Capitolo X
La prima volta che Connor ebbe davvero a che fare con Malone O'Neel, da solo senza suo padre, fu un pomeriggio di ritorno da lavoro.
Fergus si era avviato verso casa mentre i i cugini Murray, in particolare Kale, avevano espresso il desiderio di farsi un giro per il quartiere.
«Vai con loro», lo aveva esortato suo padre, fissandolo con espressione eloquente e lasciando intendere che sarebbe stato molto fiero di lui se fosse stato più gentile e disponibile con i ragazzi.
Connor, che avrebbe preferito spaccarsi la schiena in cantiere qualche ora in più piuttosto che fare da balia a quei due, alzò lo sguardo al cielo e acconsentì.
Non era interessato quanto Kale a scoprire cosa aveva da offrire il quartiere - dubitava di poter trovare qualcosa di utile- ma allo stesso tempo si convinse che esplorare la zona poteva tornargli utile.
Tutto era in degrado, ma non come se la zona fosse vecchia e vissuta. Da quello ne sapeva i Five Points non erano un quartiere cosiddetto "storico" della città.
Eppure tutto sembrava aver subito i segni del tempo, come se qualcuno avesse deciso di non voler perdere neanche un grammo della propria energia - e dei proprie soldi - su qualcosa di poco valore.
Ecco come appariva Five Points agli occhi chiari di Connor, come un luogo lasciato a se stesso, mentre l'usura del tempo e l'incuria dei suoi abitanti lo demolivano pian piano.
Tutti sembravano convivere serenamente con quella triste realtà, non come se si fossero rassegnati, ma come se avessero imparato a prendere sempre il meglio anche dal peggio. Di necessità virtù.
Così ogni cosa, perfino ciò che poteva sembrava un semplice gioco tra bambini, che sfrecciavano tra la folla fingendo di rincorrersi, diventava un metodo infallibile e silenzioso per avvicinarsi alle tasche dei cappotti di ignari avventori e derubarli.
Connor osservò un paio di loro farlo e si stupì di quanto fossero veloci e scaltri, al punto che le persone raramente si accorgevano della loro presenza. E se lo facevano oramai era troppo tardi per porvi rimedi.
Preoccupato per la sua paga giornaliera, si mise una mano sopra la tasca dei calzoni e la lasciò lì, rincuorandosi di poter sentire la superficie ruvida e circolare delle monete.
E poi c'erano le donne. Come quelle che stavano davanti casa loro. Molte di loro non erano belle come la sorella, anzi, ma senz'altro erano avvenenti.
E anche quelle le quali la bellezza era stata portata via dal tempo o dalla povertà, promettevano piaceri che molti uomini non avevano mai provato. Perciò si poteva anche passare oltre il loro aspetto. In fondo gli abitanti della zona non erano gente di difficili pretese. Si accontentavano di poco.
Come dell'alcol, di fattura scadente e a basso costo, che promettevano le innumerevoli locande e bische clandestine. Per non essere un quartiere turistico, i Five Points pullulavano di luoghi dove potersi divertire, e dimenticare se stessi per qualche ora.
Dopo una lunga giornata di lavoro, a nessuno importava se ciò che stava bevendo fosse buono oppure no o se la donna che stringevano fra le braccia fosse la moglie o una perfetta sconosciuta.
E spesso erano così assenti dalla realtà da non curarsi neanche della loro bisaccia che, con il passare delle ore, si svuotava sempre di più.
Non come l'uomo che videro litigare con una donna, proprio davanti ad un portone, che invece sbraitava puntandole un dito contro: «Ma stai scherzando, donna? Cinque dollari? Cinque dollari per una misera ora? Questo è un furto».
«Se non ti piace la mia tariffa, zoticone, puoi andartene via», gli rispose di rimando la donna, indicando con il braccio la strada: «Vai a cercarne una meno costosa», e mentre indicava se stessa aggiungeva con tono quasi stizzito: «Ma scommetto che non troverai niente di meglio».
Connor e i cugini non rimasero abbastanza per poter sapere quale sarebbe stata la decisione dell'uomo, ma una vocina interiore disse al ragazzo che, con molta probabilità, l'avventore avrebbe scelto di accettare anche con un prezzo superiore a quello pattuito.
In poco tempo, grazie alle voci, avevano già scoperto alcuni luoghi dove poter andare per passare un po' di tempo. E altri che, invece, forse era bene tenersi alla lontana a causa dei loschi affari che vi si facevano all'interno.
Eppure aveva la sensazione che erano proprio i guai quelli che stava cercando Kale, come se il suo intento non fosse solo farsi una passeggiata e scoprire il quartiere.
Forse lo percepì dalle innumerevoli volte in cui Loran fu costretto a tenerlo alla larga da bische e luoghi malfamati ogni volta che ne veniva attratto dalla curiosità
Fu proprio in quel momento che le loro strade s'incontrarono con quella di Malone O'Neel.
Neanche si accorsero della sua presenza. Perciò quando lui gli si piazzò davanti, fu troppo tardi per andarsene il più lontano possibile.
Suo padre gli aveva ripetuto, più e più volte, di stare alla larga da quell'uomo e dalla sua gente ma sembrava che fosse un'impresa più difficile che attraversare l'oceano in cerca di fortuna.
Connor aveva fissato Malone, e i due uomini che si portava dietro - rispettivamente uno alla sua destra e uno alla sua sinistra come guardie- subito impensierito.
Quando si era presentato a casa loro per la seconda volta, offrendo ai tre un lavoro del tutto discutibile, aveva avuto la sensazione che il signor O'Neel non era un uomo abituato a sentirsi dire di no.
Ancora gli risuonavano nella testa le parole di Agatha, e la sua preoccupazione. E se avevano ragione a temerlo, se era vero che era un uomo pericoloso, come potevano stargli alla larga?
All'apparenza, era ben visibile che fosse un uomo abbastanza sicuro di sé. Per le strade camminava con la certezza di chi è convinto che non gli verrà torto neanche un capello.
E le uniche volte che lo avevano visto da solo era stata nel loro appartamento. Fuori, invece, si faceva sempre accompagnare da due o più scagnozzi.
Non si lasciò sfuggire neanche il modo in cui la popolazione lo guardava. Con un espressione mista tra timore e reverenza.
Perché Malone O'Neel è un uomo che sapeva guadagnarsi il rispetto di tutti, ma che forse non era consigliabile far innervosire.
«Salve, ragazzi», esordì quasi come se fosse un loro amico, con un sorriso sbilenco sotto i baffi spessi. La voce era affabile, da adulatore, ma Connor non si lasciò ingannare.
«Fate un giro nel quartiere?», chiese, come se fosse normale. Sembrava interessato, ma era ovvio che si era avvicinato a loro non era certo per fare quattro chiacchiere.
I suoi due compagni, di un passo dietro di lui, li fissavano attentamente, aspettandosi di risultare minacciosi già solo per la presenza.
«Non abbiamo ancora avuto modo di scambiarci qualche parola da soli», fece notare Malone, alludendo al padre: «E non ho avuto occasione di chiedervi come vi state trovando qui a Five Points?».
Visto che i tre lo fissavano in silenzio, continuò: «In fondo è un bel quartiere, un po' rude e dall'anima selvaggia... Ma con il tempo ci si fa l'abitudine. Non è vero Jack?», chiese voltando leggermente la testa a destra, rivolgendosi a uno dei suoi compari.
L'uomo in questione aveva una grossa cicatrice sul volto che gli aveva sfregiato l'occhio sinistro e conferito un ghignò alla bocca che assomigliava ad una smorfia orribile.
In risposta Jack annuì e rise, anche se in realtà sembrava più un ululato.
«A prima vista può sembrare orribile e senza speranza, ma io trovo che abbia un non so ché... Carattere, a differenza di molti quartieri borghesi».
Connor si chiese quale fosse il vero motivo di quella digressione filosofica, infastidito anche solo di perdere minuti preziosi ad ascoltare le ciance di un delinquente.
Faceva per caso la guida turistica del quartiere tra una rissa e l'altra? Si chiese Connor mentre l'uomo portava il discorso proprio dove aveva sempre voluto andare.
«I più forti sopravvivono mentre gli altri soccombono. Ma è un po' così dappertutto, no?», non voleva una risposta perciò non attese prima di continuare: «Voi mi sembrate dei giovanotti molto intelligenti».
Kale si mosse impercettibilmente, come se avesse apprezzato il complimento, mentre Loran s'irrigidì un po'. Dei due, Connor aveva sempre intuito che il secondo fosse molto più intelligente del primo.
Anzi, a volte aveva quasi l'impressione che si tenesse all'ombra di Kale di proposito, come a non volersi mostrare troppo al mondo.
«Sono sicuro che siete così in gamba da aver trovato già un lavoro», aggiunge Malone, quasi ammiccando dalla loro parte, soffermandosi di più a guardare Kale nei suoi piccoli occhi avidi.
Neanche lui era stupido e, in meno di pochi minuti, aveva già intuito chi dei tre era il più debole.
Poi li fissò dalla testa ai piedi e non gli sfuggì la loro tuta sporca di fango, terra e cemento.
«E' un lavoro duro quello nei cantieri, un lavoro che stimo molto».
Fece un passo in avanti, fissando più intensamente Kale. Ormai aveva deciso su chi puntare tutto.
Il ragazzo non parve tanto spaventato, anzi si era rilassato fin da quando Malone aveva iniziato a elogiarlo.
«Ma ancora più duro è il lavoro che faccio. Sapete, non è facile mantenere la pace qui ai Five Points. Lo avete visto anche voi, tutti vogliono una fetta della torta... e la disperazione rende gli uomini più crudeli».
Allargando le braccia indicò tutto ciò che li circondava, come se fosse lui il padrone di quel mondo. E ne andava fiero.
«Io mi assicuro che questo luogo non diventi un vero inferno... perché i cani rognosi non aspettano altro che buttarsi nella mischia e rosicchiare le carcasse».
Connor si stava perdendo un po' il succo della questione, forse perché in fondo Malone voleva sembrare un uomo di alto livello ma la realtà era che era un bifolco come tutti gli altri.
O forse perché aveva già capito cosa stava per offrire loro e non ne era per niente lusingato.
«So che vostro padre è stato molto chiaro in merito...», iniziò a dire ma Kale lo interruppe subito sputando con tono acido: «Fergus Doyle non è nostro padre».
Non nascoste l'orrore, come se si vergognasse a essere associato ad un uomo come Fergus: «E' suo padre», aggiunse indicando con la testa Connor, che stava solo aspettando una buona scusa per tirargli un pugno in faccia.
Non andava d'accordo il più delle volte con il suo vecchio, ma non avrebbe permesso ad un tipo come Kale di sminuirlo in pubblico.
Malone ignorò il tono adirato del ragazzo, e continuò con tono ancora più affabile: «Bé, io comprendo le ragioni del signor Doyle. Mi ricorda un po' mio padre...».
Fece un passo avanti, verso Kale mentre Loran si faceva sempre più teso e Connor non poteva biasimarlo.
Loro erano disarmati, mentre i tre uomini che li sovrastavano sicuramente portavano pistole e coltelli sotto i loro cappotti.
«Le persone come Fergus sono da ammirare, sul serio... Ma sono incapaci di vedere oltre le proprie retrogradi convinzioni. Non vogliono accettare che qui le cose funzionano diversamente».
Malone aveva assunto pian piano un tono malinconico, quasi fosse dispiaciuto. Ma tornò subito in sé, mentre offriva loro: «Ma non perdiamoci in chiacchiere. Mi farebbe comodo avere tre giovanotti in bella salute come voi alle mie dipendenze, e questo già lo sapete. Perciò vi rinnovo la proposta di lavorare con me e...».
Ma questa volta ad interromperlo fu Connor, aspramente, ripetendo anche le parole del padre: «Noi un lavoro già ce lo abbiamo».
«Io posso garantirvi entrate più cospicue», provò a convincerli con il vile denaro ma continuando a fissare solo Kale, come se gli altri due non fossero lì.
Era evidente che stesse cercando di far passare dalla sua parte almeno quello più stupido, e per un attimo Connor si disse che non gli importava nulla se Kale avesse deciso di accettare.
Lui non faceva parte della sua famiglia, e quindi non era sotto la sua protezione.
Con le braccia conserte, e l'aria di chi non si sarebbe fatto corrompere per nessuna ragione al mondo, lo sfidò annunciando: «Ma non puoi garantirci un lavoro onesto».
A quelle parole gli occhi di Malone si fecero più piccoli e guardinghi e finalmente si voltò a fissarlo di nuovo.
Ma Connor avrebbe preferito che non lo facesse visto che la sua espressione gli gelò il sangue nelle vene.
Da come guardava il ragazzo sembrava che volesse dargli una lezione da un momento all'altro. Sguardo arcigno, espressione seria e quasi furiosa.
Poi però gli riservò un suo finto sorriso, di quelli a mezza bocca e un po' infame. Si permise perfino di dare una pacca incoraggiante sulla spalla di Connor che si ritrasse prontamente, prima di affermare: «Mi piaci ragazzo, non hai paura di dire ciò che pensi...».
Dal tono di voce non si capiva se stava dicendo sul serio oppure no e ciò confuse non poco Connor.
«Chissà se i tuoi amici la pensano come te», aggiunse dopo, fissando prima Loran e poi Kale. Su quest'ultimo si concentrò di nuovo di più rispetto agli altri.
E infatti il ragazzo stava per dire qualcosa, ma Connor non glielo permise: «Non abbiamo bisogno del vostro aiuto».
Si voltò a guardare i cugini Murray, facendogli un cenno con la testa e sorpassò Malone senza esitare, sperando che loro lo seguissero.
Il primo a raggiungerlo fu Loran che dimostrò effettivamente di essere molto più intelligente e in gamba di quello che voleva far credere.
«Kale, andiamo», esortò il cugino a fare lo stesso. Dal suo tono di voce si poteva intuire una certa apprensione.
E solo in quel momento il ragazzo si mosse, staccando gli occhi da Malone e allontanandosi definitivamente.
Eppure, a qualche passo di distanza, si voltò ancora per poter osservare l'uomo alle sue spalle. Negli occhi un certo interesse che iniziò a preoccupare perfino Connor.
«Potevamo ascoltare quello che aveva da offrirci», sentenziò come se non fosse successo niente di grave.
Connor neanche voleva credere all'idea che Kale stesse prendendo in considerazione la sua offerta. Ma Loran fu categorico quando gli disse: «E' meglio stare alla larga da quelli come O'Neel».
Per la prima volta lui e Connor erano d'accordo su qualcosa e ne rimase un po' sorpreso.
«Bé, non so voi, ma io non voglio continuare a spalare cemento per il resto della mia vita», si lamentò Kale, bofonchiando e continuando a rimuginare sulle parole del bifolco.
Per la seconda volta nel giro di pochi minuti pensò che poteva lasciar perdere, che Kale non era un suo problema.
Ma tristemente si ricordò che vivevano sotto lo stesso tetto e che, almeno per il momento, le loro esistenze erano legate insieme da un filo invisibile.
«Stai lontano da Malone, Kale», gli lanciò un avvertimento, guardandolo in cagnesco: «Se non vuoi morire presto».
Kale dovette interpretare le sue parole come una minaccia perché sussultò e gli ringhiò contro: «Non osare provocarmi, Connor, o te ne pentirai».
Se c'era una cosa di Kale che aveva imparato fino a quel momento era che era molto bravo a intimidire con le parole, o con la stazza, ma che non passava mai ai fatti. In quel momento, poi, se la stava prendendo perfino con la persona sbagliata.
«Non sarò io ad ucciderti, idiota», sorrise perfino divertito: «Ma se vuoi servire la tua vita a Malone su un piatto d'argento, fai pure! Non sarò io quello a piangere per la tua morte quando troveranno il tuo cadavere accoltellato in un vicolo puzzolente».
Gli puntò un dito sul petto largo e concluse: «Ma se lo fai, non portare i tuoi guai a casa... Lì c'è la mia famiglia».
Detto ciò si affrettò ad andarsene. Aveva solo voglia di tornare a casa, perché si era già stancato dei Five Points e di tutta la feccia che vi abitava.
E si ripromise di non mettersi mai più in mezzo tra Kale e il suo desiderio di morire. Poteva fare ciò che voleva, lui sarebbe rimasto prima di tutto fedele a se stesso. E avrebbe sempre onorato la sua famiglia.
Con la coda dell'occhio vide Loran che lo seguiva, più pensieroso e rabbuiato di lui, ma lo ignorò.
Era in grado di affrontare un solo Murray alla volta. Due richiedevano troppo sforzo.
Spazio autrice:
Buonasera!
A quanto pare Malone è piuttosto insistente e non vuole proprio rinunciare. E' un tipo che non si arrende facilmente, soprattutto quando trova qualcuno come Kale.
Connor ha ragione ad essere preoccupato per la sua famiglia ma d'altronde non è così facile non farsi coinvolgere quando ciò che sta succedendo riguarda il quartiere in cui si vive. Diciamo che a volte i guai te li vai a cercare, altre volte bussano alla porta.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e noi ci vediamo lunedì, con il prossimo capitolo.
Chiara 😘
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