Laviamo i piatti!
(Fingon) La sera si è fatta rosata quando terminiamo questa cena frugale, nella casetta di legno dei boschi. In fondo questo rifugio mi è sempre piaciuto ed è un posto pacifico, per certi versi segreto, che aveva costruito mio padre Fingolfin assieme a mio zio Finarfin per ospitarci durante le battute di caccia in cui ci aveva invitati Oromë.
L'atmosfera non è delle migliori, però, in un certo qual modo posso dirmi soddisfatto e credo lo sia anche Maedhros.
Maglor se n'è andato di fuori ed il suono della sua arpa si fa sentire ovattato all'interno. Credo che debba ancora riprendersi da quanto gli abbiamo dato da vedere. Devo ammettere che questa situazione sta imbarazzando tutti i tre. Forse avrei dovuto verificare che Russandol fosse solo... Sarebbe stato più facile parlare di certi argomenti. Bah, forse ci stiamo entrambi perdendo in una foglia che staccatasi dal ramo è caduta a terra. Eppure è ora così complicato che mai avrei creduto fosse possibile per un Eldar. Mah ho pensato proprio ad una sciocchezza!
"C'è ancora della frutta, se vuoi. Altrimenti potrei darti una fetta di uno dei famosi dolci di mia madre." Commenta Maedhros.
"Oh no, ho già dato ieri quando mi ha invitato a pranzo." Dico senza pensarci, ma forse avrei dovuto essere più cauto.
"Davvero mia madre ti ha...! È incredibile!" Esclama guardandomi, mentre si muove per sparecchiare la tavola.
La rivelazione deve averlo davvero colpito perché i piatti che ha in mano tremano e se non ci avessi posto prontamente la mano sarebbero caduti tutti quanti.
Maedhros sgrana gli occhi sorpreso e riprende prontamente l'equilibrio.
"Mi farebbe piacere aiutarti, se me lo permetti."
Maedhros sorride impercettibilmente pur essendo infastidito.
"Come vuoi." Dice lui, stabilizzati del tutto i piatti e portandosi al lavabo.
Mi alzo subito e devo ammettere che forse lo faccio con troppo impeto perché Maedhros sbuffa. Forse sono stato avventato durante il nostro primo incontro, avrei dovuto essere più lento...
Più lento?! Sono forse diventato un frettoloso Edain? Bah, anche noi siamo troppo avventati quando vogliamo, in fondo.
Sorrido appena avvicinandomi e lo affianco al lavabo. Guardarlo lavare i piatti è impagabile e mi metto a ridere, incapace di trattenermi. E' così buffo!
"Che cos'è che ti fa tanto ridere?" Dice lui brusco.
"Pensavo ti saresti preso la mano di Aulë e di tuo nonno. Perché non l'hai fatto?"
"Prendi uno strofinaccio ed asciuga i piatti, non cambiare discorso."
"Non lo sto facendo, capelli rossi. Dai avanti, dimmi il motivo almeno."
Lui mi guarda passandomi un altro piatto e sbuffa.
"Mi da fastidio trecce d'oro, mi arrossa la pelle, mi prude e mi fa sudare; non la sopporto! Preferisco farne a meno."
"Oh, ah, scusami... - Dico rammaricato ed un po' deluso di me stesso. - Credevo di fare una cosa che potesse esserti utile. Ho pensato tanto a come restituirti la mano che ti avevo tolto, che forse non ho guardato il problema dal verso giusto."
Maedhros allora mi passa un altro piatto e voltandosi alza la destra monca e mi accarezza avvicinandola al viso.
"Fingon, io sono completo così, non ho bisogno di un'aggiunta. E poi, scusa, non ti rendi conto che non necessito di lei quando ho la tua di mano? Avrei lavato i piatti da schifo altrimenti... Ma poi, non mi dirai che ancora ti dai la colpa per quella mano! È colpa di quel tre volte maledetto di Morgoth, non tua! Non ti rendi conto che se anche mi hai tolto la mano, mi hai ridato la vita, due volte, ed ancora mi procuri il sollievo dagli incubi della guerra, della tortura e dalla mano che non ho?! A cosa mi serve un arto in più se il tuo cuore palpita per me?"
Io non dico nulla per la sorpresa, limitandomi ad asciugare il piatto che mi ha dato. Devo riprendermi da quanto ho udito, è veramente un colpo per me tutto questo. E' stato così... tenero! Non sarei mai riuscito a dirglielo!
"Non dici nulla?" Mi chiede Maedhros sorridendo furbamente.
"Hai già detto tutto tu, non serve che aggiunga altro. In effetti avrei dovuto parlartene prima di decidere per conto mio. Però in realtà ho deciso per te anche quanto è già avvenuto e ciò che seguirà a questa situazione temporanea."
"Non ti piacerebbe vivere qui?" Chiede lui prendendomi una delle mie trecce.
"Non cambiare argomento ed ascoltami."
"Ma certo." Dice baciandomi la guancia e facendomi arrossire come non ho mai fatto.
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