Capitolo 3
Shouto aveva guardato Izuku uscire a passi malfermi dall'ufficio in preda a un orrore totale e assoluto. "Perchè lo amo?" Che razza di scusa idiota era, quella? Non avrebbe mai capito come Midoriya, un uomo attraente e dall'intelligenza normale, potesse lasciarsi trasformare in un completo idiota da qualcuno del calibro di Shinsou. Non riusciva a vedere dietro il fascino e le tiritere zuccherose da imbonitore? Non si rendeva conto che aveva all'incirca la profondità della sua abbronzatura finta e che provava qualcosa di genuino solo per se stesso? Non si accorgeva che Shinsou era uscito con lui solo perchè era ben provvisto di apparimento per essere un ragazzo e che gli serviva un posto dove dormire fintanto che c'erano i muratori nel suo?
<<Perchè lo amo>>, borbottò tra sè, scuotendo la testa. Nutriva una profonda avversione per quella particolare frase. Era il perchè a rovinarla. Il perché copriva con un tono maligno parole che sarebbero altrimenti state del tutto piacevoli. Il perché lo trasformava in una giustificazione, invece che un'affermazione. Una giustificazione del lui in questione. Una giustificazione che permetteva a tali mancanze di proseguire indisturbate e senza recriminazioni. Shouto lo sapeva fin troppo bene. Aveva trascorso molto tempo a riflettere proprio su quella frase, da quando l'aveva sentita pronunciare in una delle conversazioni più importanti della sua vita. L'ultima che aveva avuto con sua madre prima di partire per l'università.
<<Perchè non lo lasci, mamma?>>, le aveva chiesto in un impeto di coraggio mentre saliva in auto. Era la prima volta che accennava in pubblico alle pessime condizioni del matrimonio dei suoi genitori.
Gli occhi di sua madre si erano riempiti di lacrime e lei lo aveva fissato a lungo prima di rispondere: <<Perchè lo amo>>.
Suo padre era il gestore del pub di un quartiere malfamato di Manchester e per molti anni aveva lottato per resistere alla tentazione della sfilata di mogli trascurate che entravano a ubriacarsi e a riversare i loro problemi nel suo orecchio sempre disponibile. La prima volta che sua madre lo aveva trovato avvinghiato a una rossa scheletrica nello scantinato dopo l'ora di chiusura, Todoroki aveva circa dodici anni. Poteva ancora vederla al tavolo da cucina, bianca come un lenzuolo e tremante, mentre suo padre chiedeva con nonchalance perdono e dispensava promesse vane come coriandoli. A un certo punto, durante i giorni carichi di ansia che erano seguiti, sua madre aveva ceduto e l'aveva perdonato al fine di mantenere lo status quo, ma la vita non era mai tornata la stessa. Periodi di calma relativa avevano la meglio finché suo padre non faceva qualche cretinata, veniva scoperto e sua madre crollava. Passava giorni infiniti a piangere finché il perdono non ricominciava a farsi strada nel suo cuore, proprio come suo padre, ammiccando malizioso, gli aveva preannunciato un giorno a colazione. C'era una parte di Shouto che era arrabbiata con sua madre. Per essere debole e sottoporre non solo se stessa ma anche lui a quella farsa di famiglia. E per usare l'amore come scusa. Si era ripromesso di non lasciarsi mai influenzare in quel modo. L'amore non aveva il diritto di costringerti a una vita d'inferno come aveva fatto sua madre. Non aveva il diritto di manipolarti, di farti precipitare dalle stelle alle stalle e confonderti le idee. Era convinto che l'amore fosse qualcosa da controllare e gestire con mano ferma e mente lucida. Il cuore doveva restare sempre in secondo piano, o rischiavi di finire come sua madre; e Ikuzu, se è per questo.
Se Midoriya avesse provato a usare un po' più spesso la testa invece di ascoltare il suo cuore incauto, forse sarebbe stato meglio. Sperò che avesse recepito il suo messaggio minaccioso riguardo a qualunque contatto potesse pensare di avere con Shinsou durante la sua crisi di nervi post-rottura. Non so sarebbe stupito se l'avesse chiamato implorandolo di dargli una seconda possibilità, considerato il livello di buon senso che applicava alla sua vita amorosa. Controllò il telefono per vedere se aveva risposto proprio mentre questo si illuminava, annunciano l'arrivo di una chiamata molto gradita.
<<Non è da te chiamarmi al lavoro>>, rispose.
<<Scusa, ti disturbo?>>, chiese una donna dalla voce bassa e calma.
<<Per nulla>>, disse lui. <<Un po' di sanità mentale potrebbe farmi comodo>>.
<<Bene>>, disse lei. <<Ti chiamo riguardo a quella polizza assicurativa che mi hai chiesto di controllare>>.
<<Fantastico>>, disse lui, sollevato di poter conversare con una persona su un argomento che non destava forti emozioni.
<<Be', l'ho esaminata dalla prospettiva di un avvocato e di certo è del tutto legale>>, continuò lei. <<E dal punto di vista personale penso che tu abbia ragione. È molto ragionevole, per noi, assicurare il nostro matrimonio>>.
<<Sapevo che saresti stata d'accordo, Yaoyorozu>> disse Shouto, appoggiandosi allo schienale della sedia e complimentandosi ancora una volta per la sua scelta della fidanzata. Era per quello che Momo era la donna perfetta per lui. Qualcuno che nella frenesia dei preparativi nuziali poteva parlare di un'assicurazione sul matrimonio in tono razionale, invece di chiamarlo in lacrime con racconti di disgrazie con i garofani o litigi con le damigelle d'onore.
<<Be', penso sia molto gentile da parte tua preoccuparti che papà non sprechi j suoi soldi in caso si verificasse qualche disastro>>, disse lei.
<<Be', dato che si ostina a non lasciarci pagare nulla, penso sia il minimo che possiamo fare, non credi?>>
<<Assolutamente. Ed è bello sapere che avremo le spalle coperte se uno dei fornitori facesse qualche grosso casino>>.
<<Esatto>>.
<<Oppure>>, disse lei, mentre Todoroki la sentiva far sfrusciare dei fogli all'altro capo del telefono. <<Oppure se tu venissi mandato oltremare in una missione imprevista come membro delle forze armate britanniche>>.
Gli piaceva anche il suo sarcastico senso dell'umorismo.
<<Hai ragione, Momo>>, rise. <<Dormirò meglio sapendo che potremo comunque pagare per un matrimonio se uno dei due dovesse subire un accidentalmente danno fisico che provochi la morte o una disabilità permanente>>.
Shouto si prese un attimo per riflettere su quell'affermazione.
<<In quel caso mi sposeresti comunque, vero?>>
<<Ovviamente non se fossi morto>>, rispose Yaoyorozu. <<Quanto alla disponibilità, dipende dal grado>>. Ci fu una pausa durante la quale poté quasi sentir girare le rotelline nel suo cervello notevole. <<Penso che un danno cerebrale non mi lascerebbe altra scelta che annullarlo, tuttavia la perdita degli arti potrebbe essere accettabile, purché non li riguardi tutti>>.
<<Capisco>>, disse lui. <<Quindi quanti arti dovrei evitare di perdere, esattamente, se voglio continuare ad avere qualche possibilità?>>,
<<Be'>>, rispose lei dopo qualche altro momento di riflessione. <<Le braccia. Penso che ti vorrei comunque dotato di braccia>>.
<<Per qualche ragione specifica?>>
<<Non voglio passare la mia vita coniugale a pulirti il fondoschiena, no?>>
<<Giusto>>, rispose Shouto. A volte, la fulgida carriera di Momo come avvocato divorzista le dava una prospettiva oscenamente pratica sul matrimonio.
<<Quindi, dovrei evitare qualcos'altro a parte la perdita delle braccia?>>, chiese.
<<Be', farei meglio a chiedere a tuo fratello Natsuo dove ti porterà per l'addio al celibato, perchè l'assicurazione non copre il decesso, la menomazione o le lezioni risultanti dalla partecipazione ad attività pericolose come volare con il deltaplano, fare immersioni subacquee, paracadutismo, gare automobilistiche, arrampicata su roccia, alpinismo o equitazione>>.
<<Be', penso di poter dire che è molto improbabile che Natsuo abbia organizzato una sessione di equitazione per il mio addio celibato. Quella possiamo escluderla>>.
<<Peccato che non sia possibile fare un'assicurazione contro Natsuo>>, sospirò Momo. <<So che è tuo fratello, ma è la persona che ha più probabilità di causare qualche disastro al nostro matrimonio>>.
<<No, sta prendendo tutto molto sul serio>>, lo difese Shouto. <<Gli ho fatto un bel discorsetto e ho detto che deve rigare dritto. Niente sorprese>>.
<<Be', ci crederò quando lo vedrò>>, disse lei, facendo di nuovo frusciare dei fogli. <<Un'ultima cosa, poi devi andare perchè ho una riunione con un cliente che inizia tra cinque minuti>>.
<<Spara>>.
<<Allora, la polizza dice che, in caso uno dei due contraenti abbia dei ripensamenti prima del giorno in questione, coprono il counseling professionale ma nessuna delle spese sostenute>>.
Todoroki lasciò che il silenzio successivo a quel commento si protraesse per un momento di troppo. Compensò con una risata forzatamente allegra.
<<Molto rassicurante>>, disse quando ebbe finito. <<Avremo ridotto tuo padre sul lastrico, ma è improbabile che ci taglieremo le vene>>.
<<Sì, giusto>>, rispose Yaoyorozu, ridendo a sua volta. <<Meno male che, dopo tutto questo tempo, non c'è proprio nessuna possibilità che succeda qualcosa del genere. Santo cielo, se non siamo sicuri adesso quando mai lo saremmo?>>.
<<No>>, disse lui. <<Sarebbe del tutto ridicolo che uno dei due si tirasse indietro dopo sedici anni>>.
<<Hai ragione>>, convenne Momo.
<<Che idioti saremmo ad aver sprecato tutto questo tempo>>, disse lui.
<<Sì>>, disse Yaoyorozu.
<<Cosa diavolo direbbero di noi?>>, chiese lui.
<<Mmm>>, rispose lei.
<<Saremmo lo zimbello di tutti>>, aggiunse Shouto.
Ci fu un altro silenzio prima che Momo lo colmasse.
<<Allora sarò felice di prendere accordi con l'assicurazione>>, disse allegra.
<<Sei sicura?>>, rispose lui. <<Devi essere impegnatissima a organizzare tutto il resto>>.
<<Non è un problema, davvero. Il resto è tutto sotto controllo>>.
<<Be', ti ringrazio>>.
<<Bene, devo andare. Ci vediamo questa sera>>.
<<Sì, a più tardi>>.
Shouto mise giù il telefono, fissò la professionale foto di fidanzamento sulla sua scrivania e si chiese, per l'ennesima volta, se fosse davvero lui che sorrideva come uscito da un catalogo. Qualche minuto dopo si riscosse e decide di controllare come stava andando la squadra di fantacalcio.
Il vero problema cruciale del giorno.
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