乇ㄩㄒㄖ卩|卂 || Ep. 10. Mio fratello








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Il capitano Jones attese in rigoroso silenzio che il governatore finisse di parlare con la segretaria che gli aveva portato da firmare alcuni documenti. Gli occhi scuri di Dario si trasferirono per alcuni secondi sulla targhetta d'oro zecchino e dalla pianta triangolare su cui era inciso il nome del governatore: Arwin Reger. Egli proveniva da una famiglia rispettabile e molto ricca di Eutopia, famiglia che tuttavia aveva dovuto affrontare il lutto in seguito alla prematura scomparsa del fratello, nonchΓ© gemello, di Arwin, ossia Askan. Quest'ultimo aveva deciso di prestare servizio militare e quando la guerra era arrivata, come tutti gli altri aveva dovuto rispondere alla chiamata alle armi e, sempre come tanti altri, purtroppo, non aveva piΓΉ fatto ritorno. Era successo alcuni anni prima e quella era stata l'unica volta in cui Jones aveva visto il governatore esternare delle emozioni.

Era ovvio che per Reger fosse stato un duro colpo perdere il fratello, ma non era una scusa per comportarsi da emerito stronzo e, forse, per invischiarsi in affari di dubbia moralitΓ  che avevano coinvolto Eutopia intera, e quell'uomo era sempre stato in quel modo, sin da quando Dario lo aveva conosciuto in precedenza quando era stato uno studente all'accademia di polizia. Arwin, infatti, aveva fatto parte del gruppo di docenti incaricati di formare, in quegli anni, i futuri poliziotti dello Stato.

Reger anche all'epoca si era comportato con i propri studenti in maniera fin troppo rigida, severa e sì, certe volte al limite della tolleranza. Non era un mistero che nel corso della carriera da professore antecedente alla carica di governatore avesse preso di mira diversi allievi e, purtroppo, Jones si era guadagnato un posto in quel club esclusivo sin dal primo giorno che aveva messo piede all'accademia. Forse perché era un Omega e come tale non era apparso in linea con i soliti requisiti dell'istituzione o forse, ancora, perché non aveva mai avuto paura di sostenere lo sguardo del professore e, in silenzio, sfidarlo a metterlo in difficoltà, solo per poi dimostrargli ogni volta che era abituato a cadere in piedi e ad incassare qualsiasi colpo. Una volta Reger gli aveva appioppato un'insufficienza piuttosto grave e solo perché, non resistendo a un pessimo vizio che sempre aveva avuto, aveva risposto a una domanda al posto di un'altra matricola; ricordava di essere andato in crisi, di aver telefonato a Gareth in lacrime quella stessa sera e di aver parlato a ruota libera dicendo di voler mollare tutto perché non ce la faceva più e la pressione si era fatta intollerabile. In qualche modo, però, si era convinto a restare e a stringere i denti, aveva terminato il percorso di studi e di preparazione e iniziato a lavorare, avanzando man mano fino a diventare detective, poi... poi ecco che un giorno il precedente governatore era venuto a mancare ed era spuntato fuori il nome di Arwin Reger come suo sostituto. Un vero incubo, da allora si era prefissato di non compiere mai neppure un passo falso e questo gli aveva fatto guadagnare il posto di capitano del dipartimento, poi... poi tutto era andato a puttane con quella maledetta storia del contagio. Anche in quel preciso istante sentiva la rovina calarsi giù in picchiata, allungare gli artigli e prepararsi a ghermirlo. Era inevitabile.

Faceva ancora piuttosto caldo e Jones avrebbe voluto togliersi la giacca, ma in tal modo il governatore avrebbe sicuramente notato qualcosa di diverso, qualcosa che avrebbe compromesso ancora di più la sua già precaria posizione. Se solo si fosse accorto prima di quella gravidanza, avrebbe subito provveduto e al diavolo le conseguenze, invece gli toccava portarla avanti per forza, visto che gli ospedali, attualmente, non erano nelle condizioni di effettuare operazioni così delicate e rischiose.

Prima di andare al lavoro, quella mattina, si era guardato allo specchio di profilo e lo aveva lasciato di stucco vedere che era giΓ  presente una piccola curva, un segno inequivocabile del suo stato interessante. Non poteva essere diversamente trattandosi di due gemelli e tra mesi a venire, sempre che fosse riuscito a mantenere il posto, sarebbe stato costretto a indossare qualcosa di diverso dalla divisa e di piΓΉ comodo.

Quella prospettiva gli piegava le ginocchia, di piΓΉ quando ricordava che avrebbe dovuto affrontare tutto da solo, visto che sempre quella mattina aveva ricevuto via fax le pratiche per il divorzio. Gareth aveva fatto la sua scelta, quella che lui non aveva avuto la forza di fare negli ultimi anni disastrosi di continui tira e molla, ricadute e risalite. Messo di fronte al fallimento del matrimonio, pur sconvolto da come Reth avesse in fretta scelto quale strada percorrere, con enorme sforzo aveva firmato i documenti e li aveva reindirizzati presso lo studio dell'avvocato al quale si era rivolto suo marito. Anzi, il suo ex-marito, quello con cui avrebbe comunque dovuto dividere la custodia di Rosie. Una settimana al mese la piccola sarebbe rimasta con suo padre e c'era stato ben poco da fare e non pensava di poter permettersi di pagare due avvocati, dato che sicuramente gliene sarebbe presto servito uno per proteggersi in caso di disfatta.

Già riusciva a sentire la voce di sua madre e del resto dei parenti dire che c'era stato da aspettarselo, che non sarebbe potuta andare diversamente trattandosi dello strambo di famiglia, dello snob che aveva voluto elevarsi, rinnegare le proprie origini e infine ci aveva sbattuto il muso. Avrebbero detto che Gareth fosse durato anche troppo con uno come lui come compagno e che mai fosse stato alla sua altezza. L'avrebbero detto eccome, forse sarebbero stati ancora meno gentili, eppure... non gli importava. Che parlassero. Era stanco di tutto quanto e una volta risolta la faccenda dei Predatori, avrebbe dato le dimissioni e se  ne sarebbe andato ad abitare altrove, forse sarebbe tornato in campagna e lì si sarebbe dato da fare per tenere a galla la famiglia o quel che ne restava. Si era sempre preso cura di se stesso da solo, lo faceva da quando era un bambino, ce l'avrebbe fatta anche quando la tempesta sarebbe esplosa. A volte era giusto avere paura, era quasi un dovere, ma in quel caso era una semplice opzione e lui avrebbe scelto di non averne. Non aveva bisogno di un cazzo di marito per affermarsi come singolo individuo, come genitore e come cittadino. A pensarci bene, la prospettiva di tornare single non gli dispiaceva chissà quanto. Aveva sempre odiato dormire con qualcuno accanto sotto le lenzuola, specie dalla notte in cui il suo patrigno si era intrufolato nella sua stanza, gli aveva messo una mano sulla bocca per impedirgli di urlare e gli aveva strappato per sempre l'innocenza affermando che, in quanto Omega, prima sarebbe stato istruito sul proprio ruolo all'interno della società e meglio sarebbe stato. La sola consolazione di quella notte era stata che era riuscito a ferire su una guancia quel mostro graffiandolo. Rimpiangeva solamente di non avergli strappato gli occhi o di non aver gettato un bel fiammifero su quel bastardo mentre se ne stava a dormire sul divano con in mano una bottiglia di vodka. Forse poi sarebbe finito in affidamento o peggio, ma almeno si sarebbe preso una vera rivincita, magari sarebbe stato più forte in futuro e nel presente. Invece no, era riuscito a scappare da quella casa solo sposandosi, accettando che fosse un altro Alfa a definirlo una sua proprietà, a ricoprire il ruolo che prima era stato del suo patrigno.

Non era mai stato libero, ma forse il divorzio avrebbe finalmente segnato il rilascio tanto atteso, la fine della prigionia dettata dalle convenzioni, dalla stupida massima sociale che affermava che un Alphaga, specialmente un Omega, non era niente se non aveva un Alfa o un Beta accanto che potesse provvedere alle sue necessitΓ  e fargli sfornare frotte di petulanti marmocchi. Lui da quel momento avrebbe camminato per strada, alla luce del sole, a testa alta e per conto proprio, senza alcun rimorso e privo di rimpianti. L'amore per Gareth si era dissolto, ecco la veritΓ , e aveva esitato a firmare le carte del divorzio solo per una questione di abitudine, per il pensiero sciocco e smidollato che in tal modo sarebbe rimasto da solo. In realtΓ  era sempre stato tale. Niente era mai cambiato, se non dopo l'arrivo di Rosie. Sua figlia sarebbe stata sufficiente, sarebbe stata lei la sua unica e vera famiglia, la sola per la quale valesse la pena lottare e andare avanti. Tutto il resto era cenere, erano coriandoli che gli piovevano attorno e che sarebbero stati portati via dalla prima bava di vento.

La sua unica preoccupazione, al momento, era l'esito dell'incontro con la massima autoritΓ  subito dopo il re. Di pensieri e dubbi ne aveva tanti e aveva bisogno, veramente bisogno, di metterli a tacere.

La segretaria portò via con sé i fogli e abbandonò l'ufficio di Reger. Il governatore, dunque, si concentrò sul poliziotto. «Capitano Jones» fece, come al solito senza sbilanciarsi né mostrare un atteggiamento amichevole. «È venuto finalmente a rassegnare le sue dimissioni?»

Β«NoΒ» replicΓ² Jones gelido, evitando di aggiungere che quell'odioso si aspettava una sua resa da anni, da quando lo aveva approcciato per la prima volta in accademia. In mano stringeva le fotografie che si era portato dietro dalla centrale di polizia. Si avvicinΓ² alla scrivania. Β«Sono qui perchΓ© desidero parlarle a quattrocchi e chiederle perchΓ© non mi ha dato l'autorizzazione a ispezionare il vecchio ospedale, visto che il detective Thorne, seguendo una pista scovata con le proprie forze, ha scoperto che nel seminterrato dell'ospedale in disuso vi era un autentico laboratorio degli orrori.Β» SchiaffΓ² il fascicolo con le polaroid sotto il naso di Reger. Β«La prego di assicurarmi che lei non ne sapeva niente e di avermi negato l'autorizzazione spinto solo dalla buona fede.Β»

Ne aveva abbastanza di tutto quanto. Il palco ormai era crollato e tutti gli attori non potevano far altro, a quel punto, che togliersi le maschere e rivelare gli inganni che si celavano sotto di esse.

Il governatore fece un respiro profondo e si mise a sfogliare le immagini. La sua espressione ebbe per un solo momento una sorta di increspatura, anzi... si incrinΓ², ma fu solo un istante.

Β«Lo sapevo giΓ Β» replicΓ² calmo. Β«E speravo tanto che lei e il resto della polizia non lo veniste a risapere.Β»

Β«Chiedo scusa?Β» esalΓ² Dario, convincendosi di aver capito male. Si sentiva preso in giro.

«Il punto, Jones, è che il caso è stato infine consegnato nelle mani dei federali. È successo prima che venisse ritrovato il cadavere di quella ragazza. Per questo non volevo che la polizia ficcasse troppo il naso. Era qualcosa che andava oltre le risorse delle forze dell'ordine comuni. Quando hanno rinvenuto il laboratorio, mi è stato esplicitamente ordinato di impedire a lei e al dipartimento di gironzolare per la struttura. Volevano che la cosa rimanesse segreta e indagare per conto loro, mentre intanto il dipartimento avrebbe cercato nuove piste e nuovi indizi per salvare le apparenze e non dare l'idea di star battendo la fiacca. La prego di essere comprensivo.»

Jones era sul punto di esplodere. Quello era il colmo. Β«Avrebbe potuto almeno avvertire me!Β» sbottΓ² furioso. Β«Se non altro per correttezza! Devo tenere a bada un'intera cittΓ  in preda al caos, lΓ  fuori la stampa mi sta accusando di andare a caccia di farfalle e intanto lei e i federali operate per conto vostro facendomi fare la figura del pagliaccio! Sarebbe stata sufficiente una parola! Solo una e avrei subito capito e mi sarei comportato di conseguenza!Β»

Reger si tolse gli occhiali da vista e si passΓ² due dita sugli occhi. Β«La smetta di starnazzare e mi stia a sentire: non si poteva fare diversamente proprio perchΓ© se la stampa fosse venuta a risapere una cosa del genere, saremmo stati fregati tutti quanti e sarebbe davvero scoppiato il panico. Sappiamo entrambi che all'interno di un dipartimento di polizia esiste sempre qualche gola profonda pronta a rivendere certe informazioni ai giornalisti pur di ottenere notorietΓ .Β»

Β«Non lo avrei detto ad anima viva! Sarebbe bastato farmi giurare di mantenere il silenzio e sarei rimasto muto come una tomba!Β»

Il governatore sospirΓ². Β«Chi altro ne Γ¨ a conoscenza, oltre a lei e a Thorne?Β»

Jones deglutì. «Purtroppo lo sa anche Peterson. Era lì con lui quando mi ha riferito cos'aveva scoperto.»

Β«E tutto dovrΓ  restare invariato. Eccellente, dunque.Β»

Il capitano della polizia vide Reger aprire un piccolo sportello incassato nella scrivania. Non credette ai propri occhi quando udì un suono familiare rompere il silenzio e infine vide la canna di una pistola venirgli puntata contro. Gli occhi azzurri e seri del governatore fissi nei suoi. «I federali si occuperanno ufficialmente di questo caso. La polizia ormai non può fare niente e la situazione non può sfuggirci ulteriormente di mano. Per fortuna siete solo in tre a essere a conoscenza del laboratorio e di cosa potrebbe celarsi dietro a quegli orribili esperimenti condotti là sotto.» Si fece più serio non appena colse un movimento sospetto nella figura di Jones. «Non ci pensi nemmeno. Non riuscirebbe ad arrivare in tempo fino alla porta alle sue spalle. Non renda tutto ancora più difficile, per favore.»

Non intendeva permettere a quella storia di rovinarlo. Non avrebbe tollerato un'inchiesta a danno suo e del suo governo né consentito a un Omega qualsiasi di divulgare informazioni così pericolose. Non ci si poteva fidare di quelli come Jones. Erano tutti uguali, tutti quanti loro.

Dario era paralizzato, tremava come una foglia. Β«L-La prego, non lo facciaΒ» mormorΓ², per la prima volta in preda a una paura viscerale, fragile come mai si era sentito. Mai avrebbe ammesso con se stesso di temere non solo per se stesso, ma anche, soprattutto per le palpitanti vite nel suo grembo ignare del pericolo mortale che stavano correndo tutti e tre.

Reger distolse lo sguardo, come non facendocela a guardarlo dritto negli occhi. Β«Mi dispiace, davvero. La sua Γ¨ stata una carriera apprezzabile e ligia al dovere, ha servito bene Eutopia e anche se puΓ² esserle parso il contrario, la stimo da quando era una recluta, ma Γ¨ ora che si faccia da parte in modo definitivo. Quando la notizia della sua morte si spargerΓ , dirΓ² che Γ¨ stato colto da un moto di disperazione per via della situazione: la pressione era troppa, il grido di Eutopia assordante, i problemi della cittΓ  le sono sfuggiti di mano e quindi, non sapendo dove sbattere la testa, ha preso una pistola e si Γ¨ tolto la vita. Lo ha fatto dopo avermi chiesto le dimissioni e dopo che io, invano, le ho scongiurato di non essere avventato e poi di consegnarmi l'arma. Invece di fare questo, ha puntato la canna verso se stesso e ha premuto il grilletto. Adesso stia fermo, finirΓ  tutto in un attimo. Posso sparare una sola volta per rendere tutto credibile. In questi ultimi istanti, cerchi di vedere se stesso come un eroe della cittΓ .Β»

Dario squadrΓ² sdegnato l'uomo. Β«Nessuno ci crederΓ  mai! Tutti mi conoscono e sanno che non mi toglierei mai la vita! Considero da sempre il suicidio inutile e stupido! E poi lo sparo risuonerΓ  nel corridoio, no?Β»

Β«Non credo proprio. Le pareti sono insonorizzate proprio per favorire la privacy delle conversazioni che avvengono qua dentro. In quanto al suo suicidio, un'azione del genere arriva sempre inaspettata, specie in casi come il suo, quando ci si rende conto di aver fallito dopo un'intera vita di sacrifici. Crede davvero di non esser stato tenuto sotto osservazione? So del suo divorzio ormai prossimo, del suo passato travagliato, degli abusi subiti durante l'infanzia e l'adolescenza, della sua depressione post-partum che ha abilmente mascherato pur di non perdere la faccia, dell'infelicitΓ  che lo ha sempre seguito come un'ombra. Venite tutti schedati prima di entrare in accademia e poi nel corpo di polizia, conoscere la sua storia era la prassi. Sommando tutto ciΓ² a cosa si Γ¨ scatenato di recente in cittΓ , il miscuglio ottenuto Γ¨ a dir poco esplosivo. Chiunque uscirebbe di senno e giungerebbe alla conclusione di voler farla finita. Si arriva a un punto di rottura, un punto nel quale ci si spezza in modo irreparabile e ci si considera dei falliti, soli al mondo e senza prospettive per il futuro. So anche della sua gravidanza, anche se da quando Γ¨ entrato ha fatto di tutto per nasconderla. Diciamo solo che quel giovane medico con il quale si Γ¨ consultato, alla fine, ha ceduto alle pressioni che ho fatto e ha vuotato il sacco, specialmente quando gli ho detto che mentire a me era un reato e che avrei anche potuto rovinarlo, causando un orribile dispiacere ai suoi genitori in casa di riposo affetti da demenza. Ci sono persone che hanno talmente bisogno di lavorare, da cedere subito quando tutto viene messo a rischio. So della gravidanza e so che non desidera le creature dentro di lei, anche se le leggo in faccia che vorrebbe usarle come scudo, ora che le fanno comodo. Una mossa meschina, specie da parte sua, non trova?Β»

Jones avrebbe voluto controbattere, dire che non era vero un bel niente, che poteva ancora uscirne e farlo da persona piΓΉ forte e saggia, ma avrebbe solo mentito a se stesso. Reger aveva ragione: la sua vita era un completo disastro ormai. Magari era libero, finalmente una svolta c'era stata, ma quella faccenda dei laboratori e dei contagi era seria, un casino, non aveva la forza di affrontare un'inchiesta, almeno un anno di interminabili processi e forse, infine, la galera. Aveva messo dietro alle sbarre tanta di quella gente che sarebbe morto entro la prima settimana di reclusione. In quello Stato le prigioni erano un incubo, lo aveva visto coi suoi occhi e forse, paradossalmente, era un bene che la pena di morte vigesse ancora. Meglio morire piuttosto che stare lΓ  dentro.

Non c'era via d'uscita.

Il cane della pistola venne abbassato. L'indice del governatore era sul grilletto, pronto a sparare il colpo.

Β«C-Cosa ne sarΓ  di Peterson e Thorne?Β» chiese il capitano della polizia.

Β«Non credo debba ormai preoccuparsene. Per allora lei non ci sarΓ  piΓΉ.Β»

Non voglio morire.

Quella frase risuonava come un mantra assordante e in crescendo dentro la mente impaurita di Dario.Β 

Non voglio morire. Non così.

Non voleva morire. Si era sempre aggrappato alla vita, se l'era tenuta stretta per impedirle di lasciarlo indietro e aveva imparato a correre veloce accanto ad essa, a tenere il suo frenetico passo. Davvero poteva permetterle di superarlo, di tagliare il traguardo senza di lui, dopo tutti i sacrifici che aveva compiuto, dopo tutte le rinunce e le pillole amare che a forza aveva ingerito pur di arrivare in alto e realizzare le proprie ambizioni?
Quasi tutto era andato in malora, va bene, e forse all'orizzonte c'era solo un cielo nero e senza speranza, ma non sarebbe stato Reger a decidere quando e come sarebbe morto. Non spettava a lui la scelta.

Non oggi.

Decideva lui come e quando andarsene. Lui e nessun altro.

Non oggi!

Rimase immobile, ma i suoi muscoli si contrassero come molle e ingranaggi pronti a scattare. Sapeva essere veloce, era sempre stata una delle sue qualità di spicco in accademia. Aveva superato compagni più grossi e muscolosi di lui proprio perché piccolo e più adatto a scatti dell'ultimo secondo. La paura gli fu quasi fatale, però. Quando Reger sparò, lui riuscì a deviare solo in parte il colpo e avvertì un dolore lancinante alla gamba. Si chinò in avanti e si tenne il punto colpito, il sangue caldo che zampillava gli imbrattava le dita, le rendeva appiccicose e viscide. Fece violenza su se stesso, su quel piccolo angolo della sua coscienza che si rifiutava di muoversi e correre, quella che gli suggeriva di restare dov'era perché non sarebbe mai e poi mai riuscito a farcela. Ignorò il dolore, ignorò la morte che quasi vedeva sorridergli bieca in faccia e corse perdifiato verso le porte.

In un modo o nell'altro riuscì ad aprirle in tempo, ma dovette incassare un secondo sparo e per miracolo riuscì a schivarne un terzo sparo, e non si fermò quando fu fuori nel corridoio. Continuò a correre, sapendo di dover farlo per salvarsi. Zoppicava, era malfermo come un bambino alle prime armi, la gamba bruciava e pulsava proprio come la ferita sulla schiena, ma almeno era ancora vivo, anche se gli girava la testa, il dolore era intenso e sentiva il proiettile snodarsi, mescolarsi sempre di più alla carne e ai muscoli compromessi. Non riusciva a respirare bene, qualcosa gli ostruiva le vie respiratorie, lo sentiva e avvertiva nella bocca il sapore rugginoso e nauseante del sangue. Era allucinante.

Vide un impiegato del municipio e cercò di attirare la sua attenzione visto che era impegnato a leggere un foglio. Gli ci vollero tre tentativi per parlare, ma alla fine riuscì a farlo, a scuoterlo per i vestiti imbrattandoglieli di rosso e a chiedere aiuto, a implorare in soffocati rantolii il tizio di chiamare un'ambulanza. Lo sconosciuto, pallido in volto, lo aiutò a restare in piedi e annuì frettolosamente. «L-La accompagno direttamente io! Ma com'è accaduto? Chi le ha fatto questo?»

«I-Il governatore» biascicò Jones, faticando a restare lucido e cosciente. «È s-stato i-il governatore.» Oltre alla gamba massacrata dal proiettile e al dolore alla schiena, alla difficoltà a respirare, avvertiva anche un dolore diverso al basso ventre. Cresceva di secondo in secondo. Fitte impossibili da ignorare. Crampi intensi e in aumento. Qualcosa non andava. Forse...

No... no, no, no!

Le ginocchia gli cedettero, rovinò sul pavimento bianco sporco di rosso e infine tracollò del tutto, disteso sul fianco, scosso da spasmi incontrollabili e rantolii mentre tremava e ad ogni sussulto la linfa vitale fuoriusciva copiosa e si espandeva attorno a lui. Negli occhi dell'uomo che si chinò a terra e invano lo scosse per tentare di farlo restare cosciente lesse l'incredulità. Probabilmente doveva essersi convinto che stava solo delirando per via delle ferite e dello stato confusionale. Riuscì a vedere solo quell'ultima cosa, poi... poi tutto svanì, sopraggiunsero il buio e il silenzio.

Prese in mano il calice di cristallo con all'interno del profumato e corposo vino rosso, portandoselo alle labbra e ascoltando, nel frattempo, il collega impegnato nel recitare quasi a menadito l'arringa che aveva fatto durante l'ultimo processo che aveva dovuto seguire per fare in modo che un assassino, il quale aveva ucciso a sangue freddo la moglie per intascare l'assicurazione sulla vita, venisse condannato alla pena capitale. La condanna a morte non era presente in tutti gli stati del loro Paese, ma a volte veniva rispolverata quando i delitti erano così disgustosi e chi li commetteva non mostrava il benché minimo rimorso o non c'erano abbastanza prove per assolverlo.

Sorrise lusingato. «Oh, andiamo! Non sono stato così aggressivo. Ho solo fatto presente ai membri della giuria che sarebbe stato contro la morale affibbiare un semplice ergastolo a quel tizio» disse, interrompendo il collega. 

Β«Vuoi scherzare? Non volava una mosca in quella sala, Dante! Li avevi in pugno e il voto della giuria Γ¨ stato unanime! Prima o poi diventerai un procuratore distrettuale, dammi retta! Vinceresti le elezioni, credimi!Β»

Dante non negava che la carica di procuratore lo attirasse non poco, ma preferiva non ammettere tale ambizione perchΓ© era sempre bene mostrarsi umili, anzichΓ© esagerare in fatto di progetti futuri. Era arrivato in alto proprio perchΓ© aveva volato basso e aveva proceduto lentamente, per quanto paradossale potesse sembrare.

Posò il calice e schiarì la voce. «Sì, beh... sarei sicuramente migliore di quella vecchia salma attualmente in carica» concesse. «Se non altro la città di Nyrme avrebbe un procuratore distrettuale sexy, giovane e al passo coi tempi.»

«E con principi morali ben definiti e tradizionali» replicò il collega, un certo Ranson. «Solo gli dèi sanno quanto farebbe bene a Nyrme uno con la testa sulle spalle.»

La moglie di Dante, Talia, fece per aggiungere che sicuramente il marito, un giorno di quelli, avrebbe raggiunto forse un obiettivo così prestigioso, ma si arrestò vedendo la loro governante entrare in sala da pranzo trafelata. «Chiedo scusa» disse la donna, giungendo le mani sul grembo. «Ho appena risposto a una chiamata e...», non terminò, ma fece intendere che era importante e che si trattava di questioni strettamente personali e inadatte a orecchie estranee.

Dante sospirò e si alzò. «Va bene, va bene. Ho capito.» Si congedò e uscì dalla sala. La governante, dunque, gli spiegò che la telefonata era provenuta dall'ospedale di Eutopia. «Signore, mi hanno detto che suo fratello è stato ricoverato ed è in condizioni critiche. Non hanno voluto chiarire ulteriormente e ho detto loro che avrebbe richiamato» aggiunse.

L'avvocato Jones si accigliΓ². Β«Un attimo... parli di Dario?Β» chiese perplesso. Quello stronzo non era mai finito in ospedale prima di allora. Si potevano dire molte cose di quell'asociale di suo fratello, ma non che non fosse bravo a difendersi e a tenersi lontano dai pericoli. Com'era potuto accadere? La gravidanza l'aveva fatto rimbecillire?

«Sì, signore.»

Dante annuì. «Ti hanno lasciato qualcosa? Un numero, magari?»

«Sì. L'ho appuntato. È quello del medico che lo ha in cura.» La donna gli passò il taccuino sul quale aveva trascritto il numero di telefono. 

Β«Grazie, AnitaΒ» replicΓ² laconico l'avvocato. Β«Ora puoi andare. Me ne occupo io.Β»

Decise di andare nel suo studio, quello dove non permetteva neppure ai figli di metter piede per evitare che gli scombinassero i documenti. Appena fu lì chiuse la porta, si avvicinò alla scrivania di legno scuro e alzò la cornetta dell'elegante telefono a disco, inserendo la sequenza numerica e restando poi in attesa.

La chiamata non fu molto lunga, ma fece intendere a Dante che, purtroppo, gli sarebbe toccato occuparsi della faccenda di persona. Dario non gli andava a genio, gli stava sulle palle in realtà, ma era pur sempre suo fratello e visto che Filippo si era sempre fatto gli affari propri e la loro madre non era granché attendibile e aveva sì e no radiato dall'albo della famiglia Dario, toccava a lui badare al resto della famiglia quando si verificano cose gravi fino a tal punto.

È invischiato in un bel casino, mi sa.

Aveva chiesto informazioni sull'aggressore e aveva scoperto che era stato il governatore di Eutopia, secondo la testimonianza dell'uomo che aveva soccorso Dario, a sparare a quest'ultimo. Francamente stentava a credere alla veridicitΓ  di tale affermazione. Che ragione avrebbe avuto il governatore per sparare e tentare di assassinare il capo della polizia? Era ridicolo.

Β«LaggiΓΉ si sono fumati tutti il cervelloΒ» borbottΓ² sdegnato. Aveva sentito dei problemi presenti in quella cittΓ , ma a quanto pareva non solo c'era un virus in circolazione, ma anche un principio di pazzia generale oppure, molto piΓΉ probabilmente, di semplice imbecillitΓ  collettiva.

Sperava solo che poi gli avrebbero permesso di tornare a Nyrme a casa sua. Non sarebbe stato difficile convincere i poliziotti di guardia alla frontiera a farlo passare, visto e considerato che di gente importante ne conosceva molta. Aveva avuto modo di aver a che fare anche con il re, che ci si credesse o meno. Un piccolo lavoro extra discreto e delicato in cui aveva dovuto dargli una mano a far crollare una denuncia contro di lui da parte di una tizia che lo aveva ricattato per un dato motivo, per farla breve. Breve, ma intenso.

Quando fece ritorno in sala da pranzo si scusò con l'ospite e gli disse che avrebbero dovuto terminare lì la chiacchierata e la cena. Problemi di famiglia piuttosto urgenti, specificò.

Appena fu rimasto da solo con Talia, le riferì tutto quanto. Lei era sconvolta. «Il governatore Reger? Ma... l'abbiamo persino incontrato, una volta! È un uomo rispettabile!»

Β«Beh... probabilmente mio fratello delirava e basta. Era ferito, d'altronde. Aveva perso molto sangue, un proiettile per un soffio gli ha mancato un'aorta femorale e l'altro, invece, lo ha preso in pieno a un polmone. Un casino.Β»

Β«C'Γ¨ dell'altro?Β»

«Sì, pare che abbia avuto quasi un aborto spontaneo. È al primo mese di gravidanza, stando alle analisi effettuate dall'ospedale. Mi chiedo come gli sia passato per la testa di avere altri figli, specie alla sua età e con l'utero rimasto atrofizzato dopo il primo parto. È quello che ha detto la dottoressa che lo ha seguito al medico che ora lo ha in cura, almeno. Non lo ricordavo così stupido e avventato..»

Talia lo squadrò severamente. «Comunque stiano le cose, credo che tu debba sul serio andare. È tuo fratello e se non gli stai vicino tu, allora chi altro lo farà?»

Β«Nostra madre no, poco ma sicuroΒ» replicΓ² sarcastico Dante. Β«Credo che se le dicessi tutto, direbbe che le dispiace che Reger abbia mancato la mira, sempre che sia stato lui. Forse gli consegnerebbe una medaglia al valore e gli pagherebbe la visita presso il migliore ottico della zona.Β»

Β«Non esagerare, dai. Secondo me si preoccuperebbe.Β»

«Non ci contare. È una stronza e lo sappiamo tutti e due.» 

Lei sospirΓ². Β«Come farai a entrare a Eutopia? Hanno chiuso le frontiere.Β»

Β«Mi inventerΓ² qualcosa.Β»

Talia annuì, preoccupata anche per suo marito che rischiava grosso andando fin laggiù. Non voleva che contraesse quella malattia che stava dilagando a Eutopia. Era un predatore, non andava dimenticato. «Sta' attento. Ti chiedo solo questo.»

Dante non moriva dalla voglia di partire, specie considerando che tra due giorni la loro figlia piΓΉ grande avrebbe compiuto otto anni, ma non aveva molte alternative. Talia aveva avuto modo di parlare con Beatrice e tra una chiacchiera e l'altra, alla fine, era saltato fuori che Rosie, per qualche motivo, era stata affidata a lei, anzichΓ© a Gareth, come ci si sarebbe aspettati. La cognata di Talia aveva aggiunto che tirava una brutta aria fra Dario e Gareth e che forse era alle porte un autentico divorzio. Aveva anche affermato di non aver visto granchΓ© bene il fratello. Le era parso provato e giΓΉ di morale in maniera preoccupante.

Qualcuno, dunque, doveva prendere in mano la situazione per forza. Da avvocato, tuttavia, aveva in parte il sentore che presto il quasi ex-cognato avrebbe chiesto l'affidamento esclusivo di Rose, se suo fratello era depresso o giù di lì, quindi forse incapace di provvedere sul serio ai bisogni della bambina. Accadeva di rado, ma poteva succedere.

SbuffΓ². Β«Beh, sarΓ  meglio dirlo subito ai ragazzi. Spero solo che Lydia non decida di tenermi il broncio fino al suo prossimo compleanno.Β»

Sua moglie lo baciò brevemente e gli accarezzò una guancia. «Smettila, dai. È una bambina abbastanza intelligente da capire certe cose. Dille che si tratta di suo zio.»

Β«Non stravede per luiΒ» si permise di ricordarle il marito, Β«ma credo che capirΓ  lo stessoΒ».

Alla fine si era visto costretto a scomodare direttamente il re per ottenere un permesso speciale di circolazione nella cittΓ  messa in quarantena.

Vista la situazione e la probabile colpevolezza di Reger, di un funzionario di stato, il sovrano aveva scelto di chiudere un occhio, specie perchΓ© Dante era il fratello della vittima cui il governatore aveva sparato. A quanto pareva era vero che il governatore era stato l'aggressore.

Da quando l'avvocato Jones era partito aveva chiuso occhio solo una volta, quando si era fermato in un hotel a cinque stelle per riposare, perciΓ² era stanco e anche un po' incazzato.

Come poteva una cittΓ  ridursi sull'orlo del caos a quella maniera?

Β«Come sta?Β» chiese al medico, camminando al suo fianco per i corridoi dell'ospedale. Si stavano avvicinando alle porte del reparto di terapia intensiva, il che non lo faceva ben sperare.

Il dottore scosse la testa. Β«Quando Γ¨ arrivato qui aveva giΓ  perso molto sangue. Stando agli ultimi accertamenti, in realtΓ  sembra che uno dei proiettili abbia realmente colpito l'arteria femorale destra e, come giΓ  le ho detto per telefono, il polmone sinistro era gravemente compromesso e la pallottola Γ¨ fuoriuscita dal torace. Aveva il polso molto debole, stava per andare in arresto cardiaco e abbiamo dovuto rianimarlo in fretta. Per il momento sta lottando per riprendere conoscenza e non sappiamo se ci riuscirΓ . Al momento la prognosi Γ¨ piuttosto critica e... mi sento in dovere morale di consigliarle di prepararsi al peggio o qualcosa che ci si avvicina, signor Jones.Β»

Β«Quali rischi corre, di preciso?Β»

Β«Coma, nei casi peggiori morte cerebrale o decesso vero e proprioΒ» rispose il medico gravemente. Β«E non va dimenticata la gravidanza ancora a rischio. Per il momento le condizioni dei due embrioni sono stabili, per fortuna nessuno sparo Γ¨ arrivato a segno, ma di questo passo Γ¨ quasi inevitabile che dovremo rimuoverli dall'utero, considerando le altre emorragie. Il punto, perΓ², Γ¨ che nelle attuali condizioni di suo fratello un'operazione simile potrebbe risultargli ancor piΓΉ fatale. Siamo in una situazione di stallo, temo, e per questo non me la sento di darle false speranze.Β»

Dopo esser entrati nel reparto, giunsero nel giro di un paio di minuti di fronte a una stanza. Oltre il vetro che fungeva da finestra Dante vide il fratello giacere su un letto, attaccato a un respiratore perché incapace di far funzionare da solo i polmoni, uno dei quali bello che andato. Poco fa, infatti, il medico aveva chiarito che l'organo era stato infine rimosso. Anche da lì era possibile udire il ritmico e metallico suono del saturimetro procedere in maniera interminabile la litania. Dario era pallido come un lenzuolo, ignaro di dove si trovava, sembrava dormire, persino sereno mentre si trovava sospeso fra il mondo dei vivi e quello dei morti in attesa di vincere o perdere la battaglia più grande che tutti i mortali erano costretti a condurre, prima o poi.

Va bene, pensΓ² Dante. Doveva ammettere che vederlo in quelle condizioni era davvero orribile. Quasi rimpiangeva la sua voce insopportabilmente querula, come sempre era quando si incazzava, sbraitargli contro e accusarlo di essere uno stronzo menefreghista che lo aveva abbandonato nel momento del bisogno.

L'ultima volta che si erano visti le cose erano peggiorate fra di loro e da allora non si erano piΓΉ rivolti mezza parola, neppure tramite una lettera o una telefonata. Si erano ignorati a vicenda, eppure ecco che una forza maggiore e piΓΉ grande di entrambi li aveva fatti riunire.

L'universo a volte prendeva fin troppo a cuore certe situazioni e aveva maniere di dubbio gusto per porre fine alle dispute fraterne. Qualcuno avrebbe proprio dovuto dirgli che non occorreva un simile accanimento per ottenere un risultato.

Β«Rischia davvero di morire, quindi?Β» chiese infine rauco.

Il medico tacque e quel silenzio valse più di mille parole e termini scientifici. Sì, rischiava di morire. Forse sarebbe morto e basta, anzi.

Β«CazzoΒ» mormorΓ² Dante, scuotendo la testa. Β«Lo avete detto a suo marito?Β»

«Sì, ma non poteva tornare a Eutopia visto che le frontiere sono chiuse. È stato lui a dirci di contattarla, signor Jones.»

Β«Onestamente non so come esservi d'aiutoΒ» ammise Dante. Β«Sono un avvocato, non un dottore.Β»

Il medico sorrise sotto i senili e canuti baffi. «È suo fratello, però. A volte un famigliare può fare più miracoli di mille specialisti, mi creda. È parte della sua famiglia e merita di stargli vicino, specialmente considerando la criticità delle sue condizioni.»

Β«Non saprei. Non ci rivolgiamo la parola da un bel po'Β» replicΓ² Jones. Β«Non andiamo d'accordo, mi creda. Probabilmente, se fosse cosciente, giΓ  mi starebbe guardando in cagnesco.Β»

Β«Un motivo in piΓΉ per stargli vicino in un momento del genere, non pensa? Di fronte alla malattia, alla morte e alle difficoltΓ  ogni altra cosa, ogni litigio, vengono meno.Β»

In effetti Dante sapeva che se se ne fosse andato e avesse lasciato Dario da solo, la sua coscienza avrebbe protestato a gran voce. Erano fratelli, nel bene e nel male, e di fronte a una prospettiva orrenda e oscura come la morte tutto quanto era costretto a farsi da parte, come aveva detto il dottore.

Β«Va bene, va bene. Ho capito dove vuol andare a parareΒ» borbottΓ². Si decise a entrare nella stanza, sapendo di non poter tuttavia restare a lungo lΓ  dentro. Le regole erano molto rigide, specie in quel reparto. SquadrΓ² il fratello incosciente.Β 

Di nome e di fatto, pensΓ².

«Te lo dicevo che prima o poi saresti finito sottoterra» esordì. «Comunque... ciao, stronzo. Scusa la poca raffinatezza, ma l'ultima volta che ci siamo parlati tu mi hai definito un arrivista che se ne frega della famiglia, quindi francamente qualche insulto te lo meriti, non pensi? Giudichi sempre gli altri troppo duramente e pensi di aver sofferto solo tu, quando invece non è così.» Si tolse il soprabito e se lo mise sull'avambraccio, sfiorandosi in maniera pensierosa l'accurata e leggera barba. «Non è vero che non me ne importa niente della nostra famiglia, sai? Se sono scappato, l'ho fatto solo perché dopo tanti anni sono pronto ad ammettere che per me era troppo restare in quella casa, vedere la mamma in quelle condizioni e sapere che nessuno sforzo sarebbe servito a granché. Pensi di essere stato il solo a detestarla? Ti sbagli. Solo perché mi trattava bene, non vuol dire che io non l'abbia odiata per averci fatto vivere un'infanzia del cazzo, per aver spezzato il cuore a papà convincendo il giudice a impedirgli di ottenere una custodia congiunta. Me ne sono andato perché non ero abbastanza forte, non ero come te. Non sapevo prendermi cura degli altri. È stata una mossa da vigliacco, lo ammetto, ma avevamo quindici anni e una visione delle cose molto diversa. Io sapevo di dover scappare se volevo ottenere un po' di pace. Mi dispiace solo non averti spinto a seguirmi. Forse... forse ora non saresti qui. Magari avresti scelto una professione diversa e meno pericolosa o... cazzo, che ne so! Avresti potuto fare la troia o l'avvocato come me! Avremmo aperto insieme uno studio, e invece l'ho fatto da solo.»

Non aveva mai avuto il fegato di dire tutte quelle cose direttamente a suo fratello, ma tutto era cambiato.Β 

«Ah, cavolo» imprecò. «Non so neanche se puoi sentirmi, però... va bene... lo dico: mi dispiace.» Deglutì a fatica. «Sono un bastardo e ho agito come tale. Non meritavi di essere abbandonato, lasciato da solo a badare al resto della famiglia. Mi dispiace non esserci stato neppure al tuo matrimonio. Per te era importante, lo so, anche se hai sempre finto di infischiartene. Non ho mai cercato di rimediare ai miei errori e di farmi perdonare, e forse ora è troppo tardi e... non sai quanto mi odio per aver messo al primo posto l'orgoglio. Forse è vero: io sono uno stronzo come la mamma e tu sei un disgraziato troppo legato all'onore e al prenderti cura degli altri, proprio come papà. A proposito di papà... lui mi ha pregato di non dirti niente, un paio di mesi fa, e non è il momento giusto per riferirtelo, ma è giusto che tu lo sappia, nel caso la facessi finita di farti il sonno di bellezza e decidessi di tornare fra i vivi: lui... lui ha il cancro e non può farsi curare né operare perché non ha abbastanza soldi e si rifiuta di farsele pagare da me o da Becca. Non è operabile, però, quindi c'è comunque ben poco da fare. Magari sarà una liberazione per lui, visto il dolore che ha sopportato per anni. Perciò... torna fra noi, va bene? Devi rivederlo almeno una volta, anche se so che non sopporti di guardarlo negli occhi perché ti ricorda troppe cose passate. Non fa che chiedermi di te tutte le volte che vado a trovarlo nella clinica pubblica e da quattro soldi dove lo hanno scaricato quelli dell'ospedale dove l'hanno ricoverato quando ha avuto un quasi collasso. Lui se ne sta andando, quindi... per favore, non aggiungerti alla tragedia. Non sopporterei di andare a ben due funerali nel giro di qualche mese.»

Sapeva di aver ferito ancora di piΓΉ Dario non coinvolgendolo affatto nella propria vita. Non gli aveva detto neppure di essersi sposato ed essersi fatto una famiglia. Era stata zia Alba a farlo, lui... lui era stato troppo vigliacco per alzare la cornetta o recarsi a Eutopia di persona.Β 

«Non posso prometterti niente. Servirebbe a poco. Ormai le cose fra di noi stanno così. Non so francamente quanto incasinata sia la tua vita in questo momento, ma so che pochi problemi sono privi di soluzione. Che senso avrebbe gettare la spugna proprio adesso? Non credo avessi in programma di battere in ritirata così, sbaglio? Siamo due stronzi e l'erba cattiva è dura a morire.»

Ora che ci pensava, non aveva mai neppure conosciuto sua nipote. Non ricordava neanche il suo nome, anche se sua moglie una volta glielo aveva riferito. Come zio faceva davvero schifo, piΓΉ che come fratello, il che la diceva lunga.

«È già una situazione del cazzo, vedi di non fare scherzi e di non crepare. Mi hanno detto che una volta hai deciso di rilasciare una dichiarazione in cui stabilivi di non voler essere tenuto in vita nel caso di coma, per via della gravidanza molto a rischio. Hai lasciato per iscritto che in caso di... di morte cerebrale... n-non avrebbero dovuto rianimarti o proseguire con la terapia. Non so bene dove diavolo ti trovi attualmente, ma vedi di tornare in fretta o giuro che ti riporto indietro di mio pugno a suon di calci nel culo. Chiaro? Nessuno ha mai firmato un cazzo di niente e sono un avvocato, posso contestare la tua decisione e persino annullarla. Caschi male, amico.»

Non voleva pensare a quella possibilitΓ  non proprio remota. Non voleva pensare di dover presenziare al funerale di suo fratello, quello che in assoluto mai si era concesso a vizi di alcuna sorta e non aveva mai bussato con insistenza alle porte della morte. Dario non meritava di morire, specialmente non in quel modo.

Β«Insomma, torna e basta, per il resto si vedrΓ . Metteremo le cose a posto, sono disposto a darti una mano e se vuoi ad aiutarti con il divorzio, anche se entreremmo in un pieno conflitto d'interessi per via della nostra parentela. E se Reger Γ¨ davvero responsabile di questo, giuro che lo trascinerΓ² in tribunale e lo spedirΓ² in carcere per il resto della sua vita. Non gliela lascio passare. Nessuno tocca un membro della mia famiglia e ne esce pulito. So essere peggio della malavita, se voglio.Β»

Si disse che era normale che fosse così paurosamente pallido, vista la quantità di sangue che aveva perso, ma sembrava quasi... quasi morto, non fosse stato per il respiratore e il saturimetro che gli assicuravano che c'era ancora vita in quel corpo immobile.

Β«Ce la farai. Ce la fai sempre.Β»

Non aggiunse altro e abbandonΓ² la stanza, incapace di restare lΓ  dentro un minuto di piΓΉ, ma anche ignaro che a distanza di dieci ore l'ospedale lo avrebbe nuovamente contattato per dirgli che suo fratello era andato in arresto cardiaco e che a nulla erano valsi i tentativi di rianimarlo. Ignaro del fatto che poi avrebbe riattaccato immediatamente e in un accesso di irrazionale rabbia avrebbe scagliato dall'altra parte della stanza il telefono. Poco dopo, perΓ², si sarebbe ridestato di soprassalto e reso conto che si era trattato di un incubo e di essersi in realtΓ  assopito in sala d'aspetto, non essendosela sentita di andarsene sul serio, in attesa di un miracolo o qualcosa del genere.

Era solo un sogno, si ripetΓ©, accorgendosi di aver pianto nel sonno. Se lo ripetΓ© piΓΉ volte dopo essersi recato in un bagno ed essersi rinfrescato il viso. GuardΓ² nello specchio. Un uomo prestante dai capelli castani e dai riflessi mogano lunghi fino al collo e pettinati da una parte gli restituiva lo sguardo. Uno sguardo insonne e allo stesso tempo furioso.

Doveva saperne di piΓΉ. Doveva sapere se era stato veramente il governatore a sparare a suo fratello. Odiava restare nell'ignoranza e al momento aveva una gran voglia di spaccare la faccia a qualcuno. Se solo Dario avesse potuto rispondere alle sue domande, sarebbe stato tutto piΓΉ semplice.

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