormenta con le lacrime agli occhi e io ho uno strano presentimento riguardo la festa. Non so se buono o no.

Austin's POV
Oggi ho trattato malissimo Krystal.
Ero arrabbiato con lei per quello che succede da quando è arrivato il nuovo prof: Dalle ultime 4/5 lezioni, ovvero da quando è arrivato, non fa altro che fargli occhi dolci o baciargli la faccia, ridono insieme e ogni tanto fanno qualche sfida.

Sei geloso sei geloso sei gelosoooo.

Non sono geloso! Il problema è che se le piace quel tipo e lui le dà corda non posso farmela.

Ma ceeeeertoooooo!

Fatti i cazzi tuoi!

Teoricamente sono miei.

Ma praticamente no!

Jess non c'è a casa perché doveva andare da Krystal a fare compere, per fortuna, almeno non la devo vedere per il resto della giornata, non l'avrei retta.

Chiamo Ryan e lo invito a venire a casa, almeno non sto da solo, i domestici non sono troppo di compagnia e ora credo siano anche tornati alle loro case, tranne Maryon, la cuoca, che vive qui.

Dopo 5 minuti sento suonare il campanello e una domestica apre la porta della mia stanza per dirmi che é arrivato Ryan, così il mio amico entra e la signora esce.
"Fratello, potevi anche ringraziarla quella povera donna!" Mi riprende contrariato.
"Fa solo il suo lavoro! Con tutte le domestiche che abbiamo se mi mettessi a salutarle o ringraziarle tutte non respirerei nemmeno" Mio padre è davvero ricco, così come tutta la nostra famiglia, di conseguenza abbiamo una casa abbastanza grande, molte domestiche e un autista.

"Comunque ti ho chiamato per stare insieme a divertirci, non perché tu mi dia lezioni di vita!"
"Va bene, ti va una partita alla play?" Chiede per cambiare discorso e deviare su qualcosa di più leggero, tutti e due odiamo discutere tra di noi, ci conosciamo dalla materna ed è sempre stato così.

"Siamo 7 a 3 per me, abbiamo capito chi é il migliore" dico con fare superiore.
"Tu fai tanto il grande ma se ci fossero i tuoi fratelli staresti zitto" ride.
"Già" faccio un sorriso malinconico, ricordando tutte le sconfitte subite.

"Aaron torna per una festa che ha organizzato mio padre e si tratterrà fino alla fine delle vacanze natalizie, gli altri invece non si sa se verranno mai"
"Sono contento per te amico, ma non dimenticare che qui hai anche una sorella"
"Non é mia sorella, è una ragazza che 6 anni fa è entrata nella mia vita rovinandomela e facendone uscire mia madre dopo" affermo con grande fastidio.
"Va bene amico, come vuoi" è arrabbiato? "Ci vediamo domani, al parco con gli altri nel pomeriggio, ora vado a casa mia" se ne esce senza nemmeno guardarmi in faccia.

Ormai si è fatta ora di andare a letto, decido di andare a bere un bicchiere d'acqua, attraversando il corridoio vedo tutte quelle camere vuote chiuse.
Mi mancano.

Guardo la stanza davanti la mia, sempre stata vuota e poi diventata quella di Jess, così ogni volta che esce dalla stanza la vedo, essendo che spesso dimentico la porta aperta, e questo mi dà terribilmente fastidio.

È solo colpa sua! Solo sua.
sento la rabbia montarmi dentro, entro nella mia camera prima che possa fare qualcosa di sbagliato, la odio! Lei, nostro padre e quella cagna di sua madre!

Mike :

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