Stockholm Syndrome (Jailed! Vincent × Lettore)
Non ci sono abusi specifici in questo capitolo, gli abusi ci sono stati prima della storia, ci sono solo accenni ad essi e brevi spiegazioni.
In questo capitolo avrete 23 anni, Vincent 26
Buona lettura
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(T/N)'s P.O.V.
Era stato arrestato... Dopo mesi e mesi di abusi fisici (anche se mai sessuali) finalmente eri riuscita a farlo arrestare. Come? Avevi scritto un messaggio su un piccolo fogliettino di carta e lo avevi messo nella tasca di dietro del pantalone del poliziotto che era venuto a casa di Vincent a fare un controllo per via delle lamentele ricevute da un vicino. La scusa di Vincent a quelle lamentele? "Quando facciamo sesso siamo molto sfrenati, non intendiamo fare rumore di proposito". Mai hai sentito più rabbia in vita tua... Ok, non ti ha mai propriamente stuprata, faceva in modo che fossi tu a richiederlo e supplicarlo con le sue tattiche seduttive e manipolative, ma non era del sesso che i vicini si lamentavano. Si lamentavano delle urla e dei pianti provenienti da entrambi quando lui si arrabbiava per qualcosa che faceva lei, principalmente quando lei cercava di scappare. Era ossessionato, appena provavi a scappare lui ti riprendeva e ti urlava contro come un dannato all'inferno... Diventava aggressivo, ti spingeva (anche se non ti faceva mai cadere a terra o sbattere contro cose che avessero potuto ferirti), ti urlava contro e sbraitava per farsi ascoltare. A detta sua lui soffriva quando tu cercavi di scappare, ci stava male, si sentiva abbandonato e ferito dalla tua decisione... Aveva spesso gli occhi lucidi mentre urlava ma non crollava mai davvero, non era il tipo che piangeva per quanto potesse soffrire.
"Io ti amo, cazzo, lo vuoi capire?!" Ti urlava contro, furioso, prendoti e sbattendoti al suo petto per poi stringerti forte a esso come se ne valesse la sua vita. Oppure ti sbatteva sul letto e si stendeva su di te tenendoti le mani nelle sue... E tramite il contatto fisico col suo petto sentivi sempre il suo cuore battere velocemente come fosse in una folle corsa di cavalli. "Tu sei roba mia, smettila di scappare!" Urlava altre volte guardandoti fisso con i suoi occhioni bianchi, le pupille allargate e gli occhi lucidi con piccole venature rosse visibili.
Hai perso il conto di quante volte hai cercato di scappare e di quante volte sei finita a piangere raggomitolata su te stessa mentre lui ti stringeva sè, spesso facendoti male a causa della forza usata per stringerti.
Ricordi ancora il suo sguardo ferito e triste quando è stato arrestato... Inizialmente si guardava attorno confuso dopo essere stato sbattuto al suolo e ammanettato, non capiva cosa stesse accadendo, ma quando lo hanno portato in macchina ti ha cercato con lo sguardo... E i suoi occhioni bianchi dallo sguardo ferito e sconsolato ti si erano marchiati nell'anima. Pareva fosse in serio dolore ma non capivi se fosse dato da ciò che avevi fatto o dal fatto che era stato catturato. Ti aveva sempre confessato di avere paura del carcere, sapeva cosa veniva fatto a persone come lui... Spesso sarebbe stato maltrattato e umiliato, ferito e picchiato, probabilmente anche stuprato da qualcuno. E tu ce lo avevi spedito direttamente senza fregartene minimamente di ciò che sarebbe accaduto. Eppure ciò doveva farti stare bene, doveva farti sentire libera... Perché non era così? Sentivi la sua mancanza, ti mancava stare in sua presenza, ti mancava quel senso di appartenenza a qualcuno che lui ti aveva inculcato, ti mancava persino il sesso con lui... Ricordavi fin troppo bene quanto affettuoso fosse mentre lo facevate assieme, come si strofinava su di te, come ti baciava, come ti possedeva... Ti faceva sentire bene e, dovevi ammettere, che ogni scopata con lui equivaleva al miglior sesso della tua vita. Era seriamente un maestro nel farti sentire piena e completa quando doveva occuparsi di te. Ma ciò che ti penava più di tutto era rivedere continuamente quello sguardo triste e abbattuto che aveva mentre lo portavano via. Lo sognavi ogni dannata notte, ce lo avevi impresso nella mente, lo vedevi ogni volta che chiudevi gli occhi. Perché tutto ciò? E, soprattutto, perché ti dispiaceva lui fosse finito dove meritava di essere? Non avevi risposta a queste domande.
Era passata una settimana e il tuo istinto ti diceva di andare da lui, di parlargli, di vederlo... Ne avevi seriamente bisogno, non ne potevi più. E così hai fatto. Sei andata al carcere e hai chiesto loro di fartelo incontrare. Beh, nonostante le occhiate smarrite e confuse delle guardie, che probabilmente stavano pensando perché colei che lo ha fatto arrestare fosse andata a trovarlo, è stato semplice. Ti hanno fatto sedere a un tavolino quadrato con due sedie di plastica rosse e ti hanno chiesto di aspettare... E dopo tipo dieci minuti lo hai visto entrare nella stanza. Indossava una tuta arancione e bianca e aveva le manette ai polsi. Il colore dei suoi vestiti faceva un netto contrasto col colore della sua pelle.
Appena ha alzato lo sguardo e ti ha visto ha spalancato gli occhi e si è girato verso la guardia, la quale gli ha solo detto "Vai". Pareva genuinamente confuso dal vederti lì e, appena ha ricevuto l'ok dalla guardia ha assunto il suo solito ghigno che, però, non includeva gli occhi... Stava fingendo. Si è avvicinato a te e si è seduto alla sedia accanto alla tua e ha tenuto lo sguardo fisso su di te come se si aspettasse qualcosa che tardava ad arrivare.
"Ciao, Vincent" lo hai salutato osservandogli il volto, più pallido di quanto tu ricordassi. Lui ti ha fatto un sorrisino e ha allungato leggermente la mano verso di te come se volesse toccarti, ma arrivata a mezz'aria l'ha fatta ricadere sulle ginocchia.
"Ciao... Piccola" ha risposto lui, attendendo un attimo per quel soprannome come se stesse valutando se era il caso di dirlo o meno.
"Come stai?" Gli hai chiesto osservando meglio il volto. Aveva un piccolo taglietto orizzontale sulla guancia destra, un livido sotto l'occhio sinistro e una escoriatura sotto quel livido. Il tuo sguardo si è addolcito un po' a quella vista. Oltretutto avevi notato che avesse perso almeno tre chili a giudicare da come si era affinato il volto.
"Tu come credi io stia?" Ti ha detto lui con quel suo sorriso beffardo ma, guardandolo bene, hai notato si stesse mordicchiando l'interno della guancia in gesto ansioso. Aveva paura di te? Perché si comportava così? Nom ha mai avuto tali atteggiamenti in tua presenza... Forse si aspettava qualcosa da te.
"Non sembri al massimo della tua forma..." Hai mormorato tu allungando una mano verso la sua guancia per poi sfiorargli il taglietto. Era lungo almeno 4/5 centimetri ma non era profondissimo fortunatamente. Lui, in reazione, ha solo seguito la tua mano con lo sguardo e ha fatto un profondo respiro ad occhi chiusi quando hai poggiato la tua mano alla sua guancia, era quel tipo di respiri che una persona fa quando sente dolore. Quando ha riaperto gli occhi li ha fissati su di te... Erano diventati lucidi. "Vincent, che ti hanno fatto?" Hai sussurrato tu in una domanda retorica sentendo le lacrime salirti agli occhi. Avevi davvero voglia di piangere per uno che ti ha maltrattata per mesi? ...Beh, la risposta era sì. Non capivi perché ma sentivi di tenere a lui, di volergli bene.
Lui, in risposta, ha fatto un sorriso triste e ha steso le braccia davanti a lui facendo sollevare di qualche centimetro le maniche arancioni della tuta... Aveva diversi graffi e segni come se gli avessero stretto i polsi in una morsa troppo stretta per un tempo prolungato. Stava soffrendo ma lo stava tenendo nascosto.
"Vincent..." Hai mormorato come delle lacrime amare ti solcavano le guance, cadendo dai tuoi occhi (c/o). Ti sei alzata e sei scivolata velocemente tra le sue braccia, stringendoti al suo corpo caldo come lo hai abbracciato stretto attorno al petto. Lui si è irrigidito e ha trattenuto un gremito di dolore... E in quel momento ti sei chiesta quanti altri segni avesse addosso che tu non potevi vedere a causa dei vestiti.
"Piano... Per favore, piano..." Ha supplicato lui con voce quasi spezzata seppur avesse avvolto (per quanto possibile) le braccia attorno al tuo corpo. Più che altro, aveva appoggiato le mani alla tua schiena, a distanza di una decina di centimetri l'una dall'altra a causa delle manette. Hai allentato la presa su di lui e gli hai dato un bacio sotto al mento, tra la barba incolta e disordinata. Lui ha spalancato gli occhi e ti ha guardato incredulo. "Perché sei qui?" Ha chiesto lui muovendo per quanto gli era possibile la mano sinistra su e giù sulla tua schiena.
"Sentivo di volerti vedere... Mi-" stavi per dire ma poi ti sei fermata.
"Ti?" Ti ha incitato a continuare cercando il tuo sguardo coi suoi profondi occhi bianchi.
"Mi... Manchi..." Hai mormorato tu abbassando lo sguardo. Lo avevi detto, gli avevi detto la verità. Perché sì, lui ti mancava, ti mancava la sua compagnia e i suoi baci la mattina per svegliarti, ti mancavano le volte in cui ti accarezzava i capelli la notte per aiutarti a dormire, ti mancava la sua voce... Ti mancava lui.
"Eppure mi hai spedito qui dentro pur sapendo quanto io fossi spaventato... Te ne sei fregata e mi hai denunciato." Ha sussurrato lui in tono abbastanza alto da farsi sentire solo a te. Era spezzato, triste, sconsolato e ferito e lo sentivi tutto nella sua voce. Aveva bisogno di te, dovevi tirarlo fuori da lì o ci avrebbe rimesso la pelle. Hai sentito gli occhi riempirsi si lacrime e hai lasciato scappare un sussulto dovuto a un singhiozzo per via dei sensi di colpa... Lo avevi condannato a quello, a violenze e sofferenze di ogni tipo, per colpa tua lui stava soffrendo e... E aveva paura. Lui era umano proprio come te. Non riuscivi più a vederlo come un bastardo che non meritava nulla, vedevi solo una persona ferita con sentimenti ed emozioni, una persona spaventata che voleva solo tornare a casa e stare al sicuro... Non era un mostro, era una persona. "Piccola... Stai piangendo..." Ha mormorato lui poggiando la guancia ferita alla tua testa e stringendo la presa su di te. "Voglio tornare a casa... Voglio stare di nuovo con te, piccola mia, io-... Io non voglio stare qui... Non hai idea di cosa ho passato in questa settimana" Ha sussurrato lui come ha avuto un fremito.
"Scusami, Vincent... Scusami, ti prego..." Lo hai supplicato tu mentre piangevi sul suo petto, stringendo il suo corpo al tuo.
"Tirami fuori... Ti prego..." Ha chiesto lui a bassa voce strofinando delicatamente la guancia alla tua. Hai annuito in risposta e hai guardato la guardia avvicinarsi per avvisarvi che era scaduto il tempo della visita.
Hai fatto passare un mese prima di tiralo fuori, gli hai fatto visita ogni Lunedì e gli hai parlato, vedendolo sempre più distrutto e con sempre più ferite... Ti si spezzava il cuore a vederlo in quello stato. Era orribile, aveva la voce di una persona che si sforzava di essere forte, gli faceva male quando gli accarezzavi la guancia, non potevi nemmeno stringerlo a te per infondergli sicurezza, potevi solo poggiargli la mani attorno al corpo senza stringere... Ti faceva male vederlo in quello stato e la tua convinzione nel volerlo tirare fuori si faceva sempre più forte. Dopotutto lo avevano incarcerato per averti costretto a stare con lui, nessuno sapeva niente dei bambini e non hai mai avuto intenzione di dirglielo. Hai sempre visto Vincent come un mostro ma, durante quel mese, lo hai visto sempre più come una persona. Certo, aveva i suoi difetti ed era un testardo patologico ma, infondo, lui era una persona come te. Era spaventato dal luogo in cui era, era ferito, stava soffrendo come qualsiasi persona normale. Persino il suo solito ghigno era praticamente sparito dal suo bel volto.
Dopo un mese esatto dalla sua incarcerazione hai fatto richiesta per far cadere le accuse e hai firmato un milione di carte per tirarlo fuori da lì. Non importava cosa ti aveva fatto, non era abbastanza per te da vederlo in quello stato lì dentro, soprattutto perché nessuno lo proteggeva dagli altri criminali che non facevano altro che fargli del male.
Lo hai visto uscire dal corridoio da cui usciva sempre quando lo andavi a trovare, questa volta indossava dei pantaloni neri, la camicia lilla e le scarpe nere che indossava sempre... Era quasi lui, lo stesso che aveva occupato la tua mente negli ultimi mesi solo di qualche chilo più magro e con diversi segni su volto e collo... Ti si è stretto il cuore a vedere quei segni così marcati.
"Hey, piccola..." Ha sussurrato lui, i suoi occhi con una flebile scintilla di libertà.
"Vincent..." Hai mormorato passandogli le braccia attorno al collo e abbracciandolo delicatamente. Lui ha fatto un sorriso, uno sincero, e ti ha avvolto le braccia attorno al corpo e ti ha stretta a lui con quanta più forza avesse.
"Mi sei mancata..." Ha mormorato lui poggiando le labbra sulla tua testa e inspirando a fondo il tuo odore.
"Mi sei mancato anche tu" hai risposto tu accarezzandogli la schiena con una mano per poi girare il volto e dargli un leggero bacio sulla guancia.
"Ti vedo più affettuosa del solito, cosa mi sono perso?" Ha chiesto lui spostandoti e guardandoti negli occhi con un leggero ghigno sul volto.
"Sono divorata dai sensi di colpa... Mi distrugge vederti in questo stato..." Hai confessato a lui sfiorandogli il volto con le nocche delle dita indice e medio usando una delicatezza che raramente hai usato in vita tua.
"Andiamo a casa?" Ha domandato lui cambiando argomento e guardarti con speranza negli occhi, sperava tu andassi a casa con lui. Hai annuito e gli hai preso la mano, tirandolo leggermente fino alla macchina. Siete entrati e lui ha deciso che avrebbe guidato, fortuna che casa vostra era relativamente vicina.
Una volta arrivati a casa, lui ha bloccato le porte dell'auto e ti ha sollevata tra le braccia per poi posarti sulle sue ginocchia e stringerti al petto. Tu, dal canto tuo, ti sei fatta piccola e ti sei appoggiata al suo petto, godendoti la sensazione di calore che il suo corpo emanava e scaturiva dentro di te.
"Sai... Quando ti ho visto la prima volta in carcere, quando sei venuta a trovarmi, ero preso contropiede." Ha iniziato a dire lui premendoti la faccia contro il petto con un braccio. "Avevo paura, mi ero preparato psicologicamente a tutto, al sentirti urlare, al ricevere valanghe di offese... Persino a ricevere uno schiaffo senza la possibilità di toccarti." Ha continuato come i suoi occhi si sono fatti lucidi. "Ero terrorizzato, ero pronto a qualsiasi cosa, ero pronto al perderti definitivamente..." Ha mormorato tirando su col naso e stringendo stretti gli occhi per poi premere il lato del volto sulla tua testa come se stesse soffrendo.
"Vincent..." Hai sussurrato mettendogli una mano sul volto e accarezzandolo con gentilezza. Volevi rassicurarlo, volevi parlargli, volevi che non soffrisse più... Ma sei stata zitta e lo hai lasciato sfogarsi.
"Ma non è successo. Mi hai salutato e chiesto come stavo... Immagina la mia sorpresa quando hai allungato la mano per toccarmi. Oppure quando ti sei infilata tra le mie braccia e mi hai stretto a te... Il mio cuore aveva saltato un battito." Ha spiegato lui appoggiando la guancia contro la tua mano calda e morbida. "Quando mi hanno arrestato, la prima cosa che ho pensato è stata E adesso? Cosa ne sarà di lei? Cosa ne sarà di noi?" Ha detto lui perdendosi nel ricordo. "Ho pensato a te... Ho pensato che ti saresti rifatta una vita, che mi avresti abbandonato e sostituito... Ho pensato che ti saresti trovata un altro, una persona che ti avrebbe tenuta con sé... Una persona che non ero io." Ha continuato iniziando a tremare come tu hai sentito qualcosa di caldo e bagnato poggiarsi sulla tua mano... Lacrime. Stava piangendo.
"Vincent... Ti prego, non piangere..." Gli hai chiesto tu sollevandoti sulle sue gambe e baciandogli via le lacrime come lui ha chiuso gli occhi e ha ispirato profondamente.
"Ma non lo hai fatto... Tu... Tu sei tornata da me, mi hai abbracciato, hai lacrimato per me e-... E mi hai detto che ti mancavo. Avrei voluto crollare... Volevo stringermi a te, farmi abbracciare e piangere. Ero ferito, spaventato e... Felice. Eri tornata da me, tu volevi me. E in quel momento mi sono accorto che... Che tu non mi avresti sostituito, che tu volevi me. Insomma... ME. Nessuno ha mai voluto me... Nessuno mi ha mai scelto... E tu, nonostante tutto, sei tornata da me. Sei tornata per me, cazzo, sei venuta a dirmi che ti mancavo!" ha detto lui a voce sempre più alta come ha singhiozzato violentemente e ha preso aria, lacrime calde che continuavano a cadere dai suoi occhi bianchi e che tu continuavi ad asciugare con la maglietta. "Tu volevi me... Tu... Tu... Tu." Ha ripetuto lui mettendoti una delle sue grandi mani sulla guancia. "Io ti voglio... Tu sei mia, piccola, stare con te era tutto ciò che volevo. Se ho fatto ciò che ho fatto è stato perché volevo... Volevo che almeno tu mi vedessi. Volevo che ti rendessi conto che ci sono anche io, che io ero innamorato di te. Volevo che tu ti rendessi conto di me, era tutto ciò che volevo. Volevo solo che tu ti rendessi conto che io c'ero... Ma pareva che ogni sforzo fosse inutile, mi trattavi sempre con distanza e freddezza... E quando hai messo quel foglietto nella tasca del poliziotto è cambiato tutto. In quei due giorni prima che mi arrestassero eri più tranquilla, mi sorridevi, mi abbracciavi, mi stavi intorno... E io, come uno stupido, ho pensato si è accorta di me. Ho seriamente pensato che stavo iniziando a piacerti, ho pensato... È fatta, è mia. Lei mi vuole." Ha raccontato per poi passarsi il braccio sulla faccia per asciugarsi qualche altra lacrima. "Hai idea di quanto male abbia fatto la verità? Quanto male io abbia sentito quando ho capito che non era perché mi avevi visto che avevi cambiato atteggiamento ma perché sapevi che ti avrebbero portato via da me. Nemmeno il carcere mi ha fatto così tanto male, (t/n)!" Ha detto lui con voce spezzata per poi urlare alla fine. Sentivi tutta la sua sofferenza, la sua tristezza, sentivi ogni sua emozione nella voce.
"Io ti vedo, Vincent... E scusami... Scusami se per rendermi conto della tua presenza ho dovuto ferirti... Mi dispiace" ti sei scusata tu premendo le tue labbra (c/l=colore labbra) sulle sue in un fragile bacio.
"Volevo solo che tu mi vedessi..." Ha sussurrato lui in un singhiozzo che gli ha spezzato la voce.
"Ti vedo... E ti amo, Vincent." Lo hai calmato tu accarezzandogli il volto.
"Anche io ti amo, (t/n)... E ti ho sempre vista. Eri tu che non riuscivi a vedere me..." Ha detto lui sconsolato con sguardo triste.
"Dai, andiamo... Voglio fare un bagno con te" Gli hai detto sbloccando la portiera e aiutandolo a uscire dalla macchina.
Una volta in casa, lui è andato in bagno, iniziando a sbottonarsi la camicia sotto il tuo sguardo attento.
"Vai in camera, piccola" ti ha intimato lui con voce dura sotto forma di ordine.
"Non voglio." Hai ribattuto tu avvicinandoti e finendo di sbottonargli la maglietta per poi aiutarlo a rimuoverla... Aveva il corpo pieno di graffi, tagli e lividi di ogni genere, era pieno di segni di ogni tipo, talmente marcati che hai sussultato alla vista e ti sei coperta la bocca spalancata in stupore.
"Ti avevo avvisata..." Ha sussurrato lui distogliendo lo sguardo come tu gli hai poggiato la mano sul petto, dove batteva il cuore, lui ha poggiato la sua mano viola più grande sulla tua e ha riportato lo sguardo su di te. Lo hai aiutato anche a rimuoversi pantalone e scarpe, per lui piegarsi e fare movimenti che richiedessero troppo movimento erano un dolore assurdo in ogni lato del corpo. Quando era interamente nudo lo hai osservato interamente come lui era leggermente rosso in volto, non si sentiva a suo agio farsi vedere in quello stato da te.
"Sei comunque bellissimo, Vincent..." Gli hai sussurrato spogliandoti a tua volta come lo hai aiutato a entrare nella vasca da bagno. Appena eri interamente nuda sei entrata con lui nell'acqua calda e ti sei appoggiata al suo petto, passandogli le braccia attorno al petto e abbracciandolo delicatamente.
"Sei sempre bellissima, (t/n)" ha affermato lui facendo scorrere le mani sul tuo corpo nudo, sentendoti ed esplorandoti come fosse la prima volta. Sentiva i tuoi seni, sentiva le tue spalle e le tue clavicole, sentiva le tue gambe... Sentiva tutto di te, e gli piaceva. Tu eri roba sua e non ti avrebbe mai condivisa con nessuno.
Ti eri innamorata del tuo carceriere. Ti eri innamorata dello stronzo che ti aveva rinchiusa in casa e ti teneva ancorata a lui tutto il dannato giorno ogni fottuto giorno. Ti eri innamorata dello stronzo che ti urlava contro e ti sbatteva a destra e a sinistra... Ti sei innamorata di quel casino che voleva solo che qualcuno in questo mondo si accorgesse che esisteva. Ti eri innamorata di quella persona incasinata che voleva solo che qualcuno lo notasse e scegliesse... Tu lo avevi notato e, pur sapendo che c'era decisamente di meglio, lo hai scelto come tuo compagno e sei rimasta con lui tutta la vita. Lo avevi scelto... Era tuo.
Poco sapevi che il tuo amore era in realtà una Sindrome Di Stoccolma.
End chapter.
Oye guys! Che ne pensate? Vi piace?
Cosa vi hanno suscitato le emozioni di Vincent? Come vi hanno fatto sentire?
A me è piaciuto moltissimo scriverle!
Volete altri capitoli così? Vi piacciono i capitoli in questo modo? Se volete capitoli così nelle vostre richieste ditemelo, almeno mi regolo prima di scriverle :3
(Lo so che ancora devono uscire le richieste ma avendo già i capitoli pronti preferisco pubblicare quelli per primi 😅)
Anyway, per questo capitolo da Darky è tutto, ci vediamo nel prossimo capitolo...
BYE BYEEEEEEEEE!!!
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