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Non appena Yoda formulò il suo ordine, i membri del Consiglio annuirono uno ad uno, affidandosi ciecamente alla saggezza e all'istinto del loro membro più anziano e in men che non si dica Anakin si ritrovò davanti alla cella di Ventress, due guardie Jedi bardate da capo a piedi ai due lati della porta, la spade laser giallo pallido sguainate.
Anakin deglutì con improvvisa apprensione.
Obi-Wan notò la sua agitazione e gli appoggiò una mano rassicurante sulla spalle. "Ventress ha delle manette che le impediscono di usare la Forza e noi controlleremo ogni cosa dal vetro unidirezionale."
"Non ho paura di lei, Maestro. Temo solo di non riuscire a convincerla."
Obi-Wan accennò un sorriso. "Abbiamo tutti fiducia in te."
Anakin voltò appena il viso prima di entrare facendo una smorfia. "E' proprio questo il problema."
Non indugiò abbastanza a lungo per sentire la risposta di Obi-Wan e si infilò nella piccola cella. Ventress era seduta ad un tavolo, collocato al centro del piccolo spazio, la mani tese davanti a sé e legate all'acciaio da delle manette che rilucevano nella penombra. Ventress alzò lo sguardo al suo ingresso e Anakin ebbe modo di vedere le pesanti occhiaie scure che le dipingevano il viso, nonostante avesse evidentemente ricevuto delle cure mediche. La sua espressione di sorpresa mutò rapidamente in una di blanda irritazione.
"Che vuoi, Skywalker?"
Anakin arricciò il naso e prese posto di fronte a lei. "Buongiorno anche a te."
Ventress alzò un sopracciglio. "Non sei un negoziatore come quel tuo soave maestro. Vai dritto al punto. Che cosa diamine vuole il tuo maledetto Ordine da me?"
"Darti una possibilità."
Ventress sbuffò. "Riprova."
Anakin spalancò gli occhi. "No, davvero. Se collabori ti eviterai un'eternità in prigione."
Ventress lo soppesò per qualche secondo, poi con l'agilità di una contorsionista in qualche modo riuscì ad appoggiare i piedi sul tavolo nonostante le mani legate. "Perché dovrei fidarmi di te?" Proruppe, ignorando l'occhiata esasperata di Anakin.
"Perché ti ho salvato la vita e mostrare un po' di rispetto sarebbe carino." Sbottò.
Ventress sbuffò ed incrociò le braccia ostinata, fissando con finto interesse la parete grigia davanti a lei.
Anakin imitò la sua posizione, ma a differenza sua, fissò i suoi intensi occhi azzurri su di lei. "Hai la possibilità di fare qualcosa di buono per la galassia, hai intenzione di accettarlo o preferisci marcire in una cella per il resto della tua vita?"
Ventress lo ignorò.
"Potresti rendere fieri i tuoi genitori." Sussurrò Anakin.
Ventress scattò in avanti con i denti scoperti e solo le manette le impedirono di scagliarsi contro Anakin e azzannargli la gola. Anakin si limitò a indietreggiare lievemente con la schiena, impassibile. Si fissarono negli occhi con aria di sfida per alcuni lunghi secondi, in un testardo gioco di volontà. Anakin sapeva che Ventress se avesse potuto, avrebbe voluto strangolarlo in quel momento, ma sapeva anche che era stata una Jedi e che aveva da qualche parte una sorta di molto malconcio codice morale, che le impediva di arrabbiarsi troppo con lui per quel colpo basso, quando sulla navicella lei aveva assistito al suo momento di più completa debolezza.
Ventress si rimise seduta e Anakin incurvò un angolo della bocca verso l'alto.
"Come sta la Senatrice Amidala?"
Anakin sbuffò sonoramente e alzò gli occhi cielo. Doveva aspettarsi che non si sarebbe arresa così facilmente. "Ti prego, non ti ci mettere anche tu. Non me la spiegherò mai questa galassia. Abbiamo scovato un kriff di Signore dei Sith in Senato e tutti non vogliono parlare d'altro che della mia vita sentimentale."
"State ancora insieme?"
"Sì, perché?"
Ventress alzò le spalle. "Magari stava con te solo per l'eccitazione della relazione segreta e ora che è venuta fuori tutta la verità ha perso interesse, ti è mai venuto in mente?"
"Non fino a questo momento. Grazie mille." Borbottò Anakin.
Ventress sogghignò e Anakin dovette trattenere l'impulso di lanciarle la sua spada laser in fronte. "Non siamo qui per parlare della mia vita privata. Se ti interessa così tanto, sono sicuro che tutti gli hologiornali di Coruscant avranno delle ridicole teorie da sottoporti a riguardo." Sbottò Anakin, cupamente.
"Non voglio ridicole teorie. Voglio la ridicola verità."
Anakin gettò le mani in alto, esasperato. "Senti, facciamola breve." Appoggiò i gomiti al tavolo ed incrociò le dita davanti a sé. "Quando prima ti ho detto che avresti passato l'eternità in una cella se non ci avessi aiutato, ho mentito. Se non ci aiuterai, passerei l'eternità in una cella con l'intero Ordine Jedi che ti dà lezioni di morale."
Ventress socchiuse gli occhi e al loro interno brillò per un attimo una scintilla di preoccupazione. Anakin sorrise.
"Oh, sì. Il Maestro Yoda era d'accordo con me quando ho proposto il programma di recupero." Continuò Anakin gioviale. "Sai, la giustizia è un casino e non credo che ti possa essere garantito un processo equo. Tu eri una padawan, un membro dell'Ordine, quindi sei ancora sotto la loro giurisdizione."
"E questo cosa significa?" Sibilò Ventress. "Se pensi che io abbia intenzione di farmi indottrinare da un manipolo di gundark dal dubbio codice morale-
Il sorriso di Anakin si allargò.
Ventress lo fissò con sospetto. "Cosa."
"Ti riformulo la proposta: se non mi aiuterai, sarei costretta a passare l'eternità in una cella, a sorbirti lezioni di morale da Mace Windu."
Ventress gemette.
"Oppure, nel caso in cui in cui ti dimostri più collaborativa, potrei convincere il Consiglio ad assegnarti dei Maestri più piacevoli. Come, fammi pensare, Quinlan Vos. Magari persino Obi-Wan."
Ventress lo fissò.
Anakin la fissò.
"Okay, hai trovato la tua informatrice."
Anakin sorrise, un sorriso solo all'apparenza sarcastico, e le permise la temporanea illusione di fingere di agire per il suo personale tornaconto personale e non perché aiutare i Jedi fosse il modo migliore per far girare galatticamente gli attributi a Palpatine e a Dooku, in qualunque inferno Sith si ritrovassero ad arrostire per l'eternità. Anakin approvava a spada laser tratta quel piano di fare qualunque cosa per irritare Palpatine e si ripromise mentalmente di rendere quella massima il perno morale su cui basare la sua intera esistenza per il resto della sua vita. Ma Ventress non era ancora pronta per ammissioni di questo tipo, così Anakin non disse nulla ad alta voce. Magari un giorno avrebbero anche potuto legare sull'odio condiviso verso i defunti Signori dei Sith.
"D'accordo. Cosa sai esattamente del grande piano di Palpatine per assumere il controllo della galassia?"
Ventress si rimise comoda, appoggiando il viso su una mano. "Palpatine, come penso abbiate capito, controllava entrambi gli eserciti." Esordì, con il tono di una che non pensa per niente che il suo interlocutore abbia capito alcunché.
"Fin lì c'ero arrivato anch'io. Lui era il maestro di Dooku."
"Da quello che ho potuto intuire negli anni, Palpatine progettava un grande colpo di stato da decenni. Ha convinto la Federazione dei mercanti e le gilde commerciali a lavorare per lui, credo offrendogli denaro e influenza nel suo nuovo Impero. Ti ricordi l'assedio della Federazione a Naboo una quindicina di anni fa?"
Anakin annuì, teso.
"Quello era tutto un suo piano per essere eletto Cancelliere della Repubblica."
Anakin arricciò il naso. "Fantastico. Padmè ne sarà estasiata."
Ventress lo ignorò. "Da lì in poi, ha fatto di tutto per assumere quante più prerogative di potere possibili, ovviamente sfruttando sempre particolari situazioni di emergenza, in modo che il suo intento non fosse evidente ai Jedi che vigilavano sulla democrazia. Nei primi anni ha funzionato alla grande, ma in tempo di pace puoi pretendere poteri fino a un certo punto. Così quattro anni fa, è partita la fase finale del piano. Le guerre dei cloni."
"E i poteri di emergenza gli sono piovuti letteralmente addosso. Per la Forza, e io che pure lo difendevo." Disse cupamente Anakin.
"L'intento era quello di apparire come l'unico possibile salvatore della Repubblica." Commento neutra Ventress e detto da lei Anakin sapeva che equivaleva a un 'mi dispiace, non era colpa tua'. Non migliorò per nulla il suo senso di colpa, che gli stava lentamente corrodendo lo stomaco come acido solforico, ma provò comunque un lieve moto di gratitudine per il suo tentativo. Contando che veniva da una persona con cui il massimo rapporto umano era stato cercare di tagliarsi la testa a vicenda.
"E inoltre voleva screditare i Jedi." Continuò Ventress. "Metterli in cattiva luce davanti all'opinione pubblica facendoli passare per i colpevoli della guerra. In modo che, quando fosse giunto il momento di farvi tutti fuori, avrebbe potuto usare la scusa del complotto."
"Complotto?"
"Sì, per fingere che i Jedi avessero tentato che ne so, di prendere il potere con la forza, o qualcosa del genere, e lui era stato ovviamente costretto ad eliminarli tutti dalla faccia della galassia."
Anakin rimuginò silenziosamente sulle sue parole. "Quello che non capisco è: come pensava di eliminarci tutti? D'accordo che siamo diminuiti di parecchio con questa guerra, ma sperare semplicemente che finissimo tutti secchi sotto i blaster di un droide mi sembra un tantino azzardato."
Ventress mosse un sopracciglio, segnalando che si aspettava la domanda. "L'esercito di cloni. E' una creazione di Palpatine. Non so esattamente cosa abbia fatto, ma vi suggerisco di controllare i chip nelle teste dei vostri soldati."
Anakin sentì l'acido iniziare a scendergli nell'intestino. "Cosa?"
"Non trovi strano che un esercito di cloni sia comparso dal nulla proprio nel momento in cui faceva comodo senza che apparentemente nessuno l'avesse commissionato?"
Anakin aprì la bocca e poi la richiuse. Sì, l'aveva trovato strano. Tutti l'avevano trovato strano e preoccupante, ma una guerra di proporzioni intergalattiche era appena scoppiata e c'erano miliardi di vite civili in pericolo e non avevano avuto altra scelta se non adeguarsi. E poi il caos era peggiorato sempre di più e nessuno aveva più pensato di indagare a fondo. Che errore da dilettanti.
"Non avevamo scelta." Mormorò debolmente Anakin.
Ventress fece un mezzo sorriso amaro. "Era quello il senso."
"Aveva dei complici?" Chiese Anakin, per cambiare argomento. "Nella Repubblica."
"Oh, sì. Quell'idiota blu di Mas Amedda, tanto per cominciare. Posso farti una lista di tutti i politici, senatori e dignitari che hanno avuto contatti con Palpatine e i Separatisti. "
Anakin annuì ed estrasse un datapad. Mente digitava distrattamente i nomi che gli dettava Ventress, i suoi pensieri si ingarbugliavano intorno alle parole di Palpatine sulla navetta.
"Cosa voleva da me?" Chiese all'improvviso, senza alzare gli occhi dallo schermo e sperando che il tono uscisse sufficientemente noncurante.
Seppe di non esserci riuscito quando Ventress non rispose con una battuta sarcastica e sprezzante. "Non lo so di preciso. Portarti dalla sua parte, sicuramente. Credo che considerasse una vendetta malefica strappare ai Jedi i loro Prescelto e renderlo il suo schiavetto di fiducia."
L'acido nello stomaco di Anakin iniziò a salirgli su per l'esofago. "Che onore." Borbottò.
Ventress sospirò. "Se ti può far sentire meglio, capisco quello che stai provando."
"Non mi fa sentire meglio."
"Bene. Non era comunque il mio obiettivo."
Anakin le lanciò un'occhiata obliqua e accennò un sorriso, anche se probabilmente uscì qualcosa di simile ad una smorfia schifata. Non riusciva ancora a parlare con leggerezza di Palpatine e del fatto che tutto il suo sostegno e le sue parole gentili erano stati solo una chiara ed evidente manipolazione. C'erano stati momenti durante la sua adolescenza, in cui un incoraggiamento di quell'uomo era stato l'unica cosa positiva della sua giornata. Il suo addestramento era stato praticamente spinto avanti dai consigli di uno sporco traditore.
L'enormità di quel tradimento ora gli pesava sul petto e gli bruciava le viscere, con l'intenso terrore che lo pervadeva quando pensava a tutto ciò che avrebbe potuto perdere. Padmè. Ahsoka. Obi-Wan. Rex e tutti i cloni che avevano dato la vita per una galassia più sicura. Era stati creati su ordine di Palpatine come nient'altro che marionette, pronte a massacrare a comando i comandanti di cui si fidavano fino ad un momento prima. Ventress aveva parlato di un chip nella loro testa e, se ci rifletteva, gli ricordava un po' troppo quello implementato dai padroni negli schiavi per evitare che scappassero. Il totale annullamento della volontà individuale...
Anakin si bloccò, le dite sospese sopra lo schermo del datapad nell'atto di scrivere un nome. "Kriff."
"Cosa c'è?" Chiese Ventress, annoiata.
"Kriff." Ripetè Anakin, scattando in piedi tanto in fretta da rovesciare la sedia. Spalancò la porta della cella con la Forza e si precipitò fuori tanto in fretta che per poco non travolse il Maestro Yoda. Individuò Obi-Wan e lo raggiunse in un attimo, afferrandolo con veemenza per le spalle.
"Dobbiamo andare in Senato adesso." Telegrafò.
Obi-Wan aggrottò la fronte. "Anakin, cosa-"
"I cloni." Lo interruppe Anakin. "Stanno per ucciderci tutti."
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