Un po' di te in me.

Decido di mettere un punto, lo decido più per lui che per me, solo l'idea che Tommaso possa minacciarlo mi fa ribollire il sangue nelle vene.
Fingo di non averlo mai incontrato in facoltà, di non aver mai accettato di raggiungerlo al suo studio, fingo che non mi abbia mai colorato la vita.
Ho ignorato qualsiasi tipo di approccio da parte sua, mi sono morsa le mani pur di non rispondere al telefono.
Casa mia è un via vai di facchini, chi consegna le bomboniere, chi gli addobbi, chi gli abiti. A me viene solo la nausea.
È vero, oggi è proprio la nausea che ho, alla sola vista di tutto ciò che sta accadendo.
"Desi, tesoro, guarda che bei fiori." Linda me li mostra sorridente, come se non le avessi mai confessato che amo un altro uomo. Faccio spallucce e mi porto una mano allo stomaco.
Esco in giardino per cercare un po' di aria, vorrei urlare e scappare.
Il telefono mi distrae dai miei pensieri, è Valentina. Da quando sono andata via dallo studio non ho sentito più nemmeno lei.
"Ti passo a prendere stasera, non accetto rifiuti." La sento urlare.
"Vale..."
"Serata solo donne." Mi rassicura.
Ne ho bisogno, in realtà. A pensarci, non ho mai avuto una vera amica che ti viene a prendere e ti porta via dai tuoi pensieri, non ho mai avuto qualcuna con cui sfogarmi e confidarmi. Nel mio mondo di arrivismo non ti puoi mostrare fragile, altrimenti pesce grande mangia pesce piccolo. Mi fa bene sapere che c'è qualcuno che digita il mio numero quando sa che ne ho bisogno. Così accetto, stavolta almeno non mi caccerò in nessun guaio.

La sera Valentina arriva sulla sua auto rosso fuoco, è tenuta stretta nel suo giubottino di pelle, i capelli raccolti.
"Andiamo." Urla aprendo lo sportello.
Mi sistemo in macchina e sono evidentemente impacciata, ho paura che apra il discorso "Lauro", ho paura che mi chieda di Tommaso. Ma non lo fa. Valentina mette in moto e mi porta via da quella casa piena di addobbi.
"Dove andiamo?" Chiedo prestando attenzione alla strada.
"Sorpresa." Mi fa un occhiolino e continua a guidare.
Arriviamo poco dopo in un campetto abbandonato, c'è un sacco di gente, qualche camioncino vende birra, altri panini. Scendo e mi guardo attorno.
"Che c'è? Una con uno Chanel non può starsene tra noi?" Mi punzecchia.
"Dai, scema." Cammino verso il camioncino e ordino due birre.
"Un palco? Chi si esibirà?" Sorseggio.
"Ah, non lo so." Valentina fa spallucce e sorseggia anche lei. Ha un'aria bugiarda, così mi acciglio un attimo dopo.
"Valentina." La ammonisco.
"Che c'è? Non ti fa piacere?" Chiede retoricamente.
"Non devo vederlo più." Fiato fissando il vuoto.
"Però non hai detto che non vuoi." Mi strattona, intanto sento di nuovo il pugno allo stomaco che ho già avuto in giornata.
Mentre discutiamo una voce dal microfono richiama l'attenzione dei presenti, sta per iniziare un piccolo concerto e a cantare sarà proprio "Achille Lauro".
Il suo nome ripetuto al microfono mi entra nei timpani, respiro appena e guardo verso il palco.
Valentina fa più volte dei segni per catturare la sua attenzione, quando riesce gli fa notare che sono lì, così lo vedo non staccare gli occhi da me e cantare come se ci fossimo solo io e lui in quel campo.
Nascondo delle lacrime che mi passano negli occhi, quanto vorrei correre dietro al palco e dirgli che sono fiera di lui, ma devo smetterla.
"Vale, devo andare." Le dico tutto d'un fiato.
"Desi, aspetta." Mi tiene per un braccio.
"No Valentina, mi sento poco bene, lasciami andare." Le urlo contro e mi incammino, fino a che la morsa nello stomaco ritorna più forte, sento le gambe cedere, probabilmente devo essere diventata pallida.
"Desirè." Sento urlare e mi accascio, Valentina mi sorregge appena. Mi trascina fino alla sua auto e mi carica dentro.
Si mette alla guida e corre all'impazzata, mentre cerco di dirle che sto bene e che mi sta passando.
Valentina è testarda, quanto solo Dio lo sa, così mi lascia parlare da sola e mi porta al più vicino pronto soccorso.
"Vale, sto bene." Ripeto inutilmente.
"Non stai bene, sei mezza svenuta, ora ti fai controllare." Mi zittisce e ferma un medico.
Così poco dopo mi fanno tutti gli accertamenti del caso.
Siamo nella sala d'attesa, Valentina mi rimprovera di continuo che devo mangiare di più, che devo curarmi, sembra quasi una madre apprensiva, così mi fa ridere.
"Vale, è solo un po' di stanchezza." Ripeto a raffica, la mia attenzione viene catturata da Lauro che corre verso di noi, è seguito da Edoardo.
"Abbiamo fatto una corsa, come stai? Stai bene?" Le sue mani si poggiano sul mio viso, sento il sangue fluirmi di nuovo.
"Sto bene, non c'era bisogno. Valentina si è allarmata per nulla."
Intanto un'infermiera ci raggiunge.
"Ecco, sono arrivati i risultati." Sorride amichevole. "Puoi stare tranquilla, non c'è nulla che non va. Sei semplicemente incinta, tanti auguri." Sorride nuovamente e si congeda, ancor prima che io possa dire qualsiasi cosa mi passi per la testa. In effetti nemmeno lo so cosa mi passa per la testa, ho solo una tempesta che fa da sfondo alle parole "sei incinta".
"Che cosa? Saranno sbagliati i risultati." Boccheggio appena.
"No tesoro, gli esami del sangue non sbagliano." Valentina scuote il capo e prende posto accanto a me.
Siamo tutti confusi, come dargli torto, Lauro mi guarda con gli occhi pieni di lacrime, sembra voler fare domande ma aver paura delle risposte. Deglutisce appena e si mette a guardarmi.
"Ti prego, dimmi che è mio." Lascia cadere delle lacrime.
"Lauro, smettila." Io le lacrime invece le trattengo. "Io e Tommaso lo stavamo cercando." Mento.
Mento perché deve dimenticarsi di me, deve scappare via da me, non prendersi i miei problemi. Si deve salvare, almeno lui, da questo grigiore.
"Chi mi dice che non è figlio mio?" Mi blocca per un braccio.
"Per qualche volta che abbiamo scopato?" Rido, rido ma vorrei piangere, vorrei urlare. Glielo vorrei dire che spero con tutto il cuore che questo figlio sia suo, che abbia i suoi occhi e i suoi modi gentili, che sia il miscuglio di me e di lui.
"Sembrava piacerti la cosa." Mi urla contro, mentre Valentina ed Edoardo stanno sullo sfondo e cercano di calmarci.
"Sì Lauro, sei bravo a scopare, ma più di quello non volevo da te." Me lo lascio alle spalle.
Valentina mi corre dietro, mi ferma appena fuori.
"Non le pensi quelle cose."
"E chi te lo dice?" Mantengo lo stesso atteggiamento stronzo.
"Desirè, ho imparato a conoscerti, tu non sei così." Fa spallucce.
"Valentina, Lauro deve dimenticarsi di me." Sentenzio convinta e lascio andare le lacrime.
"Prova a dirmelo senza piangere." Mi esorta, si porta poi una mano al viso. "Perché?"
"Vale, questo cazzo di matrimonio è pronto, mio padre mi ammazza se non lo sposo o mi ammazza lo stesso Tommaso. E non so nemmeno se mi ama, ma la figura di quello mollato ad un passo dall'altare non la farà mai." Scuoto la testa, mi metto a sedere, porto le ginocchia al petto e piango tutte le mie lacrime, Valentina viene a stringermi forte.

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