𝚝𝚛𝚎
Isaac non era mai stato interessato alle ragazze. L'unica che gli fosse mai piaciuta faceva parte di un videogioco e si trattava di un amore puramente platonico. Da quando aveva incontrato Sebastian, poi, aveva completamente smesso di guardarsi intorno. Sapeva che il suo era un amore impossibile, che Sebastian era etero e che Chloé gli piaceva sul serio, però non riusciva davvero a rinunciarci. "Forse sono masochista" si era ritrovato spesso a pensare.
"Come sono finito quindi a ricevere una dichiarazione da parte di Julia Holmes?" non lo sapeva davvero.
Quella ragazza era una perla: intelligente come suggerisce il suo cognome, atletica come pochi e carismatica da morire. Durante gli anni del liceo portava sempre un cappello da cowboy in testa, che si sposava alla perfezione con i ricci spettinati e ribelli. Isaac poteva contare le volte in cui l'aveva vista sulle dita di una mano, ma era piuttosto famosa nella sua scuola e, tristemente, la conosceva bene: era stato una delle sue vittime preferite. Julia Holmes agiva in modo subdolo, non si sporcava le mani e non si scomodava a parlarti direttamente. Lei regnava in silenzio, diffondeva pettegolezzi e poi rimaneva a guardare.
Isaac, che già viveva isolato in un mondo suo, aveva passato quegli anni senza alcun amico. Dopotutto era quello "schizzato", quello che faceva cose strane con i professori. Tutte bugie, ovviamente, ma quello di Julia era un gruppo di adolescenti compatto e perennemente alla ricerca di drammi: non cercava la verità, ma intrattenimento.
E Isaac era sempre stato un tipo piuttosto timido, il perfetto agnellino sacrificale. Ai tempi, in realtà, aveva anche provato a ignorarla, ma la situazione era arrivata a un punto critico quando, per qualche assurdità, Isaac si era messo in testa di poter diventare re del ballo. Un titolo stupido di sicuro, eppure per un ragazzino quella nomina era praticamente la vita. Pensava che se l'avessero votato, che se qualcuno l'avesse accettato, forse si sarebbe sentito un po' meglio. Alla fine non aveva vinto proprio un bel niente, ma aveva interrotto definitivamente gli studi. E sbloccato una nuova fobia: quella per gli sguardi della gente.
«Isaac?» lo richiamò Julia, lievemente preoccupata.
Perché non le rispondeva? Chiunque sarebbe stato felice di ricevere una dichiarazione da parte sua, giusto? Julia si pizzicò un fianco per essere sicura di non fare alcuna smorfia, seppur fosse tremendamente infastidita.
Isaac intanto stava già cominciando a vederci doppio. Si allontanò di scatto e mise la mano che gli aveva toccato sotto l'acqua ghiacciata, senza dire una sola parola. Non sapeva come comportarsi, cosa fare e rispondere, stava scivolando lentamente nello sconforto. E il respiro diventava pesante, ingestibile. Forse se avesse smesso direttamente sarebbe stato più facile.
L'ombra nel frattempo si stava gustando lo spettacolo della sua disfatta. Isaac la temeva, era estremamente consapevole di quanto quella creatura fosse crudele. Sapeva che prima o poi l'avrebbe divorato e di lui non sarebbe rimasto nulla. Non le serviva esistere davvero per tormentarlo, per essere reale.
Il ragazzo lanciò un'occhiata a Sebastian, pregandolo con gli occhi di aiutarlo, ma ciò che vide lo destabilizzò ulteriormente. Era nero di rabbia, furente. Li stava fissando malamente, come se qualcuno gli avesse tranciato via un dito e lui non vedesse l'ora di vendicarsi. Isaac non aveva la più pallida idea di che cavolo stesse accadendo, ma si sentì tremendamente piccolo. E inutile quanto un vecchio straccio usato.
Dal loro primo incontro erano passati a malapena due mesi, eppure Sebastian era riuscito a dargli serenità. Isaac si sentiva felice solamente pensando a lui e forse era stupido, malsano e folle, però Sebastian non aveva dato di matto quando gli aveva raccontato della sua condizione e ciò lo aveva reso profondamente felice. Era il suo primo vero amico e lo aveva supportato, gli aveva detto che era speciale, che non doveva preoccuparsi. E che lo avrebbe aiutato. Quindi perché ora gli stava rivolgendo quello sguardo terrificante?
«Ti ho lasciato senza parole?» ridacchiò Julia all'improvviso, riscuotendolo.
Isaac avvertiva chiaramente gli occhi di Sebastian addosso. Lo stavano squadrando, incatenando. Non riusciva a muoversi. Se ripensava allo sguardo colmo d'amore che aveva riservato a Chloé, a un suo messaggio, gli veniva davvero da piangere. Era ovvio chi preferisse.
La testa cominciò a pulsargli. Avrebbe quasi voluto urlare a Sebastian che non era quello che sembrava, che la conosceva a malapena, però che senso avrebbe avuto? Non sapeva nemmeno perché fosse tanto arrabbiato.
«Scusami, sono stata troppo schietta?» domandò nuovamente Julia, provando per la seconda volta a sfiorarlo. Si alzò sulle punte, inchinandosi in avanti e quasi gli accarezzò una guancia.
«Sì.» sbottò Isaac, contrariato, spostando il capo per non farsi toccare. «Lo sei stata.»
Julia non si diede per vinta. Non avrebbe accettato un "no, grazie". C'era un motivo se si era disturbata a cercare quella stupida caffetteria. Guardò Sebastian. Lui pareva volerla squartare viva. Sorrise, beffarda.
«Quando stacchi? Potrei tornare più tardi...» propose. «Con meno scocciatori presenti, magari...»
Si morse il labbro inferiore, chinandosi sul bancone per dargli una bella vista sulla sua camicetta a scacchi. La luce diurna le illuminava il bel viso lentigginoso, angelico, ma Isaac sapeva bene cosa nascondesse il miele delle sue parole.
Una valanga di brividi freddi gli corse lungo la spina dorsale. Quello sguardo avrebbe stordito perfino un elefante, ma a Isaac faceva solamente venir voglia di cavarsi gli occhi dalle orbite.
Notando la mancanza di reazioni, Julia sorrise, compiaciuta. All'improvviso e per la seconda volta, allungò la mano verso il volto del povero Isaac e, prima che lui potesse formulare un pensiero compiuto, aggrovigliò le dita intorno alla cravatta, tirandola. Il profumo delicato della ragazza gli diede alla testa. Isaac tossì. Ne aveva messo troppo. Ora era in astinenza di ossigeno e le tempie non gli davano pace. Tutto iniziò a vorticare. Doveva allontanarla in fretta o non avrebbe resistito. Sarebbe svenuto.
«Perché non mi passi quel bel taccuino?» mormorò Julia, a un soffio dalle sue labbra. «Così ti scrivo il mio numero.»
«È solo per le ordinazioni.» ribatté lui duramente, a disagio. «E questa è molestia sessuale.» le fece notare.
Julia sulle prime sembrò un po' confusa. Si aspettava che fosse già scacco matto, ma Isaac le stava dando filo da torcere. In quel momento, come ai tempi di scuola. Quasi gli ringhiò contro, frustrata.
«Mi molli o no!?» nel dirlo, Isaac aveva alzato leggermente la voce e gli era uscito una sorta di acuto. Julia lo lasciò d'istinto.
Isaac riprese finalmente a respirare. Julia, invece, si aggiustò i riccioli rossi, in imbarazzo, poi schiuse le labbra a cuore: «Sai, sei carino quando fai il timido.»
Isaac non lo stava affatto facendo. Si voltò, prese una birra dal frigo, la stappò e ne bevve un sorso. Gli serviva un po' di coraggio, prima di mettere le cose in chiaro: «Senti, io non-»
«Mi piacciono i tuoi occhi.» lei lo interruppe immediatamente. Sapeva dove stava andando a parare e voleva evitare un rifiuto secco. «Ho sempre adorato il verde.»
«Quindi sei innamorata del Grinch?» Isaac tentò con l'ironia. Non funzionò.
«Dipende: è il tuo secondo nome?»
Isaac allora mandò giù un altro po' di birra e fece per ribattere, ma d'un tratto avvertì una brezza calda sulla nuca. Una mano che conosceva alla perfezione sbatté sul bancone con forza. La fissò. Delle vene azzurrine gli partivano dal polso e, come tanti fiumiciattoli, percorrevano l'avambraccio, sparendo sotto la felpa scura. Sebastian. Quel profumo d'arancia era inconfondibile.
«Il conto.» gli sussurrò all'orecchio, facendolo balzare sull'attenti.
Isaac si voltò appena in tempo per ritrovarselo a un centimetro dalla faccia. Sebastian aveva il permesso di venire dietro alla cassa, perché ogni tanto si era offerto di aiutarlo facendo qualche turno e sua madre l'aveva preso in simpatia, nonostante le voci, ma Isaac non si aspettava certo che...
«Zack? Me lo porti?» mormorò suadente, alzando un dito per sistemargli gli occhiali. Lo fece diventare bordeaux e prosciugò la sua intera riserva di saliva. Gli aveva appena sfiorato il naso. Aveva toccato il suo viso. Ed era tutto ciò a cui Isaac riusciva a pensare, mentre deglutiva a vuoto. Magari non era così arrabbiato come temeva. «Pago per il mio tavolo.» continuò, indicando i suoi amici, intenti a parlottare fra loro.
Isaac sorrise. Era così preso da Julia che non si era accorto che Sebastian si fosse avvicinato. Non si era nemmeno reso conto che fosse caduta una sedia, a dire il vero, ma guardando oltre le sue spalle la vide a terra.
«Sì, ma stai attento con i mobili! I miei mi ammazzano se scoprono che hai spaccato qualcosa, amico.» borbottò, premendogli il palmo contro il petto per fargli cenno di spostarsi. Forse era solamente una scusa per toccarlo. Isaac aveva passato l'esistenza a evitare le persone, ma da quando Sebastian era entrato nella sua vita aveva finalmente trovato qualcuno che poteva stringere, sfiorare, accarezzare. E ne avrebbe sempre approfittato.
«Miglior amico.» puntualizzò Sebastian, fulminando Julia con lo sguardo, mentre Isaac lo sorpassava per andare alla cassa.
«C'è qualche problema?» chiese lei, visivamente alterata.
«No, se la pianti di molestarlo.» sbuffò. «Non è interessato.»
«E tu chi sei? Il suo avvocato?»
Isaac fu tentato di colpirsi per capire se fosse sveglio o meno. La guardò, stranito. Non aveva mai visto nessuno rispondere a Sebastian in quel modo, per le rime. Julia non pareva affatto temerlo, al contrario, alzava il capo per sfidarlo apertamente e socchiudeva gli occhi, osservandolo come se fosse un cumulo di spazzatura sul bordo della strada.
Se Sebastian gli permetteva certe confidenze, significava solamente una cosa: si conoscevano. E quel dubbio divenne certezza nello stesso istante in cui Sebastian ribatté: «No, ma so che è troppo buono per mandarti a fanculo, Jules.»
Jules. Aveva usato un soprannome.
«E quindi ti sei proposto come suo cavaliere?»
«No, non ha mica bisogno di qualcuno che lo protegga.» Sebastian era già sul piede di guerra. «È solo che sei irritante.»
«Hai detto bene: non ha bisogno di te, ma di una bella principessa.» ammiccò Julia, giocherellando con una ciocca di capelli.
"No, grazie." pensò Isaac.
«Saresti tu?»
«Chi vuoi che sia? Chloé?»
Isaac si fermò immediatamente quando udì quel nome. Ecco il tassello che li univa, cosa avevano in comune.
«A lei piaccio io!» esclamò Sebastian, contrariato, e Isaac si sentì morire.
"Un altro punto per Miss Perfezione." L'ombra rise.
«Sono venti dollari.» Isaac decise di interromperli. Il suo cuore non avrebbe retto oltre.
Sebastian gli sorrise, grato, e Isaac si disse che probabilmente lo aveva salvato da una conversazione alquanto imbarazzante. Nessuna persona sana di mente avrebbe mai voluto iniziare a discutere della propria cotta con una delle sue amiche. Comprensibile. Sebastian prese il portafoglio e cacciò fuori i soldi giusti. Isaac aveva già preparato lo scontrino e glielo porse senza aggiungere altro, mentre quei due continuavano a guardarsi in cagnesco.
Fu allora che Isaac si concesse un profondo respiro. Era ancora parecchio agitato e le tempie gli chiedevano pietà.
"Com'è che aveva detto Linda?" si chiese, tentando di fare mente locale per ricordare le parole della psicanalista. Socchiuse le palpebre, l'avvertimento della donna gli rimbombò in testa: «Devi liberare la mente. Non farti imprigionare dalle tue emozioni, altrimenti vivrai male.»
Isaac lanciò un'occhiata al diario, nascosto sotto al bancone, poi al taccuino. Tecnicamente era solamente per gli ordini, ma d'un tratto sentì l'impulso di andare contro Sebastian. Di ribellarsi a quell'amore tanto doloroso.
Perché Sebastian poteva ferirlo, mentre lui era costretto a dargli corda per tutto? Il suo rimaneva un ragionamento infantile, ne era consapevole, e una parte di Isaac non voleva affatto affrontare Julia, né ricordare il passato, ma un numero di cellulare non avrebbe fatto male a nessuno, vero?
"Seb non vuole che Julia ci provi con me? Bene. Anzi benissimo!" pensò con rabbia e strappò di netto un foglio dal taccuino. Ci scarabocchiò sopra il suo nome in corsivo con il numero di telefono. Lo fece di getto e velocemente, prima che potesse cambiare idea. Disegnò un cuoricino vicino al contatto e si stampò in viso il sorriso più accattivante del suo repertorio.
«Jules.» la chiamò, usando lo stesso soprannome che Sebastian le aveva affibbiato poco prima. Lui si irrigidì, ma l'ombra ghignò, incoraggiandolo: "Fallo."
«Forse ho posto in rubrica.» le disse.
Julia sulle prime parve sorpresa, ma cambiò immediatamente atteggiamento, dipingendosi in faccia lo sguardo più zuccheroso di sempre.
«Davvero?» squittì.
Isaac annuì, lo fece in modo meccanico, ma bastò a turbare Sebastian.
Prese un cupcake al cioccolato e glielo porse insieme al biglietto, sotto lo sguardo furibondo del suo amico.
«Ecco a te.» le sorrise, cordiale. «Il dolce è in omaggio.» aggiunse, cominciando a sistemarsi la cravatta allentata.
Julia morse il cupcake, gustandosi sia il cioccolato che l'espressione disgustata di Sebastian. Quello era esattamente ciò a cui puntava.
«Ti chiamo stasera, tieniti libero.» dichiarò, riportando gli occhi su Isaac, che intanto aveva rinunciato a farsi il nodo.
Isaac realizzò ciò che stava accadendo troppo tardi, registrò quelle parole con almeno cinque secondi di ritardo. Gli aveva dato il numero, ma non aveva mai accettato di uscirci. Solo che Julia era furba, sapeva come manipolare qualcuno e aveva capito che Isaac non le avrebbe mai detto di no. Non immediatamente. Non davanti a Sebastian. E fuggì, lesta, prima che potesse rifiutarla.
Una volta davanti alla porta, si voltò appena per mandargli un bacio e Isaac rabbrividì.
«Cos'era quello?» gli domandò subito Sebastian, non appena la videro scomparire dietro la porta.
«Quello cosa?» Isaac provò a fare il finto tonto, ma non gli riuscì benissimo.
«Perché le hai dato il tuo numero?» insisté Sebastian.
Isaac alzò le spalle: «È carina.» mentì. C'era qualcosa in lei che lo inquietava terribilmente.
«Cazzate.» Sebastian assottigliò gli occhi. «A te sta sulle palle mezzo pianeta.»
«Julia farà parte dell'altra metà.» ridacchiò Robert, che si era goduto la scena.
Si stava divertendo un mondo, era raro che Sebastian fosse nel pallone e vederlo sudare era una gioia per gli occhi. Nicholas e Taylor non dissero nulla invece, si limitarono a comunicare tra loro tramite messaggi sul cellulare. Conoscevano Sebastian da più tempo di lui e sapevano quando non era il caso di rompergli i coglioni. Gli avrebbero parlato più tardi, con calma e probabilmente mentre lui si lamentava del fatto che "quella stronza lo stava facendo di nuovo!". Riuscivano già a immaginarselo. A volte si comportava peggio di un bambino.
Sebastian decise di ignorare del tutto Robert. Non voleva altri mal di testa e preferiva concentrarsi unicamente su Isaac. Gli si avvicinò nuovamente. Sapeva di essere praticamente miracolato: Isaac saltava non appena qualcuno provava a sfiorarlo, ma quando era lui ad accarezzarlo rimaneva docile, sereno. Era come se la sua presenza non lo turbasse e anche quello era un aspetto che lo attirava parecchio: il suo Zack non solo era bello, ma anche intoccabile. Lui era il solo a cui permetteva tanto e si sentiva speciale.
Alzò una mano per accarezzargli il braccio, poco sotto la spalla destra, e quel calore gli arrivò dritto al cuore. Isaac era certo che quello fosse amore, ma per Sebastian le cose erano ben diverse.
«Se lo stai facendo perché ti ho fatto qualcosa posso rimediare.» cominciò Sebastian, dispiaciuto da morire.
L'ultima cosa che voleva era che Isaac si andasse a impelagare proprio con Julia. Sapeva che prima o poi avrebbe dovuto lasciarlo andare, che non poteva proteggerlo per l'eternità e che Isaac meritava qualcuno da amare, ma perché doveva essere proprio quella strega? Non lo capiva.
«Tu non c'entri.» Isaac distolse lo sguardo e Sebastian ebbe la certezza che gli stesse mentendo. «Non hai fatto nulla di male.»
«Sicuro? Sento che ce l'hai con me.»
«Tranquillo.» lo rassicurò. «È che Julia è simpatica.»
«Ti piace?» Isaac sapeva che quella domanda sarebbe arrivata, ma credeva che glielo avrebbe chiesto con tono incalzante, amichevole, però la voce di Sebastian risultò piatta, vuota. E Sebastian si rese conto che forse no, non voleva lasciarlo andare davvero.
Isaac odiava quando si incupiva in quel modo, che si ostinasse a erigere muri fra loro. Si conoscevano da relativamente poco, ma si vedevano quasi ogni giorno, quindi perché insisteva a mettere paletti? A disegnare confini?
"Non l'avrebbe mai fatto con Chloé." Realizzò e avrebbe tanto voluto non farlo.
«Allora?» insisté nuovamente Sebastian.
«Non lo so ancora. Forse con il tempo inizierà a piacermi.» un'altra bugia, l'ennesima. A Isaac non sarebbe mai potuta piacere. Era gay e troppo preso da Sebastian per vedere chiunque altro.
«Puoi trovarti di meglio.» sbuffò Sebastian, con tanto disprezzo che Isaac stentò quasi a credere che fosse proprio lui.
«Tipo?» lo sfidò, ma conosceva già la risposta.
«Una brava ragazza, come Chloé.» Per Isaac una pugnalata sarebbe stata meno dolorosa.
Non si immaginava nemmeno che Sebastian stesse mentendo. Adorava quella donna, ma per lui Isaac meritava addirittura di meglio. Forse non era nemmeno nata la persona che avrebbe accettato al suo fianco e si sentiva uno schifo per pensarla in quel modo. Erano amici, però una parte di lui voleva ancora rinchiuderlo da qualche parte e tenerlo solo per sé. E dire che aveva rinunciato a quei propositi malsani, che aveva deciso che Isaac era troppo buono per quel mondo crudele e che l'avrebbe supportato qualsiasi scelta avesse preso. Perché non riusciva a essere coerente?
«Devo tornare a lavoro.» gli disse Isaac, all'improvviso, troncando bruscamente quella conversazione.
«Zack...»
«Ti chiamerò stasera, dopo l'appuntamento.» gli promise.
Sebastian fece una smorfia. Capì di aver perso.
Isaac provava una certa soddisfazione a non dargliela vinta per una volta, però non se la sentiva proprio di incontrare Julia. Ne aveva ancora un po' paura e fremeva al solo pensiero.
«Se cambi idea, sai dove trovarmi.» borbottò Sebastian, tornando al suo posto come un cucciolo abbandonato.
Isaac si sentì in colpa nel vederlo andar via in quel modo, però non aveva alcuna intenzione di cambiare idea. Aveva ancora una briciola di orgoglio e non voleva rinunciare a quel poco che rimaneva della sua dignità, rimangiandosi ciò che gli aveva appena detto. Sospirando, accese la macchinetta del caffè per farsene uno bello forte. Non vide affatto l'espressione glaciale che l'amico assunse non appena smise di guardarlo.
A Sebastian prudevano le mani. Anzi aveva proprio voglia di strangolare quella stronza. Lo stava facendo di nuovo e stavolta stava puntando proprio a Isaac! Non riusciva a crederci, non voleva crederci.
Ancora nero, prese immediatamente il cellulare. Mandò un messaggio a Chloé.
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