2.3 The Hell in Heaven
Il servizio è andato bene, se non si conta quando il nuovo arrivato è quasi arrivato alle mani con un paio di clienti. Ci sono voluti quasi tutti i camerieri, compresa Gabrielle per fermarlo.
Il suo sguardo mi ha fatto accapponare la pelle, per fortuna non ha tenuto troppo tempo i suoi occhi nei miei. Occhi che non erano più neri come la pece, ma del tutto rossi e mi è sembrato di vederci anche delle fiamme all'interno, letteralmente.
<<Fortuna vuole che so bene che si tratta solo di pura fantasia.>>
Essendo io la cameriera con maggior esperienza, sono stata io ad andare dai clienti e parlare con loro, in un tentativo di calmare le acque.
Cosa che sono riuscita a fare solo quando mi sono proposta di regalargli la cena.
<<Non era abbastanza che ormai ero sola a casa e aver dovuto pagare l'intervento dei vigili del fuoco, ora dovevo ancora dilapidare il mio stipendio per rimediare ad altri errori altrui.>>
Quando Orias è tornato in sala sembrava tranquillo, anche se Gabrielle gli mandava ancora tante, troppe occhiate.
<<Chissà se quei due hanno una storia...>>
"Ma che cosa ti è saltato in mente?" Sbraito contro il ragazzo nuovo come una furia, come se una fiamma mi bruciasse dall'interno. "Non lo sai che il cliente ha sempre ragione?"
I suoi occhi, scuri come una notte senza luna e calmi come l'Oceano Pacifico, mi mandano ancora più in bestia.
"Ero stata chiara: nessun litigio, se il cliente dice qualcosa dovete venire da me! Mi pare che parliamo la stessa lingua!"
Lo vedo aprire la bocca, con un'aria divertita sul volto e lo interrompo prima che una delle sue battute possa peggiorare il mio stato d'animo.
"No!"
Finge di chiudersi la bocca con una chiave e, a quel punto, capisco che non serve a niente arrabbiarsi. Dopo un urlo di frustrazione, mi volto ed entro a cambiarmi.
<<Sono le due di notte e domani ho una lezione importante, chissà se riuscirò ad arrivare a casa e dormire un paio d'ore.>>
"Ehi, Ginevra."
Con ancora un diavolo per capello, mi volto, pronta a uccidere a parole chiunque incroci il mio sguardo, ma gli occhi bianchi e inquietanti di Gabrielle mi paralizzano sul posto. Oltre ad avere un forte potere calmante sui miei nervi.
Rilasso le spalle e rilascio un sospiro, prima di finire di posare le mie cose e ricambiare il saluto.
"So che Orias ha sbagliato, ma il luogo in cui è cresciuto non gli ha insegnato la civiltà."
Sento una nota di preoccupazione, di rimorso e non so che altro nel suo tono e questo mi fa aggiungere credibilità al mio pensiero su di loro.
"Non mi interessa, quando è qui al lavoro deve essere il miglior cameriere del mondo o saremo tutti a rimetterci."
Sospira e annuisce, abbassando lo sguardo sulle sue scarpe da ginnastica chiare per poi rialzarlo su di me, con una nuova luce negli occhi.
"Ti andrebbe di andare a fare un giro con me?"
L'entusiasmo è palese, ma un mio sbadiglio glielo cancella dal viso.
"Sarebbe bello, anche se non c'è molto aperto a quest'ora. Peccato che domani io abbia una lezione molto importante da seguire sulla psicologia umana."
Un altro sbadiglio mi prende impreparata e fa sentire Gabrielle un po' fuori luogo.
"Oh, va bene. Allora, scusa se te l'ho chiesto."
<<Della ragazza dura e seria che ho intravisto prima del servizio, non ne è rimasta traccia.>>
"Non preoccuparti, non potevi mica saperlo." Dico, camminando verso l'uscita del ristorante al suo fianco.
"Almeno permettermi di accompagnarti a casa."
Nonostante tutte le mie lamentele e averle spiegato che casa mia non dista molto, lei è stata irremovibile e quando l'aria della notte ci ha investite, un altro imprevisto si è fatto strada nella mia vita.
"Cosa ci fanno due belle fanciulle tutte sole a quest'ora della notte?"
Orias è poggiato contro il muro del locale, con un piede su quest'ultimo e una sigaretta accesa nella bocca.
"Metti giù quel piede, brutto zotico!"
Le mie parole hanno il potere di far ridere la ragazza al mio fianco, prima che lei stessa risponda al ragazzo.
"Non siamo due donzelle in difficoltà e non abbiamo bisogno di un cavaliere che ci protegga, quindi va' via."
Lui soffia del fumo, creando delle figure che ricordano delle fiamme al posto dei soliti cerchi, e lancia a terra la sigaretta.
"Ma non sapete che è proprio questa l'ora in cui i demoni vagano sulla terra in cerca di belle donne da possedere?"
Non so perché, ma il suo tono e il suo volto, quasi del tutto coperto dal buio della notte, mi fanno venire i brividi e mi stringo maggiormente nel mio cappotto leggero.
Frugo nella borsa e tiro fuori il mio fidato spray al peperoncino, comprato dopo una brutta esperienza, e lo dondolo in faccia al ragazzo.
"Non preoccuparti, sappiamo difenderci."
Non sapevo di star prendendo le parti di qualcuno in quel momento e lo avrei scoperto molto più avanti, anche se le scelte che stavo compiendo stavano per essere messe in discussione.
"Forse mi sbagliavo. Le tue decisioni non vanno mai messe in discussione."
"Dev'essere mia." Disse una voce nella sua testa, prima di rimarcare un "A tutti i costi" che fece sorridere chiunque stesse sentendo quelle parole.
Sarebbe stata una battaglia prima della vera battaglia.
Quella che avrebbe garantito la vittoria a una delle due parti.
Quella che avrebbe portato più distruzione.
"Grazie per la compagnia, Gabrielle."
Mi volto verso di lei, sorridendole sinceramente. Sono contenta di essere riuscita a parlare con lei, anche se per pochi minuti.
"Ma figurati, non è stato nulla di che! Allora, ci vediamo domani?"
Annuisco e apro il portone con le chiavi, girando ancora il viso nella sua direzione per vederla ancora lì, ferma e immobile in attesa che io entri.
"Non mi succederà nulla ora, grazie. Vai a casa e riposati, il primo giorno è sempre il più difficile."
Saluta con la mano, mentre compie qualche passo all'indietro e io mi richiudo la porta alle spalle.
Quando la mia testa tocca il cuscino non riesco a non pensare che finalmente la giornata è finita e, con ancora i vestiti addosso, lascio che Morfeo mi rapisca per portarmi nel mondo dei sogni.
In un mondo dove io non devo sgobbare così tanto per ottenere così poco e dove i miei genitori sono decisamente migliori di quelli che mi sono stati donati dal Signore.
"Dormi piccola Ginevra, anche se sei l'unica che potrebbe salvarci."
Qualcuno, dall'alto, la osservava e la proteggeva, mentre qualcuno, dal basso, la studiava e preparava un piano.
"Dormi piccola umana, dormi perché tra non molto non lo farai più."
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