Capitolo 9 Di tristi ricordi e di un lovelock
Passato
Il pensiero di Satine aveva riempito la mente di Obi-Wan fino a impedirgli di concentrarsi su altro. Il fiato si frammentava in gola alla stregua di un pianto infantile, il desiderio era diventato un dolore fisico, l'appetito si era fatto inestinguibile davanti alle forme perfette della duchessa di Mandalore, la sua dolce amica.
Per questo il padawan aveva esitato e si era distratto nel duello con Bo-Katan.
Il momento di idillio emotivo lo aveva reso debole; subito dopo, le parole della giovane, il suo intento di sacrificarsi per lui, ne avevano risvegliato la Forza interiore, un'energia mai sentita tanto possente in anni di cammino.
Nel corso delle lunghe meditazioni svolte nella sua stanzetta col soffitto trasparente, il pensiero vagava dall'uno all'altro episodio, in un oceano di indecisioni e dubbi esistenziali.
Prese un profondo respiro a occhi chiusi, le gambe incrociate, ramingo di una concentrazione che stava svanendo, avvolto da un leggero calore sulla pelle nuda delle zone scoperte dalla biancheria, provocato anche dall'immagine di Satine innocentemente sopita nella casa accanto.
«Rimarremo, quindi» Zara carezzò il braccio dell'amica, nel letto della stanza padronale dell'abitazione di Kateryna, grande abbastanza per tutte e tre, in cui era divenuta piacevole abitudine discorrere prima di addormentarsi.
«Così ha deciso Qui-Gon. Si è fidato delle mie parole e dell'impressione di Obi-Wan su Bo» tornati dal frutteto, lei e il padawan avevano raccontato ogni cosa agli altri. Inevitabilmente, anche per la ferita riportata da Kenobi.
«Tua sorella starà ai patti?» quando Satine ne parlava usando il suo diminutivo, Zara drizzava le orecchie, ritendendola poco obiettiva. Essere stata in ginocchio sotto la spada della crudele soldatessa mandaloriana, le era bastato. Una spada rubata a un jedi, forse sconfitto, più probabilmente presa in prestito da un altro guerriero che era riuscito a sottrarla con le proprie capacità. Un'arma anomala per una donna non particolarmente dotata, a dire del maestro Qui-Gon, ma caparbia e boriosa, che cercava di dimostrare di essere almeno all'altezza dei propri compagni maschi. E le spade donate o prese in prestito, e non vinte in combattimento, portavano sfortuna, era cosa nota! Non abbastanza sfortuna, per Bo-Katan!
«Mia sorella ha smesso da tempo di condividere i miei ideali, forse non lo ha mai fatto. Possiede un'indole forte, volitiva al limite dell'aggressività. Non racconterà che un allievo jedi col braccio ferito l'ha sconfitta in quel modo. Obi-Wan è stato fantastico» la duchessa sospirò al ricordo.
«Tu pure sei forte, Satine, ma anche dolce e tenera; sono aspetti della natura umana che possono convivere in un cuore come il tuo. Bo-Katan è una terrorista, mentalmente integralista. Vi divide un universo. Lo ami molto?» Kateryna chiese ciò che già sapeva e ricevette una risposta diretta «Come il mio cuore non credeva fosse possibile. Completamente. Vorrei stare con lui ogni momento e comportarmi in modo diverso, più affettuoso. Evito, per non destare sospetti al maestro. La prenderebbe male e io e Obi-Wan non abbiamo mai accennato al nostro futuro» perché non ci sarà alcun futuro, pensò.
Zara si posizionò di fianco, posando la testa sulla mano, il gomito piegato sul cuscino «Qui-Gon è a conoscenza del vostro legame, lo ha visto nascere e crescere sotto i suoi occhi, come me. È un sentimento troppo intenso e profondo per essere celato, traspare». Kenobi era altrettanto innamorato di Satine; la servitrice dalla pelle scura ci avrebbe scommesso la propria testa, certa che l'avrebbe mantenuta sul collo.
Kateryna lisciò i capelli della duchessa dalla nuca alle punte «L'amore è quanto di più bello si possa incrociare nel cammino della vita, indipendentemente dall'aver deciso di consacrare quest'ultima a principi, dottrine, compiti. Nella mia testa perseguire un ascetismo come quello dei jedi ha poco senso» commentò, con un filo di voce «Ti invito a compiere la scelta più giusta per te, per il tuo futuro; non vorrei che un domani te ne pentissi. Sai, Satine, è orribile voltarsi indietro e avere rimorsi e rimpianti. La distanza dalle persone che ami - di qualsiasi genere - è un fardello insopportabile, posso affermarlo per esperienza».
La nobile prese la sua mano «Ti riferisci alla tua famiglia. Non ce ne hai mai parlato e non è mia abitudine forzare gli altri» non terminò, ammettendo implicitamente di voler sapere. Tuttavia, la donna non si tirò indietro.
Le due ragazze, in poche settimane, erano entrate nella sua esistenza come un tifone, un'amicizia e confidenza di immediate e profonde radici si era consolidata fra loro. La presenza delle giovani in casa aveva dato a Kateryna una ragione più concreta e tangibile per vivere. Ritenne fosse giunto il momento per aprirsi «Non ci sono segreti. Sapete già che mio marito era un agricoltore, ho ereditato la terra alla sua morte e le connesse incombenze prima divise con lui. Durante una delle esposizioni di frutta cui partecipava con nostra figlia, due ordigni sono esplosi in un attentato organizzato dalla Ronda della Morte. Si sono trovati nel posto sbagliato nel momento sbagliato e non ho avuto nemmeno le loro spoglie da seppellire».
«Come si chiamavano?» era la parte più difficile da domandare, la duchessa lo fece ugualmente.
«Ti somigliava molto, me l'hai rammentata subito, quando sei entrata in cucina in braccio a Obi-Wan. Sono sincera, non volevo ospitarvi, sono piuttosto diffidente di mio, come avrai capito. Ma il tuo viso, i capelli biondi, gli occhi blu... vedo molto di lei in te» i colori di occhi e capelli della bambina, ripresi proprio dalla mamma, erano i medesimi della nobile. Kateryna fece un'inaspettata digressione alla conversazione.
Satine si sentì morire, percependo quasi fisicamente il dolore della donna al suo fianco. Aveva capito che il contatto di una persona a cui volevi bene era la medicina migliore per placare le burrasche dello spirito, almeno un pochino. Le era accaduto con l'abbraccio di Obi in quello stesso talamo e decise di ripeterne il gesto. Tese le braccia e spostò verso di sé il corpo teso di Kateryna, nel momento in cui Zara le si strinse dall'altro lato. Lo stesso istante in cui sfuggirono dalle labbra della signora i nomi di battesimo del marito e della figlia, tristemente custoditi in uno scrigno difficile da espugnare «Kerest e Tess».
Erano tre donne, tre anime legatesi per sempre, mescolanza di stille di dolore di una madre e moglie privata di figlia e marito, di vuoti di assenze colmati da vicinanze morali, di lutti mai degni di oblio, solo sfumati dal sostegno altrui.
Kateryna non era tipo da pianti disperati e singhiozzi irrefrenabili. Pianse in silenzio finché le lacrime terminarono, asciugate dall'affetto delle due giovani, dalle blandizie sui capelli, dai baci sulle guance. Saggiamente, pose fine al lungo momento «Sarà meglio provare a riposare prima di inondare il letto».
«Ho bisogno di un po' d'aria, torno subito» Satine aveva colto il suggerimento di pochi minuti prima e si accomiatò. Nervosa, in punta di piedi e scalza, si mosse verso la porta della stanza, cercando di fare meno rumore possibile. Attraversò la cucina, uscendo dalla porta principale e immettendosi nel cortile verso il capanno degli attrezzi. Avrebbe sbirciato per vedere se Obi-Wan era sveglio e, solo in quel caso, sarebbe rimasta. Girò la maniglia metallica con la mano destra, il tempo di vedere le dita di Kenobi arpionarle il polso e tirarla all'interno del bugigattolo «Sei impazzita a venire qui?». L'aveva sentita avvicinarsi, riconoscendola dal passo. E non solo. La percepiva, era divenuta una parte di sé.
«Il tempo a nostra disposizione è troppo prezioso per sprecarlo a dormire. Obi-Wan, fino a che dovremo separarci, voglio stare con te. Tienimi con te, stanotte» comunque fossero andate le cose, voleva ogni minuto per loro due. La ferita al braccio del padawan, seppur ancora fasciata, era in via di completa guarigione e avrebbero potuto amarsi senza che lui ne avesse fastidio.
«Satine, io...».
«Shh, non dire nulla» lo zittì con un bacio, accarezzandolo con lo sguardo. Probabilmente, lo aveva interrotto durante una meditazione, svolta con la sola biancheria indosso.
«Così non vale» si lamentò, fintamente disturbato, le labbra a suggello della lunga e appassionata notte che li attendeva. Obi aveva lo stesso desiderio, tenuto a freno per i propri principi, per il dispiacere di mentire al maestro Qui-Gon.
«Sì che vale, invece» il contatto di archi gioiosi si fece più intenso, le mani di Kenobi percorsero la sagoma del corpo femminile attraverso la stoffa leggera della camicia da notte di candido cotone bianco.
«Prima devo chiederti di fare una cosa per me» Satine si interruppe, sospirando.
«Tutto quello che vuoi, Altezza».
Lei sollevò i capelli biondi dal collo con entrambe le mani e molta attenzione, lasciando una sola piccola ciocca libera, che partiva dal collo «Taglia la ciocca alla base con la spada laser».
Obi sbatté le palpebre, interdetto.
«Fallo e basta, su. Non avrai mica paura».
«Va bene, va bene. Non ne vedo il motivo e mi sembra un colpo di testa, scusa il gioco di parole, ma se è ciò che desideri...» prese la spada, posata accanto agli abiti debitamente piegati su una mensola di legno. Con la mano sinistra tese la ciocca e con l'altra - la lama iridescente a illuminare la stanzetta - la tranciò di netto, a un paio di centimetri dall'attaccatura. Aveva usato tutta la sua abilità, la punta della spada non aveva minimamente sfiorato la pelle di Satine che non aveva corso alcun pericolo «Ecco a te».
«Grazie. Riponi la spada e siediti».
Kenobi si accomodò a gambe incrociate. Sentì per prime le labbra della duchessa sulla sua schiena e mugolò di piacere. Poi le dita affusolate che scioglievano la sua treccia. Tolto l'elastico, i tre gruppi di capelli vennero separati delicatamente. A ogni movimento corrispondeva un bacio sempre più umido e sempre più passionale sul percorso della colonna vertebrale. Non ebbe bisogno di voltarsi o chiedere cosa stesse facendo. Lo aveva capito e la lasciò proseguire, commosso dal pensiero delicato che gli aveva riservato.
«Ho terminato» incrociata la propria ciocca bionda con quelle castane chiare di Obi-Wan, Satine aveva ricomposto la treccia, richiudendola con l'elastico scuro alla base «Il colore è simile, non si noterà e tu avrai un pezzetto di me ovunque andrai, almeno fino alla cerimonia» quando sarebbe entrato nell'Ordine dei Jedi, la treccia sarebbe stata tagliata, nel corso di una liturgia solenne «Come ti dissi tempo fa, sarà presto. Lo meriti, Obi-Wan» e io non ti chiederò mai di rinunciare ai tuoi sogni per me. Ma ti accompagnerò, fosse solo con una ciocca di capelli.
Lo voleva, rifletté Kenobi, ma voleva anche lei, disperatamente. L'incertezza e il senso di colpa si erano leggermente stemperati nel palpito del suo spirito. Si girò, con gli occhi bagnati. Da tanto non piangeva «Non merito te, però, e ciò che stiamo facendo non è giusto. Sei diventata la mia famiglia, quella che non ho più e che ricordo poco, solo frammenti: lo scialle sulle spalle di mia madre, le mani di mio padre, un bambino, credo fosse mio fratello» la reminiscenza di un'esistenza lontana lontana era riemersa, improvvisamente, di fronte alla dolcezza della sua duchessa il cui affetto contraccambiato era più saldo e forte di qualsiasi sentimento provato e ricevuto prima d'allora. Obi-Wan ripercorse brevemente il destino di un allievo jedi strappato troppo presto al calore della propria casa e dei propri genitori.
Satine annuì, ma preferì stemperare il tono delle frasi appena ascoltate; accompagnò il sì con un risatina «È certo che non mi meriti, jedi». Soprassedette a contestare quanto detto sul concetto di giustizia e a sottolineare l'amarezza delle confessioni di Kenobi, augurandosi di poter colmare anche la sua sofferenza, di allontanare i fantasmi oscuri che lo seguivano.
«Almeno sei simpatica» con un balzo, Obi l'atterrò sulla stuoia, sotto di sé «Simpatica e bellissima. Mia, Satine».
Glossario
Lovelock: popolare negli uomini di moda europei dalla fine del secolo XVI fino al XVII, "la ciocca dell'amore" era una lunga ciocca di capelli, spesso intrecciata, fatta poggiare sulla spalla sinistra, il lato del cuore, per mostrare devozione alla persona amata. È stato la mia ispirazione, per l'incrocio della ciocca di capelli di Satine con la treccia da padawan di Obi-Wan. Segnalo che il personaggio di Thor dei miei adorati Avengers, dalla folta chioma bionda, è spesso rappresentato con i capelli lunghi e una treccia al lato della testa con una ciocca nera che spicca. È una ciocca dei capelli neri del fratello Loki.
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