La mia vera vita iniziò quella notte.
Una volta superata la coltre di fumo intrisa di odio e furia proveniente dalla battaglia, mi resi conto della devastazione appena avvenuta nel mio, non più, regno. Il villaggio appena fuori le mura del castello era quasi totalmente raso al suolo. Come hanno fatto in così poco tempo? Le abitazioni erano distrutte, decine di corpi a terra disseminati lungo le vie; con sollievo notai che qualcuno si era salvato, scorsi alcuni volti curiosi scrutarmi circospetti, feci un breve sospiro di sollievo e continuai la mia marcia verso l'ignoto.
Poco dopo aver superato lunghe strade fitte di abitazioni diroccate, decisi di tagliare verso il bosco, che contornava l'intero regno. Non era di certo la scelta più saggia, dato che non avevo minima idea dei confini del regno e di dove sbucasse il bosco, o delle insidie che vi avrei potuto trovare all'interno; ma volevo assolutamente evitare di incontrare altri nemici...o cadaveri. Non ero mentalmente in grado di superare la vista di un altro innocente, privato della sua vita solo per inutili faide. Avrei preferito vedermela con un gigantesco orsocivetta, come quello che mi raccontava Magnus.
Oh Magnus...Smettila Idryll! Non devi pensare a lui. Ti ha tradita... come tuo padre.
Scossi la testa nel tentativo di cacciar via dalla mente quei pensieri e concentrami solo su come allontanarmi da lì il prima possibile. Feci un lungo respiro e mi addentrai nella fitta foresta illuminata solo dalla luce della luna piena. Mai vista Luna così splendida, pensai, forse è un segno.
Dopo qualche minuto di completo smarrimento, iniziai ad abituarmi all'oscurità e a destreggiarmi tra la natura senza beccarmi rami in pieno volto o svegliare qualche infida creatura. Camminai sempre dritto per diverse ore, ma stavo iniziando a dare segni di cedimento. Ero stanca, stremata, mentalmente distrutta e soprattutto sola, abbandonata. La voglia di arrendermi e sdraiarmi lì inerme nella speranza di non svegliarmi più, si fece sempre più strada nella mia mente martoriata.
Ma qualcosa arrestò il mio tumulto mentale: una lacerante fitta lungo la schiena. Mi toccai il punto dolente e sentii dei piccoli rigonfiamenti lunghi e sottili. Dovevo trovare uno specchio, un vetro, qualcosa per capire meglio cosa mi stesse succedendo. Come faccio a vedere?! Sono in uno stramaledetto bosco! Il mio istinto di sopravvivenza si attivò. Forse potrei trovare un specchio d'acqua. La mia mente cercava di elaborare diverse ipotesi per rimanere lucida. Stando alla posizione della luna, il sole sarebbe sorto a breve e forse mi sarei orientata meglio; quindi continuai la mia marcia, ma anche la sete iniziava a pesarmi, a farmi perdere la lucidità. Poco dopo, finalmente, sorse l'alba più bella che avessi mai visto, ma forse avevo le allucinazioni, perché ogni cosa che osservavo mi sembrava più bella del solito.
Dopo altri minuti di incessante cammino, udii un rumore costante. Acqua! Sarà un corso d'acqua! Esclamai entusiasta nella mia mente e corsi con le mie ultime forze verso la fonte delle mie speranze. Quasi non volli crederci, era veramente un corso d'acqua, pulita e fresca. Subito mi inginocchiai verso essa e bevvi avidamente bagnandomi il viso. Dopo essermi rinfrescata, provvidi a controllare la zona che mi doleva, mi spogliai noncurante e mi sporsi verso l'acqua di schiena per vedere finalmente cosa mi affliggeva.
Sgranai gli occhi, non potevo crederci, la luce mi stava sicuramente ingannando, mi toccai il fondo schiena incredula: una striscia nera, gonfia e pulsante , si stava facendo lentamente strada verso l'alto. Non avevo minimamente idea di cosa potesse essere, ma di certo niente che un semplice unguento avrebbe potuto guarire e conoscevo solo una persona che forse ne sapeva qualcosa: colui che era stato in poco tempo sia la mia salvezza che la mia condanna. Magnus, di lui sapevo solo il nome, ma non potevo essere sicura neanche di quello. Quella notte sentii una parola che lo riguardava, un termine. Quella guardia lo aveva chiamato Stregone. Peccato che non conoscessi neanche il significato di quella parola. Non avevo niente, ma dovevo fare qualcosa, perché quella vena nera si stava allungando e doleva sempre di più.
Decisi di riposarmi ai piedi di quel torrente per riprendere le forze e fare pace con i miei pensieri. Dovevo creare un piano, un modo per sopravvivere in quel mondo a me così sconosciuto e selvaggio. Dovevo ricominciare da zero e quello sarebbe stato il mio inizio. Ma non sapevo minimamente come comportarmi e dove andare.
Mi accasciai a terra stremata. Mi risvegliai non so quanto tempo dopo ma il sole era particolarmente lucente e opprimente, così mi alzai e continuai il mio cammino verso la mia nuova vita.
Trascorsi altre ore nel bosco, in compagnia dei miei pensieri confusi e pieni di rancore, ero talmente immersa in essi che non mi accorsi che qualcuno mi stava seguendo chissà da quanto tempo.
《Bene ,bene, chi abbiamo qui?》 Mi si parò davanti una figura talmente impotente che oscurò il sole alle sue spalle. Era un uomo corpulento, vestito di pelliccia con in mano un lungo martello che toccava terra.
Non risposi, indietreggiai soltanto, colpendo con la schiena qualcosa: era un' ascia, alzai lo sguardo e vidi la persona che la stava impugnando, era una donna nerboruta, e affianco a lei c'erano altre tre persone. Ero circondata.
《Che volete da me?》 Cercai di nascondere la mia evidente paura.
L'uomo fece un sorrisetto e guardò i suoi compagni che accolsero il suo sguardo con altrettanta convinzione.
《Sono alquanto meravigliato, che ci fa una giovane ragazza tutta sola in questi immensi boschi?》
《Sto andando al villaggio》 fu la prima cosa che mi venne in mente, effettivamente cercavo un villaggio ma non sapevo quale e neanche da che parte fosse.
《Non sei lontana, ragazza》 rispose la donna alle mie spalle, 《noi da lì veniamo, siamo in missione》 spiegò, ero alquanto curiosa.
《Cosa cerchi al villaggio?》 chiese una terza persona.
《Una locanda dove ristorarmi》 e anche uno scopo di vita, magari.
《Sei fortunata, ce ne sono un paio, la più grande ospita anche diverse gilde di avventurieri, lì affiggono diverse taglie interessanti》 rispose la donna con l' ascia.
《E noi siamo qui per una di esse!》 esclamò l'uomo col martello frugandosi nella sacca, ne estrasse una pergamena stropicciata e su di essa c'era il disegno di una creatura mai vista prima e una ricompensa in denaro scritta sotto; e in quel momento decisi che era quella la vita che volevo fare anche io.
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