𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐯𝐞𝐧𝐭𝐢𝐝𝐮𝐞𝐬𝐢𝐦𝐨
La muraglia in legno delimitava un'area decisamente vasta, cosparsa di capanne dello stesso materiale unito alla pietra. All'interno diverse persone sembravano svolgere compiti quotidiani e mentre si camminava in quegli spazi sembrava tutto estremamente tranquillo. Gli alberi proteggevano dal sole creando un ambiente forse troppo umido, ma pur sempre accettabile, certo questo non era di aiuto nel combattere gli infetti, però se era nata addirittura una specie di civiltà ciò non aveva rappresentato un grande ostacolo. Il cugino di Hongjoong abitava lì da molto tempo con il suo compagno ormai, avevano accolto tutti coloro che per un motivo o per un altro non volevano più abitare all'interno dei distretti, creando così un grande accampamento nel bel mezzo di quella foresta fatta per lo più di alberi robusti e alti.
Hongjoong si trovava con Seoho, il compagno di Geonhak, a parlare mentre aspettava che quest'ultimo avesse finito con Seonghwa. Forse perché tra jeontuwon si capivano meglio, ma dopo aver spiegato la situazione al cugino, era stato invitato da Seoho a parlare con lui lasciando gli altri due da soli. Hongjoong non aveva mai conosciuto il ragazzo di Geonhak, a dir la verità non sapeva neanche che ne avesse uno, non si vedevano da anni, più precisamente da quando il più grande aveva deciso di lasciare Gangneung per unirsi ad un gruppo di persone che vivevano per l'appunto nella natura. «Così avete lasciato anche voi la città?» domandò Seoho mentre stavano seduti ad un tavolo in legno più in disparte rispetto alla zona in cui c'erano tutte le capanne, «Non proprio, Seonghwa mi sta solo accompagnando a Gunsan» rispose il biondo con un leggero sorriso. «Come è vivere nel distretto?» fu il quesito successivo che il maggiore pose, era da tanto tempo ormai che non vi metteva più piede e non sapeva se fossero cambiate delle cose, aveva deciso di scappare dal suo, ovvero quello di Busan, perché non approvava per niente il modo in cui la società si era divisa e in cui i militari avevano letteralmente lasciato quel distretto a sé stesso. Busan infatti era forse quello più caotico tra tutti, la popolazione aveva eletto dei rappresentanti per tentare di governare dentro quelle mura, ma poiché non vi era più alcuna forma di ordine politico, questi erano costantemente costretti a subire attacchi più o meno dannosi da parte dell'opposizione, mentre nessuno voleva uscire di lì per la paura di cosa ci fosse fuori, quel posto era diventato un vero e proprio campo di battaglia e lui non aveva mai saputo come fosse vivere in un distretto militarizzato.
«Sicuramente molto rigido, ci sono regole ferree da seguire, ma a parte questo si vive abbastanza normalmente» disse Hongjoong scrutando ogni particolare di quel ragazzo, era un bel tipo, e aveva visto solo da come i due si guardavano che voleva bene a suo cugino, «Certe volte mi piacerebbe tornare nel mio, per vedere come stanno le cose e sapere se la mia famiglia è ancora viva» parlò Seoho senza bisogno di specificare di che distretto parlasse. Geonhak aveva già spiegato tutto ad Hongjoong quando era arrivato e lo aveva fatto entrare nel loro accampamento, lo aveva presentato ad alcuni uomini del posto raccontandogli brevemente della loro situazione e da dove alcuni di loro venissero, tra cui anche il compagno, prima di lasciarlo andare con Seoho per fargli fare il giro del posto. «Avete creato un bel fortino qui, quanto ci avete messo?» chiese allora il biondo guardandosi attorno, sapeva che quando Geonhak si era unito a loro ancora tutto quello non era stato creato, ma il cugino gli aveva riferito dove lui e il suo gruppo avevano intenzione di stanziarsi, accennandogli ai progetti che quei ribelli avevano in mente. «Due anni, ma ne è valsa la pena» decisamente ne era valsa la pena, molti avrebbero voluto essere al posto loro invece che per le strade di città ormai totalmente monopolizzate o lasciate a sé stesse.
«Si chiama Seonghwa quello che ti ha accompagnato, giusto?» domandò successivamente d'improvviso Seoho, lanciando un'occhiata agli altri due che stavano camminando poco più lontano, «Esatto» confermò Hongjoong battendo le punte delle dita sul legno, «È tuo amico?» non si aspettava quella domanda e si trovò in difficoltà a rispondere, poteva considerarlo amico suo? Si conoscevano da poco tempo tutto sommato, ma soprattutto, poteva considerarlo amico suo dopo che lo aveva baciato appena un giorno prima? Non lo sapeva e si ritrovò a girarsi per lanciargli un'occhiata più lunga del normale mentre rifletteva su che risposta dare, «Più o meno, perché questa domanda?» decise infine di spostare l'attenzione sul motivo di quel quesito per non lasciare che ricadesse tutta sulla sua dubbia risposta. «Mi sembra un tipo strano» commentò Seoho osservando l'oggetto di quei discorsi mentre parlava con Geonhak, «Si lo è davvero molto, ma non è cattivo» disse allora il biondo guardando nella stessa direzione.
Hongjoong era ancora parecchio turbato dal comportamento dell'altro e da una parte era contento di aver trovato suo cugino ed avergli spiegato come stavano le cose, in tal modo almeno per un po' non sarebbe stato in sola compagnia di Seonghwa, altrimenti era sicuro che la tensione tra loro li avrebbe divorati. Avevano già intenzione di passare la notte lì, era stata la prima cosa che Geonhak gli aveva detto subito dopo averlo accolto nella sua dimora, offrendogli di stare in una capanna momentaneamente vuota poiché i proprietari erano stati mandati per qualche giorno a Seoul per un motivo che non gli era stato riferito. Era bello, secondo il medico, vedere una comunità di persone così unite che lavoravano insieme per la sopravvivenza, e sicuramente vivere lì era meglio di stare in uno dei grandi distretti del paese, ormai tutti monopolizzati e molti dei quali perfino corrotti.
Nel frattempo, Geonhak aveva deciso di parlare con Seonghwa per un po', voleva bene a suo cugino ed era stato decisamente molto sorpreso di trovarlo subito fuori dal suo accampamento, era troppo tempo che non si vedevano e in un certo senso lo vedeva ancora come un bambino se così si può dire. Lui lo aveva visto crescere, pur essendo solo un anno più grande, fin quando non era scoppiata l'epidemia e i suoi genitori erano morti, da quel momento era stato preso dai militari per allenarlo come jeontuwon, nonostante gli mancasse ormai poco per diventare maggiorenne e decidere liberamente. Di fatto, quando lo diventò, decise di andarsene, nonostante non fosse una cosa ben vista e lasciasse in tal modo una posizione che avrebbe potuto dargli dei vantaggi, dato che quella classe sociale che si era formata stava diventando sempre più importante, ma a quel tempo non poteva saperlo e fece la prima cosa che gli venne voglia di fare, ovvero scappare. Salutò di nascosto solamente Hongjoong, per comunicargli dove aveva intenzione di andare e con chi nel caso fosse successo qualcosa, e poi se ne andò lasciando il cugino di un anno più piccolo da solo. Sebbene avessero solo un anno di differenza, Geonhak vedeva l'altro come qualcuno che doveva proteggere, era sempre stato così e proprio per quello vederlo dopo tanti anni così cambiato lo lasciò di stucco. Quando Seoho aveva chiamato il biondo, lui ne aveva approfittato per parlare con Seonghwa e conoscerlo meglio, interessandosi a chi fosse quel ragazzo in compagnia del cugino.
«Da quanto tempo vivete così?» domandò Seonghwa mentre cammina a guardandosi intorno, la sua prima impressione su quei due ragazzi era stata piuttosto buona. Inizialmente come accadeva con tutti non era molto cordiale, ma conoscendoli quel poco che aveva potuto, aveva trovato simpatia in Geonhak e in un certo senso se Hongjoong si fidava di lui allora avrebbe fatto lo stesso. «Da quasi sette anni ormai» rispose sincero il maggiore, aveva i capelli neri pece e uno sguardo decisamente affilato, «Wow, un bel po' di tempo» commentò subito dopo il grigio sorridendo, eppure gli piaceva quello, solo il pensiero di poter vivere lì invece che nella città gli metteva tranquillità, e per lui che non aveva mai amato le persone e la confusione era decisamente meglio. «Già.. ma penso che si viva meglio qui che in molti distretti» ed era vero, chiunque si poteva rendere conto di ciò molto facilmente, nei distretti l'aria era sempre più pesante, le regole talvolta diventavano soffocanti e l'equilibrio su cui la loro organizzazione di basava era talmente precario che sarebbe bastata la caduta di uno spillo per far crollare tutto. Probabilmente se le persone avessero saputo cosa c'era fuori, che si poteva vivere anche all'esterno di quella che chiamavano zona sicura, probabilmente sarebbero insorte rivolte su rivolte e tutto quello che era stato costruito per proteggere la gente dall'infezione mortale sarebbe stato distrutto. Ed era sicuramente anche per questo che le persone venivano riempite di menzogne, che poi non erano altro che verità ingigantite, per evitare che il desiderio di vedere cosa vi fosse al di là delle mura prendesse piede, era una forma di precauzione se ci si pensa bene, e a quanto pare stava funzionando. Era brutto, ma non si poteva fare altrimenti.
«Questo è poco ma sicuro» disse Seonghwa sicuro di sé, «Sei un jeontuwon, vero?» quella domanda non se l'aspettava, dopotutto non era facile riconoscere quelli come lui poiché non erano altro che persone normali, eppure l'altro doveva averlo intuito. «Da cosa lo hai capito?»
«Anche io lo ero, o meglio, stavo per diventarlo» spiegò Geonhak ricordando il periodo di tanti anni prima in cui si allenava per diventare esattamente come il grigio. «Siete venuti fino qui a cavallo?» prima che questi potesse ribattere, pose subito un'altra domanda che gli era balenata in mente, «Non solo, abbiamo dovuto passare diverse peripezie e ancora siamo lontani dalla meta» rispose Seonghwa, i loro cavalli erano stati lasciati nella stalla di quell'accampamento, era abbastanza grande e anche loro possedevano dei cavalli, ovviamente per potersi spostare.
«Hongjoong lo sa, se avete bisogno di aiuto potete sempre venire qui quando volete» dichiarò il maggiore mentre continuavano a camminare lentamente, «Grazie, ma subito dopo averlo accompagnato ho intenzione di tornare indietro alla mia vita» forse Seonghwa non avrebbe dovuto dire quella cosa, e lo capì dallo sguardo scettico che l'altro gli rivolse, aveva praticamente detto che non gli importava di Hongjoong facendo capire di non vedere l'ora di lasciarlo per tornare indietro. «Lo porti a Gunsan e te ne vai?» chiese dubbioso Geonhak, non gli sembrava una persona cattiva l'altro, ma non sarebbe certo stato tranquillo se il cugino stava in compagnia di qualcuno che non teneva neanche a lui. «Sarebbe quello il piano, ho un lavoro da riprendere e una vita mia» mentre diceva quelle parole, Seonghwa sapeva che non fosse così, o meglio, quello era ciò che avrebbe voluto, ma più andava avanti e più sentiva di non voler lasciare il biondo per alcun motivo, sebbene fosse ciò che avrebbe voluto inizialmente.
«Perchè hai accettato di fare questo viaggio allora? Non penso che tu possa tornare come prima facendo finta che non sia successo niente, ormai la tua vita è anche questo, non trovi?» Geonhak cercò di capirlo meglio, mettendolo di fronte ad un quesito al quale non avrebbe voluto rispondere. «Mi dispiace deluderti ma non è così, sono stato costretto a fare questo viaggio, e per quanto mi riguarda non vedo l'ora di tornare indietro» Seonghwa cercava di non dare a vedere quanto insicuro fosse su quelle parole, se prima ne era certo, adesso non lo era più così tanto e gli sembrava che la sua vita stesse cambiando senza che lui gli avesse dato il permesso, e con essa stava purtroppo, o forse si potrebbe dire per fortuna, cambiando anche lui. «Va bene allora, se così credi, ti chiedo una sola cosa. Se potessi verrei con voi per aiutarvi, ma ho delle faccende da sbrigare qui, perciò per favore, se Hongjoong dovesse aver bisogno di aiuto, non lo lasciare a sé stesso solamente perché tu vuoi ritornare a casa» gli parlò gentilmente il maggiore, teneva a suo cugino e sapere che stava là fuori da qualche parte da solo non lo tranquillizzava affatto, ma se quel ragazzo stava con lui allora poteva fidarsi. Lo conosceva appena, ma da come aveva parlato Hongjoong quando lo aveva presentato, sembrava che il biondo si fidasse di Seonghwa, e quindi anche lui avrebbe dovuto riporre in po' di fiducia in quel ragazzo che in fondo non sembrava una brutta persona.
Seonghwa annuì rassicurandolo, sapeva che ciò che aveva detto fosse vero, non sarebbe potuto tornare alla sua vita come se non fosse accaduto niente. Specialmente dopo essersi accorto di aver veramente iniziato a provare qualcosa per il biondo, non poteva fare a meno di ripensare a quando il giorno prima lo aveva baciato, era stato bello, ma purtroppo il coraggio ancora gli mancava e in cuor suo era consapevole di aver lasciato un'infinità di domande e dubbi in Hongjoong, sperava solo che queste domande non gli venissero poste perché sapeva di non essere in grado di ammettere la verità, o almeno non ancora.
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-Io excited per i prossimi capitoli uwu-
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