CAPITOLO 35
Maddy
Dopo tanto tempo ero tornata a sorridere, sorridere per davvero. La notte con Caleb era stata fantastica, tutto sopra alle mie aspettative. Quella mattina ero stesaa letto e mi tirai le coperte fino a sopra la testa, avevo bisogno di qualche minutoprima di alzarmi. Mi accorsi però che affianco a me il suo corpo caldo non c'erapiù, dov'era andato? Mi voltai lentamente per cercarlo con lo sguardo ma non lotrovai, Caleb non era nella stanza. L'unica cosa che notai fu un bigliettino biancoappoggiato sopra il cuscino, mi coprii il seno con il lenzuolo, mi misi a gambeincrociate sul letto e lo lessi.
Avete presente le scene romantiche dei film? Ecco, io la stavo vivendo in quelpreciso momento. "Stai vaneggiando Maddy!" mi rimproverò la mia testa. Dicontrovoglia mi alzai dal letto, sarebbe stato ridicolo mettere il vestito della seraprima e i tacchi, pensai dunque ad una soluzione. Decisi di frugare nei cassettidi Caleb dove trovai una maglietta nera, la presi in prestito e la indossai. Aveva ilsuo profumo, mi guardai allo specchio, ero un vero disastro. Il trucco era rimastotutto sul cuscino, il mascara era colato, cercai di levarlo passandomi un dito sottol'occhio. I capelli erano presi persino peggio... decisi di passarci sopra e scesi giùper raggiungerlo.
Feci le scale e percorsi il piccolo corridoio che portava alla cucina, ed eccolo lì.Caleb stava di spalle a guardare il cellulare, non si era preoccupato di indossareuna maglietta, portava solo un paio di pantaloni della tuta neri, gli stavano divinamente. Feci piano in modo che lui non mi sentisse, gli piombai alle palle e loabbracciai da dietro.
«Buongiorno Super Star!» gli dissi, Caleb si voltò divincolandosi facilmentedalla mia presa, mi alzò da terra e io gli misi le gambe intorno alla vita.
«Eccoti finalmente!» mi disse guardandomi negli occhi. Stava sorridendo il cheera molto raro da parte sua. Mi baciò sul collo, le sensazioni che avevo provatola sera prima riaffiorarono. Poi tonò a guardarmi.
«Buongiorno» disse sulle mie labbra e poi mi baciò. Se stare con lui comportava svegliarsi e provare quelle sensazioni allora ci sarei stata per sempre. Dopoesserci baciati per un po' mi rimise a terra, il pavimento era freddo sotto i mieipiedi. Poi riattivai il cervello e ricordai che dovevo andare all'università, in casanon aveva nemmeno un orologio, dovevo sapere che ora era.
«Che ore sono?» chiesi un po' preoccupata di sapere la risposta, avevo già saltato troppe lezioni non potevo mancare un altro giorno intero.
«Sono le nove e venticinque» disse guardando il cellulare, poi lo poggiò sulpiano della cucina. Le lezioni del martedì iniziavano alle dieci dunque avrei fattoin tempo ad arrivare. Dovevo telefonare ad Alyssa.
«Sono in super ritardo, ho lezione sta mattina!» dissi in tono agitato, non avevo ivestiti, la mia faccia era un disastro e i capelli non ne parliamo, per forze di causamaggiore dovevo andare al mio appartamento.
«Non se ne parla, oggi non vai a lezione» mi disse Caleb prendendomi per ifianchi. No! Lui e i suoi occhi blu non mi avrebbero convinta a saltare le lezioni,non se ne parlava. Lo guardai con sguardo dolce ma poi mi divincolai dalla suapresa, lui non fu per niente contento del mi gesto.«Devo andarci per forza» dissi avviandomi a passo veloce verso il salotto, ricordai di aver lasciato la borsa sopra il divano e il mio telefono si trovava proprio lì. Sentii i suoi passi dietro di me.«Dove stai andando?» mi chiese Caleb palesemente confuso dal mio comportamento, in effetti non ero tanto normale ma shh.
«A prendere la borsa, devo chiamare Alyssa per chiederle di venirmi a prendere» dissi io senza voltarmi nella sua direzione. "Eccola la mia borsa" pensaiquando la vidi abbandonata sul divano. La presi e tirai fuori il cellulare, la batteria era ancora carica per fortuna.
«Lo sai che sei proprio una guastafeste?!» la sua suonò come un affermazionee non come una domanda. Stavo rovinando il momento ne ero consapevole, maperdere altre lezioni significava prepararmi agli esami del primo semestre senzale dispense fornite dai professori.
«Un po' come te insomma» gli dissi con gli occhi puntati sul cellulare. Eronervosa, non trovavo il numero di Alyssa. Dopo due secondi mi ritrovai con lemani vuote, Caleb mi prese il telefono, il suo sguardo non mi piacque per niente,che gli stava succedendo? Lo guardai storto, il suo sguardo rivelava irritazione enient'altro.
«Lascia stare, ti accompagno io a casa, non puoi andare all'università con ilvestitino di ieri sera» disse secco senza smettere di guardarmi. Certo era ovvio,aveva perfettamente ragione.
«In effetti hai ragione, non ci avevo pensato» dissi guardando terra. Non sapevoche cosa dire, Caleb aveva la capacità di cambiare umore da un momento all'altro, e io non sapevo ancora gestire il suo carattere altalenante. Non avevo maiavuto a che fare con una persona così bipolare, se si può definire così.
«Facciamo colazione?» mi chiese poi in tono più tranquillo e con un mezzosorrisino sulla faccia. Lo confermo è proprio bipolare.
«No, è tardissimo dobbiamo andare subito» dissi io. Non lo stavo facendo apposta, ma non avevo nessuna voglia di arrivare tardi alle lezioni. Caleb non risposesi limitò a ridarmi il cellulare.
«Allora andiamo a vestirci» disse secco avviandosi verso le scale. Si era offesoveramente? Io rimasi immobile per qualche secondo poi lo seguii a passo spedito,non poteva comportarsi così, mi sembrò un bambino capriccioso in quel momento.
«Che hai?» gli urlai dietro, lui continuò a salire le scale, stavo perdendo lapazienza.
«Niente» disse dopo un po' mettendosi le mani in tasca. In quel momento eratornato ad indossare quella maschera oscura, aveva rimesso un muro, ma stavolta non glielo avrei permesso per nessun motivo, non dopo aver passato unanotte del genere insieme.
«Fermati! Si può sapere che ti prende?» urlai letteralmente, me ne accorsi e mi tappai la bocca con una mano, lui raddrizzò le spalle e finalmente si fermò. Voltòsolo il capo nella mia direzione, lessi dispiacere nei suoi occhi, cercai di addolcireil mio di sguardo che sicuramente in quel momento era duro.
«Volevo solo passare del tempo con te, tutto qua» disse guardandomi negliocchi. L'avevo capito che se la stava prendendo per quello, ma non potevo accettarlo. Come lui aveva i suoi impegni anche io avevo i miei, mentre lui aveva unlavoro assicurato io dovevo studiare per ottenerne uno dignitoso e dunque nonpotevo permettermi di perdere tempo e non studiare. Non che stare con lui fosseuna perdita di tempo, ma insomma per quel che aveva combinato avevo già persouna settimana, recuperare non era affatto facile.
«Anche io, ma ho già saltato troppe lezioni» decisi di dirgli la verità, Calebmi guardò per un secondo ma dal suo sguardo capii che era seccato dalla miarisposta. Non sapevo come comportarmi, non potevo dire nulla che lui prendevatutto sul personale.
«Si capisco...» è l'unica cosa che disse prima di riprendere a salire le scale.Quel ragazzo era veramente impossibile.
Dopo mezz'ora arrivammo nel parcheggio vicino casa mia. Per tutto il viaggioCaleb se n'era stato in silenzio, l'unica cosa che si sentiva era la musica chepassava alla radio. Quei momenti di stallo erano veramente terribili. Lui era orgoglioso, io anche, non saremmo andati molto lontano se continuavamo a nonparlare.
«Grazie del passaggio» gli dissi dandogli un bacio sulla guancia poi lo guardaicon un sorriso, ma purtroppo non ottenni nessuna reazione da parte sua, stavafacendo il difficile, l'avevo capito.«Di niente» mi disse in tono secco tenendo stretto il volante, le nocche gli diventarono bianche da quanto lo strinse.
«Sono stata benissimo» gli dissi in tono dolce poggiandogli una mano sul braccio. Niente, avete presente un pezzo di ghiaccio? Feci scivolare la mia manolontana da lui, in quel momento Caleb si voltò a guardarmi, cercai una minimaemozione nel suo sguardo ma non ne trovai nemmeno mezza.
«Ora vai non vorrei farti perdere altro tempo» disse, poi fissò la strada davantia se. A quelle parole rabbrividii, mi stava allontanando di nuovo, l'aveva già fattoin precedenza e dopo averlo fatto era finito a letto con un'altra. Sentii gli angolidegli occhi umidi, perché mi stava trattando così? Senza degnarlo di uno sguardoe attenta a non far scendere le lacrime scesi dalla macchina, non so come trovaila forza di dirgli le ultime parole.
«Li odio i tuoi sbalzi d'umore, fatti sentire quando ti sarà passata» dissi quasiurlando e senza aspettare una sua risposta sbattei la portiera della sua auto costosa. In un modo o nell'altro Caleb rovinava sempre tutto. Mi voltai e mi avviaiverso il portone di casa, poco dopo sentii il rombo del suo motore. Se ne eraandato senza dirmi una parola
Caleb
Dopo una notte del genere mi aspettavo che Maddy rimanesse con me, inveceno, la ragazzina aveva preferito andare all'università, ma che stronzata era maiquesta?! Forse gli ero bastato solo per una notte come a tutte le altre...
«Merda!» imprecai ad alta voce sbattendo una mano sul volante, i brutti pensieri si stavano facendo strada nella mia mente... l'avevo appena lasciata al suoappartamento, me ne stavo tornando a casa da solo come un coglione, andava afinire sempre così. I miei pensieri furono interrotti dallo squillo del mio telefono.Era Red, risposi dopo qualche secondo.
«Dove sei?» mi chiese senza lasciarmi il tempo di parlare, il suo tono era tranquillo, ma io non riuscii a mantenere la calma.
«Ho accompagnato Maddy a casa sua, sto tornando» dissi cercando di nonurlargli contro, infondo lui non c'entrava nulla.
«Come mai questo tono?» mi chiese Red di rimando alla mia affermazione, siera accorto che non ero in me, non so come facesse.
«Non voglio parlarne» dissi riattaccandogli il telefono in faccia. Dovevo cercare di calmarmi, infondo non era successo nulla di grave, perché prendevo tuttele situazioni come se fossero una questione di stato?! Non sapevo darmi unarisposta, sapevo solo che la mia ragazza aveva deciso che era meglio andare alezione piuttosto che passare del tempo con me e quel fatto non mi andò giù,nessuna ragazza al suo posto si sarebbe comportata cosi. "Lei non è come tuttele ragazze" mi ricordò la mia testa...
Dopo una decina di minuti buoni arrivai a casa mia, parcheggiai la macchinae mi avviai a passo deciso verso il portone, Red era in casa, dopo secoli avevaaccettato di farsi una copia delle chiavi, aprii la porta.
«Non iniziare con le domande non sono dell'umore» gli dissi senza dargli iltempo di attaccare, lo conoscevo bene e non avrebbe ceduto alle mie parole. Miguardò storto, io lo scansai e mi avviai in salotto, il rumore delle sue scarpe sulpavimento mi fece capire che mi stava addosso.
«Invece ora mi spieghi, che hai combinato sta volta?» mi chiese, io non mi voltai, arrivai al divano, mi sedetti e accesi la televisione, lui si piazzò davanti pernon farmela guardare. "Sul serio Red?" pensai. Era davvero uno stronzo quando si comportava così.
«Perché dovrei aver combinato qualcosa? Possibile che devi sempre pensaremale di me?!» dissi in tono offeso alzandomi in piedi. Red non era affatto intimorito da me, anzi fece un passo avanti per farmi capire che con lui era inutileche mi comportassi così.
«Dati i precedenti...» disse guardandomi negli occhi. Sapevo bene a che cosa sistava riferendo, avevo fatto del male a Maddy più di una volta da quando la conoscevo. Mi sedetti di nuovo sul divano. Forse me la stavo prendendo per il nullapiù assoluto, dovevo imparare a razionalizzare di più le situazioni e i momenticome quelli.
«Non ho fatto nulla ok? È stata lei a voler andare via» dissi in tono frustrato,Red mi guardò con un mezzo sorriso sulla faccia, io invece non ero per nientedivertito. Stavo cercando di essere il più perfetto possibile con lei, ma non stavafunzionando evidentemente, mi sentivo insicuro e non mi piaceva stare o sentirmi così, non mi era mai capitato prima.
«Capisco...» disse lui sedendosi affianco a me. Io lo guardai ci scambiammouno dei nostri soliti sguardi d'intesa.
«Invece di stare con me è andata all'università» gli dissi ancora con aria incredula, Red sorrise, evidentemente gli facevo pena, o ridere non lo so.
«Ed è per questo che te la stai prendendo tanto?» mi chiese la mia guardia delcorpo non capendo il mio comportamento. Decisi di pensare prima di rispondere; Maddy aveva già perso una settimana di lezioni, me l'aveva detto Mark, forseera davvero necessario che lei ci andasse. Probabilmente stavo sbagliando tuttodi nuovo.
«Ok forse non è così grave ripensandoci su» ammisi più a me stesso che a lui. Ilmio amico annuì con la testa, avevo perfettamente capito il mio sbaglio, troppotardi come sempre.
«Infatti è quello che ti stavo per dire, ricordati che Maddy ha una vita normale,va all'università, frequenta le sue amiche...» cercò di spiegarmi Red per la milionesima volta da quando l'avevo conosciuta.
«Ho capito, non serve che mi fai la morale» non lo feci finire di parlare, neavevo abbastanza delle sue prediche, infondo aveva solo un anno più di me nonpoteva permettersi di farmi la ramanzina come se fosse mio padre. "Perché tuopadre si fa sentire?" mi chiese la mia testa, decisi di non rispondere e pensare adaltro. Dovevo rimediare con Maddy per l'ennesima volta, ero un totale disastronelle relazioni.
«Comunque preparati che Jaxon ti vuole vedere nel suo studio a mezzogiorno»disse Red riportandomi alla realtà. Jaxon... non avevo nessuna voglia di vederequel bastardo.
«Cosa dobbiamo andare a fare?» chiesi alla mia guardia del corpo. Lui mi guardò e io capii che si trattava sempre dello stesso argomento, ormai non parlavamod'altro.
«Vuole parlarti della tua storia con Maddy» disse Red dando voce ai miei pensieri, certo l'avevo capito, si era proprio fissato.
«Ancora?! Va bene, non credo di avere alternative, aspettami qui» dissi esaustoalzandomi di controvoglia dal divano. Avevo già detto pubblicamente che stavocon Maddy. Basta, doveva darci un taglio.
Andai in camera a cambiarmi, ero andato ad accompagnare Maddy vestito intuta, dovevo vestirmi meglio per andare da Jaxon era solito rimproverarmi ancheper il mio abbigliamento, e dato che non volevo sentire altre lamentele da partesua mi vestii in modo decente: jeans neri senza buchi, e un maglioncino nero.Prima di raggiungere Red presi il telefono, dovevo assolutamente scusarmi conMaddy, mi ero comportato da stronzo senza un motivo ben preciso. Decisi dimandarle un messaggio, non era online... sperai che mi rispondesse.
Nessuna risposta, passarono altri cinque minuti ma nulla. Chiusi la chat e mimisi il telefono in tasca, scesi le scale per raggiungere di nuovo Red erano appenale dieci e venti, avevamo ancora un po' di tempo prima di andare da Jaxon.
«Prima di andare passiamo all'università di Maddy» dissi alla mia guardia delcorpo entrando in salotto. Lui mi guardò storto, non era per niente d'accordo conla mia iniziativa, ma io non avrei accettato un no come risposta.
«Non starle appresso!» mi disse lui, ma non lo ascoltai, io volevo fare di testamia.
«Red è la mia ragazza, ovvio che le sto addosso» dissi in tono autoritario. "Lamia ragazza" suonava perfino strano dirlo ad alta voce, e chi l'avrebbe mai detto,due mesi fa se me l'avessero raccontato non ci avrei creduto probabilmente.
«Immagino che non accetterai un no come risposta» disse Red e aveva perfettamente ragione, sapeva che non poteva dissuadermi dalla mia decisione.
«Vedo che hai capito, ora andiamo» dissi avviandomi alla porta, lui mi seguì,l'ultima cosa che vidi fu che alzò gli occhi al cielo.Una volta usciti di casa salimmo in macchina. Durante il viaggio verso la RiverState decisi di mandare un messaggio a Mark.
I miei amici avevano la brutta abitudine di ripetermi costantemente di non farecazzate, ero davvero così pessimo?
Maddy
Dopo aver fatto le corse per arrivare in orario a lezione ero stanca morta. Ilcomportamento di Caleb mi aveva completamente destabilizzata, non riuscivoa capire le motivazioni per cui cambiava umore da un minuto all'altro. Ero a lezione di diritto con Alyssa e Jade e stavo cercando di rimanere il più concentratapossibile a prendere appunti.
«Allora si può sapere che è successo? Hai una faccia!» mi disse Alyssa a bassavoce, io cercai di stare concentrata sul mio quaderno ma con Alyssa a destra chefaceva domande e lo sguardo indagatore a sinistra di Jade non fu affatto facile.«Io quel Graham lo prendo a calci» imprecò Jade a bassa voce attenta a nonfarsi sentire dal professor Robinson. Alzai gli occhi al cielo e guardai di sottecchiprima una e dopo l'altra.
«Volete finirla, non ci sto capendo nulla» dissi io a bassa voce, mi stavano stufando anche loro.«Questa lezione è noiosissima» disse Alyssa scarabocchiando qualcosa sul suoquaderno, il suo tempo massimo di attenzione ad ogni lezione era sulla mezz'oranon di più.
«Se state zitte dopo vi racconto» dissi io. Non mi ero accorta di aver alzato iltono, me ne resi conto nel momento in cui il professor. Robinson smise di parlare.Cazzo! Fulminai le mie amiche con lo sguardo, ci mancava solo il professorequella mattina.
«Signorina Collyn, c'è qualche problema?» chiese in tono severo. Quell'uomomi faceva paura, alzai appena lo sguardo per capire se stesse parlando con me, ehsi ce l'aveva proprio con me, nessun'altra ragazza portava il mio stesso cognome.Maledizione!
«No, nessun problema, scusi» dissi con il mio tono più gentile che riuscii adusare in segno di scuse. Lui mi guardò per un secondo, nel suo volto non c'era unbriciolo di simpatia o dolcezza. Era un tipo molto burbero.
«Allora la prego di non parlare con le sue colleghe, avrete tempo dopo per discutere dei vostri affari» disse poi guardando anche Jade e Alyssa. Nessuna delletre si permise di controbattere, avevamo sbagliato disturbando la lezione. L'unicacosa che feci fu abbassare lo sguardo sui miei appunti. La lezione riprese senzainterruzioni, finalmente Alyssa e Jade si erano decise a stare zitte.
Dopo cinque minuti la lezione finì, senza aspettare le mie amiche mi diressi versol'uscita, ma sapevo benissimo che loro erano dietro di me, le sentivo sussurrare.
«La prossima volta prenderò posto lontano da voi» dissi io avviandomi al mioarmadietto. Nel mentre presi il cellulare dalla borsa e lessi che c'era un messaggio da parte di Caleb, decisi di ignorarlo, dopo il suo comportamento dovevascusarsi di persona.
«Non te la prendere, sei tu che non sei capace a parlare a bassa voce» mi disseJade che ormai mi camminava di fianco, dall'altro lato avevo Alyssa. Io non risposi, evitai perché in quel momento avrei detto cose di cui mi sarei pentita pocodopo, ero veramente di pessimo umore.«Maddy c'è Caleb!» disse Alyssa battendomi la mano sulla spalla, che cosastava dicendo?!«Possibile che devi sempre raccontare... Cazzo!» mi bloccai appena lo vidi,stava vicino al mio armadietto e un gruppetto di ragazze gli stava addosso, mache gli era saltato in mente? Vedere tutte quelle ragazze attaccate a lui mi fece ribollire il sangue nelle vene. Alcune scattavano foto, altre gli toccavano le bracciae lui le faceva fare senza battere ciglio, dalla sua espressione non sembrava chegli dispiacesse più di tanto.
«Perché avrei dovuto mentirti?!» disse Alyssa dopo il mio momento di shockiniziale, Jade lo stava guardando attentamente, il suo volto non era affatto rilassato, anzi, stava fulminando come me ogni ragazza che gli stava vicino.
«Certo che quelle ragazze sono proprio appiccicose» disse disgustata senza levargli gli occhi di dosso, non eravamo molto distanti ma Caleb non ci vide, eraevidentemente troppo impegnato a civettare con quelle ragazze.
«Guardate come gli stanno addosso» dissi io in tono amaro. Due ragazze inparticolare mi stavano urtando il sistema nervoso, due bionde, una alla sua destra e l'altra che stava alla sua sinistra. Il deficiente sembrava molto concentrato su diloro. Avevo capito che aveva un debole per le bionde, anche la ragazza con cuil'avevo trovato a letto, Olivia, era bionda proprio come loro. Allora perché glipiacevo io, che avevo i capelli quasi neri? Vallo a capire...
«Fossi in te sarei gelosa» mi disse Alyssa a bassa voce. Lo ero, eccome se lo ero.Mi stava venendo la febbre da quanto ero incazzata.
«Credimi che se potessi le prenderei tutte per i capelli» dissi stringendo i dentie strinsi le mani a pugno lungo i fianchi, mi stava salendo l'istinto omicida.
«Al posto tuo l'avrei già fatto» disse Jade convinta. Caleb stava già dando spettacolo, non gli avrei dato anche la soddisfazione di vedermi gelosa.
«Mi sto trattenendo, Caleb sta mattina si è comportato da stronzo senza motivo» spiegai alle mie amiche. Non avevo spiegato loro il motivo del mio malumore, avevo raccontato solo la parte bella e Alyssa e Jade erano state ben felicidi ascoltarmi.
«Però i ragazzi stronzi sono affascinanti, insomma guardalo» disse Alyssa conla sua solita aria da sognatrice. Doveva darci un taglio però di fare allusioni suquanto fosse sexy il mio ragazzo. Lasciando perdere Alyssa, guardai Caleb e mivenne un'idea.
«Alyssa dacci un taglio, pensa a Mark tu» la rimproverò Jade, io la guardai e lefeci l'occhiolino, poi mi avviai a passo diretto e con la schiena dritta verso il mioragazzo e il gruppo di ochette che gli stava attorno.
Mi fermai a pochi passi da Caleb, ora si che mi aveva vista perché la sua attenzione in quel momento fu solo per me. Più che su di lui mi concentrai sulle ragazze,non mi interessava che fossero più grandi, avevano invaso il mio territorio equesto mi aveva parecchio urtato.
«Non vorrei interrompervi ma dovete spostarvi da qui» dissi con il tono più autoritario che possedevo ma l'unica cosa che ottenni fu il loro sguardo perplesso.
«Ciao ragazzina!» mi salutò Caleb con tutta la naturalezza del mondo, le duebionde che gli stavano affianco guardarono lui e poi tornarono su di me.
«Scusa e tu chi saresti?» la bionda numero uno mi guardò con aria di sfida, lalasciai fare, le serviva il suo minuto di popolarità.
«Si infatti, lasciaci in pace» disse la bionda numero due guardando Caleb. Luinon se le stava filando di striscio, era troppo concentrato a guardare che cosastavo per combinare. Bene, avevo deciso che il loro minuto era terminato, oradovevo farle andare via.
«Ah, vuoi sapere chi sono? Vediamo se riesco a spiegartelo in modo chiaro. Michiamo Madison e sono la sua ragazza, per di più questo armadietto su cui staicomodamente appoggiata è il mio, ora ti è più chiaro?» chiesi alla bionda numero uno con un sorrisetto finto sulla faccia, lei incrociò le braccia al petto e si allontanò appena dall'armadietto, ora si che si poteva ragionare.«Caleb è davvero la tua ragazza?» gli chiese. Lui non la guardò nemmeno,stava trattenendo una risata, e anche io. Avevo fatto una rivelazione che avevascioccato quelle povere deficienti.«Certo che si, ora scusateci ma abbiamo da fare» disse mettendomi un bracciosulla spalla, l'istinto fu quello di scostarmi ma poi decisi di non farlo solo per farrosicare quelle ragazze. Alyssa e Jade nel mentre si godettero la scena divertitedal mio comportamento.
«Ciao ciao!» dissi io alle ragazze salutandole con la mano, quelle non sarebberodi certo diventate mai mie amiche, loro se ne andarono senza dire una parola,avevo palesemente vinto io. Quando ebbero girato l'angolo mi levai il braccio diCaleb di dosso, mi guardò male, che pensava, che gliel'avrei fatta passare cosìliscia?!
«Caleb che ci fai qui?» chiese Alyssa vedendomi in difficoltà, per fortuna qualche volta riusciva anche lei a captare i segnali.
«Hai attirato un po' l'attenzione, sono tutte letteralmente impazzite per te» disse poi Jade. Erano proprio impazzite aveva ragione, e come biasimarle. Calebguardò le mie amiche sorridendo, era sempre stato molto carino con loro sin dalprimo giorno.
«Buongiorno ragazze! Sono venuto a parlare con Maddy, vi spiace lasciarcisoli?» chiese in tono di supplica, io guardai le mie amiche pregandole con losguardo di rimanere, ma loro non mi guardarono nemmeno.
«Certo che no, Jade andiamo. Maddy ci vediamo più tardi!» disse Alyssa trascinando via anche Jade, possibile che dovevano sempre fare così ne avevo abbastanza di quel giochetto.
«A dopo!» urlò Jade. Avrei fatto un bel discorso ad Alyssa sul fatto di nonlasciarmi da sola con Caleb quando non lo richiedevo esplicitamente.
Ormai dovevo vedermela da sola, non degnai Caleb nemmeno di uno sguardo milimitai ad aprire il mio armadietto e a poggiare i due libri che tenevo in mano.
«Che cosa vuoi?» gli chiesi cercando di non incrociare il suo sguardo. Lui guardò terra poi alzò lo sguardo nella mia direzione.
«Scusarmi... ti ho mandato un messaggio ma non mi hai risposto» mi disse intono di scuse, era tornato a guardare terra, odiavo quando faceva così, odiavomolti suoi lati, ma nonostante ciò non riuscivo a farne a meno.
«Non avevo nessuna voglia di parlarti» dissi richiudendo con forza l'armadietto, poi incrociai le braccia al petto e finalmente lo guardai negli occhi, notai chequella mattina erano ancora più profondi del solito.
«Non fare la difficile» mi disse levandosi le mani dalle tasche, era vestito stranamente meglio del solito, niente pantaloni strappati, niente giubbotto di pelle...mi fece strano.
«Ah sarei io la difficile? Sei tu che hai cambiato completamente umore stamattina, si può sapere che ti è preso?» chiesi cercando di capire il suo comportamento. Non mi ero resa conto di avergli urlato contro, mi guardai intorno perassicurarmi che nessuno mi avesse sentito, ma fortunatamente eravamo soli inquel corridoio.
«In realtà mi sono reso conto che ho reagito male senza motivo, volevo semplicemente stare con te, mentre tu hai preferito venire qui» cercò di giustificarsi.In quel momento mi sembrò un bambino insicuro, ma pensava davvero che nonvolevo stare con lui? Ma che cosa si era messo in quella testa dura?!
«Non è che ci voglio venire qui, ma devo, mi serve una laurea per trovare unbuon lavoro, credi che non mi piacerebbe passare più tempo con te?» chiesi io intono più tranquillo. Probabilmente si era sentito rifiutato o non so... Gli sorrisi eil suo sguardo finalmente tornò ad essere rilassato.
«Hai ragione, sono un totale coglione ma questo lo sappiamo già» disse passandosi una mano sui capelli. Trattenni una risata, ormai gli avevo detto più volteche era un coglione.
«Si, sei un vero coglione, per fortuna che te ne rendi conto» dissi guardando ilpavimento. Caleb si avvicinò a me, io non alzai lo sguardo volevo farlo penare unaltro po', ma non sapevo se ci sarei riuscita.
«Ora basta però, guardami...» mi disse serio. Io alzai lo sguardo e puntai i mieiocchi sui suoi.
«Ti guardo» mi limitai a dire.
«Sto andando da Jaxon, vuole parlarmi» mi avvisò. Ecco perché era vestito piùelegante del solito...
«Vuole parlarti di noi?» gli feci la domanda più ovvia che mi venne in mente,dal suo sguardo capii la risposta, i suoi occhi palavano per lui.
«Da quel che mi ha accennato Red, si» disse rimettendosi le mani in tasca, nonera per niente contento di andare a parlare con il suo agente l'avevo capito, ancheio al posto suo probabilmente non averi voluto andarci.
«Vengo con te» dissi io. Mi stupii delle mie stesse parole poco dopo, la mia nonera una domanda, ma un affermazione. Volevo andare con lui, sicuramente indue saremmo riusciti meglio a gestire la situazione, e poi infondo il tutto riguardava anche me era giusto che andassi.«Ma se hai appena detto che devi andare a lezione» disse lui guardandomi conaria interrogativa, in effetti anche io non scherzavo sul cambiare decisione ognicinque minuti... Ero stata contagiata da lui.
«Ho cambiato idea» dissi semplicemente, non avrei accettato un no da partesua. Volevo proprio sentire che aveva da dire quel Jaxon.
«Ragazzina nemmeno tu scherzi con gli sbalzi d'umore eh» mi disse Calebdivertito, io risi alla sua battuta in effetti non aveva tutti i torti.
«Stai zitto e andiamo» dissi io. Caleb mi bloccò prima che potessi avviarmiall'uscita, mi prese per un braccio e mi avvicinò a lui, le nostre bocche si incontrarono... lo avevo fatto di nuovo, mi stavo sciogliendo, mi stavo completamenteabbandonando a lui. Dopo qualche minuto ci staccammo, ero senza fiato e anchelui...
«Ora si che possiamo andare» disse mettendomi un braccio intorno alla spallae ci avviammo verso l'uscita.
«Ti prenderei a schiaffi alcune volte, te lo giuro» gli dissi tirandogli una paccasul petto, lui rise poi mi guardò divertito.
«Si, devo ammettere che non ho un carattere semplice» disse per concludere.Decisi di non dire più nulla a riguardo.
Raggiungemmo Red nel parcheggio della scuola, ci stava aspettando. Quel ragazzo è davvero un santo. Ci sedemmo nei sedili posteriori.
«Red è sempre un piacere vederti» dissi rivolgendomi alla guardia del corpo diCaleb, ormai consideravo un amico anche lui. Mi sorrise voltando la testa nellamia direzione.
«Vieni con noi da Jaxon?» chiese evidentemente confuso dalla mia presenza,forse avevo stravolto i piani di quei due.
«Si, voglio sapere che cosa vuole da noi» dissi in tono convinto, ero veramentedecisa a sapere che cosa volesse da me e da Caleb. Non conoscevo bene quelJaxon ma non mi stava molto a genio.
«Calma tigre!» mi prese in giro Caleb poggiandomi una mano sulla coscia, iolo guardai seria.
«Io sono calmissima» dissi con un sorriso palesemente finto. Red se la stavaridendo.
«Hai le palle ragazza!» mi disse e poi fece partire la macchina, non avevo ideadi dove saremmo andati, dovevo però avvisare Alyssa e Jade che avrei saltato leultime lezioni della mattinata.
Caleb
Arrivammo dopo una ventina di minuti nel parcheggio del palazzo dove Jaxonaveva il suo studio. Maddy scese dalla macchina e guardò in alto, non so perché ma avevo la strana sensazione che non le piacesse più di tanto l'altezza.
«Cavolo questo palazzo è più alto di quello del Agency Devis» disse meravigliata. In effetti sembrava più un grattacielo che un palazzo a dirla tutta, eracompletamente ricoperto di vetrate.«Dobbiamo arrivare all'ultimo piano, lo studio si trova nell'attico» dissi iofacendo strada verso l'entrata. Maddy mi camminava di fianco e continuava aguardare in alto, Red la scrutava divertito, era buffa quando si comportava così.
«Per fortuna c'è l'ascensore» disse Red una volta arrivati davanti all'ascensore."Grazie a Dio" pensai. Tutti quei piani a piedi sarebbero stati un vero suicidio.
«Io odio gli ascensori» ci informò Maddy incrociando le braccia al petto, quellaere un'altra cosa che avevamo in comune.
«Anche io ragazzina, ma non ho intenzione di portarti in braccio per tutti questipiani» dissi indicando le scale. Lei le guardò poi tornò su di me, sembrava unabambina di cinque anni in quel momento.
«Per come ti comporti dovresti farlo» mi disse lei piazzandosi vicino a Red,poco dopo le porte dell'ascensore si aprirono.
«Andiamo, siamo in ritardo di dieci minuti» ci avvisò la mia guardia del corpo.Speravo che Jaxon non si lamentasse per quello. In poco tempo arrivammo all'ultimo piano.
«Prepariamoci al peggio» dissi io, sapevo che non sarebbe stata una conversazione piacevole.«Non dire così che mi fai venire l'ansia» mi disse Maddy scendendo dall'ascensore, ci ritrovammo nella sala d'attesa dello studio.
«Abituati, Cal è solito essere melodrammatico» gli disse Red divertito. Io nondissi nulla a riguardo non ero in vena di scherzare e Maddy se ne accorse.
Poco dopo Jaxon venne da noi, stranamente ci accolse con un sorriso. "Miracolo!" esultai mentalmente.
«Ragazzi è un piacere vedervi... oh Maddy ci sei anche tu» disse sorpreso divedere la mia ragazza, doveva abituarsi, non sarebbe stata ne la prima ne l'ultimavolta che lei mi accompagnava da lui.
«Spero non le dispiaccia» si affrettò a dire la ragazzina. La sua decisione edeterminazione erano sparite me lo sentivo, Jaxon purtroppo faceva quell'effettoquasi a tutti, anche Red aveva timore di lui.
«Niente affatto, anzi, meglio» disse poi slacciandosi il bottone della giacca, sapevo che non gli andava bene la sua presenza, avrebbe dovuto fare il finto buonodavanti a lei per non fare brutta figura. Ci avviammo verso il suo studio. Unavolta entrati io e Maddy ci sedemmo difronte a Jaxon, tenevo la mano della miaragazza stretta, per paura che lei se ne andasse o scappasse, Red invece rimase vicino alla porta.«Vedo che sei più tranquillo» dissi a Jaxon. Lui mi rivolse un'occhiata che nonriuscii a decifrare, probabilmente non era così calmo come poteva sembrare.
«Si, ho visto che hai ascoltato il mio consiglio, sono contento che tu abbia dettoa quei giornalisti che state ufficialmente insieme» mi disse secco. Quell'uomonon aveva peli sulla lingua, dalla sua affermazione capii che avrebbe parlatochiaro come sempre anche se c'era Maddy presente.«Si, non l'ho tirata troppo per le lunghe, ho colto l'occasione al volo, anche sea dirla tutta la soffiata dei giornalisti non mi è piaciuta per niente» spiegai concalma al mio agente. Non potevo accusarlo ma in cuor mio ero convinto del fattoche li avesse mandati lui quei paparazzi.
«Ormai dovresti saperlo, quelli ti seguono dappertutto» mi disse senza far trapelare nessuna emozione. Poteva incantare chi voleva ma con me ormai nonfunzionava più. Il nostro gioco di sguardi fu interrotto dalla voce di Maddy.
«Signor Jaxon?!» chiese la sua attenzione, il mio agente si voltò subito nella suadirezione e cercò di mantenere la calma.
«Chiamami semplicemente Jaxon, dimmi tutto» disse in tono gentile. Alzai gliocchi al cielo con me non si comportava mai così bene. Lo odiai un po' in quelmomento.
«Volevo solo dirle che non mi è piaciuto che lei abbia in un qualche modo obbligato Caleb a dire pubblicamente che stavamo insieme. Fortunatamente tra noi lecose vanno bene e abbiamo deciso di fare sul serio, non per fare gossip o altro masemplicemente perché ci am.... Ci vogliamo bene» disse lei diventando rossa. Iovoltai la testa nella sua direzione ma Maddy evitò il mio sguardo, stava per direla parola con la "A" ma poi si era corretta, trattenni un sorriso.
«L'ho fatto solo per il suo bene, purtroppo per avere successo in questo mondobisogna dare ai giornalisti quel che vogliono e soprattutto non far parlare maledi se. Detto ciò, sono contento che voi facciate sul serio, era ora che Caleb si trovasse una vera ragazza senza il mio aiuto» spiegò Jaxon, mi soffermai sull'ultimaparte del suo bel discorsetto. L'istinto fu quello di alzarmi in piedi, non dovevapermettersi di dire una cosa del genere.
«Non dire cose di cui potresti pentirti, mi avete sempre obbligato voi, tu e ilteam, a stare con ragazze di cui non mi fregava nulla, io sarei stato anche dasolo» dissi puntandogli un dito contro. Avevo perso le staffe, sentii la mano diRed sulla mia spalla.
«Cal calmati» mi disse spingendomi giù sulla sedia, decisi di non opporre resistenza, notai lo sguardo di Mady, era preoccupata e tesa.
«Bene! Allora, passiamo alle cose serie. Ti ho chiamato qui per dirti che l'uscitadel film è stata anticipata a metà dicembre» mi informò. Mi rilassai, quella era una bella notizia, prima usciva il film e prima la mia reputazione sarebbe tornataad essere quella perfetta di sempre, tutti avrebbero riparlato di me.
«Fantastico! Finalmente una buona notizia» dissi palesemente contento, Maddymi prese di nuovo la mano. La guardai e le sorrisi, volevo farle capire che eratutto apposto.
«Ci sarà una festa per riunire il cast prima del giorno della prima, sarà tra unaventina di giorni, ti farò sapere data, posto e ora precisa quando sarà tutto confermato» mi informò poi Jaxon. A quelle parole il mio entusiasmo calò in mezzosecondo, come avrò detto mille volte odiavo quelle feste.
«Devo partecipare per forza?» provai a fare la domanda più stupida che mivenne in mente. Ovvio che dovevo andarci.
«Sei il protagonista mi sembra ovvio, porta anche Maddy» disse lui guardandola mia ragazza che raddrizzò la schiena. Nemmeno alla ragazzina piacevano lefeste. Portarla lì sarebbe stato come buttarla nella fossa con il leoni, non se neparlava nemmeno.
«Non credo sia una buona idea, insomma io non faccio parte di questo mondo»cercò di giustificarsi lei, Jaxon non le tolse gli occhi di dosso e questo mi recavaparecchio fastidio.
«Sei la ragazza di Caleb Graham... benvenuta nel nostro mondo!» disse Jaxoncon un mezzo sorriso soddisfatto, non mi stava piacendo per niente il suo comportamento.
«Possiamo andare?» chiesi alzandomi in piedi e Maddy fece lo stesso, era adisagio lo sentivo, non le lasciai la mano nemmeno per un secondo.
«Si, tra poco ho un altro appuntamento, ci vediamo ragazzi, Maddy è statoun piacere rivederti!» disse congedandoci, io trascinai Maddy fuori dallo studioprima che riuscisse a rispondere.
«Il piacere è tutto mio, arrivederci» disse ma ormai era troppo tardi.
Salimmo di nuovo in ascensore. Red non disse una parola, la tensione era palpabile nell'aria.
«E pensare che la prima volta che ci ho parlato mi stava pure simpatico» disseMaddy in tono amareggiato. Jaxon fa tanto il simpatico ma infondo non lo èaffatto. Io la guardai con tenerezza.«Benvenuta nel mio mondo ragazzina» fu l'unica cosa che le dissi.
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