Un'idea d'uomo


"Ma l'impresa eccezionale, dammi retta,

è essere normali."

                                 Lucio Dalla


Soppesai il burro di arachidi sulla punta del coltello come se potesse parlarmi, magari svelandomi il segreto della composizione atomica dell'universo.

Voglio dire, deve pur esserci un motivo se quelle particelle hanno deciso di aggregarsi e formare piante, animali, esseri senzienti di ogni forma e dimensione, l'uomo...

Oh, beh. Era un bel problema che lasciava il tempo che trovava, davvero.

Lasciai scivolare il mio sguardo oltre la ringhiera, giù dal terrazzo dove stavo facendo colazione.

Roma si stendeva ai miei piedi, ma non troppo. Mediamente, insomma.

Laggiù c'erano un sacco di persone, e tuttavia non ero mai riuscito a vedere tra di loro la Persona, il concetto stesso di essere umano, sceso direttamente dall'iperuranio e incarnato in un uomo qualunque, così come un bambino se lo rappresenta: due occhi, una bocca, due orecchie e comportamenti assolutamente normali.

Tutti aspirano nel loro cuore alla stravaganza, come quel vecchio che è appena sceso da un'Harley Davidson, laggiù all'angolo, o la ragazzina vestita da Hippie, che forse sta andando a manifestare a favore di qualche diritto del quale a nessuno interessa.

Molti vogliono diventare artisti, ad esempio.

Una volta lessi un racconto. Iniziava più o meno così: "John White era un uomo mediocre. Aveva un lavoro mediocre, interessi mediocri, amici mediocri. Aveva un'esistenza in cui anche il più volenteroso tra gli assertori dell'irreplicabilità di ogni singolo uomo avrebbe faticato a trovare qualcosa che fosse degno di nota. Ma aveva un amore glorioso e sconvolgente, di quelli che giocano col tempo. Un amore da ballata..."

Dopo quel racconto mi resi conto che volevo incontrare una donna con cui avere un amore tranquillo e borghese, e che la lettura favorisce l'unicità. Così smisi di leggere, a parte i libri di filosofia e i saggi di politica, con quelli tutto sommato trovo che non ci sia pericolo.

Ad ogni modo quella mattina ero sul terrazzo, come tutte le mattine all'ora di colazione, e pensavo che avevo davanti il mondo intero e che avrei potuto spalmare il burro di arachidi più o meno su qualsiasi cosa: sui biscotti, sulla mela o – perché no? – sulla tovaglia; magari avrei potuto fare i gradini a due a due e andare a spalmarlo sulla parrucca della signora che stava passando in quel momento davanti al mio palazzo con un barboncino al guinzaglio, oppure sul naso del Nettuno di Piazza Navona.

Ma sono un tradizionalista, perciò alla fine lo usai per imburrarci il toast.

Pensai che tutto sommato la differenza tra un uomo normale e uno strambo non sia il fatto che abbia o meno il burro di arachidi, ma come decide di usarlo.

Così, con il mio pane tostato ed imburrato e i gerani sul balcone come ci si aspetterebbe da qualunque persona di buon senso, sentii in maniera più acuta la consapevolezza che mi accompagnava sempre, ovvero di essere tutto quello che ci si aspetta da un essere umano.

E pago di questa mia sensazione addentai la fetta di pane: ero davvero la persona più eccezionale nel raggio di qualche chilometro, e non era neppure mezzogiorno.

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