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Lo sguardo di Dante si trasferì sulla mappa distesa sulla scrivania della sala dei concili. Per quanto fosse complicato capirci qualcosa, visto che ai suoi occhi tutto era nientemeno che un intrico di linee luminescenti color delle fiamme e minuscole rune altrettanto tali che indicavano i nomi di ogni singola cosa riportata sulla pergamena, aveva fatto talmente tanta di quella pratica nel corso della propria via da saper perfettamente decifrare ciò che stava osservando.
«Cosa mi dite della prefettura di Aldræssa, invece?» domandò ai funzionari. «L'ultima volta che abbiamo affrontato l'argomento sembrava che il prefetto Ygelvahr stesse un po' arrancando nel gestire i domini.»
Uno dei funzionari che ricopriva la carica di magistrato si prese la briga di rispondere: «Quei territori sono molto impegnativi da governare, maestà , e non va dimenticato che la metà della popolazione di Aldræssa è restia a riconoscere la vostra autorità su quelle terre, specialmente dopo gli eventi di due anni fa».
«Questo è vero, ma un prefetto dovrebbe saper sedare gli animi e instillare nel popolo la massima fiducia nei confronti della corona. Non riesco a capire: dopo l'intervento mio e delle milizie la situazione sembrava esser tornata alla normalità , eppure ecco che siamo di nuovo al punto di partenza» replicò il re. «Credo non ci sia altro da fare che revocare il mandato di Ygelvahr e nominare un altro prefetto con maggior spina dorsale. à chiaro che, fra tante altre cose, sia diventato fin troppo avido e infido. Le finanze del regno hanno subito un calo di almeno il venti per cento e da ciò che ho letto nei resoconti è proprio ad Aldræssa che i conti non tornano. Entro stasera voglio che sia inviato un messo a Ylgevahr che gli comunicherà questa mia disposizione, intesi? Che venga sollevato dall'incarico e che si presenti al mio cospetto per spiegarmi il motivo di un simile calo di denaro. Se dovesse far storie, ditegli che l'alternativa a un colloquio con me sarà un bel soggiorno nelle prigioni.»
Il magistrato annuì. «Sì, maestà .»
Non era semplice amministrare un territorio ampio come quello di Elgorad, territorio che si era espanso grandemente e non sempre in modo pacifico. Di tanto in tanto Dante si era visto costretto a intervenire con l'esercito per domare i popoli minori che poi era riuscito man mano ad assoggettare. Tutto era andato bene finché due anni prima ad Aldræssa non era avvenuto il massacro di innocenti ad opera di uno dei suoi generali durante una delle tante sommosse verificatesi da quelle parti. L'ufficiale si era giustificato ammettendo di aver perso il controllo sulla situazione, ma ciò non era bastato a risparmiargli la condanna a molti anni di prigione e lavori forzati che Dante stesso aveva stabilito per lui, anche se in realtà in un primo momento avrebbe tanto voluto giustiziarlo di suo pugno per aver messo a repentagli un equilibrio già abbastanza delicato.
Ad ogni modo, da quel che sapeva, molti a Nord, a Est e a Sud iniziavano in parte a temere l'Ovest e il suo potere in costante crescita, il suo progressivo sviluppo da regno a quasi un autentico impero gestito, nei confini piΓΉ lontani, tramite appunto le prefetture.
Sebbene all'inizio Dante avesse preferito passare per un re che intendeva semplicemente lasciar in pace gli altri e non dar fastidio a nessuno, con l'andare del tempo la tentazione di metter se stesso e il proprio regno alla prova era stata molta, troppa. Aveva capito di volere di piΓΉ e aveva fatto in modo di conquistarselo a dovere.
Un po' lo ammetteva: la presa di Aldræssa risalente all'anno prima era stata una specie di velato schiaffo in faccia al Nord, visto che quei territori erano appartenuti in precedenza a quei popoli.
Voleva che l'Ovest fosse temuto e guardato con rispetto e reverenza. Voleva che tutti loro capissero che lui era diverso dai propri predecessori e... sì, anche da suo padre. Per quanto Aries fosse stato amato e acclamato per aver portato la pace e aver stipulato un solido trattato per garantire quest'ultima, non era mai stato interessato all'espansione, ad accrescere la mole di potere e prestigio della loro casata.
Dante era arrivato a riconoscere una semplice veritΓ : era bene esser amati dalla propria gente, ma era ancora meglio essere temuti dagli altri popoli e dai propri nemici. In un certo senso esser temuto gli piaceva, lo faceva sentire inarrestabile, sempre piΓΉ determinato e assetato di sfide.
Se questo un giorno lo avrebbe portato a scontrarsi con gli altri, specie con il Nord, allora avrebbe dato a tutti quanti una lezione che non avrebbero piΓΉ scordato. Era stanco di vedere coloro che venivano dall'Ovest venir trattati con sufficienza ed essere benvoluti solamente quando si aveva bisogno delle loro capacitΓ nel campo magico e curativo.
Neera da anni gli ripeteva di essere cauto e di non lasciarsi prender la mano dall'ambizione, ma in fin dei conti a fare la storia erano gli ambiziosi, non i prudenti e i remissivi.Β
Nel ripensare a sua moglie Dante finΓ¬ per rattristarsi e incupirsi. Da quando si erano sposati purtroppo Neera era andata incontro a diversi aborti e gravidanze interrottesi in maniera troppo prematura. L'ultima volta aveva dato alla luce un feto di sei mesi che, come c'era da aspettarsi, era nato morto. Il medico di corte aveva detto che sarebbe stato meglio aspettare prima di ritentare un altro concepimento per evitare che lei si affaticasse troppo e andasse incontro anche a conseguenze gravi e persino letali.Β
I due regnanti di Elgorad avevano ancora rapporti carnali, ma si curavano sempre, dunque, di usare tutte le precauzioni possibili per sfavorire l'ennesima gravidanza.Β
La gente iniziava a parlare, a chiedersi quando sarebbe arrivato il tanto atteso e sperato erede del re, e Dante non poteva far altro che rendersi sordo alle chiacchiere. In fin dei conti lui stesso iniziava a provare una sincera frustrazione nel non riuscire in alcun modo a diventare padre. Non gli importava di avere un erede al trono, non più. Voleva un figlio perché si sentiva pronto ad averne uno e Neera a sua volta desiderava esser madre. Solo gli dèi sapevano quanto ci sapesse fare coi bambini e farsi benvolere da loro, sarebbe stata una madre stupenda.
L'ultima volta che Dante aveva parlato da solo con il guaritore, quest'ultimo aveva ipotizzato che non fosse questione di sterilitΓ o meno. Che il re fosse in grado di concepire con la propria consorte un figlio era evidente, ma a quanto pareva il problema era altrove. Per un motivo ignoto o l'altro ogni singola gravidanza non andava a buon fine o non ce la faceva proprio a progredire fino all'ultimo mese. Di rimedi se ne erano provati tanti e nessuno sembrava funzionare e... beh, il colpo di grazia era stato quando i due consorti, pronti a tutto pur di diventare genitori, si erano infine rivolti alla Grande Madre. Avevano atteso invano un esito positivo da parte della dea, finchΓ© non era stato chiaro che non avrebbero ottenuto alcun aiuto divino. Il Gran Sacerdote del tempio aveva tra l'altro risposto alle loro tante domande dicendo una cosa che Dante, in particolare, non aveva gradito, ovvero che la Grande Madre non vedesse di buon occhio la loro unione e dunque per tale ragione si fosse rifiutata di rispondere in maniera positiva alle preghiere. L'uomo, dopo aver eseguito un altro rituale per interpellare la divinitΓ , aveva poi parlato di oscuri e nefasti presagi, di una sorta di catastrofe all'orizzonte che i sovrani non sarebbero riusciti ad arginare, prevedere ed evitare. A quel punto Dante era scattato in piedi e aveva trascinato via con sΓ© dal tempio la moglie, furioso di fronte a quello che aveva preso come un autentico insulto o persino una velata minaccia. Magari era paranoico, ma era da prima delle nozze con Neera che un bel po' di gente non faceva che ripetergli che quel matrimonio avrebbe portato solo a conseguenze negative e iniziava ad averne abbastanza di certe superstizioni a dir poco ridicole.Β
Oscuri presagi un cavolo, ecco come la pensava lui. Sciocchezze da comari, niente di piΓΉ.
Amava sua moglie e non avrebbe mai e poi mai rinunciato a darle ciΓ² che tanto voleva. In una maniera o nell'altra avrebbero avuto un figlio e niente poteva ostacolarli. Un modo esisteva, lo sapeva, bastava solo individuarlo, riflettere piΓΉ a fondo e riprovarci. Se lo ripetΓ© quando poi, dopo essersi congedato dai magistrati, entrΓ² negli appartamenti della regina e si fermΓ² alle sue spalle. Lei era seduta di fronte a una maestosa toeletta e una delle due ancelle che l'affiancavano la stavano aiutando a disfare la semplice acconciatura impreziosita da fermagli a forma di stella che splendevano come diamanti. Appena il procedimento venne terminato, la regina disse alle fanciulle di uscire e rimase da sola con il proprio sposo.Β
Lo guardΓ² attraverso il riflesso nello specchio. Β«Allora, com'Γ¨ andata?Β»
Β«Credo che Ygelvahr abbia sottratto fondi consistenti dalle casse reali, perciΓ²... fra qualche giorno dovrebbe venire qui. Sicuramente mi sciorinerΓ una delle sue sue scuse arzigogolate, ma ho giΓ deciso di deporlo e nominare qualcun altro al suo posto nelle vesti di prefetto.Β»
Neera annuì. «E la situazione ad Aldræssa in sé per sé?» chiese, beandosi nel frattempo delle attenzioni del marito che le aveva scostato i capelli dal collo e le aveva lasciato un delicato bacio sulla spalla.
Β«Ci sono ancora dei tumulti, ma... ci stiamo lavorando. Forse il popolo si darΓ una calmata quando il prefetto corrotto verrΓ finalmente tolto di mezzo. Γ quello che spero, almeno. Non ci tengo a dover intervenire di nuovo con l'esercito.Β»
La donna si voltΓ² per osservare il consorte e gli sfiorΓ² il viso con una gentile carezza. Β«Sembri davvero stanco. Non credi che forse dovresti... non lo so, rallentare un pochino e prendere tutto con maggiore calma?Β»
Dante era cambiato in quegli ultimi anni e aveva visibilmente iniziato a provare una certa attrazione nei confronti di cose che prima aveva sempre ignorato, come ad esempio il potere e la grandezza, il timore altrui e non solo la semplice reverenza.
Che quell'uomo avesse un lato oscuro le era stato chiaro sin da quando si erano conosciuti, ma quel lato oscuro stava iniziando a prendere forse il sopravvento.
Evergard aveva la stoffa per fare grandi cose, ma c'erano gesta magnanime e buone e c'erano quelle tanto grandi quanto terribili. La preoccupava la velata avversione di suo marito per il Nord, nonchΓ© il fatto che gli uomini provenienti da quelle terre cominciassero a temere sempre di piΓΉ l'espansione tentacolare e inarrestabile dell'Ovest. Non voleva vedere suo marito dar inizio a una guerra che avrebbe portato alla disfatta di Elgorad o a quella del regno piΓΉ importante e influente a Nord, ovvero Vyrenis che aveva come capitale Varesya.
Sapeva che gli uomini di Vyrenis piΓΉ volte in passato avevano mancato di rispetto a Dante e alla famiglia di questi, ma non era un buon motivo per lasciare che il risentimento offuscasse il buonsenso.
Era un gioco pericoloso quello cui Dante aveva dato inizio e il suo esito appariva piΓΉ che mai incerto e imprevedibile.
«Il popolo di Aldræssa è scontento anche per via delle ripetute campagne di espansione vinte sia con la diplomazia che con la guerra. Molti sono caduti in battaglia e ti leggo negli occhi che tra non molto esigerai che i tuoi soldati versino altro sangue in tuo nome. Non hai lo sguardo di uno che intende fermarsi, Dante, e questo inizia a preoccuparmi. Forse... forse dovresti dare ascolto all'oracolo e muoverti con cautela.»
Β«Lo stesso oracolo che ha condannato il nostro matrimonio e detto che insieme avremmo portato alla distruzione di Elgorad? Perdonami, Neera, ma non sono solito dar ascolto alle malelingue e a gente che cerca solo di manipolare una situazione a proprio vantaggio.Β»
Β«Eppure fino ad ora l'oracolo non si Γ¨ sbagliato. Forse...Β»
«Non dirlo neanche» la interruppe Dante, sapendo già cosa stava per dire. «Io so cosa voglio e tutto ciò che desidero è di fronte a me. Ti ho sposata perché ti amo, Neera, e non me ne importa un accidenti se la Grande Madre ha messo il broncio perché le cose non sono andate come voleva lei. Se fosse davvero così, di occasioni per mandare un segno a te e a me ne ha avute a iosa.»
Β«O forse ce ne ha inviati giΓ diversi, di segni, e siamo noi a non voler guardare in faccia la realtΓ Β» commentΓ² Neera, affranta. Β«Magari Γ¨ per questo che non riusciamo ad avere un bambino.Β»
Β«C'Γ¨ una spiegazione sicuramente logica e scientificaΒ» la contraddisse Dante. Β«Dobbiamo solo riuscire a capire cosa non va e come risolvere il problema.Β»
Β«Ma...Β»
Β«Neera, per favore, non parliamone piΓΉ. Io non credo a queste scemenze, va bene? E non c'Γ¨ motivo per cui tu debba farlo.Β»
«Potrò anche esser diventata tua moglie e una regina, ma il mio cuore è ancora quello di una Sacerdotessa e credo, sempre crederò, nei segni divini e nella volontà degli dèi» insisté lei con tono severo.
«Perciò gettiamo la spugna e smettiamo di lottare per qualcosa che tutti e due desideriamo sin dal primo giorno in cui ci siamo sposati? Se è così ti basta dirlo apertamente e mi metterò il cuore in pace una volta per tutte.»
La donna parlΓ² senza riflettere e disse: Β«Forse non avrei mai dovuto dimenticare quale fosse il mio posto qui a ElgoradΒ».
Il re si accigliΓ². Β«Che intendi?Β»
Β«La situazione era giΓ complicata e difficile e io... io l'ho solo peggiorata. Mi sono innamorata di te e ti ho indotto a essere egoista e a pensare solamente al tuo benestare piuttosto che a quello del tuo regno e della tua gente.Β»
L'amore non era una colpa, solitamente, ma quando si parlava di sovrani e regine la musica cambiava e tutto diventava una valida ragione per esser biasimati. Potere e sentimenti remavano in direzioni opposte, la veritΓ era questa.
Se tutto dovesse crollare e andar male, non credo riuscirei a vivere sapendo di aver causato in qualche maniera la rovina tua e di Elgorad, pensΓ² Neera, guardando con dolore il marito.
Dante si convinse di trovarsi in una sorta di incubo. Non riusciva a credere che proprio lei stesse in qualche modo condannando il loro amore, il loro matrimonio, tutti i progetti che avevano.
Β«Voglio tu sappia una cosa, Neera, e bada bene di ascoltarmi con attenzione e di prendermi sul serio: giΓ una volta ho messo davanti ai miei desideri personali e ai miei sentimenti il benessere di Elgorad e ciΓ² mi ha portato solo a una sofferenza certe volte intollerabile. Quando mi sono innamorato di te mi sono ripromesso che non avrei mai piΓΉ permesso a chi sono di impedirmi di essere felice e di amare chi volevo amare. Ti avrei sposata comunque, anche se ciΓ² avesse voluto dire andare contro la volontΓ di ogni singolo magistrato e cittadino del regno! Ti amo e pur di renderti felice e vederti soddisfatta sarei disposto a qualsiasi cosa! Dimmi di avere freddo e brucerei il mondo intero per tenerti al caldo!Β»
Era stanco di sentirsi dire che non poteva amare liberamente, che era un re e doveva limitarsi solo a compiere il proprio dovere e a non vivere come gli pareva. Era stanco di rinunciare ai propri desideri per amore della politica.
Si inginocchiΓ² di fronte alla consorte e le pose le mani sulle braccia. Un altro po' e sarebbe scoppiato a piangere. Β«Mi ami, Neera?Β» le domandΓ².
Β«Certo che ti amoΒ» replicΓ² lei sfiorandogli una guancia e scacciando da essa la prima di altre lacrime che nel giro di pochi istanti presero a scendere lungo gli zigomi dell'uomo, del suo uomo. Β«Ti amo piΓΉ della mia stessa vita.Β»
Β«Allora non dire piΓΉ quelle cose. Sentirti parlare a quel modo Γ¨ stato come ricevere cento pugnalate al cuore.Β» Dante si sporse e la baciΓ² con tutto l'amore e tutta la devozione che provava per lei. Β«Ce la faremo, Neera. Al diavolo gli oracoli, la Grande Madre e tutti coloro che non credono in noi. Mi basta che sia tu a credere in me, ad avere fiducia in uomo che farebbe di tutto pur di vederti sorridere ogni giorno.Β»
Lei si rifugiΓ² fra le sue braccia e vi trovΓ² subito riparo da tutto quanto, dal resto del mondo intero e Dante la strinse a sΓ© e abbandonΓ² la fronte sui suoi capelli, lasciandosi andare al pianto, alla fragilitΓ che in presenza di altri si impegnava sempre a nascondere.
Con lei non aveva bisogno di fingere, di essere forte anche quando invece si sentiva debole e impotente. Con Neera non c'era paura, non c'era alcun pericolo, era libero di mettersi a nudo e mostrarsi per l'uomo contraddittorio, spezzato e pieno di incertezze che era in realtΓ .
Neera era il suo porto sicuro in una vita di perenne tempesta.
Si scostΓ² e le prese il viso fra le mani. Odiava non poter vederla veramente, dover solo immaginare il suo viso, i suoi occhi, la sua bocca. Odiava vedere solamente una sagoma bianco-argentata dalle sfumature iridescenti, anche se era stata proprio quella ad attirare la sua attenzione, a farlo innamorare. Amava Neera perchΓ© riusciva a vedere nella sua anima e vi aveva visto e vedeva ancora solamente purezza e buon cuore, ma a volte era difficile non poter guardarla, non sapere di che colore avesse gli occhi o vederla arrossire quando le diceva comunque che era bellissima, a prescindere da tutto.
Con lei si era confidato dopo non molto tempo e le aveva spiegato di essere lontano dalla perfezione sotto ogni aspetto, compreso quello sensoriale. Lei, diversamente da altri coi quali si era aperto e che lo avevano ricambiato con scherzi pesanti o domande inopportune, o ancora chiedendogli come avesse fatto a cavarsela per tanto tempo senza la vista, gli aveva fatto intendere che non le importava, che non poteva influire in alcun modo sui sentimenti che provava per lui.
Era un sollievo non dover fingere anche con sua moglie di essere come tutti gli altri. Gli toglieva ogni giorno un peso dal cuore.
Ti ho conosciuta in un momento della mia vita dove sentivo di essere arrivato al limite, quando mi ero convinto che non sarei mai stato felice nΓ© sarei mai stato amato. Mi hai salvato in tutti i modi in cui avresti potuto salvarmi.
Probabilmente, se non avesse mai incontrato Neera, alla fine avrebbe forse compiuto un gesto molto estremo o molto stupido, lo sapeva fin troppo bene. Solo conoscendo lei era stato capace finalmente di guardare avanti e dimenticare il passato, metter da parte per sempre sentimenti non corrisposti che non avevano fatto altro che farlo sprofondare e fargli del male.
Β«Aspettiamo un altro po' e facciamo qualche altro tentativoΒ» le disse con un tono incoraggiante. Β«Se dovesse andar male ancora, allora ci sono molti orfani che hanno bisogno di due genitori che li amino con tutto il cuore. Si impicchino le tradizioni. Non Γ¨ il sangue a determinare cosa sia o cosa non sia una famiglia.Β»
Non era la fine del mondo, dopotutto. Non erano i primi nΓ© gli ultimi a non poter avere figli nΓ© in un modo nΓ© nell'altro e a dover dunque ricorrere a vie alternative. Non era una vergogna nΓ© una colpa.
Neera sorrise debolmente, ma con gratitudine nello sguardo. Era fortunata ad aver sposato un uomo dalla mentalitΓ decisamente piΓΉ aperta rispetto a quella di tanti altri. Altri uomini avrebbero semplicemente annullato il matrimonio e cercato invano altrove ciΓ² che non erano riusciti ad ottenere dall'altra consorte. Dante non era un uomo perfetto, ma d'altronde a lei non interessava la perfezione. Nessuno ne era un degno baluardo ed erano le imperfezioni a rendere un individuo unico e irripetibile.
Gli scostΓ² i capelli dalla fronte e passΓ² in rassegna il viso reso piΓΉ maturo e ancora piΓΉ avvenente dalla barba curata che Evergard si era fatto crescere in quei due anni. Eppure ciΓ² che lei davvero amava di quell'uomo erano gli occhi che al momento sembravano limpidi e cristallini, privi di ombre e simili a cerulee gemme che risplendevano di una luce calda, rassicurante e amabile.
Quello era il Dante di cui si era innamorata, quello sincero e privo di armatura, al massimo della fragilitΓ e delle spontaneitΓ . Valeva la pena temere il futuro se aveva la possibilitΓ di stare al fianco di quell'uomo stupendo.
Dante si definiva cieco e incompleto, ma a suo parere non lo era affatto. Era dotato di una vista migliore di quella degli altri Efialti, di occhi che sapevano vedere le cose per ciΓ² che erano realmente e non si lasciavano ingannare dagli orpelli esterni, dalla bellezza esteriore e dalla prima impressione. Vedeva molte piΓΉ cose di quante ne vedessero altri.
Β«Stavo per farmi il bagno. Ti unisci a me o sei troppo stanco?Β» gli chiese, sia per cambiare discorso sia per smorzare la tensione.
Lui sogghignΓ² con aria furbesca. Β«Stanco? Qui nessuno Γ¨ stanco!Β» Si rimise su e nel farlo la sollevΓ² fra le braccia, strappandole una risata sincera.
L'indomani mattina il re, come al solito, si svegliò molto presto e si vestì. Sin dai primi giorni di regno aveva sempre rifiutato la possibilità di avere dei servitori che lo aiutassero a prepararsi. Era perfettamente in grado di abbigliarsi da sé e teneva alla propria intimità .
Prima di uscire dagli alloggi della regina β le regole imponevano ai sovrani di dormire in appartamenti separati β le baciΓ² la fronte e le sussurrΓ² dolcemente che la amava.
Non fece neppure in tempo a percorrere un paio di metri lungo il corridoio visto che venne raggiunto dal maestro di palazzo che a sua volta si era giΓ svegliato e vestito di tutto punto.
«Maestà !» esordì l'uomo, cercando di riguadagnare fiato. «Due uomini chiedono di voi, vogliono parlarvi all'istante!»
Il re lo squadrΓ² con aria quasi rintronata. Β«Uhm... di chi si tratta?Β» Non ricordava nulla del genere nell'elenco degli impegni del giorno.
Β«Di Lord Reghsar e del vostro pupillo, Mikhail!Β»
Che ci fanno qui? Non dirmi che riguarda Iago...
Pur non molto entusiasta di dover vedersela con Godric, con il quale ormai sporadicamente intratteneva la benchΓ© minima corrispondenza e tutto pareva essersi decisamente raffreddato, era invece felice che fosse presente anche Misha. Si augurava solo che quella visita non fosse ambasciatrice di nuove nefaste.
Ne aveva piene le tasche di pessime notizie.
Β«Dove si trovano?Β» domandΓ².
Β«Li ho lasciati in attesa nella sala del trono, sire.Β»
Β«Bene. Vado subito da loro.Β»
Gli ci volle poco tempo per raggiungere la sala ed entrare, e come lo ebbe fatto li vide quasi all'esatto centro di essa. Li riconobbe non solo per via delle aure differenti, ma anche perchΓ© Misha era decisamente piΓΉ alto di Godric. Era un ragazzo ben piazzato di ormai ventitrΓ© anni e a giudicare dalla sagoma aveva messo su piΓΉ muscoli rispetto all'ultima volta che si erano visti.
Dante ebbe l'impulso di ignorare Reghsar, ma alla fine si disse che sarebbe stato da immaturi comportarsi così, specie di fronte a Mikhail. Quel ragazzo non meritava di vederli bisticciare di nuovo come due ragazzini e il re, d'altronde, avvertiva nell'aria la tensione. Capì subito che quella non era una visita di piacere.
Deglutendo si avvicinΓ². Β«Ditemi subito tuttoΒ» li apostrofΓ², tralasciando i convenevoli. Β«Che succede?Β»
Misha lanciΓ² un'occhiata di sbieco a Godric e con aria un po' scocciata gli assestΓ² un colpo di gomito fra le costole vedendolo imbambolato e intento a fissare il sovrano con aria da pesce lesso. Il nobile si riscosse e fece un paio di passi avanti. Β«S-Si tratta di IagoΒ» disse con voce flebile.
Β«Gli Γ¨ successo qualcosa?Β» incalzΓ² ancora Dante.
Misha decise di intervenire: Β«Abbiamo cercato in tutte le maniere di allontanarlo dalla Gilda delle Ombre, ma una sera, quando sembrava essersi convinto ad abbandonarla, la mattina dopo sono entrato in camera sua e non c'era piΓΉ. Aveva soltanto lasciato una specie di biglietto e...Β»
Β«Lo avete con voi?Β»
Il ragazzo fece cenno di sì col capo, si avvicinò ed estrasse dalla bisaccia che portava al fianco un pezzo di carta ripiegato. Lo tese al re e quest'ultimo lo dispiegò e ne lesse a mente il contenuto:
βMi dispiace, fratello, ma se pensavi che sarebbe stato sufficiente allontanarmi dalla Gilda, da Eliphas e i suoi insegnamenti, facendomi credere che fosse interessato a me soltanto per ciΓ² che sapevo fare, allora vuol dire che non mi conosci poi cosΓ¬ tanto e conosci ancor meno quell'uomo.
Le tue accuse nei suoi confronti, così come quelle di Godric, mi hanno profondamente disgustato e convinto finalmente a lasciarmi il passato alle spalle e abbracciare fino in fondo la coraggiosa causa di Eliphas. Io e lui vediamo le cose allo stesso modo, odiamo e amiamo alla stessa maniera, condividiamo le medesime brame. Il nostro è un rapporto che va ben oltre il volgare piano carnale e contrariamente a ciò che tu e Godric avete detto, non ha dovuto sedurmi per indurmi a seguirlo e a lottare al suo fianco. La sua è una causa nobile e ambiziosa ed Eliphas, proprio come me, sa che non c'è alcun male nell'inseguire ideali di grandezza e potere. Sa che il timore reverenziale è ancora meglio del vino più inebriante o delle attenzioni di una bella donna. Nella Gilda delle Ombre ho trovato l'accettazione che in qualsiasi altro luogo mi è sempre stata negata. Posso essere me stesso, posso condurre tutti gli esperimenti che desidero senza vergognarmi e senza dover sottostare a inutili paletti come la moralità , da sempre nemica del progresso e della lungimiranza.
Godric parla di decoro e prudenza, ma dimmi, fratello: ha forse portato lontano il nostro comune maestro soffocare la sete di conoscenza e l'ingegno? Da dove mi trovo io quell'uomo Γ¨ prigioniero delle convinzioni con le quali Γ¨ stato cresciuto e non ha piΓΉ niente da insegnarmi, non c'Γ¨ niente che io possa ancora apprendere da lui. Eliphas mi ha aiutato a individuare un obiettivo, un'ambizione su cui basare le mie ricerche e i miei studi. Insieme a lui sto trovando la mia strada e lotterΓ² perchΓ© finalmente i ricchi, coloro che opprimono le classi sociali inferiori come la mia e la tua, ricevano la lezione che meritano. Fino ad ora sono stato un figlio di nessuno, privo persino di un cognome, di una reale identitΓ . Senza Eliphas e gli altri miei compagni, senza la mia nuova famiglia, non sarei che un nessuno costretto a vivere all'ombra dei potenti, ma all'interno della Gilda non sono uno dei tanti. Io e Eliphas, perchΓ© tu lo sappia, siamo entrambi stati designati e riconosciuti come i due Re Stregoni di Varesya e insieme porteremo una nuova era. Siamo sempre piΓΉ numerosi ogni giorno che passa e io ho scelto da che parte stare e per cosa lottare.Β
Se tu hai paura di sporcarti le mani e di ampliare le tue conoscenze anche a costo di scendere nel buio pozzo che con evidenza temi, padrone di restare nel tuo modesto angolino d'ignoranza. Mi dispiace, Misha, ma a quanto pare le nostre vite erano destinate a prendere rotte differenti. Ti chiedo, dunque, di non provare a cercarmi o fermarmi, perchΓ© non permetterΓ² a nessuno, neppure a te o a Desya o a Godric, di ostacolarmi.
Addio,
Iago."
Dante finì di leggere e si accorse che la mano che reggeva la lettera tremava.
Non riusciva a credere a cos'aveva appena letto. Se non avesse saputo che era stato Iago a scrivere tutte quelle cose, mai lo avrebbe riconosciuto. Era come essersi ritrovato di fronte a una persona differente e del tutto ribaltata.
Altro che storie... Quell'Eliphas gli aveva fatto il lavaggio del cervello. Lo aveva giΓ in parte visto due anni addietro quando aveva discusso con Iago e si era reso conto che quel ragazzo pareva aver perso il lume della ragione, ma quella storia tagliava la testa al toro.
Era chiaro che Godric, Misha e persino Desya si fossero impegnati in ogni maniera per tenere lontano Iago dalla Gilda, ma quel ragazzo era ingegnoso e aveva la testa dura: se Iago voleva fare una cosa, si poteva star pur certi che in un modo o nell'altro avrebbe ottenuto quel che desiderava.
Β«A quando risale questa missiva?Β» domandΓ² rauco.
Β«PiΓΉ di un anno e mezzo fa. I-Io... pur di farlo tornare in sΓ© e impedirgli di fare una stupidaggine ero arrivato al punto da incatenarlo alla parete. Io stesso avevo forgiato le catene e le avevo rinforzate con delle formule magiche, ma... a quanto pare lui ormai aveva appreso tanti di quei trucchi da Eliphas e dagli altri, da esser riuscito infine a liberarsi in qualche manieraΒ» replicΓ² Misha. Β«C-Ci ho provato, Dante. Ci abbiamo provato tutti fino alla fine.Β»
«Non è stata colpa vostra.» Evergard si sentiva responsabile di tutto quel disastro. Sarebbe dovuto trovarsi lì e invece era impegnato a contenere le sommosse del volgo e a farsi gli affari propri mentre... mentre suo figlio, invece, aveva approfittato della sua disattenzione per imboccare un sentiero buio e pericoloso, per diventare membro di un'autentica setta di Efialti oscuri e dalle idee distruttive e rivoluzionarie. Quel ragazzo avrebbe finito per farsi ammazzare, era fuori di dubbio. Andava fermato, sempre che non fosse ormai troppo tardi. «Io stesso avrei dovuto prestare maggiore attenzione alla situazione di tuo fratello, Misha. Tu hai fatto tutto quello che potevi e... così vale per Godric, suppongo.»
Non poteva incolpare Reghsar, sarebbe stato ingiusto e ipocrita.
Sapendo che dovevano parlare a quattrocchi e trovare una soluzione, unire i cervelli, il re consigliΓ² a Misha di approfittare del soggiorno a Elgorad per riposare e godere del lusso presente a corte, nonchΓ© rifocillarsi. Le idee si schiarivano meglio quando si aveva la pancia piena.
E comunque, per quanto difficilmente lo avrebbe ammesso ad alta voce, Godric gli era mancato. Dannazione se gli era mancato. Paradossalmente era stato questo a indurlo a non mantenere con lui la giΓ magra e sporadica corrispondenza epistolare.
Prima di uscire dalla sala, perΓ², l'Efialte piΓΉ giovane guardΓ² il re. Β«Dante, posso... posso chiederti una cosa?Β»
«Sì, Misha?»
Β«Tu... tu riuscirai ad aiutare Iago, vero? I-Insomma, se... se neanche tu puoi farlo tornare in sΓ©, allora... allora nessun altro puΓ² farlo e questo significa che per mio fratello Γ¨ troppo tardi e n-non voglio credere che...Β»
Β«FarΓ² tutto il possibile, Misha. Hai la mia parola di re, di uomo, mago e...Β»
Β«... e padre?Β»
Il re sorrise e lo strinse in un breve, ma sincero e affettuoso, abbraccio. «Sì, esatto.» In fin dei conti non poteva dire sul serio di non avere figli e con Misha aveva un rapporto speciale. Era stato così sin da quando lo aveva preso in braccio e sfamato, cullato e aiutato a muovere i primi passi. Quei tre ragazzi erano stati la sua unica consolazione e continuavano ad esserlo anche nel presente, la verità era quella. «Puoi restare qui tutto il tempo che desideri. Lascia che siamo io e Godric a occuparci di Iago, va bene?» Non poteva chiedere a Misha più di quanto egli non avesse già fatto. Nessun ragazzo avrebbe dovuto fronteggiare una situazione simile da solo.
Misha, rassicurato dalle parole e dall'affetto di Evergard, sentì un po' di speranza tornare ad affiorare nel proprio cuore.
Appena il giovane ebbe abbandonato la sala del trono, però, in essa tornò la tensione, invisibile eppure palpabile, così densa da essere a prova di lama.
Godric esitΓ². Non sapeva bene cosa dire o come giustificare il proprio fallimento nel tenere d'occhio Iago e non andava fiero di aver a sua volta, e in un certo senso, ignorato Dante.
Col tempo si era reso conto sempre di piΓΉ di quanto fosse molto piΓΉ difficile affrontare un problema da soli, senza nessuno con cui confidarsi o al quale sorreggersi nei momenti piΓΉ duri.
Β«Probabilmente ciΓ² che sto per dire ti farΓ solo arrabbiare o indignare, ma... rivederti Γ¨ un sollievo. Sono... sono stati due anni infernali e non fosse stato per Misha, probabilmente ora neppure mi troverei qui. Lui spesso mi ripeteva di avvertirti, di farti presente la situazione, m-ma sono stato io ogni singola volta a dirgli che eri troppo impegnato altrove e potevo benissimo farcela da solo a gestire tutto quanto. Avevo... avevamo bisogno di te, ma mi sono ostinato a sostenere il contrario fino all'ultimo.Β»
Dante rimase stupito da quel discorso, ma non poi così tanto. Fece un lungo respiro. «In qualunque modo tu voglia definire cos'è accaduto due anni fa, la follia che ci ha accecati entrambi... ora smettiamola, Godric. Facciamola finita una volta e per sempre. Litigare come due ragazzini ha portato a tutto questo, ha fatto perdere a Iago fiducia in entrambi, lo ha indotto a mettere in dubbio i valori che abbiamo cercato di trasmettergli sin dal principio. La colpa è di tutti e due e... vorrei solo che non ci fossimo riavvicinati per una cosa del genere.»
Lo tormentava il dubbio che la spaccatura fra lui e Godric avesse influenzato in modo negativo Iago. Non avevano voluto ascoltare, nΓ© lui nΓ© Godric, e Iago aveva scelto semplicemente di allontanarsi piuttosto che restare a guardare le sue due figure di riferimento sacrificare tanti anni di amicizia per delle semplice stupidaggini, per incomprensioni sciocche e infantili.
Godric aveva sempre ripetuto al ragazzo che l'affetto e l'amore per il prossimo fossero armi potenti, ma nei fatti aveva invece spinto Iago a credere che l'affetto non fosse sufficiente a salvare chiunque e qualsiasi situazione e che forse l'amore facesse piΓΉ danni che cose buone.
Dante lo aveva sempre spronato a studiare sempre piΓΉ a fondo, ad affinare le proprie tecniche e a non smettere mai di essere curioso e scoprire cose nuove, nonchΓ© a essere rigoroso e a perseguire un obiettivo a qualsiasi costo e il messaggio, in poche parole, era stato travisato e distorto.
Ecco cosa accadeva quando si lasciava una persona fragile e ancora molto giovane come Iago in balia di se stessa, priva di una guida, di almeno un adulto che lo tenesse lontano da certe tentazioni e scorciatoie di dubbia moralitΓ .
Quel tale, Eliphas, aveva corrotto le credenze di Iago, lo aveva spinto a credere che da solo sarebbe tornato a essere un niente.
I due Re Stregoni di Varesya. Quella definizione metteva i brividi, era sinistra e non prometteva niente di buono, ma appariva anche assai curiosa.
Β«Ci siamo comportati come due bambiniΒ» concluse Godric. Β«A volte ho la sensazione che lui abbia voluto in qualche maniera punirci per aver distrutto quella che per lui era una sorta di famiglia. Sono stato io a mandare tutto all'aria. Se solo quella sera me ne fossi rimasto zitto, se non ti avessi preso a parole e poi a pugni, forse Iago non si sarebbe mai allontanato e non avrebbe mai permesso a quel tipo di corromperlo.Β»
Β«Anche io mi sarei dovuto comportare diversamente. Col senno di poi so di esserti apparso incurante e crudele. Faccio pena come amico, hai ragione tu.Β»
Β«Neppure io sono il massimo, perΓ²... almeno ho ancora con me il ciondolo di tua madre. Stavo solo sparando a vuoto quella mattina. Γ il solo regalo che tu mi abbia mai fatto e non avrei mai potuto separarmene.Β» Si era ripromesso che avrebbe indossato quel gioiello fino al giorno della propria morte e ancor oltre e che mai piΓΉ, mai piΓΉ, avrebbe permesso ai propri sentimenti repressi e alla propria insoddisfazione, alla propria gelosia, di offuscare la sua capacitΓ di giudizio e la sua ragione. Si era comportato in modo orribile due anni prima, aveva guastato letteralmente la festa all'ultima persona che avrebbe meritato una simile cattiveria gratuita e si odiava per questo.
Era stato lui a rompere il silenzio, a scrivere a Dante per primo e a scusarsi ancora una volta con lui, ad assumersi tutta la responsabilitΓ del loro reciproco e crescente allontanamento. Dante gli aveva detto di aver voluto guardare avanti e passar sopra alla faccenda, eppure piΓΉ il tempo era trascorso e piΓΉ i loro contatti si erano fatti sporadici e blandi, superficiali.
Si era convinto che quando quel giorno si sarebbero rivisti, lui avrebbe visto in Dante un conoscente o persino uno sconosciuto, ma quel che stava guardando non era altro che un vecchio amico e la persona di cui si era innamorato per la prima volta e che amava ancora, che sempre avrebbe amato, seppur in silenzio e senza darlo a vedere.
Si era detto che se Dante era felice, allora sarebbe stato felice per lui a propria volta, eppure nei suoi occhi intravedeva un'ombra di tristezza e tanta stanchezza. Aveva lo sguardo diverso, lo era anche nell'aspetto, ancora piΓΉ uomo e maturo in confronto a due anni addietro.
In un primo momento dava l'idea di stare bene, di essere felice, di avere tutti e tutto ai propri piedi, ma non era davvero così e averlo visto per una volta essere apertamente affettuoso con Misha la diceva lunga su molte questioni. Si era comportato come qualsiasi altro padre che finalmente aveva potuto rivedere suo figlio.
Godric sapeva che Dante voleva bene a Misha, a Iago e a Desya, ma non poteva fare a meno di pensare, di chiedersi se...
Β«Va tutto bene con Neera?Β» domandΓ² infine, non riuscendo a trattenersi.
Β«Iago non si Γ¨ piΓΉ fatto vivo nΓ© sentire dopo essere fuggito?Β» domandΓ² di rimando Dante, schivando con ovvietΓ la domanda. Β«Ho sentito parlare, di tanto in tanto, della Gilda delle Ombre e del suo operato scellerato, ma non sapevo che Iago avesse scelto di unirsi a questa loro crociata.Β»
Godric perΓ² non demorse e si avvicinΓ² di qualche passo. Β«Non sei sereno, te lo leggo negli occhi. Che sta succedendo?Β»
Β«Va tutto bene. A gonfie vele, in effetti.Β»
Β«Ti conosco troppo bene per credere a una simile fesseria.Β»
Β«E io ti ripeto che non ci sono problemi, specialmente con Neera. Γ su Iago che dobbiamo concentrarci, Godric.Β»
Reghsar capì che non c'era verso di farlo aprire e parlare, se non aspettare che fosse lui a confidarsi. «Non saprei dove andare a cercarlo. So solo che la Gilda delle Ombre ne combina una dietro l'altra. Stanno terrorizzando non solo il Nord, ma anche parte dei territori a Est e a Sud. Solamente qui nell'Ovest non hanno osato spingersi e seminare il caos. Suppongo che... beh, che Iago abbia messo in guardia i suoi compagni dalla minaccia che tu potresti rappresentare per tutti loro. Penso che persino ora ti temi e che forse abbia anche paura di confrontarsi con te. Non sei un avversario facile da neutralizzare e magari, in parte, non vuole arrivare a tanto.»
Β«Per impedirmi di proteggere i miei confini c'Γ¨ solo un modo, ovvero uccidermiΒ» convenne Dante pensieroso. Β«E Iago non si sente pronto nΓ© abbastanza forte da affrontare me, men che meno provare a distruggermi.Β»
Β«Sei suo padre. Lo sei anche ora che ha smarrito la ragione e non riesce piΓΉ a darsi un frenoΒ» disse Godric. Β«Probabilmente immagina che io alla fine sia venuto qui per metterti al corrente di cosa sta facendo e sa che disapprovi il suo operato. Da questo punto di vista siete da manuale.Β»
Non era raro, in effetti, che i figli appositamente scegliessero di contrastare i genitori prendendo sentieri del tutto diversi e forse agli opposti. Β«Eppure da un lato Γ¨ come se ancora adesso non avesse dubbi sul rapporto che ha con te. Il Re Stregone di Varesya, giusto? Un re non Γ¨ che il figlio di un altro re ed Γ¨ ciΓ² che tu sei.Β»
Β«Non ha molto senso.Β»
Β«Invece lo ha eccome. Γ da quando hai sposato Neera che ha iniziato a essere intrattabile. Γ come se la vedesse come una specie di matrigna venuta a sottrargli il tuo affetto e le tue attenzioni. Il fatto che tu ti fossi sposato lo ha messo di fronte a un'altra realtΓ , ovvero che... insomma, prima o poi avresti avuto dei figli con il tuo stesso sangue nelle vene. Forse pensava che ciΓ² lo avrebbe privato del posto d'onore che si era guadagnato. Ha reagito con sempre maggior rabbia e so che tu lo ritieni un comportamento infantile, ma in fin dei conti Γ¨ molto giovane e ha sempre avuto soltanto i suoi fratelli, te e me. Ha reagito come qualsiasi altro figlio corroso dalla gelosia avrebbe fatto, solo... in modo potenziato.Β»
Iago aveva cercato altrove ciΓ² che si era convinto di aver perso. Aveva definito la Gilda la sua nuova famiglia come a voler sottolineare di aver perso quella precedente.
Β«Il dolore Γ¨ l'unica cosa che possa alimentare le Tenebre nel cuore di chiunqueΒ» concluse Reghsar. Β«Me lo dicesti proprio tu e penso che Iago abbia sofferto per molto tempo. Aver visto poi te venirgli in qualche maniera sottratto lo ha spinto nel baratro. So che non Γ¨ colpa tua e so che hai il diritto di farti una vita come tutti, Dante. Non vedere le mie parole come una condanna. Sto... sto solo cercando di decifrare i pensieri di Iago insieme a te.Β»
Dante scosse la testa. «Ti risulterà difficile da credere, ma... riesco a immaginare, almeno in parte, come debba essersi sentito. Anche io a un certo punto della mia vita ho visto molte mie certezze e speranze crollare come un castello di sabbia. Pensava che niente sarebbe mai cambiato e invece non è stato così.»
Β«Non mi risulta che tua madre si sia risposataΒ» commentΓ² spaesato Godric.
Β«Era una situazione un po' diversa e mia madre non c'entra niente, in realtΓ .Β»
Β«Ti va di parlarne?Β»
Β«Non proprio. Direi proprio di no, anzi. Preferisco lasciare il passato sotto terra, esattamente dove deve stare.Β»
C'era stata una volta in cui Dante si era sentito mancare il terreno da sotto di sé, ovvero quando Godric era venuto da lui e gli aveva annunciato che avrebbe preso moglie, che presto lui avrebbe perso per sempre ogni minima possibilità di farsi avanti e mandare al diavolo la promessa fatta a Roderick. Oh, sì... si era sentito eccome impotente e arrabbiato. Aveva sofferto, aveva maledetto gli dèi e la sorte che sempre gli era avversa. Aveva desiderato di agguantare Ravya e tramutarla in un rospo, anzi incenerirla con una pioggia di folgori come solo lui sapeva causarne una e poi, ancora, prendere a calci Godric, urlargli in faccia i propri sentimenti, la propria frustrazione, sbattergli sul muso i cocci delle proprie speranze ridotte a brandelli e tutto al solo scopo di farlo soffrire almeno un terzo di quanto aveva sofferto lui.
Il dolore era l'emozione piΓΉ irrazionale, folle, egoista e contraddittoria che esistesse. Il dolore non perdonava, non voleva sentir ragioni, si ergeva a giudice, giuria e carnefice e, soprattutto, a volte causava immensi disastri.
Lui aveva saputo celarlo e ricacciarlo indietro perchΓ© di gran lunga piΓΉ abituato a farlo rispetto a Iago.
Β«Quel ragazzo sta soffrendo e la nostra Γ¨ stata una condotta imperdonabileΒ» aggiunse il re di Elgorad. Β«Raramente si puΓ² tornare indietro e risalire dalla voragine, ma Γ¨ ciΓ² che intendo far fare a Iago, anche a costo di battermi con lui fino alla morte. Serve uno schiaffo morale, uno scossone senza precedenti, qualcosa che lo faccia rinsavire, per quanto potrebbe risultare un processo doloroso.Β» Non aveva altra scelta se non scendere in campo di persona e porre fine alla faccenda a qualunque costo. Non aveva dimenticato ciΓ² che si era ripromesso di fare molti anni prima, ovvero di proteggere Iago, Desya e Misha. Se ciΓ² voleva dire vedersela con un Efialte Oscuro giovane e in preda a una tempesta emozionale, un ragazzo che ce l'aveva con lui per ragioni in un certo senso valide, allora non si sarebbe tirato indietro. Preferiva farsi molto male o rimetterci la vita anzichΓ© vedere una persona brillante e di buon cuore come Iago cedere alla sete di potere e all'oscuritΓ . Non sarebbe comunque riuscito a convivere con una simile colpa e responsabilitΓ sulla coscienza.
Era suo figlio. Iago era suo figlio e non c'era niente che non avrebbe fatto per lui.
Β«InterverrΓ² di persona, Godric, e... lo farΓ² da solo. TroverΓ² la Gilda, e dunque Iago, e porrΓ² fine alle loro scorribande. Prima o poi non temeranno piΓΉ neppure la mia autoritΓ e ci ritroveremmo a questo punto in ogni caso.Β»
Β«Se permetti, Dante, anche a me importa delle sorti di Iago!Β» lo rimbeccΓ² oltraggiato Godric. Β«Pensi sul serio che me ne rimarrei buono buono in un angolo mentre...Β»
Β«Non puoi competere con lui, non adesso. Non sto dicendo che non sei all'altezza, ma che la magia che tu eserciti risulterebbe inutile con un Efialte Oscuro. Per combattere questo tipo di oscuritΓ , Godric, ne occorre altrettanta.Β»
Se era vero ciΓ² che si vociferava in giro, la Gilda delle Ombre non si faceva problemi a ricorrere a mezzi spietati e alla magia oscura a caratteri maiuscoli, e ciΓ² voleva dire che occorreva qualcosa di altrettanto potente per surclassare una tale mole di Tenebre. Qualcosa che solamente un popolo dell'Oltrespecchio da millenni tramandava alle generazioni future al solo scopo di preservare una sapienza antica e terribile.Β
La Gilda andava distrutta e per farlo Dante aveva bisogno dei migliori maghi e streghe del proprio regno. Gli occorreva un diversivo per tener occupati gli altri mentre lui, invece, avrebbe pensato a salvare Iago da se stesso e a riportarlo alla ragione.
Β«La magia che tu eserciti, Godric, non puΓ² nulla contro quella di quegli individui.Β»
Godric finalmente capì e rabbrividì d'istinto. «Aspetta... vuoi dire che Iago e gli altri della Gilda si appellano all'uso dei...»
«à quello che temo. Non conosco nulla più potente dei Sette Anatemi, anche se non riesco a capire come abbia fatto una dottrina del genere a metter radici fuori dai confini di Elgorad. à una disciplina selettiva di cui i Figli di Rasya sono sempre stati gelosi, viene tramandata solamente ai popoli dell'Ovest.»
Β«Ma questo vorrebbe dire che forse Eliphas proviene da questi territori.Β»
Β«Esatto.Β»
Magari era solo quello ad aver fino ad allora impedito realmente a quell'individuo di colpire l'Ovest, oltre all'evidente timore di incorrere nell'ira del sovrano piΓΉ conosciuto e temuto di quei luoghi. Oltre a non voler scatenare l'ira di un certo re, magari Eliphas restava in parte ancora leale alla propria gente oppure, come temeva Dante, si stava solo preparando ad affrontare la resistenza che l'Ovest sicuramente avrebbe opposto.
«Detesto fare domande già sentite e risentite in momenti come questo, ma mi piacerebbe che tu mi ripetessi ancora una volta perché hai ordinato ai tuoi di non seguirti fin qui. Insomma... così rimarremo sguarniti e in minoranza nel caso decidessero di attaccare.»
Godric guardò verso la fortezza di Lair Varèn che distava ormai poco da dove si trovavano loro. Avevano appena disceso le colline ed erano entrati nei territori della Piana di Varèn. La fortezza in questione era stata presa da assalto dalla Gilda delle Ombre e la sua conquista era giunta solo dopo alcuni giorni di assedio e guerriglia.
Troppo tardi il messo inviato dai suoi precedenti proprietari, appartenenti a una famiglia nobile fedele al re dell'Ovest, aveva raggiunto il cospetto del sovrano per chiedere aiuto. Dante, il quale non aveva atteso altro se non il momento in cui la Gilda avrebbe fatto finalmente la propria mossa, era partito guidando un esercito di incantatori ben addestrati che non temevano la morte nΓ© la fatica, guerrieri abili con la spada e ancora di piΓΉ con la magia.
Aveva perΓ² deciso, prima, di tentare di ragionare con i due capi della Gilda, specialmente con Iago, per evitare un autentico massacro e giungere a un accordo civile.
Non ci teneva a prender parte all'ennesima guerra, in tutta franchezza, e se poteva arginare tale possibilitΓ intendeva dar fondo a tutta la propria diplomazia pur di riuscirci. Per tale motivo aveva scelto di presentarsi privo di una scorta, in modo che nessuno potesse sentirsi minacciato e per evidenziare la propria ritrosia nel dare battaglia.
BenchΓ© avesse insistito fino allo stremo per scoraggiare Godric e indurlo a restare a Elgorad in attesa dell'esito finale, questi non aveva voluto saperne di restarsene con le mani in mano e lo aveva seguito ricordandogli che ci teneva quanto lui a convincere Iago a tornare sui suoi passi.
Perciò eccoli lì, ormai a un passo dal confronto con la persona che speravano di salvare.
Il re sospirΓ² e piantΓ² addosso gli occhi cerulei all'amico. Β«Tu come ti sentiresti se io venissi da te seguito da un consistente numero di soldati e parlassi, nel frattempo, di una pacifica resa?Β»
Godric annuì appena. «In effetti mi sentirei preso in giro e sotto minaccia.»
Β«Appunto. Γ ciΓ² che precisamente intendo evitare.Β»
Β«Se decidessero perΓ² di attaccarci?Β»
Β«Se dovesse accadere, allora, tu avrai l'obbligo e l'ordine di fare dietro front e correre ad avvertire l'esercito. Dirai loro di raggiungermi il prima possibile e io nel frattempo cercherΓ² di tenere occupati i sedicenti Re Stregoni di Varesya. Sono loro a interessarmi e... beh, come si dice sempre: per sconfiggere il serpente basta tagliargli la testa.Β»
Β«Vuoi tagliare la testa a Iago?Β»
Β«A volte manchi di perspicacia, lo sai?Β»
Β«Ti sto solo chiedendo se...Β»
Β«Ti risulta che la mia intenzione sia di fare del male a Iago? Lascia che ti dica questo, Godric: preferirei farmi ammazzare piuttosto che torcere un capello a lui.Β»
Β«PerΓ²... non abbiamo la certezza che lui restituirebbe il favore.Β»
Β«Non l'abbiamo, ma siamo consapevoli di ogni rischio. Non mi interessa il prezzo che potrei dover pagare, voglio solo che Iago torni in sΓ© e abbandoni questa missione suicida.Β»
Β«E se non riuscissimo a dissuaderlo?Β»
«Prega che non accada. Io ormai sono un miscredente di prim'ordine e dubito di star simpatico ai tuoi adorati dèi, perciò facci quattro chiacchiere e convincili tu a darci una mano.»
«Quattro chiacchiere?» ripeté sconvolto Godric. «Non potresti suonare più blasfemo di così!»
Β«E questo Γ¨ niente. So essere ancora piΓΉ blasfemo, se lo desidero.Β» Rendendosi conto di aver volutamente fatto suonare scherzosa e stuzzicante la frase, Dante si diede mentalmente un pugno e si chiese che diamine gli passasse per la testa.
Datti un contegno, idiota.
Schiarì la voce. «Sarà meglio proseguire» disse, tornando a un atteggiamento più austero e sobrio, cosa che in parte deluse Godric. Per un attimo gli era sembrato di intravedere il Dante di una volta, quello che aveva conosciuto prima che egli diventasse re e tutto il resto. A quanto pareva quell'uomo era ancora là dentro, ma per qualche motivo era intenzionato a restarsene in disparte e nell'ombra, forse in attesa di spegnersi completamente e cedere il passo alla maschera che lo celava.
I loro cavalli erano abbastanza vicini e colse dunque l'occasione per sporgersi e dargli una spinta scherzosa sulla spalla. «à bello sapere che conservi ancora un po' del tuo umorismo. Pensavo fossi diventato noioso fino in fondo.»
Dante non resse alla provocazione e lo squadrΓ². Β«Attento a te, Reghsar, o ti ritrovi giΓΉ dalla sella e con la faccia nel fangoΒ» lo rimbeccΓ², fingendosi minaccioso.
Β«Ancora non hai capito che non mi fai paura?Β»
Β«Parla per te. Sei meno spaventoso di una lepre appena nata.Β»
Β«Disse la vecchia volpe brontolona.Β»
Β«Lo sai cosa fanno le volpi alle lepri, vero?Β»
«Ora sì che sono tutto un brivido.»
Godric vide con chiarezza le labbra del re tremare per lo sforzo che egli stava impiegando nel cercare di non sorridere nΓ© ridere. Β«Su, forza, ridi! Non ti hanno mai detto che vengono le rughe in anticipo a furia di star sempre seri?Β»
Β«Piantala, accidenti!Β» sghignazzΓ² Evergard, non reggendo oltre all'assurditΓ della conversazione.
Β«Ti ho fatto ridere! Questo giorno Γ¨ da ricordare, parola mia!Β»
Β«Sei un idiota.Β»
Β«Lo prenderΓ² come un complimento. Almeno so divertirmi, al contrario tuo.Β»
Il sovrano sbuffΓ². Β«Io so come divertirmi, solo che non ho tempo per farlo.Β»
Β«Come ti dissi giΓ una volta: allora campi un bel po' male, amico mio.Β»
«Non hai tutti i torti» si lasciò sfuggire Dante, tornato serio. Sapeva che ormai era tardi per rimangiarsi quanto detto e far finta di niente. «A volte ho l'impressione di aver commesso solamente uno sbaglio dopo l'altro in questi anni. à come se stessi vivendo la vita di qualcun altro e io fossi... un semplice spettatore con nessun potere sugli eventi. Non ha senso, ma è così che mi sento.»
Gli errori piΓΉ gravi li aveva compiuti con Iago e i fratelli di questi. Sapeva che se avesse fatto una scelta molto diversa ventitrΓ© anni prima, magari poi non si sarebbe mai giunti a quella situazione. Si domandava se avesse veramente preso certe decisioni per il bene di quei tre ragazzi o quello di se stesso, solo per rendersi conto di aver fatto del male a tutte le parti coinvolte.
Eppure all'epoca gli era parsa la cosa piΓΉ sensata, prudente e logica da fare. Si era convinto che fosse per il bene di tutti, che non vi fosse altra strada da percorrere.
Guardarsi indietro e domandarsi se per ventitrΓ© anni avesse commesso errori su errori non era piacevole e, in quel momento, era persino controproducente e pericoloso, ma i pensieri non potevano essere fermati o arginati. Andavano dove volevano andare e niente poteva frenarli.
Godric, nel guardare Dante, si accorse che quest'ultimo lo stava guardando a sua volta e aveva negli occhi qualcosa che sembrava una mescolanza di rimpianto e sofferenza ben radicati.
Β«Mi dispiace avervi lasciati da soliΒ» disse il re con spiazzante onestΓ . Β«Avrei potuto fare di piΓΉ.Β»
Reghsar scosse il capo e abbozzΓ² un sorriso. Β«Non Γ¨ troppo tardi. Perdere le speranze proprio ora Γ¨ prematuro, non credi?Β»
Β«N-Non intendo solo quello. Il punto Γ¨ che...Β» Dante si maledisse mentalmente. Β«Lascia stare.Β»
Godric alzò gli occhi al cielo. «Insomma, tra non molto potremmo esser morti entrambi! Se hai qualcosa da dire, fidati che non esiste momento più opportuno di questo!» Lo odiava sul serio quando si zittiva da solo e rinunciava a comunicare, a parlare liberamente. Sembrava temere quasi che sarebbe stato folgorato dagli dèi in persona se si fosse azzardato ad aprir bocca.
Vide le sue dita intente a reggere le redini tremare e le sue labbra far per articolare delle parole, ma il suono di un cavallo al galoppo che si stava avvicinando distrasse entrambi.
Β«Ma che...Β» Godric rimase a fissare con aria spiazzata Misha che aveva appena fermato il proprio stallone a poca distanza da loro. Β«Nel nome della Grande Madre e pure degli inferi, Mikhail di Varesya, che diamine ci fai qui?Β»
Β«Non ce la facevo piΓΉ a starmene con le mani in mano e allora ho deciso di unirmi a voi per combattere al vostro fianco. In fin dei conti in mezzo a quei matti della Gilda c'Γ¨ pure mio fratello e ho ragioni piΓΉ valide delle vostre per fare la mia parte. VarcherΓ² le mura della fortezza insieme a voi e non c'Γ¨ niente che possiate fare per impedirmelo. Ne ho il diritto e ormai sono un uomo, so badare a me stesso e non dovete preoccuparvi per me.Β» In fin dei conti gli avevano insegnato a lottare sia con la spada che con la magia, aveva appreso tutto e di certo non per nascondersi in un palazzo come una donnicciola in momenti come quello. Era la sua occasione per fare il grande salto, non solo per salvare Iago. Il richiamo della battaglia era troppo forte perchΓ© potesse ignorarlo.
Godric sospirΓ². Β«Misha, penso che tu non abbia ben capito quanto la situazione sia pericolosa e non credo che...Β»
Β«Oh, andiamo!Β» si lamentΓ² il giovane, per poi posare gli occhi smeraldini sul re. Β«Dante, ti prego, dammi una possibilitΓ ! Γ per questo che mi hai insegnato a combattere, no?Β»
Dante deglutì, il suo sguardo che continuava a fare la spola da uno all'altro. «Beh...» Schiarì la voce. «Non ha tutti i torti, Godric. In fin dei conti è adulto e c'è in ballo la vita di suo fratello.»
«Sul serio?!» sbottò indignato Reghsar. «Non riesco a crederci! Ci tocca guerreggiare contro Efialti Oscuri che hanno già ucciso chissà quante persone e massacrato villaggi e città , e tu vuoi permettere a Misha, fra tanti altri, di mettere a repentaglio così la propria vita?!»
Evergard si chiese perchΓ© dovesse sempre toccare a lui fare da ago della bilancia. Β«Se farΓ di tutto per restare vicino a noi e non cacciarsi nei pasticci nΓ© fare niente di avventato o stupido, allora...Β»
Β«Non farΓ² niente di simile, lo giuro!Β» esclamΓ² Misha. Β«FarΓ² tutto quello che mi direte voi, promesso!Β»
Β«Io ti dico di restarne fuori e tornare all'accampamento!Β» intervenne Godric categorico.
«Puoi restare, Misha» stabilì infine Dante, ignorando come meglio poté l'occhiata di Godric che sembrava bruciare come un ferro rovente su di lui. «Ma che non ti salti in testa qualche idea balorda, intesi? Resta vicino a noi e tieni la bocca chiusa. Non parlare neppure quando riusciremo ad arrivare a Iago. Potrebbe provare a tirarti dalla sua parte e tu non dovrai cadere nel tranello. Al momento non è tuo fratello, ma un avversario che potrebbe farti del male alla prima occasione.»
Β«Non possiamo saperloΒ» lo contraddisse il ragazzo. Β«Insomma, sono ancora suo fratello. Non puΓ² averlo dimenticato. Iago non mi farebbe mai del male.Β»
«Proprio perché ragioni così non voglio che tu venga!» sbottò Godric. «Sei emotivamente coinvolto, Misha!»
Β«Lo siete anche voi, eppure siete qui!Β»
Dante non ne poteva piΓΉ di discutere. Β«Forse dovrei andare da solo.Β»
Β«Neanche per sogno!Β»
Β«Godric, anche tu rischi grosso. Entrambi siete una fonte di distrazione per me e se sono troppo impegnato a proteggervi, allora potrei perdere la concentrazione e a quel punto saremmo in pasticci seri.Β» Preferiva fare a quel modo piuttosto che avere sulla coscienza uno di loro o entrambi. Β«Tornate all'accampamento. Se dovessi trovarmi nei guai, manderΓ² da voi Magnus e capirete che ho bisogno di rinforzi.Β» Deciso a chiudere la questione, spronΓ² il proprio cavallo e si diresse al galoppo verso la fortezza.
Negli occhi color ambra di Iago le fiamme del caminetto si riflettevano e l'effetto che ne scaturiva dava l'impressione che le sue iridi fossero tizzoni ardenti all'interno del suo teschio pallido e smagrito. Le orbite erano scure, aveva l'aspetto di uno che non riposava affatto da molto tempo, eppure non sembrava stanco né si sentiva tale. In realtà era ancora più determinato a portare a compimento l'opera di Eliphas dopo aver visto quest'ultimo morire malgrado i suoi sforzi per salvarlo. Saggiamente Iago aveva scelto di non lasciar trapelare la notizia della morte di uno dei Re Stregoni di Varesya, avvenuta all'incirca tre settimane prima. La gente aveva più paura all'idea che la Gilda avesse non uno, bensì due capi temibili e crudeli.
Vestito di bianco in segno di lutto, se ne infischiava se gli altri a volte lo prendevano per i fondelli dicendo che sembrava una vedova in pena per la dipartita del proprio sposo. Nessuno di loro aveva stretto con quell'uomo il legame che lui aveva invece instaurato. Nessuno di loro aveva sofferto come lui per la sua scomparsa verificatasi alcuni giorni dopo la presa di Lair Varèn.
Gli altri avevano gioito per l'ennesima vittoria, ma lui non aveva partecipato ai festeggiamenti. Si era rinchiuso in quel lussuoso e spazioso studio e lì era rimasto senza voler vedere anima viva.
Appena udì le porte alle proprie spalle aprirsi, dunque, si preparò a scacciare l'ennesimo suo sottoposto giunto a scocciare. Quando tuttavia si voltò per metter in pratica quella volontà , si bloccò vedendo che si trattava di ben due soldati che tenevano saldamente per ambedue le braccia l'ultima persona che si sarebbe aspettato di vedere al proprio cospetto. Il calice che reggeva in mano quasi gli scivolò dalle dita nel momento in cui incrociò lo sguardo alterato del re di Elgorad.
Β«Si Γ¨ presentato da noi da solo. Diceva di voler parlare direttamente con te ed Eliphas. Si Γ¨ arreso subito e non ha opposto resistenza.Β»
Rimanendo impassibile, Iago annuì. «Lasciateci. Se vuole parlare, allora parleremo. Andatevene» ordinò con il tono autoritario e gelido che lo aveva reso famoso nella Gilda.
Pur se incerti, i due obbedirono, non prima di aver rivolto uno sguardo sprezzante a quel sovrano ai loro occhi talmente e scioccamente sicuro di sΓ© da aver osato entrare nella tana del mostro senza portarsi dietro neppure una scorta.
Iago squadrΓ² l'uomo e per un attimo fu tentato di liberarlo dalle catene che gli erano state messe ai polsi, ma ragionando meglio sarebbe stato stupido dargli tanta libertΓ . Non poteva fidarsi, non piΓΉ. Appartenevano a fazioni opposte.
«Guarda un po' chi ha deciso di rifarsi vivo dopo due anni. Vorrei tanto essere sorpreso, Dante, ma ti conosco da anni e hai sempre fatto così, dopotutto. Niente di nuovo sotto il cielo, giusto?» esordì glaciale. «Sapevo che ti saresti fatto avanti non appena avessimo messo piede nel tuo territorio, ma non mi aspettavo che mi avresti sottovalutato così tanto da non portare con te il tuo esercito. Dove l'hai lasciato, se posso chiedere?»
Dante, benchΓ© sconvolto di fronte al cambiamento caratteriale del ragazzo, non si lasciΓ² scoraggiare nΓ© intimidire. Β«Non so per quale motivo tu stia facendo tutto questo, Iago, ma...Β»
Β«Rispondi alla mia domanda. Qui sono io a dettare le regole, Γ¨ chiaro?Β»
Β«Parli come un despota, lo sai?Β»
Β«Tu stesso lo sei, quindi mi perdonerai se non prendo sul serio la ramanzina di qualcuno che indulge nei miei stessi, identici vizi.Β» Il giovane Efialte si avvicinΓ² e fermΓ² a un metro di distanza dal re. Β«Non sono piΓΉ un ragazzino e ti consiglio di mostrarmi un po' di rispetto. Stai guardando l'imminente rovina del tuo regno, Dante.Β»
Evergard si ripetΓ© di mantenere la calma. Β«Io penso che tu ti stia montando la testa, se credi di poter assoggettare l'Ovest intero con un pugno di briganti dall'Anatema facile.Β»
Iago avrebbe riso di fronte all'ingenuitΓ di quell'uomo convinto che lui e Eliphas avessero impiegato tutte le forze di cui disponevano per prendere la fortezza e i territori circostanti. Avrebbe riso, ma non voleva ovviamente tradirsi. Β«Un grande ego giova sempre, specie quando si hanno grandi progetti.Β»
Β«Potrei sapere quali sono? Fino ad ora la Gilda delle Ombre sembra voler terrorizzare tutti quanti e appropriarsi delle terre altrui solo per il gusto di spargere paura e morte ovunque.Β»
«à piuttosto semplice, in realtà » disse Iago, tornando indietro e appoggiandosi con la schiena e con le mani alla scrivania. «Vogliamo porre fine alla tirannia dei pochi sulle moltitudini. Fuori il vecchio, dentro il nuovo. à tempo che persone come te, come i re del Sud, del Nord e dell'Est la smettano di gravare sulle spalle della gente senza aver fatto niente per meritare i privilegi che hanno, se non esser nati in una famiglia migliore delle altre. Ho visto coi miei stessi occhi come vengono trattati quelli come me, gli orfani, i senza-famiglia, i deboli e gli indifesi. Dal giorno in cui vidi mio fratello, Misha, venir legato a un palo e frustato fin quasi alla morte ho compreso che il divario ci sarebbe stato sempre finché qualcuno non si fosse deciso a porre fine a tante ingiustizie. L'Oltrespecchio è malato, è affetto da un tumore e per guarire un tumore c'è solo una cosa da fare: estirparlo prima che possa espandersi ancora.»
Β«WoahΒ» commentΓ² Dante, per nulla impressionato. Β«Volete portare la pace e l'uguaglianza tra le genti terrorizzando e uccidendo quelle stesse genti. Mi sembra azzardato basare una simile crociata su fondamenta plasmate da risibili paradossi.Β» Fece un passo avanti. Β«E dimmi, Iago: una volta che tutti i re, i principi e i nobili saranno stati giustiziati, i loro soldati neutralizzati, che ne sarΓ dell'ordine sociale e pubblico? Molti guarderanno verso te e la tua marmaglia per ricevere consigli su quale direzione prendere, su come ricostruire tutto dopo il passaggio dell'incendio. Non dirmi che lascerai che la gente comandi se stessa, perchΓ© sarebbe una follia.Β»
Β«Che ci sarebbe di male?Β»
Β«Il popolo non sa cosa vuole nΓ© cosa sia meglio per se stesso. Siamo ben lontani dal giorno in cui le persone potrebbero governare senza l'aiuto di una figura in cima alla piramide. Lasciali da soli e distruggeranno tutto fino alla radice, credimi.Β»
Iago rispose in un primo momento con l'accenno di una risata. Β«Il tuo modo di esprimerti Γ¨ quello di un tiranno, Dante. Parli spinto dalla paura e non posso darti torto: temi il giorno in cui ti ritroverai il tuo stesso popolo alle porte, il giorno in cui le persone sceglieranno di bandire te e tua moglie dal regno o assassinarvi pubblicamente in una piazza. Non posso biasimarti se ora cerchi di salvare ciΓ² a cui tieni.Β»
Β«Io sono qui per salvare te, stupido ragazzino!Β» sbottΓ² Evergard, ormai ai ferri corti in fatto di pazienza. Β«Ti stai dirigendo a rotta di collo verso il precipizio e non te ne rendi neppure conto!Β» Nel parlare mosse le mani e fece tintinnare le catene. Β«Tu e quel farabutto che ti ha rimescolato il cervello state spargendo morte e disperazione ovunque! Γ solo questo che state portando, non di certo la libertΓ o la pace!Β»
Β«Disse quello che fece massacrare donne e bambini indifesi e disarmati, persone in disaccordo con la sua campagna di espansione aggressiva e spregiudicata. Hai le mani sporche di sangue e ti permetti di giudicare me, Dante?Β»
Β«Parli di fatti che non conosci.Β»
«Hai sempre una scusa per tutto, non è così?» sibilò Iago. «Mi spiace dirti, però, che io non sono come Godric e non sono solito scusare ogni atteggiamento sbagliato da parte tua o di chiunque si azzardi a trattare il prossimo come oggetti da usare e poi gettare via. Distruggi e quel che è peggio è che non ti interessa minimamente dei danni che le tue azioni e decisioni potrebbero causare al prossimo.»
Dante si rese conto che quella sul serio non era solo una questione di affari e di politica, ma anche personale. Avvertiva con estrema chiarezza la rabbia e il rancore di Iago nei suoi confronti. Forse Godric ci aveva visto giusto, forse Iago era arrabbiato con lui perchΓ© aveva in qualche maniera sottratto l'equilibrio a quella specie di nucleo familiare costituito dai tre ragazzi, da lui e da Godric.
Β«Vuoi davvero che io chieda perdono per essermi sposato e voler essere felice? Γ di questo che si tratta, Iago?Β»
Il giovane restrinse lo sguardo. «Se io e i miei fratelli fossimo stati ai tuoi occhi veramente come dei figli, tu non saresti mai stato così ansioso di avere un erede. Sono anni che cerchi di averne uno e questo mi ha dato molto da pensare con l'andare del tempo. Mi ha spinto a chiedermi cosa io, Misha e Desya veramente fossimo per te.»
Tutto quello che aveva imparato era venuto meno quando una volta, poco tempo dopo le nozze di Dante, aveva fatto visita a Godric e lo aveva sorpreso in un brutto momento, lo aveva visto con gli occhi rossi di pianto recente e un'espressione indecifrabile e da spezzare il cuore nello sguardo. Ravya aveva detto che per un po' Reghsar era stato nervoso, facile al perdere le staffe e allo sprofondare nel malumore, altre volte triste senza un'apparente ragione.
Iago, a differenza di Ravya e dei propri fratelli, aveva compreso benissimo il motivo di quell'atteggiamento e si era sentito ancora piΓΉ in collera con Godric e con Dante. Si era detto che se l'amore era capace di far star male a quella maniera qualcuno, allora tanto valeva starne lontani e concentrarsi su ben altro, su ideali diversi e incorruttibili, su ambizioni superiori che non prevedevano l'affezionarsi ad anima viva.
Eppure aveva in parte fallito. Aveva capito di aver fallito quando aveva visto Eliphas venire trapassato da una lama e infine morire giorni dopo perchΓ© lui non era riuscito a guarirlo, perchΓ© si era fatto cogliere dal panico e dalla disperazione, permesso alle emozioni di offuscargli la ragione.
Godric una volta gli aveva detto che l'amore era l'arma piΓΉ grande e potente che esistesse, ma allora perchΓ© tutto ciΓ² che lui aveva amato era infine diventato cenere?
Gli era stato imposto per anni di credere in una bugia.
L'amore era solo una debolezza, una distrazione, e proprio come l'odio annebbiava la mente come una coltre, ingannava e creava giochi di ombre. L'indifferenza era la condizione ideale, quella migliore e piΓΉ neutrale. Dove c'era l'indifferenza l'occhio era limpido e la mente ben organizzata, niente poteva trarre in inganno o illudere.
Β«Lo sai bene cosa siete e restate per meΒ» disse Dante con durezza.
«Non importa ciò che dici. La verità è una e una soltanto: siamo tre orfani che sin dalla nascita sono rimasti in balia del fato. Forse per te non eravamo granché differenti da tre gatti randagi raccolti dalla strada per pura compassione. Magari a Desya e a Misha andrà bene così, ma io ho deciso di chiamarmi fuori e scavarmi da solo un sentiero tutto mio. Eliphas non mi ha rimescolato il cervello, mi ha solo aperto gli occhi e fatto capire cosa potevo veramente fare con le capacità che la natura mi ha concesso. Non ho fatto altro che quello che tu mi hai ripetuto per anni: mi sono messo alla prova, ho individuato i miei limiti e, anziché rispettarli, ho scelto di scardinarli e superarli. Dicevi che non c'era altro che potessi imparare, ma mi hai mentito, Dante, e lo sai bene. C'era molto altro che avrei potuto apprendere e visto che non hai voluto saperne di insegnarmi quello che realmente sapevi, ho deciso di fare da solo.»
Β«Complimenti. Hai scoperto il mirabolante mondo dei Sette Anatemi. Vuoi che ti dica pure che sei stato bravo?Β» disse gelido Dante. Β«Saprai anche, allora, qual Γ¨ il prezzo da pagare per quella che tu definisci grandezza. Lo sai cosa succede ogni volta che evochi una di quelle maledizioni, dico bene?Β»
Β«Il fine giustifica sempre i mezzi.Β»
Β«La tipica risposta degli immaturi che credono di aver capito tutto e invece sono ancora degli ignoranti patentati.Β»
Β«Se sei venuto fin qui per cercare di farmi cambiare idea, mi spiace farti notare che non stai facendo un gran lavoro, Dante.Β» Iago ne aveva abbastanza. Β«Credo che ti consegnerΓ² ai miei compagni e poi saranno loro a stabilire cosa farne di te. Ti avverto che sono alquanto assetati di sangue, specialmente quando Γ¨ blu, quindi al tuo posto non nutrirei grandi speranze. Nel peggiore dei casi potrebbero decidere di torturarti e ucciderti solo quando sarai tu stesso a implorare la morte. Niente di personale, sono solo affari.Β» Un attimo dopo ordinΓ² ai due suoi sottoposti rimasti fino ad allora in attesa fuori dalla sala di rientrare e portare via quello che era a tutti gli effetti un prigioniero.
Quando tuttavia ciò venne fatto, mentre Dante veniva trascinato lungo il corridoio, questi si disse che non poteva mollare la spugna così. Se lo ripeté finché non trovò la grinta per impuntarsi e reagire: si fermò di colpo e con il gomito colpì uno dei due al viso; nel medesimo istante rifilò all'altro un calcio facendolo cadere a terra. Udendo un tintinnio sospetto, il re di Elgorad capì che era lui a portare addosso le chiavi che forse avrebbero fatto scattare la chiusura delle manette. Intravide la sagoma luminosa di un anello con appese delle chiavi e fece per chinarsi e afferrarlo, ma venne bloccato e tirato indietro dall'altro uomo che, stufo di quella tiritera, estrasse dal fodero che portava al fianco un pugnale e glielo conficcò nel fianco fino all'elsa.
Ciò, però, non bastò a frenare la rabbia che stava animando Evergard, il quale, con una dolorosa ma necessaria torsione riuscì a girarsi e a estrarre con entrambe le mani la lama, anche se sapeva che non avrebbe dovuto farlo. Era sempre bene lasciare l'arma dentro la carne lacerata, impediva all'emorragia di peggiorare e al sangue di fuoriuscire più velocemente.
Non aveva tempo per riprender fiato o anche solo imprecare. Scattò in avanti e affondò con decisione il pugnale nella gola del tizio. Con la coda dell'occhio scorse l'altro avversario di nuovo in piedi e pronto ad acciuffarlo. Girò su se stesso e al volo gli aprì un rosso e grondante sorriso sul collo. Appena fu sicuro che fossero entrambi morti, finalmente prese le chiavi e fra una bestemmia e l'altra trovò quella giusta e si liberò dalle catene.
Gli sembrava di avvertire il sangue sgorgare dalla ferita e scorrere lungo la gamba, sicuramente era così, ma preferiva non pensarci e fare del proprio meglio finché avesse retto.
Udendo i passi di diverse persone farsi sempre piΓΉ vicini, decise di attendere. Come li vide arrivare si vide costretto a ricorrere alle stesse armi che loro utilizzavano: sollevΓ² una mano e senza pronunciare una sola sillaba richiamΓ² a sΓ© le Tenebre e la Morte, le quali si palesarono nelle vesti di un lampo di luce scarlatta che si diramΓ² in quelle che sembravano catene di energia rossa che agganciarono, uno a uno, gli altri dieci presenti. Una dopo l'altra, le loro anime vennero trascinate via dai corpi in un coro di lamenti spaventosi; sagome indefinite e tremolanti che si dibattevano invano vennero infine risucchiate dalle fauci spalancate del teschio luminescente che galleggiava tra le mani del re di Elgorad. Un attimo dopo le scheletriche mascelle si serrarono e tutto terminΓ², lasciando dietro di sΓ© soltanto cadaveri dal viso contratto da un terrore senza pari, gli occhi sbarrati e spenti.
Malgrado Dante potesse con chiarezza avvertire l'energia vitale di quelle persone scorrere ora dentro di lui come un torrente di vita e rinnovato potere, la sua anima invece era dilaniata da un dolore impossibile da descrivere. Per quanto fosse difficile da figurarsi, la sentiva venir squarciata in altri dieci pezzi, dimezzarsi, perdere un altro po' della sua identitΓ e cedere all'OscuritΓ .
Si era ripromesso di non ricorrere piΓΉ a mezzi fino a quel punto ignobili, ma quale altra scelta gli era stata data? Forse invece era stato lui a non voler vederla di proposito e quelle tenebre nel suo cuore avevano colto l'occasione per riaffiorare?
Quale che fosse la risposta a tale quesito, una cosa era certa: era solo l'inizio di una lotta sanguinosa. Il re di Elgorad se ne rese conto quando, attirato dal suono lontano di un gran tafferuglio, si accostò alla finestra lì vicino e vide nel cortile migliaia di sagome di ogni colore, almeno la metà rosse come quella di Iago, battersi le une contro le altre a suon di Anatemi, incantesimi offensivi e lame che scintillavano un attimo prima di affondare nel corpo della loro vittima.
Probabilmente Godric e Misha avevano capito tutto fin da quando lo avevano visto venir incatenato e trascinato dentro il castello e messi in allarme erano corsi ad allertare l'esercito.
Si irrigidì sentendo qualcosa di appuntito premergli contro la schiena e non osò muoversi.
Β«Pare che dovrΓ² occuparmi di te personalmenteΒ» disse Iago, furioso per via di ciΓ² che stava accadendo fuori, anche se doveva essersi aspettato quelle conseguenze sin dal principio.
Dante rimase dov'era. «Blateri tanto sull'aver imparato questo e quest'altro, Iago, e poi mi minacci con una semplice spada? Pare che tu non sia poi così determinato a uccidermi.»
Β«Oppure penso solo che ammazzarti tramite la settima Maledizione sarebbe troppo facile.Β»
Β«Sai che ti dico?Β» ringhiΓ² Dante. Β«Battiti con me lealmente e vedremo chi la spunterΓ alla fine. Fallo o morirΓ² sapendo di esser stato ammazzato da un emerito ragazzino vigliacco con la pessima abitudine di gingillarsi con una magia che neppure sa comprendere o padroneggiare. Vuoi un confronto? Te lo sto offrendo proprio adesso!Β»
Iago rise appena. Β«Ci tieni molto a farti battere da me, vedoΒ» commentΓ² beffardo. Β«Giochiamo secondo le tue regole. Quando sarai in fin di vita ai miei piedi ricorda che sei stato tu a volerlo.Β»
Attorno a loro, fuori dalle mura della fortezza, molti cadaveri giacevano senza vita. Parti di esse e del castello erano crollate per via degli incantesimi che vi erano rimbalzati e avevano causato esplosioni distruttive.
Ormai la battaglia infuriava ancora solamente fra due individui, perchΓ© il resto delle fazioni, quel poco che era rimasto di esse, o era morto o era ormai esausto e troppo stanco per proseguire la guerriglia. Tutti loro, poi, sapevano che a determinare veramente l'esito dello scontro sarebbe stata la vittoria di uno dei due capi avversari.
Misha era ancora in piedi. Sul suo giovane viso recava graffi ancora sanguinanti e l'armatura leggera, adatta a un mago che puntava di piΓΉ sulla magia che sulla spada, era malconcia e rovinata, ma almeno era vivo e ancora cosciente, sebbene tutto fuorchΓ© ansioso di gridare vittoria. Affiancato da Godric che gli stringeva una spalla, osservava in lontananza il fratello e l'uomo che vedeva come un padre adottivo battersi come belve senza l'uso della violenza fisica nΓ© armi all'infuori della magia.
Ogni volta che gli incantesimi evocati da entrambi si scontravano, l'impatto causava scintille, così come onde d'urto spaventose e sorde che facevano però tremare le membra e scuotere le torri e le mura già compromesse. Dante, però, raramente rispondeva all'offensiva e pareva puntare di più sul difendersi tramite scudi magici, schivando i colpi o dirottandoli con l'uso di un braccio. Benché fosse un momento in un certo senso tragico e d'impatto, Misha non poteva non studiare comunque le movenze e la tecnica formidabile di quell'uomo, il fatto che non sembrasse semplicemente evocare una malia dopo l'altra. Era più una fluida, veloce danza in costante crescendo, e Iago, per quanto fosse pazzesco, riusciva a tenere il passo e, a volte, a infrangere gli scudi di protezione e a mandare a segno la propria offensiva.
Per Misha, sempre stato un po' geloso della bravura del fratello e affascinato dalla naturalezza con cui Dante si batteva, era come assistere a una lotta fra titani. Non che avesse chissΓ quanta esperienza in fatto di guerra e battaglie, ma non aveva mai visto niente del genere.
Per un attimo aveva provato l'impulso di fare il tifo per il fratello quando questi, approfittando delle ferite del proprio avversario, aveva piegato letteralmente il suo sangue alla propria volontΓ e creato con esso legamenti che avevano immobilizzato Dante, seppur per un breve lasso di tempo.
La magia che sapeva dominare il sangue era pericolosa e difficile da attuare e padroneggiare, ma Iago c'era riuscito.
Β«Magari finiranno per stancarsi entrambiΒ» disse poi, notando l'espressione preoccupata e a un passo dalle lacrime di Godric. Β«N-Non credo che Iago voglia veramente...Β»
«Io invece credo di sì» lo contraddisse Reghsar, passandosi una mano sotto gli occhi. «à come un gatto che gioca con la preda. Vi ho addestrati entrambi, Misha, e riconosco il modo di fare di tuo fratello. In una situazione differente avrei ragionato in tutt'altra maniera, ma di questo passo ho paura che possa finire male per Dante. à ferito e non credo di averlo mai visto messo così male, e ti assicuro che non è la prima volta che lotta anche se è in pessime condizioni. Lui non ha intenzione di ferire Iago, ma temo che tuo fratello alla fine deciderà di risolvere la situazione alla radice.»
Temeva il momento in cui Iago, forse, avrebbe gridato una parola ben precisa sapendo che quel colpo andava sempre a segno ed era impossibile da fermare o schivare.
Volentieri avrebbe aiutato Dante, ma si rendeva conto di non poter far niente, di non essere all'altezza dello scontro, di essere inutile, e lo vedeva che lui stava soffrendo per ragioni piΓΉ profonde. Lo vedeva che odiava quella situazione, il dover combattere contro Iago e non una persona qualsiasi.
PensΓ² a suo padre e a quanto avrebbe fatto soffrire Roderick fronteggiare lui, suo figlio, la persona che aveva cresciuto, amato e protetto come meglio aveva potuto.
Fu allora, mentre era immerso in tristi pensieri, che venne richiamato al presente da una parola terribile e infame, quella che si era augurato che Iago non pronunciasse: Β«Rasya!Β»
«NO, IAGO, NO! NO, NO, NO!» gridò, scattando in avanti con il chiaro tentativo di mettersi in mezzo e impedire all'Anatema di colpire Dante. Misha, però, lo riacciuffò nell'esatto istante in cui una catena fatta di rossa luce pulsante serpeggiò fuori da un teschio scarlatto in direzione del re di Elgorad, il quale era talmente attonito che non riuscì a far altro, se non restare immobile come un cervo di fronte al cacciatore che stava per ucciderlo.
Β«DANTE, SPOSTATI! CHE STAI FACENDO? SPOSTATI!Β» gli urlΓ² Godric.
Nessuno si aspettava ciò che tuttavia avvenne subito dopo: la catena rossa, appena trafisse Evergard, tremolò, si contorse e infine andò in tanti luminosi frantumi; il teschio si rattrappì su se stesso ed esplose in scintille scarlatte con l'eco di un grido spaventoso.
L'Anatema Rasya, per la prima volta nella sua lunga storia omicida, aveva fallito.
Dante si riprese dallo shock e barcollΓ² sul posto, chiedendosi cosa fosse appena successo e perchΓ©. Come, anzi.
Non puΓ² essere. Sono... sono ancora vivo?
Si tastΓ² persino il polso per accertarsi che fosse tutto reale e, in effetti, lo era. Era ancora in piedi, vivo e vegeto, anche se non si sentiva cosΓ¬ bene. Appena sollevΓ² di nuovo lo sguardo in direzione di Iago, vide la sua sagoma scarlatta raddoppiarsi, poi triplicarsi. Probabilmente il colpo era andato a segno solo in parte e questo lo capΓ¬ grazie al dolore strano che scorreva a ondate sempre piΓΉ intense lungo tutto il suo corpo, in ogni singola cellula.Β
Quanto avvenne nei pochi minuti successivi fu per lui caotico e spiacevole, specialmente quando crollΓ² sulle ginocchia, avvertΓ¬ il sapore ferroso del proprio sangue in bocca e, sentendo quasi di soffocare, iniziΓ² a tossire la linfa scarlatta.Β
Disorientato e in preda a un malessere mai provato prima di allora, si accorse a malapena delle braccia che lo sostennero quando rovinΓ² del tutto a terra e perse conoscenza.
Nel frattempo Iago fissava inorridito Godric reggere sulle ginocchia il capo dell'inerme Dante. Il giovane, come se si fosse risvegliato da un profondo e lungo torpore dei sensi e della mente, sbattΓ© le palpebre e capΓ¬ di star piangendo, proprio come Godric.Β
Che cosa ho fatto?
AbbassΓ² gli occhi sulle proprie mani. Erano pulite e al massimo coperte di graffi e polvere, eppure per lui era come se fossero macchiate di sangue. Ne sentiva il terribile, doloroso peso.
L'Anatema non aveva funzionato, ma chi gli diceva che non avesse comunque ridotto in fin di vita Dante e che quest'ultimo, tra non molto, sarebbe morto lo stesso?
Tremando come una foglia indietreggiΓ², sordo alla voce di Misha che lo richiamava e gli rivolgeva parole che non riusciva a comprendere. Sentiva solo una cosa: l'eco della propria voce che gridava con odio e crudeltΓ l'Anatema.
βAssassino..."
Quella voce fredda e accusatoria, tale e quale alla sua, eppure diversa, risuonΓ² nel suo cranio. Pur tentato di coprirsi le orecchie, sapeva che farlo non sarebbe servito a niente.
βTi aspettavi forse un finale diverso? La sola cosa che tu sappia fare a meraviglia Γ¨ nuocere al prossimo, alle persone che ti amano e che tu stesso hai tradito."
SerrΓ² le palpebre, pregΓ² a quella voce di smetterla, ma sapeva che aveva ragione.
Sobbalzò quando due mani lo afferrarono per le spalle e lo scossero. «Iago!» Era Misha che di nuovo stava cercando di richiamarlo alla realtà . La stretta delle sue dita pareva bruciare anche attraverso i vestiti, tanto che alla fine Iago si scostò in fretta e furia e lo spinse indietro. «Mi dispiace» disse fra le lacrime. «Mi dispiace!» Non ce la fece oltre e corse via, fuggì lontano, ancora e ancora. Dove neppure lui lo sapeva. Voleva solo allontanarsi dalle proprie colpe, da ciò che aveva fatto, e non fare mai più ritorno.
Misha, sconvolto e sull'orlo di una crisi, gridò il suo nome nella speranza di farlo tornare indietro, ma non servì a niente. Distrutto nell'animo, osservò impotente il fratello sparire all'orizzonte.
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