''Ci sono confidenze che solamente i corpi si scambiano. Un accordo segreto firmato da una pelle sull'altra.'
-Katherine Pancol

Soundtrack: Church – Chase Atlantic

Torno con te.

A colpirmi non è stata tanto la frase, ma il tono sofferto e profondo con cui le parole le sono uscite fuori, al punto che ho rischiato quasi di dimenticarmi che non sono reali, come non lo è la nostra relazione.

La folla inizia a fischiare e applaudire per quella che ai loro occhi è la dichiarazione d'amore più bella degli ultimi tempi, e non mancano di riprendere tutto con i loro cellulari. Sono pronto a scommettere che io e Maisie saremo virali prima di mettere il piede fuori da questa arena.

Porca puttana, ha accettato davvero.

Prima che Maisie possa obiettare, la stringo tra le braccia, e lei replica con un grugnito di fastidio. Tenta di darmi un pizzico sul braccio scoperto in modo che nessuno lo noti, e maschera il suo fastidio con un sorriso di circostanza, che riconosco subito.

Ricordo più dettagli di quanto io sia disposto ad ammettere.

«Mettimi giù, razza di superstar idiota» sbuffa, sottovoce.

Io impunto un sorrisetto impertinente, e saluto la folla velocemente, dirigendomi poi verso il mio camerino.

«No, adesso sei mia, e verrai con me» mormoro, cogliendo il brivido che le procurano le mie parole.

«Continua a sognare, superstar».

«Hai accettato. Adesso sei la mia ragazza».

Dannazione, se suona bene.
Mi sforzo di ignorare la sensazione insolita di calore che sento al petto, e mi costringo a tenere a mente che il nostro non sarà altro che un accordo consenziente con una data di scadenza, senza sentimenti coinvolti.
Non sono stato il migliore dei ragazzi, ma che io sia maledetto se voglio ferirla ancora. Sono consapevole di aver fatto abbastanza danni già anni fa.

«Per finta, Davian. In realtà, non siamo un bel niente, quindi mettimi a terra» ringhia, cercando di divincolarsi.

È adorabile con quel broncio e la fronte corrucciata.

«Ti metterò a terra quando saremo nel mio camerino. Nel frattempo, io sono un ragazzo innamorato che sta portando via la sua ragazza» sogghigno, sorvolando sul mio maledetto cuore che inizia a battere più veloce del dovuto, assieme alla vista che si offusca per qualche istante.

Non è il momento, cazzo.

Maisie mi fissa con un'espressione furibonda, e quando finalmente arriviamo nel mio camerino, la poggio a terra, e lei sembra ben felice di prendere le distanze da me il più possibile.

«Dobbiamo stabilire delle regole, e voglio un accordo scritto, controllato da avvocati e tutto il resto» borbotta, senza perdere tempo.

Rispetto alla ragazza che ricordavo, è molto più decisa, eppure gli occhi non sono gli stessi di un tempo.
Stesso colore, non c'è dubbio, ma vuoti e spenti come un buco nero.
Noto il modo in cui cerca di sistemarsi il corsetto che indossa, e lo tiene legato talmente stretto che mi sento soffocare io per lei, e non capisco come faccia a sopportarlo.

«Se continuerai a stringerti quel corsetto, finirai per morire asfissiata. Lascia che ti aiuti ad allentarlo» le dico, ma lei cambia espressione all'istante.

«Sono a posto, mi piace così. Mi piace indossare cose strette».

Faccio per replicare, però mi rendo conto che discutere con lei è una guerra persa in partenza, quindi rinuncio. Vorrei dirle che non ha alcun bisogno di stringersi nei vestiti, è sempre stata perfetta fin dalla prima volta che l'ho vista, e mi dispiace notare quanto sia cambiata.

Per me rimane sempre bellissima, come un sogno proibito.

«Sicura?»

«Sicurissima, adesso stabiliamo le regole».

Annuisco, e nel frattempo mi libero della maglia madida di sudore, lanciandola contro il divanetto poco distante da me. Sento lo sguardo di Maisie posarsi su di me, per emettere poi un verso strozzato e voltarsi dall'altra parte.

«Prima regola: smettila di spogliarti davanti a me» mugugna, con gli occhi coperti dalle mani, con cui tenta di celarmi anche le sue guance rosse.

Beccata, stilista.

«Nulla che tu non abbia già visto in passato, o sbaglio? Me lo hai confermato stesso tu» ridacchio, prendendo il messaggio dalla nostra chat di Instagram.

La maledetta neanche mi segue.

«Non importa, questa è la prima regola» conferma, togliendosi le mani dal volto per avanzare verso di me, fiera come leonessa.

«Hai paura di cedere al mio irresistibile fascino?» scherzo, indicando il mio petto nudo.

Lei ricambia con un dito medio, nonostante noti le guance più colorite del normale.

«Seconda regola: effusioni soltanto in pubblico, solo se strettamente necessario. Non voglio baci, tocchi non richiesti, e atti che non siano concordati prima» aggiunge, puntando le sue iridi azzurre dentro le mie.

Queste regole proprio non mi vanno giù.

Io le afferro la vita, e prima che possa avere il tempo di ribellarsi, la faccio sedere sopra al bancone del mio tavolino, mettendomi tra le sue gambe. Sento il suo respiro affannarsi, e la gola che pulsa leggermente più veloce, con la pelle che rabbrividisce alla mia vicinanza. Ma più di tutto, è la sua espressione che mi annienta.

Infastidita, eppure... intrigata al tempo stesso.

«Voglio aggiungere una regola» mormoro, accarezzandole le gambe coperte dai jeans con la punta delle dita.

«Stai già violando la seconda, e la prima» sussurra, tentando di distogliere lo sguardo.

«Stai contrattando con un pirata, dovresti aspettartelo» ridacchio, facendola sussultare.

«Qual è la tua terza regola?»

Io le rivolgo un sorrisetto beffardo, e risalgo con le dita lungo i suoi fianchi, imprecando mentalmente per quanto vedo stretto questo dannato corsetto che le parte da sotto al seno fino alla vita.

«Non ci deve essere nessun altro tra di noi. Per il tempo che passeremo insieme, sarò tuo... ma tu sarai mia. Qualsiasi cosa avrai voglia di fare, sarà con me».

Lo ammetto, è una richiesta egoista da parte mia, ma mi basta ripensare allo sfigato che stava baciando la settimana scorsa per dare di matto, e non voglio che la storia si ripeta.
Lei alza un sopracciglio, fissandomi incuriosita più che irritata.

«Sicuro di poter onorare la tua parte?»

«Ne sono assolutamente certo. Sono un uomo di parola, quando prendo un impegno, lo rispetto» le sussurro, sfiorando appena la pelle del suo collo con la bocca, e mi perdo in nel suo profumo.

In quel richiamo che non riesco a ignorare, rendendo il mio cazzo già pronto ad alzarsi, senza che io l'abbia neanche sfiorata.

Maledizione.

Lei mi fulmina con un'occhiata, e ne approfitta per mettere distanza tra di noi, indurendo la sua espressione. «Perdonami se stento a crederlo, visti i precedenti».

Non ha tutti i torti, ma non conosce tutta la storia.
Meglio ripiegare su una mezza verità.

«Andrebbe contro i miei interessi. In questi ultimi tempi, la stampa sembra più interessata a parlare delle mie scappatelle, piuttosto che della mia musica, e non dipingono un'immagine di me che piace agli sponsor. In poche parole, se non voglio mandare a puttane la mia carriera, mi conviene tenere la testa bassa, e non esiste miglior modo di farlo se non mostrandomi impegnato anima e cuore in una relazione stabile».

Almeno, queste sono state le parole del mio agente.
Lei mi fissa per qualche istante, e poi sospira, come se avesse trattenuto il respiro per tutto il tempo.

«Va bene, posso starci. Tanto al momento non frequento nessuno» ammette, e dovrei sentirmi un bastardo che la sua ammissione mi tranquillizzi. «Quarta regola: sosterrai me e la mia carriera, con qualsiasi attività io ritenga opportuna, e indosserai i miei abiti ai concerti e i vari eventi» aggiunge, incrociando le braccia al petto.

«Andata» confermo, anche perché gli abiti che crea rispecchiano perfettamente il mio stile, e mi piacciono. «Quinta regola: verrai ai miei concerti, agli eventi, o a qualsiasi intervista saremo invitati».

Lei pare riluttante, però annuisce.

«C'è altro?»

Io mi avvicino, prendendole il volto tra le mani, e combatto col desiderio pressante di scoprire se le sue labbra hanno ancora lo stesso sapore che ricordo, o persino migliore.

«Ultima regola: non dimenticarti mai che tutto questo è solo un accordo, niente di più».

Odio doverglielo dire, ma non voglio illuderla. Non di nuovo.
Sono incapace di avere una relazione, e trascinerò Maisie a fondo con me, impedendole di essere felice. Merita di più di quello che potrei offrirle io, nonostante il pensiero mi faccia contorcere lo stomaco.
Maisie stringe le labbra a una linea sottile, e per un attimo mi pare di vedere la delusione nei suoi occhi, e una rabbia che ha tutto il diritto di provare, eppure mi stordisce.

«Ne sono perfettamente consapevole».

Io mi allontano, e lei approfitta di quella distanza per scendere dal tavolo su cui l'ho fatta sedere. Cerca in giro una maglia pulita, e me la tira contro, con un'espressione indecifrabile.

«Comincia a rispettare la prima regola, e voglio un contratto scritto e firmato».

Quando assume questo atteggiamento, il mio amico nelle parti basse sembra ben felice di ascoltarla, e io non posso fare a meno di sorridere.

Che leonessa grintosa.

«Come vuoi, leonessa. Sappi che sarò ben felice di obliare sulle prime due regole quando vorrai, sono molto flessibile».

«Scordatelo. Se abbiamo finito, vorrei tornare a casa» sbuffa, fissandomi impaziente.

Io guardo l'orario, e non posso darle torto, è notte fonda.

«Recupera Candice. Io dico ad Asher, di organizzare una macchina per riaccompagnarvi a casa» la avviso, afferrando il telefono per avvisare il mio bodyguard. Se lo conosco, non sarà lontano.

Davian:
"Organizza una macchina. Riaccompagno Maisie e la sua migliore amica a casa."

Asher:
''Sono già fuori, e ho recuperato l'amica della tua nuova fidanzata.''

Davian:
''La tua efficienza mi spaventa.''

Asher:
''Muovi quel culo da rockstar. Ti aspetto vicino l'uscita sul retro.''

Tipica risposta da Asher.
Alzo lo sguardo verso Maisie, e a giudicare dalla sua espressione, probabilmente Candice l'ha appena avvisata.

«Andiamo, ci aspettano fuori».

Maisie annuisce, e quando usciamo dal camerino, afferra riluttante la mia mano, e io ne approfitto per tenermela stretta, godendomi la sensazione di calore che torna a irradiarmi il petto, come se qualcosa si fosse smosso dentro di me, dopo troppo tempo.
Ho detto a Maisie di ricordarsi che si tratta soltanto di un accordo, ma a quanto pare, dovrò fare altrettanto anche io.
-
Il tragitto verso casa di Maisie trascorre in maniera abbastanza silenziosa, ed è una delle cose più imbarazzanti a cui io mi sia mai sottoposto. Candice ha continuato a far andare lo sguardo da me a Maisie per tutto il tempo, tentando di chiacchierare per smorzare la tensione, ma la situazione non migliora.
Rispetto alla ragazza che conoscevo, avvicinarmi a Maisie adesso mi sembra un'impresa impossibile, come fossimo divisi da un solco invalicabile. Lei tiene alte le sue difese, e vedere oltre è complicato, quasi fosse ostinata a tenermi fuori dal suo mondo.
Per mia fortuna, non sono un ragazzo che si arrende facilmente.

Una volta arrivati a destinazione, la convinco a farmi lasciare il suo numero, in modo che abbia altri mezzi per contattarla al di fuori di Instagram.
Devo ammetterlo, segnare di nuovo il suo contatto in rubrica mi fa uno strano effetto, e il cuore pare perdere qualche battito mentre uno stupido sorriso mi incornicia il volto.

Quando rientro nel mio appartamento, sono esausto, e la testa rischia di scoppiarmi. È ciò che mi succede quando ho giornate particolarmente stressanti o estenuanti. Tengo sotto controllo la mia pressione sanguigna, come mi ha consigliato di fare il medico, e butto giù in fretta le solite pillole, con un'espressione disgustata.

«Stai bene?»

La voce preoccupata di Asher arriva alle mie spalle, e io annuisco velocemente, afferrando un tramezzino dal frigo.

«Tutto regolare, la solita emicrania» alzo le spalle, continuando a mangiare.

Lui mi fissa per qualche secondo, come se valutasse la situazione, e poi si procura anche lui del cibo, buttandosi sul divano. Quando è fuori dalle ore di servizio, sono le poche volte in cui vedo Asher in una posizione più scomposta del normale, dato che di solito è un maniaco dell'ordine e del controllo.

«Alla fine l'hai convinta, eh?» abbozza un sorrisetto, accendendo la televisione.

«Nessuna resiste al mio fascino» sogghigno, mettendomi sdraiato accanto a lui, mentre guardiamo il secondo tempo di una partita di calcio.
Mi ricordo di avvisare il mio agente degli sviluppi, e so che ne sarà ben contento, anche se quasi sicuramente l'avrà già saputo. I video che riprendono sia me che Maisie sul palco hanno fatto il giro del web, e ho perso il conto di quante persone abbiano elemosinato per una dichiarazione, o un'intervista. Era prevedibile.
Il che mi ricorda che devo scrivere a Maisie, ora che ho il suo numero.

Davian:
''Buonasera, stilista. Non ti libererai di me così facilmente.''

Maisie:
''Voglio aggiungere un'altra regola: non si disturba a meno che non sia strettamente necessario. Non siamo davvero una coppia.''

Davian:
''Chi ti dice che per me non fosse strettamente necessario? ;) Passo domani dal tuo atelier, il tuo fidanzato non vede l'ora di venire a trovarti.''

Maisie:
''Sei insopportabile.''

Davian:
''Forse intendevi irresistibile. Ti piace ancora il cappuccino con panna e cannella, e doppia dose di zucchero?''

Non ho dimenticato neanche i suoi gusti, neanche dopo cinque anni, e sono certo di non sbagliarmi.
Lei non risponde subito, nonostante sia online.

Maisie:
''Ora prendo solo il caffè senza zucchero. Le persone cambiano.''

Stronzate, ha sempre odiato il caffè amaro. E non so perché, ma la sua frase mi accende un campanello d'allarme, che non riesco a ignorare.
I vestiti stretti. Il caffè amaro, il corpo molto più magro di quanto lo ricordavo...

Davian:
''Permettimi di dubitarne. Non permettere a nessuno di dirti quanto o cosa devi mangiare.''

La gola mi si stringe in una morsa fastidiosa quando la vedo online, e non risponde subito.

Continuo ad aspettare per tutto il tempo, senza staccare gli occhi dal cellulare.

Maisie:
''Ho almeno 200 buone ragioni per preferire il caffè amaro.''

Davian:
''Te ne darò 201 per preferire il cappuccino.''

Il mattino seguente, la mia agenda trabocca di impegni, o almeno, è quello che mi ricorda il mio agente con un veloce messaggio che riassume tutti i miei appuntamenti.

Sparatemi, cazzo. Sono soltanto le otto del mattino.

Mi alzo controvoglia, e la prima mezz'ora la dedico alla solita routine giornaliera, e dopo un'ora sono già pronto per uscire.
Asher ha la giornata libera, e di solito esce all'alba, diretto non so dove.

Entro nella mia macchina sportiva nuova di zecca, e nonostante continui a preferire le moto, non posso lamentarmi.
Mi concedo un attimo per controllare il telefono, e vedere se Maisie ha risposto al mio ultimo messaggio di ieri sera, ma la situazione non è cambiata.

Maledetto visualizzato.

Mi soffermo sulla sua foto profilo come un dannato idiota, incapace di spostare lo sguardo. Lo scatto la ritrae in una foto molto semplice, con il sole che le illumina il viso, e un'espressione seducente che fa subito scattare il mio amico nei pantaloni.

Dio, quanto è bella.

E io mi sembro uno sfigato a fissare come un maniaco la sua foto.
Sbuffo, e mi getto a capofitto nella mia lista di impegni, nella speranza che Maisie abbandoni per un po' i miei pensieri.
Però non succede, neanche per un fottuto secondo.

Passo dal mio studio di registrazione, dove i miei produttori mi attendono per valutare con me le basi del nuovo album, e continuano a pressarmi affinché io gli presenti dei testi su cui lavorare.

«Davian, se non hai brani, dobbiamo iniziare a valutare l'idea di rivolgerci a un cantautore. Devi cavalcare l'onda del momento, e far uscire l'album entro la metà dell'anno prossimo, prima dell'estate».

Lo so, cazzo. Ma non scrivo a comando.

Il mio primo album, quello che ha determinato il mio successo, l'ho scritto senza aspettative, carico di sogni e voglia di mangiarmi il mondo. Adesso invece, la pressione che sento addosso mi impedisce di scrivere anche solo una riga. Niente di niente.

«Ci sto lavorando. Massimo tra una decina di giorni vi farò avere qualcosa» li rassicuro, mentendo.

Non cambierà un cazzo, eppure preferisco mantenermi ottimista.

Dopo un paio d'ore passate lì, mi incontro col mio agente per ritirare i documenti che gli ho chiesto di preparare, nello specifico, il contratto con Maisie, e un accordo di riservatezza.

«È solo per tutelarci, nel caso voglia vendere la storia alla prima occasione» mi precisa il mio agente, notando la mia espressione.

Restiamo a parlare per qualche minuto, e finalmente riesco a vedermi con Mason per pranzo, come avevamo programmato. Peccato che ci arrivo con mezz'ora di ritardo, dato che lungo la strada vengo bloccato almeno una decina di volte da fan e paparazzi, e cerco di mostrarmi gentile con tutti, soprattutto con i fan.

«Scusa il ritardo, oggi è stato un inferno» sbuffo, controllando i messaggi.

Non mi ha scritto, maledetta.

Mason abbozza un sorrisetto, e si sistema la sua camicia bianca, sbottonandosi i polsini per poter mangiare senza il rischio di sporcarsi.

«Tranquillo, anche io sono arrivato poco fa. Ho lavorato a un articolo e c'è stata una piccola riunione» mi spiega, però non mi sfugge il sorrisetto soddisfatto che ha sulle labbra.

«Cosa combini? Conosco quello sguardo».

«Tieniti libero, stasera si festeggia. Ho delle novità che meritano una bella sbronza» sogghigna, ma non mi rivela oltre, nonostante io cerchi in ogni modo di convincerlo.

Nessuno direbbe che dietro l'apparente aspetto da giornalista elegante e preciso, si nasconde in realtà un animo persino più ribelle di me. Amante delle corse, delle donne, e anche delle lotte.

«Io passo al negozio di Maisie, gliel'ho promesso» lo avviso, mentre lascio due banconote per pagare il conto, battendolo sul tempo.

«Dille di stasera! Credo che anche lei abbia bisogno di una sbronza. Dio santo, chi non ne ha bisogno?» ridacchia, alzandosi anche lui.

«La porterò, ma tu tieni gli occhi e le mani lontani da lei» ringhio, per ammonirlo.

Lui alza le mani, sorridendo.

«Rispetto al sacra legge dei fratelli, non oserei mai».

So che non lo farebbe, ma quando si tratta di Mason, preferisco specificare.

«Ah, Davian» Mason mi chiama prima che io possa andare via, facendomi alzare lo sguardo verso di lui.

«Cosa c'è?»

«Non ferirla di nuovo».

Io stringo le labbra, serrando i pugni. Perché tutti pensano che mi piaccia o che sia fiero di quello che ho fatto.

«Non ne ho alcuna intenzione».

Ci salutiamo in fretta, e dopo mezz'ora di traffico, riesco finalmente a entrare nell'atelier di Maisie, con un cappuccino preso da Starbucks, come piace a lei. Sono felice di notare che c'è movimento nel negozio, e Maisie mi sembra talmente indaffarata che in un primo momento non mi nota neanche.
Io sorrido spavaldo, e le arrivo alle spalle, posandole un bacio sul collo, proprio davanti a due ragazze che mi guardano con la bocca spalancata.
Il contatto con la sua pelle mi incendia, ma è quel tipo di calore che sono ben felice di provare, e mi procura i brividi lungo tutta la spina dorsale, quasi mi fossi svegliato da uno stato di torpore.

«Ciao, piccola. Te l'avevo detto che sarei passato» le sussurro, a voce abbastanza alta da farmi sentire.

Maisie si irrigidisce, e lo vedo come tenta di rivolgermi il sorriso più convincente possibile, nonostante i suoi occhi siano agguerriti e furiosi.

«Oh, sei qui» si morde il labbro, cedendo a un veloce abbraccio, mentre cerca di pensare a qualcosa da dire. Posso sentire gli ingranaggi nella sua testa che girano. «Mi sei mancato, superstar».

Sì, anche tu. Più di quello che credi.

«Per fortuna abbiamo la notte per recuperare, altrimenti impazzirei» le rispondo, divorandola con lo sguardo.

Il desiderio nei miei occhi non è una menzogna, e neanche il modo in cui guardo la scollatura generosa della sua maglia, che rivela un seno sodo che vorrei baciare e torturare.

Merda, non posso eccitarmi adesso.

Maisie mi fissa come se volesse uccidermi, ma regge il gioco, e mi regala una delle sue espressioni ammalianti, curvando le labbra in un sorriso che mi annienta, mentre con la mano mi accarezza la base del collo.

«Te lo garantisco, ti farò impazzire» ridacchia, sensuale.

Lo spettacolo attira un paio di persone, e una di loro tossisce per attirare la mia attenzione, fissandomi come se fossi un Dio, il che oggettivamente mi lusinga.

«Posso... fare una foto con voi? Siete adorabili! È vero che sei una sua ex ragazza, e lui non ha fatto altro che pensarti? Dicono che cerca di riconquistarti da anni!»

Non ho smesso di pensarla neanche per un dannato giorno.

«Tutto vero, è stato molto... convincente» sospira Maisie, accettando di farsi la foto.

Assieme a lei si aggregano altre persone, e mi stupisco come lei sia in grado di reggere la farsa senza nessuna difficoltà. Mi sorride, mi sfiora la mano, mi domanda della mia giornata, coglie ogni occasione per passarmi accanto.

Quando il negozio si sfolla, lei esala un sospiro esasperato, e si avvicina a me per colpirmi la spalla. La sua espressione dolce si tramuta in un concentrato di rabbia e fastidio, rivelando i suoi veri sentimenti.

«Regola numero due: niente atti che non mi siano concordati prima» ringhia, e io le rivolgo un sorrisetto, appellandomi alla sua stessa regola.

«Eravamo in pubblico, leonessa. Come hai detto tu: effusioni soltanto in pubblico, solo se strettamente necessario».

Lei si imbroncia, incrociando le braccia al petto.

«Stronzo».

«Sono soltanto attento a rispettare le regole nel modo più efficiente possibile» sogghigno, continuando a guardarla. «Ti ho portato il cappuccino, e anche un biglietto con tutti i motivi per cui dovresti berlo».

Maisie guarda meravigliata il foglietto attaccato vicino alla bevanda, e anche se alcuni punti sono puramente ironici, mi sono sforzato affinché fossero davvero duecentouno.

«Hai... davvero scritto duecentouno motivi per cui dovrei berlo?» ridacchia, e per la prima volta, il suo sorriso è spontaneo.

Maisie legge i vari punti, e per qualche secondo, ho l'impressione che stia trattenendo il respiro.

«Perché ti rende felice» sussurra, come se fosse un segreto tra di noi.

«Era quello che mi dicevi ogni volta che lo prendevi» le ricordo, con un'espressione malinconica.

Maisie mi guarda con uno sguardo che non riesco a decifrare, e fatica a deglutire, tornando a leggere la mia stupida lista.

«Credo che il punto cinquanta non sia valido. Non puoi mettere tra le motivazioni: Perché l'ha compato il tuo affascinante finto fidanzato».

Io scoppio a ridere, e lei con me. Diamine se mi fa bene sentire il suono della sua risata, rischia di diventare la mia melodia preferita.

«Tutto è lecito».

Lei alza un sopracciglio, scettica, e quando arriva all'ultimo motivo, posso notare i suoi occhi luccicare, nonostante tenti di nasconderlo battendo più volte le ciglia.

Perché sei perfetta così.

Ecco cosa le ho scritto, e lo penso sul serio.
Non so cosa le sia successo in questi anni, ma che io sia dannato se la farò sprofondare in paranoie che non dovrebbero appartenerle.

«Smettila».

La guardo confuso, senza capire. «Di fare cosa?»

Lei sospira, stringendo il foglio tra le mani, come se volesse premerselo sul petto. «Di fingere che ti importi».

Crede davvero che finga?
Non so perché, ma il pensiero mi ferisce più di quello che credevo.

«Non fingo, Maisie. Mi importa».

Vorrei che mi credesse, però capisco che se devo guadagnarmi la sua fiducia, dovrei fare più di così. Ha tutte le ragioni del mondo per dubitare di me, e non la biasimo.

Maisie indugia qualche secondo, e soltanto in questi brevi momenti, ho l'impressione che stia per abbassare le difese, e concedermi qualche passo.
Poi però la sua espressione torna impassibile, e torna a guardarmi con indifferenza.

«Come mai sei passato?»

«Mi hai chiesto un contratto, e te l'ho portato. C'è anche un accordo di riservatezza, non è un'idea mia, ma il mio agente mi dice che è necessario» le spiego, sperando che non si offenda.

Maisie annuisce, e si siede dietro al bancone per leggerlo attentamente, senza saltare neanche una riga.

«Otto mesi? Caspita, deve davvero essere la tua relazione più lunga» ridacchia.

«Se riesco a rientrare nei tempi, a marzo dovrebbe uscire il nuovo album, e a giugno dovrebbe partire il tour estivo. Si spera che la nostra relazione mi frutti buona pubblicità, e incrementi le vendite sia dei biglietti che dell'album. Inoltre, spingerà gli sponsor a investire su di me, ora che non sarò più il puttaniere di Londra».

Personalmente, mi sembra assurdo che debba dare spiegazioni della mia vita privata, e che sia questa a parlare per me, piuttosto che il talento.
L'immagine è tutto. Così dicono.

Che si fottano.

«A giugno ci sono anche le selezioni per poter partecipare alla Paris Fashion Week. C'è un concorso, e da quello che so, il brand emergente più meritevole e virale avrà la possibilità di potervi accedere, con una sfilata privata. Possiamo... mantenere l'accordo fino a quel momento?» mi dice, con un tono sofferto.

So che odia chiederlo, anche se mi rendo conto dell'opportunità che avrebbe.

«Nessun problema, ti ho promesso che ti aiuterò».

Lei annuisce, e alla fine firma ogni clausola, con un'espressione pensierosa. So che non è del tutto convinta, e che la situazione non è delle migliori, ma sono determinato a fare il possibile per farla sentire a suo agio.

«C'è altro?»

Troppe cose.

«Mason stasera festeggia in un pub, non so per cosa. Mi ha detto che gli farebbe piacere se ci fossi anche tu. Non per via dell'accordo, quello non c'entra».

Per un attimo, credo che stia per rifiutare. D'altronde, non è tenuta far parte della mia vita, quello è soltanto un mio tacito desiderio.
Lei però annuisce, dopo averci riflettuto.

«Mason è mio amico, quindi verrò. Inoltre, farci vedere in pubblico sicuramente potrà aiutarci a rendere la storia credibile».

Mi sento immediatamente più sollevato, e credo si noti dalla mia espressione.
Le rivolgo un veloce occhiolino, e le tocco la punta del naso, spingendole il cappuccino davanti ai suoi occhi.

«Saremo una bella squadra» ammicco, facendole roteare gli occhi al cielo.

«Non montarti la testa, superstar» brontola lei, fissando la bevanda con uno sguardo combattuto.

«Ora, per l'amor di tutte le mie duecentouno ragioni, dovresti dare una possibilità a questo delizioso cappuccino».

Lei ride, e il mio cuore scalpita ancora, come fosse colto da un fremito.
E magari chissà, dare una possibilità anche a me.

✨Spazio Autrice✨

Buon pomeriggio a tutti.
Piaciuto il capitolo?🌝
Maisie e Davian hanno stabilito le loro regole, ma saranno capaci di rispettarle? Lo scoprirete presto.
Ci tenevo inoltre a ringraziare ogni singola persona che ha scelto di leggere questa storia, ve ne sono grata.🤍
Come al solito, se si va, lasciate una stellina o un commento, noi ci vediamo al prossimo capitolo!