19- Ultimi attimi

Il metallo della canna della pistola era freddo contro la mia fronte.
Un brivido mi pervase la schiena e mi fece chiudere gli occhi.

Stavo per morire. E il mio killer sarebbe stato Hunter... Che ironia della sorte no?

La persona che mi aveva fatto rivalutare la mia intera vita adesso era quella che ne avrebbe posto fine.

Pensai ai miei genitori, all'amore di mia madre, alla severità giusta di mio padre. Pensai a come erano felici quando ero tornata a vivere con loro.
Avrebbero dovuto lasciarmi marcire in Inghilterra, non saremmo arrivati a tutto questo...

Pensai a mio fratello. Mi ero arrabbiata così tanto con lui, l'avevo odiato per avermi mandato all'ospedale... Quando tutto quello che voleva fare era proteggermi, in un modo completamente sbagliato, ma voleva farlo.

Aprii gli occhi e li fissai in quelli di Hunter.
Ero pronta. Pronta a morire per quella che era solo una stupida vendetta. Magari una volta uccisa me, gli animi si sarebbero placati.
Magari non avrebbero sterminato la mia intera famiglia...
Poi guardai il gelo che velava gli occhi del ragazzo davanti a me e capii che non sarei stata l'ultima.

Le sue labbra erano strette, il suo respiro regolare, gli occhi erano di nuovo quel color tempesta che mi piaceva tanto.

Un angelo caduto direttamente all'inferno.

Sentii il click che segnalava che il colpo era in canna.

«Spara, avanti.» sibilai, se dovevo morire tanto valeva farlo in modo veloce.

Lui assottigliò gli occhi e un velo di divertimento gli ricoprí gli occhi.

Si divertiva il bastardo.

«Hunter, non abbiamo tutto-» un botto interruppe il padre. Anche Hunter sembrò sorpreso nel sentirlo, perché abbassò per un secondo la pistola.

Due uomini corsero alla porta per vedere cosa stava succedendo, e non appena l'aprirono esplosero altri due colpi che fecero cadere entrambi a terra agonizzanti.

«Dannazione!» urlò Stark estraendo una pistola «Hunter, prendi la ragazza. Usa la porta sul retro e finisci il lavoro. Degli Scorpions ce ne occupiamo noi.»

Hunter mise via la pistola e si avvicinò per slegarmi, ma prima il padre lo afferrò per la spalla e gli disse con tono minaccioso «Non mi deludere Hunter. Fallo per tuo fratello.»

Lui non rispose, annuí velocemente e poi torno a concentrarsi su di me. Non appena fui libera di alzarmi, con un braccio Hunter mi circondò il collo e con la mano libera mi puntò nuovamente la pistola alla tempia.

«Niente scherzi Kat.»

«Katharine» lo corressi fredda, si era perso il diritto di chiamarmi Kat da un po' ormai.
Alla mia risposta la sua presa si fece più ferrea e iniziò a trascinarmi fuori attraverso una porta situata al fondo della stanza, che conduceva in un lungo corridoio nero.

Cercai di divincolarmi, ma lui non cedette.

«Sei un codardo!» urlai «Mi fai schifo Hunter Stark! Hai capito? SCHIFO!»

Lui mi diede uno strattone «Urlare non ti servirà a nulla.»

Con un calcio aprí una porticina di ferro alla fine del corridoio e ci trovammo in un cortile interno di qualche edificio.
Ad un centinaio di metri da noi potevo vedere delle macchine che passavano, forse se avessi urlato qualcuno mi avrebbe sentito.

Hunter mi lasciò andare spingendomi verso il muro, sempre puntandomi la pistola contro.

«E così è sempre stato questo il tuo piano?» gli chiesi «Uccidermi?»

«Fin dall'inizio» mi disse sicuro con un ghigno

«Sei un gran bastardo.»

«Non sei la prima a dirmelo, sai?»

La nostra breve conversazione pre-morte fu interrotta da dei passi, qualcuno aprí la porta.

«Abbiamo bisogno d'aiuto dentro Hunter, muoviti e falla finita» era Lowe.

Feci un passo indietro e mi appoggiai al muro, cercando un sostegno, le ginocchia mi stavano per cedere.

Forse se avessi iniziato a correre sarei riuscita a raggiungere la strada principale e a scappare.

Prima ancora però di poter anche solo muovermi un colpo mi risuonò nelle orecchie e un dolore lancinante mi pervase il petto.
Le ginocchia mi cedettero, mi lasciai scivolare contro il muro e poi a terra.

Potevo vedere il sangue macchiare l'asfalto.
Il MIO sangue.

Così Hunter aveva sparato. L'aveva fatto davvero.

Udii dei passi, ma provavo talmente tanto dolore da non riuscire a muovere un muscolo.
Probabilmente si stava avvicinando per darmi il colpo di grazie, ma tanto cosa importava, sarei morta comunque.

Qualcuno si accovacciò accanto a me, mi portò due dita sul collo e una voce che conoscevo bene mi sussurrò in modo quasi impercettibile all'orecchio «Aspetta dieci minuti e poi vai sulla strada principale e chiedi aiuto.»

Sentii poi la voce di Lowe poco lontano «Allora?!»

Hunter si alzò «Morta.» sentenziò con un tono che sembrava puro entusiasmo.

Chi era Hunter Stark?

Lí sentii andare via, e la porta chiudersi. Rimasi immobile, proprio come mi aveva detto di fare lui.
A tratti vedevo nero per il dolore, la vista mi si offuscava e sembrava che qualcuno mi stesse pugnalando tanto il dolore era intenso.

Non so quanto tempo passò, ma mi resi conto ad un certo punto che dovevo alzarmi e andare a chiamare aiuto. Più il tempo passava più le mie speranze si affievolivano... Non volevo giocarmi la possibilità che Hunter mi aveva regalato.

Con fatica e appoggiandomi al muro mi alzai in piedi.
Ero completamente ricoperta di sangue, mi sentii male quasi alla vista di tutto quel rosso.

Non è il momento di essere debole di stomaco, Kat

Mi strascinai con fatica fino alla strada principale. Data la posizione periferica del luogo in cui ci trovavamo di macchine non ne passavano molte, ma erano comunque abbastanza perché qualcuna di fermasse.

Non mi fermai neanche un secondo a pensare, mi buttai in mezzo alla strada bloccando la prima macchina che mi capitò a tiro.

Per poco non fui investita, ma riuscii nel mio intento. Caddi a terra però, le mie gambe non volevano più saperne di reggermi.
La vista si faceva nera a tratti e il respiro sempre più pesante.

Avevo aspettato troppo nel vicolo?

Al volante c'era un uomo sulla cinquantina, che subito scese dall'auto e mi aiutò a mettermi in piedi «Signorina? Signorina?! Sta bene?!»

«No...» anche a parlare facevo fatica, le parole mi si accartocciavano sulla lingua e si mischiavano l'una con l'altra «Ospedale... Io devo...»

«Salga in macchina, l'accompagno io!» mi aiutò a salire e poi partí a razzo per le strade della periferia di New York
«Mi deve parlare però signorina, deve continuare a stare sveglia! Chi è stato?»

«Io-»

«Io?» mi esortò a continuare, ma non riuscivo davvero a parlare, mi costava uno sforzo immane.

«Morta...»

«No, mi bastano solo pochi minuti e siamo al Central, resista signorina!»

Probabilmente svenni o mi addormentai perché pochi secondi dopo sentii più mani tirarmi fuori dall'auto, aprii gli occhi e vidi donne in camice bianco affaccendarsi attorno a me con fare frenetico.
Vidi la chiazza di sangue sul sedile dell'uomo.

«Sangue... Mi dispiace-» cercai di indicarlo con la mano, ma non avevo abbastanza forza.

«Passatemi la maschera, e avvertite che preparino la sala due, abbiamo un'emergenza qua!»

«Sangue-» continuai a ripetere, ma nessuno sembrò sentirmi.

Mi misero sulla bocca e sul naso la maschera dell'ossigeno e poi mi spinsero dentro l'ospedale su una barella.

L'ultima cosa che vidi fu un medico in camice verde parlare con un'infermiera «È stata fortunata. Chiunque le abbia sparato ha mirato esattamente sopra il cuore... Voleva lasciarla in vita.»

Voleva lasciarla in vita

Ancora una volta Hunter mi aveva salvato, dopo tutto.

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