•friend, please•
Era stanca.
Stanca di tutto.
E di tutti.
Voleva solo stendersi sul letto e dormire.
Per sempre.
Prese il cellulare, incerta.
'La chiamo o no?' pensava.
L'ansia la stava divorando dentro.
Non sapeva che fare.
Poi, le sue dita corsero sulla tastiera, e inviò.
'Ormai è fatta'
Si infilò il cellulare in tasca e scese le scale, con la gola serrata.
Strappò un pezzo di carta, prese una penna e scrisse lo stesso identico messaggio:
"Mi dispiace."
~•~
Era arrivata.
Fece scivolare lo sguardo sulla facciata della fabbrica abbandonata e semi in rovina verso cui si stava dirigendo.
Il portone, mezzo scardinato, era abbastanza aperto da permetterle di entrare.
L'interno era proprio come l'esterno: fatiscente e rovinato.
L'unico rumore che si poteva sentire era quello dei suoi passi sul legno scricchiolante del parquet.
Quel posto metteva addosso un'inquietudine assurda.
Salì due o tre rampe di scale e percorse un lungo corridoio.
Alla sua destra c'era una fila pressochè interminabile di porte, mentre a sinistra era tutto un continuo di grossi finestroni impolverati e pieni di ragnatele.
Rabbrividì.
Arrivata alla fine del corridoio, si ritrovò davanti ad un grosso portone antincendio, che probabilmente conduceva al terrazzo.
Poggiò le mani sulla maniglia e spinse con forza.
I cardini arrugginiti cigolarono e cedettero.
Un venticello leggero le scompigliò i capelli non appena uscì fuori.
Il parapetto era basso e largo.
Lei ci salì sopra e ci si sedette, lasciando i piedi a penzolare nel vuoto.
Anche lei si sentiva vuota in quel momento.
Guardò il terreno, decisamente lontano, senza vederlo seriamente.
'Finisce così, eh?'
Un sorriso freddo le si dipinse sulle labbra.
Poi, nel silenzio, si sentì uno squillo.
Lei prese il cellulare dalla tasca e accettò la chiamata senza parlare.
Dall'altro capo, si udì una voce tremante.
"Tesoro, sei lì? Ci sei? Rispondimi per favore, cosa ti è saltato in mente?"
"Heh... Sto bene, non ti preoccupare-"
"IO NON MI DEVO PREOCCUPARE? ALLORA DAMMI SPIEGAZIONI. TI PREGO..."
Lei sospirò:
"Dopo, starò meglio, te lo prometto."
"NO, TU NON STARAI MEGLIO, SCENDI IMMEDIATAMENTE DA LÌ, PER FAVORE, PARLIAMONE, MA RIMANI CON ME, TUTTO CIÒ NON RISOLVERÀ NIENTE"
"Si invece, starò meglio e basta"
"SO BENISSIMO DOVE SEI. SO COSA STAI PER FARE. NON AZZARDARTI A MUOVERTI. STO ARRIVANDO"
E chiuse la chiamata.
Lei rimase lì, col cellulare in mano e lo sguardo fisso davanti a sè.
Il sole stava tramontando.
Gli splendidi colori del cielo le si rifletterono negli occhi.
Si era persino scordata di ciò che voleva fare, di ciò che doveva fare.
Da dentro il corridoio, si sentì il rumore di passi veloci.
La porta si spalancò e una ragazza fece capolino dalla struttura.
Si arrestò ad un paio di metri da leo, con il fiato corto per la corsa.
L'altra non si era nemmeno girata a guardarla.
"Tesoro... Per favore... Scendi da lì, parliamo, oppure rimaniamo in silenzio, come preferisci, ma ti prego, ti prego, non fare ciò che stai pensando. Io ti conosco, so che non lo faresti mai, lo so..."
L'altra sembrava pietrificata: era lì, immobile su quel parapetto, ad un passo dall'alzarsi e saltare.
Ad un passo dal dormire per sempre.
Proprio come voleva. No?
"...no... sono stanca, stanca di tutto. È meglio così per me, credimi..."
Aveva gli occhi colmi di lacrime.
"Non è vero. Pensa alla tua famiglia, ai tuoi amici, a me... Saresti davvero disposta a fare una cosa del genere?"
Nessuna risposta.
Poi pensò. Pensò a ciò che le sarebbe successo senza di lei nella sua vita.
E iniziò a cantare.
I feel for you, but when did you believe you were alone?
You say that spiders crawled inside and made theirselves a home
Where light once was...
Petrified of you you are and who you have become
You will hide from everyone, denying you need someone to exterminate your bones...
L'altra, ancora lì seduta, si girò piano, ascoltando la sua voce.
Non era particolarmente intonata.
Non era particolarmente bella.
Ma per lei, era meravigliosa.
Friend, please, remove your hands from over your eyes for me...
I know you want to leave but friend, please, don't take your life away from me...
La voce le si incrinò in gola.
E fu allora che scoppiò a piangere.
Ma continuò a cantare imperterrita:
Living like a ghost
You walk by everyone you know
You say that you're fine but you've lost your sway and glow
So I stopped by to let you know...
Friend, please, remove your hands from over your eyes for me...
I know you want to leave but friend, please, don't take your life away from me...
Non riuscì più ad andare avanti, e lasciò che le lacrime le scorressero a fiotti sulle guance.
La ragazza seduta sul balcone tremava.
Poi, di scatto, si girò e saltò sul terrazzo, correndo incontro all'altra e buttandole le braccia al collo, piangendo disperata.
"MI DISPIACE" - urlò tra i singhiozzi che le scuotevano le costole fragili - "PERDONAMI, TI PREGO, NON VOLEVO FARTI SOFFRIRE COSÌ-"
Seppellì il viso contro la spalla dell'altra, avvolta dal suo profumo familiare.
Si sentì stringere forte, e poi un bacio leggero sulla fronte.
"Ora sei qui con me, e stai bene. È questo l'importante"
Lei annuì.
"Torniamo a casa, va bene?"
Annuì di nuovo.
Alzò lo sguardo sul viso dell'altra e le asciugò delicatamente le lacrime, sorridendole.
Poi entrambe si staccarono dall'abbraccio e si avviarono all'interno.
Mano nella mano.
Insieme.
Piango. Ve lo giuro, mi è venuto da piangere.
Btw sono abbastanza contenta di come è venuta, anche se me la aspettavo più corta.
E mi aspettavo di farla uscire di pomeriggio e invece no, ops, mi sono dimenticata :')
Perdonatemi :')
~mad skull🖤
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