ᴄᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ 4

"𝙣𝙤𝙣 𝙥𝙤𝙨𝙨𝙤"

Aprì la porta e, dopo averla richiusa con calma per non fare troppo rumore, si diede un'occhiata in giro.
L'appartamento era piccolo, ma molto accogliente: appena entrati vi era un salottino con alcune piantine, dei quadri variopinti incorniciati sulle pareti e molti libri sulle mensole.
Non ci mise molto a capire dove Margot si fosse rintanata quando notò una porta socchiusa e la sentì singhiozzare.
Prese un bel respiro e si avviò verso la stanza.
Appena entrò lei si voltò verso di lui, aveva gli occhi rossi dal pianto e tutto il trucco colato. Robert sorrise, la trovava estremamente carina.
-Vattene!-
Gli urlò contro lanciandogli un cuscino che fini sul viso dell'uomo piuttosto divertito dalla situazione.
Le si avvicinò e si sdraiò accanto a lei sul letto. Margot gli dava le spalle e continuava a dimenarsi per non farsi toccare, ma lui con una calma che non gli apparteneva la prese tra le sue braccia e la attirò verso di sé per calmarla. Ricordava bene che era l'unico modo per farla tranquillizzare, all'inizio si agitava, ma poi si lasciava andare e coccolare.
La strinse un po' di più e come previsto la ragazza si voltò per nascondersi contro il suo petto. In quel momento sentì una piacevole sensazione e le baciò i capelli.
-Mi dispiace così tanto piccola mia...-
Le sussurrò mentre si mettevano seduti per guardarsi negli occhi. Margot a cavalcioni su di lui aveva iniziato a giocherellare con la cravatta dell'uomo mentre lui la guardava con dolcezza.
Le prese il mento con due dita per farsi guardare e le accarezzò una guancia.
Fu questione di attimi, sguardi profondi e sorrisi poco accennati. La ragazza lo tirò verso di sé, le loro labbra si scontrarono con prepotenza e iniziarono a baciarsi intrecciando le lingue.
Robert, preso dalla foga del momento, mise le mani sul fondo schiena di Margot e in pochi secondi la fece sdraiare sotto di sé.
Spostò le mani sui suoi fianchi e iniziò a strusciarsi contro di lei facendole sentire quanto la desiderasse.
Le baciò la guancia, il collo, la leggera scollatura e stava già per raggiungere i seni quando lei gli diede un forte spintone facendolo spostare su un lato.
-No Rob! Non posso! Io sto con Tom.-
Downey era visibilmente eccittato: gli occhi scuri brillavano, le guance erano un po' arrossate, aveva il respiro accelerato e il rigonfiamento della patta si accentuava sempre di più.
Cercò di baciarla ancora per farle cambiare idea perché, anche se lo aveva respinto, sapevano entrambi che desiderava fare l'amore tanto quanto lui.
Ciononostante la ragazza si alzò di scatto dal letto e si sistemò la camicetta.
-Vattene Robert! Ti prego vai via, non rendere le cose più difficili.-
Lui si sollevò guardandola con quegli occhi grandi e tirò le labbra in una sottile linea colma di delusione e tristezza.
-Maggie lo volevi anche tu, non negarlo.-
Tentò di avvicinarsi e di prenderle le mani, non voleva che quel momento finisse, ma lei si distanziò puntando un dito verso la porta.
Non poteva tradire Tom, non era giusto nei suoi confronti, soprattutto dopo tutto quello che il ragazzo aveva fatto per lei. Aveva rinunciato a molte cose, un lavoro sicuro a Chicago compreso, e l'aveva seguita a New York senza ripensamenti. Robert non lo aveva fatto, se ne era andato e non aveva più risposto alle sue telefonate, l'aveva lasciata.
-Vattene, ti prego lasciami in pace.-

Se ne era andato via con la testa piena di pensieri, convinto di non aver commesso un errore. Lei era impegnata, certamente, ma non gli era di certo sfuggito il modo in cui lo guardava e soprattutto come il corpo di lei reagiva in sua presenza.
Stava camminando sulla strada bagnata da più di un'ora, senza una meta precisa, tenendo fra le labbra una sigaretta e il cappuccio in testa. Il ciuffo che spuntava fuori dall'indumento era ormai totalmente fradicio, così come la giacca di pelle. Nonostante fosse autunno inoltrato e la maggior parte delle persone corresse sotto la pioggia con un caldo piumino, lui non sentiva minimamente l'aria pungente di New York. Era abituato al freddo, a quello che si sente nelle vene quando sei solo, il vento non era nemmeno un minimo accenno.
Continuava a camminare, liberando leggere nuvolette di fumo nell'aria, con gli occhi bassi e la mente piena di domande.
Non gli piaceva essere rifiutato, non lo aveva mai sopportato, e il labbro spaccato da qualche sconosciuto, che aveva volontariamente provocato e poi messo al tappeto, era testimone della sua reazione immatura davanti all'accaduto. Lo sapeva anche lui, mentre il rivolo di sangue caldo ancora scorreva tra la ricrescita appena accennata della barba, che non era il modo corretto di agire.
Si era stufato di pulirsi il volto, tanto con quel freddo e con quel buio nessuno gli avrebbe badato.
Alzò lo sguardo quando raggiunse l'entrata di un bar con un insegna luminosa. Sospirò e decise di fare la cosa peggiore per dimenticare: entrò e si diresse verso il bancone.
-Vuoi ordinare qualcosa?-
Disse una ragazza sorridente da dietro il bancone.
Non era mai entrato lì, neanche ne era a conoscenza, ma quando i suoi occhi si posarono su quel corpo femminile pensò che dopotutto aveva fatto più che bene.
-Bourbon.-
Disse passandosi una mano sul viso stravolto per poi gettare uno sguardo fugace a chi ci fosse nel locale notando con piacevole sorpresa che erano rimaste solo un paio di persone in disparte.
La barista gli porse il bicchiere e dopo averlo fissato per un minuto intero, come se potesse parlargli, alzò di nuovo gli occhi verso di lei.
-Come ti chiami, tesoro?-
Le chiese in tono malizioso ricevendo solo un sorriso e una pacca sulla spalla.
-Bevi e poi vai a casa avvocato.-
Inizialmente si sorprese di quell'affermazione, ma realizzò dopo un paio di sorsi che ormai tutta la città lo conosceva.
Quando la giovane gli si avvicinò di nuovo per dargli lo scontrino Robert le prese una mano per bloccarla davanti a sé.
Si guardarono per un istante e poi lui si chinò leggermente in avanti.
-Me lo dici o no come ti chiami?-
Il sorrisetto malizioso sul volto dell'uomo scomparve poco dopo quando una mano pesante e poco amichevole gli si posò sulla spalla. Robert si voltò e vide due uomini, probabilmente quelli che si erano appartati prima, fissarlo in cagnesco.
-Cerchi qualcuno che te le dia ancora più forte?-
Chiese quello più alto indicando il labbro di Downey che probabilmente ancora sanguinava un po'.
Le opzioni erano due: fare l'idiota e prenderle oppure lasciar perdere e andarsene.
Dopo aver constato che non avrebbe mai potuto vincere contro quei due alzò le mani in segno di resa, lasciò i soldi e la mancia sul tavolo e si avviò verso l'uscita per cercare un taxi.
Non ricordava neppure come ci era arrivato a casa di Margot, era abbastanza ubriaco, ma una piccola parte di lui ancora un po' lucida gli fece capire che era comunque meglio lasciar perdere la macchina.
Salì sul primo taxi giallo che si fermò e, dopo aver indicato al guidatore la via dove farsi lasciare, si accasciò contro il finestrino sfinito mentre guardava le gocce di pioggia correre sul vetro.

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