Chapter twenty-two (part II): Finisce sempre così quando siamo io e te

THIS IS MY GOODMORNING FOR YOU SWEETIES 💖🤗

Consiglio: Ho scritto sulle note di
Diamonds - Rihanna (Iccarus Remix).
Ragazzi è davvero stupenda, un po' diversa dall'originale, personalmente mi piace anche di più! Stramegaultra consigliata ❤️

Avvertenza: Capitolo più lungo che abbia mai scritto, prendetevi del tempo per leggerlo con calma. Forse anche un'oretta.
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"You're a shooting star I see, a vision of ecstasy
When you hold me, I'm alive
We're like diamonds in the sky
At first sight I felt the energy of sun rays
I saw the life inside your eyes
So shine bright
Tonight,
You and I
We're beautiful like diamonds in the sky
Eye to eye,
So alive
We're beautiful like diamonds in the sky"
_______

P.O.V. Finn

<<Siamo arrivati?>> chiese Millie che si era fermata davanti all'entrata di un piccolo pub dal quale si intravedevano delle luci soffuse attraverso le ampie vetrate.
<<Sì.>> annuii Caleb, facendosi strada tra di noi e andando ad aprire la porta con un sorriso smagliante, mentre con un braccio ci invitava ad entrare.
<<Carissimi signori e signore, prego.>> esclamò con voce divertita, falsamente professionale.
<<Vi prometto che sarà una bella serata.>> giurò, mentre entravamo tra le risate e lui teneva la porta ad ognuno di noi.
<<Soprattutto per te.>> mi sussurrò all'orecchio, mentre entravo per ultimo nel piccolo pub.

A quelle parole alzai gli occhi, scuotendo la testa divertito e irritato al tempo stesso
Ma il mio cuore, disse una cosa diversa.
Speriamo.

Mi guardai intorno, e con mia sorpresa, dovetti ammettere che... mi piaceva.
Il locale non era molto grande e le luci che lo illuminavano erano flebili, davano quasi una sensazione di... relax. Erano di diversi colori che tendevano dal giallo al rosso, rendendo il posto caldo e accogliente, facendolo sembrare più piccolo di quanto già non fosse.
Le luci soffuse provenivano sia dal soffitto che... un po' ovunque, dalle pareti della stanza. Erano tante piccole lampade a muro, quasi una per ogni tavolo, così da rendere il posto non troppo illuminato, ma neanche troppo buio.
Era... perfetto.

<<Finn, resti impalato lì o ti siedi con noi?>> mi chiamò Sadie, dall'altro lato della stanza.
I ragazzi avevano già preso posto ad un tavolo, proprio nell'angolo in fondo alla sala, era appartato e fuori da una portata visiva non troppo attenta.

Annuii sorridendo nella loro direzione e mi avvicinai. Erano già tutti seduti, l'unico posto libero era accanto a...
<<Siediti qui.>> mi disse lei, con voce disinvolta, mentre si toglieva il leggero giubbino che portava addosso, senza neanche rivolgermi un'occhiata.
Sì, fai l'indifferente, vediamo quanto durerà... pensai divertito nella mia testa.

Il tavolo era appoggiato al muro dalla parte più corta e al posto delle sedie, c'erano dei veri e propri divanetti lungo tutto il perimetro del bancone.
Da un lato erano sedute Sadie e Millie, dall'altro Caleb, ovviamente di fronte Sadie, poi Noah e Gaten.

Senza risponderle, mi tolsi la giacca di pelle con un movimento fluido e l'appoggiai allo schienale, prima di sedermi e prendere posto accanto a lei. Lo feci velocemente, senza guardarla neanche un secondo, ma appena seduto, giusto per stuzzicarla un po', appoggiai lateralmente la mia gamba alla sua, pressandola leggermente.
Ovviamente non stavo stretto, di spazio ce n'era anche troppo, ma... perché farglielo credere?

Appena la mia gamba premette contro la sua coscia, coperta solo da delle leggere calze, sentii il suo corpo irrigidirsi accanto a me, durò solo un secondo, ma quel secondo mi bastò per farmi sorridere involontariamente. Abbassai la testa per non farmi notare, facendo finta di sistemarmi la maglietta.

<<Finn perché ridi sotto i baffi?>> mi chiese Gaten, rivolgendomi un'occhiata incuriosita.
Cazzo.
<<Oh niente... stavo solo... solo pensando che è davvero carino questo posto. Hai fatto un'ottima scelta Cal.>> dissi, sperando di riuscire a cambiare discorso.
Con mia fortuna, ci riuscii.
<<Oh lo so, non è fantastico ragazzi?>> chiese Caleb, soddisfatto di se stesso.

Lo capivo, era davvero difficile riuscire a organizzare una serata come quella. Una serata in cui ci fossimo tutti, tutti e sei. Una serata in cui non ci fosse confusione, non venissimo disturbati ogni due per tre. Una serata in cui potevamo essere solo noi stessi, come dei semplici amici, come tutti gli altri.
Tutti sapevamo cogliere l'importanza di quei momenti, perché tutti eravamo consapevoli di quanto fossero rari.
<<È perfetto.>> rispose Sadie, guardandolo teneramente soddisfatta.
<<Lo è.>> le fece eco Millie, accanto a me.
<<Allora ragazzi, che avete fatto in questi giorni? Raccontatemi qualcosa che non so.>> iniziò Noah, dando ufficialmente il via alla serata.

Nel momento in cui i ragazzi iniziarono a parlare, sentii qualcuno che, come me, non stava prestando attenzione alla conversazione.
<<Quindi pensavi a quanto è bello questo posto?>> mi chiese Millie, voltandosi verso di me e alzando un sopracciglio, aspettando una risposta a cui aveva già la domanda. Ovviamente sapeva il vero motivo per cui avevo riso.
Era stata lei, il motivo. Il solo pensiero di come io riuscissi a renderla nervosa e di come lei cercasse inevitabilmente di nascondermelo mi rendeva sempre più cauto, prudente, attento a ogni suo movimento, a ogni suo parola e ogni suo gesto. Mi rendeva impaziente, incuriosito, mi mandava il cervello a mille, mentre pensavo a tutti i modi in cui avrei potuto infastidirla, in cui avrei potuto far battere più veloce il suo cuore.

<<In realtà...>> dissi piano, con voce bassa e allusiva, mentre mi avvicinavo al suo orecchio per evitare che qualcun'altro mi sentisse.
<<Questo posto non è l'unica cosa bella che i miei occhi vedono, stasera...>> sussurrai tra i suoi boccoli, con le labbra che sfioravano la sua pelle. Cercavo di non fare caso al suo profumo, che iniziava a farmi bruciare le narici e mi supplicava di portarla via da lì, mi pregava di premere le mie labbra sulle sue, sul suo viso, sui suoi occhi, tra i suoi capelli. Mi pregava di alzarmi con una scusa banale e portarla via con me, senza sapere neanche dove.
Dovetti resistere con tutto me stesso per non alzarmi da quel maledetto tavolo e tenere i piedi piantati ben a terra.
La serata è appena cominciata Finn, e già i tuoi pochi barlumi di lucidità minacciano di abbandonarti, andiamo bene.

Alle mie parole, al mio respiro sulla sua pelle, alle mie labbra leggere contro il suo orecchio, Millie si irrigidì e trattenne il respiro.
Dopo aver pronunciato quelle parole, mi allontanai da lei velocemente, senza aspettare una risposta, riassumendo la posizione rilassata e tranquilla di qualche secondo prima.
Non volevo che qualcuno si accorgesse di quel qualcosa che c'era tra noi quella sera, volevo tenerlo per me, ancora un po'.
Dovevo stare attento.

Non potei non guardarla con la coda dell'occhio, e notai che era arrossita e adesso mi guardava con uno dei sorrisi più dolci, belli e sinceri che avessi mai visto.
Di riflesso, le sorrisi anche io, realizzando che basta davvero poco per far felice una persona innamorata. Bastano le parole giuste al momento giusto, basta un semplice gesto e ti ritrovi a sorridere come fossi la persona più felice del mondo e forse, forse in quel momento lo sei davvero.

<<Ragazzi, siete pronti per ordinare?>> chiese il cameriere che nel frattempo si era avvicinato al nostro tavolo.
Io e i ragazzi ci rivolgemmo degli sguardi colpevoli: in realtà nessuno aveva ancora aperto i menù che erano sul tavolo.
<<Facciamo che...>> esclamai, mentre un'idea improvvisa mi era venuta in mente: <<Facciamo che portate un po' di tutto, magari le vostre specialità.>> dissi, guardando i ragazzi in segno di conferma.
Tutti annuirono.
<<Sì, facciamo così.>>
<<Sì, va bene.>>
Confermarono all'unisono.
<<Perfetto!>> esclamò il cameriere sorridendo.
<<Faccio lo stesso anche per le bevande, ragazzi?>>
<<Sì, perché no?>> rispose Caleb.
<<Bene.>> annuii lui.
<<Torno tra poco.>> disse il cameriere sorridendoci e allontanandosi velocemente dal tavolo.

<<Allora Mills, tu cosa hai fatto questa settimana?>> le chiese Noah, propio nell'istante in cui io posavo la mia mano sopra la sua coscia, sotto il tavolo.
Lei sobbalzò a quel contatto improvviso e, per poco, non scoppiai a ridere.
<<Che c'è? Cosa ho chiesto di male?>> iniziò Noah, mentre un'espressione confusa gli si dipingeva sul viso.
Morditi le labbra e non ridere Finn. Non. Ridere.

<<Io...>> iniziò Mills, cercando di concentrarsi, mentre io con le dirà disegnavo dei ghirigori immaginari sulla sua gamba, salendo e scendendo con la mano sulle sue calze morbide.
<<Beh, io... sono stata sul set e...>>
La mia mano si bloccò arrivata vicino al suo vestito.
Per un secondo ci pensai: le avrebbe dato fastidio se avessi...?
Ma prima di riuscire a darmi una risposta, la mia mano rispose per me, come se non riuscissi a controllarla.
<<E ho girato delle scene con David e...>> disse, mentre il suo respiro si accorciava e lei cercava disperatamente di concentrarsi.

Senza riuscire a controllare la mia mano, la inserii sotto la mia leggera maglietta, all'altezza della sua coscia, accarezzando quella parte di pelle, che era ancora inesplorata e sconosciuta al mio tatto.
Riuscivo a sentire quant'era morbida e calda, sotto le leggere calze che le fasciavano le gambe.
Non mi permisi di andare troppo oltre con la mano, mi limitavo ad accarezzare la parte superiore della sua coscia, sentendola contratta sotto il mio tocco.
Quella pelle sembrava fatta per essere accarezzata lungo ogni centimetro, per essere baciata senza tralasciare neanche una minuscola parte.
Sembrava perfetta, perfetta per me.

<<E ho girato... delle scene...anche da sola e...>>
Le diedi un leggero pizzicotto, stringendo la sua pelle tra il pollice e l'indice, rendendomi conto un secondo dopo che, forse, non avrei dovuto farlo.
<<Ah!>> esclamò d'improvviso, sobbalzando dal suo posto, con grande sorpresa di tutti, eccetto, ovviamente, la mia.

Guardandola un sorriso soddisfatto e si fece strada sul mio viso, ma lo cacciai via subito, appena realizzai di essere l'unico a sorridere divertito.
Tutti la guardavano sorpresi, cercando di capire cosa le fosse preso.
<<Mills, tutto bene?>>
<<Che è successo?>>
Chiesero contemporaneamente Sadie e Gaten, mentre Noah la guardava sempre più confuso e Caleb poggiava i suoi occhi... su di me.
Alzai le spalle in segno di risposta e scuotetti impercettibilmente la testa.

<<Sì.>> disse lei, mentre piano si rimetteva  nuovamente comoda sul divanetto, cercando di assumere una posizione rilassata.
<<Sì, ho soltanto avuto... un crampo.>>
Davvero Mills, questa è la prima cosa che ti viene in mente? Pensai divertito.

<<Un crampo?>> chiese Sadie, inarcando le sopracciglia, dubbiosa esattamente come Caleb.
<<Sì.>> rispose Millie.
<<Al piede, non so come...>>

<<Ragazzi, ecco le vostre bibite!>>
Millie si salvò in calcio d'angolo, mentre il cameriere interrompeva la nostra conversazione, portando un grande vassoio stracolmo di...
Oh mio Dio.

<<È alcool?>> mi mimò Noah con le labbra, con uno sguardo scioccato.
Dopo che il cameriere posò sul tavolo bicchieri e bottiglie di vario genere e dimensioni, tutti i nostri sguardi interrogavi si voltarono verso Caleb.
<<Beh... potrei aver chiesto a mio cugino di fare uno strappo alla regola e... portarci qualcosa di un po' più... forte.>> confessò, alzando le spalle.

A quelle parole, tutti scoppiarono a ridere.
<<Mio Dio Cal, sei incorreggibile!>> esclamò divertita Millie accanto a me.
<<Oh ragazzi andiamo, ce lo meritiamo almeno per una sera. Stiamo lavorando come matti in questi mesi e stiamo anche facendo un gran lavoro.>> disse Caleb, che non era ancora certo di averci convinto.
<<Sono d'accordo.>> disse Noah, divertito.
<<Ce lo meritiamo, un po' di sano svago.>>

Ecco a cosa si riferiva il cameriere, quando parlava di 'specialità di bevante'.
Sul tavolo c'erano un sacco di... birre, dedussi dovessero essere. Birre in bottiglie grandi, birre in bottiglie piccole, birre rosse, birre bionde, birre artigianali.
<<Non ho mai visto così tanta birra in vita mia.>> esclamò Gaten con lo sguardo ancora fisso sul tavolo, dando vita ai pensieri di tutti.
<<Anche tu bevi?>> chiese Sadie, rivolgendo uno sguardo di rimprovero nei confronti di Caleb, di fronte a lei, che nel frattempo aveva afferrato un bicchiere stracolmo di birra e se l'era portato alla bocca.
<<Sadie tranquilla.>> rispose lui.
<<Non credo stasera torneremo a casa tanto presto e, prima di ciò, la sbronza mi sarà passata di sicuro.>>
<<Ah, quindi hai in programma qualcos'altro per la serata?>> chiese lei, adesso sinceramente incuriosita.
<<Beh, in realtà sì. Sarà una notte molto lunga gente, vi avverto. Quindi bevete, rilassatevi e non pensate a niente se non a divertirvi.>> e dicendo ciò, Caleb bevve un altro lungo sorso della sua birra.
<<Cazzo, è davvero buona.>> ammise subito dopo.

<<Beh, assaggiamo queste specialità allora.>> esclamò Gaten, afferrando anche lui un bicchiere di birra.
Sadie e Millie me assaggiarono alcune, scegliendo poi quella che gli era piaciuta di più.
Noah ne scelse una a caso, ed io, per non sembrare uno sciocco, scelsi anche un bicchiere a caso e ne assaggiai un sorso.
Con mia sorpresa, mi piacque davvero. Non ero affatto abituato a bere, in realtà non mi piaceva un granché, l'alcol non aveva mai fatto per me, ma quella, quella era davvero buona.

<<Woho! Finn che beve! Cazzo ragazzi, segnatevelo sul calendario!>> esclamò Caleb ridendo e trascinando tutti gli altri, tranne me.
<<Sì, sì, siete veramente tutti simpatici, eh!>> ribattei, alzando gli occhi al cielo e prendendo un altro sorso di birra.

<<Ecco ragazzi un po' di cibo! Non bevete a stomaco vuoto, non fa mai bene!>> esclamò il cameriere mentre tornava e ci posizionava davanti piatti stracolmi di cibo.
Su quel tavolo in pochi minuti comparve  carne di tutti i tipi, di tutte le forme e cotta in svariati modi diversi, accompagnata da salse di vario genere, svariate insalate, e patatine fritte a volontà.
<<Sono nel mio paradiso.>> sospirò Mills, con sguardo trasognato, mentre guardava le patatine, posate di fronte a lei.
Stava per prenderle, ma io fui più veloce, allungai una mano e presi il vassoio, giusto per farle un dispetto.
Ottenni l'effetto desiderato, perché lei mi guardò torva:<<Stavo per prenderle io.>>
<<Sì, ma io sono stato più veloce.>> dissi, rivolgendolo un sorriso a 32 denti.
<<Sei proprio un defic...>>
Ma non riuscii a terminare la frase, perché feci qualcosa che non si aspettava.
Avevo preso il vassoio in mano, ma prima di servire me, servii lei, avvicinandomi, e mettendo nel suo piatto un po' di patatine.
<<Stavi dicendo?>> mi girai corrugando la fronte e con un furbo sorriso.
Lei aveva la bocca semiaperta, con le ultime parole che l'avevano abbandonata all'ultimo minuto.

Guardandola così da vicino, non potei che stupirmi un'altra volta di quanto fosse bella.
Gli occhi mi scivolarono in un secondo su quelle labbra socchiuse che adesso erano così vicine, così lucide e così morbide.
Erano un vero e proprio invito.
<<Chiudi le labbra.>> le dissi a un centimetro dal viso, stupendomi di me stesso, di come il mio cervello avesse parlato al posto mio senza il mio consenso.
<<Cosa?>> mi chiese lei con sguardo confuso, inarcando le sopracciglia.
Non puoi più tornare indietro, Finn.
Mi avvicinai un altro poco, così che nessuno potesse sentirci:<<Ho detto chiudi le labbra o ti bacio qui, poco mi importa di chi ci vede.>>
<<Oh.>> esclamò lei sorpresa, schiudendole nuovamente.
<<Me lo fai apposta?>> chiesi, corrugando la fronte.
<<Potrei, sì.>> mi disse lei a voce bassa, ma decisa.
I miei occhi prendevano fuoco nei suoi. Le rivolsi un ultimo sguardo e, con un veloce movimento, mi allontanai da lei impegnando tutta la forza che avevo in corpo e raddrizzando nuovamente la schiena.

Fortunatamente i ragazzi erano immersi in non so quale conversazione e nessuno si era accorto di quel piccolo momento in cui le scariche elettriche tra me e Mills avevano elettrizzato l'aria.

Posai il vassoio che avevo ancora in mano, non toccando neanche una patatina fritta.
Avevo già lo stomaco pieno, non so di cosa, ma lo era eccome. Pieno di emozioni, pieno di eccitazione, pieno di impazienza.

La carne scomparve velocemente dal nostro tavolo, prosciugammo tutto in meno di un'ora, mentre la birra, beh... sembrava non finire mai.
Non avevo bevuto molto, il bicchiere che avevo preso a inizio serata era ancora lì sul tavolo, mezzo pieno, mentre non si poteva dire lo stesso per qualcun altro.
Dei bicchieri di Cal avevo proprio perso il conto, mentre Noah e Gaten erano soltanto brilli, lo si poteva intuire dagli occhi e dalle cazzate che avevano iniziato a sparare da lì a un quarto d'ora, facendo ridere praticamente tutti ogni minuto con discorsi senza senso.
Sadie non sembrava affatto ubriaca, aveva bevuto solo metà del suo bicchiere, esattamente come me.
Mentre Millie... Millie accanto a me ci stava proprio dando dentro, era già arrivata al secondo bicchiere di birra.

Intuii che l'alcol le stesse facendo proprio effetto, mentre le sue guance si coloravano di un rosso così accesso da ricordarmi due dolci ciliegie.
Ah come te le staccherei a morsi, quelle guance..

Avevo gli occhi fissi su di lei, su ogni centimetro di lei, non riuscivo minimamente a staccarli da quella visione. Avevo paura che se avessi smesso di guardarla anche solo per un secondo, lei si sarebbe volatilizzata, scomparendo dalla mia vista.
E allora la guardavo, la guardavo, tanto da consumarmi gli occhi e non c'era cosa più bella che avessi mai visto...

Gli altri parlavano intorno a me, eppure non riuscivo a concentrarmi su niente che non fosse lei. Lei bellissima accanto a me come un sogno ad occhi aperti, con quei soffici capelli che le contornavano il viso, con quella risata cristallina che aveva la capacità di rilassarmi come niente, quel sorriso mozzafiato che mi faceva perdere il senso di gravità e quel profumo... quel maledetto profumo che proveniva da ogni centimetro della sua pelle, quella pelle che emanava un calore che mi arrivava dritto al cuore, trapassandomi il petto.

Sentivo il suo corpo rilassato accanto al mio, probabilmente grazie all'effetto dell'alcol, quando a un certo punto, con noncuranza posò la sua testa sulla mia spalla, appoggiandomi una mano sulla gamba per reggersi meglio e stare più comoda.
Sembra ubriaca.
Iniziò ad accarezzarmi piano la gamba, fino al ginocchio, per poi risalire nuovamente fino all'inguine e disegnare delle forme immaginarie lungo tutto il percorso che le sue dita tracciavano.
Sì, è decisamente ubriaca.

La guardai abbassando un po' il viso, cercando di arrivare alla sua altezza.
<<Ti senti bene?>> le chiesi, un filo preoccupato, lo ammetto.
<<Mai, mai stata meglio.>> rispose lei con un tono così serio e sincero che a stento mi fece trattenere una risata.
<<Hai proprio un buon profumo.>> mi disse, dal nulla.
Ma prima che potessi rispondere, parlò di nuovo.
<<Anzi, forse meglio potrei proprio starci.>> sussurrò lei, così che solo io potessi sentirla.
<<Come?>> chiesi dolcemente e incuriosito, non capendo a cosa si stesse riferendo.
A quel punto alzò gli occhi, puntandoli contro i miei e lanciandomi uno sguardo più che allusivo.
<<Mills, siamo in mezzo a tutti gli altri...>> dissi, gettando una rapida occhiata ai ragazzi, per farle capire di cosa stessi parlando.
<<Sì, ma io voglio trovare un momento per noi.>> sussurrò, così piano che la sentii a stento.
<<Anche io, ma adesso non possiamo. Lo capisci, no?>> le risposi, corrugando la fronte, come a farle capire che era una cosa ovvia.

Come potevo baciarla lì, davanti a tutti? E se qualcuno di loro ci avesse visti?
Sarebbe scoppiato il panico, sarebbero partite duemila domande a cui né io né lei sapevamo dare una risposta, perché non ce l'avevamo una risposta. Non sapevamo neanche noi cosa ci fosse, come puoi spiegarlo a qualcuno, se non sai spiegarlo a te stesso?
No, non era ancora il momento, me lo sentivo. Sarebbe arrivato, ma non ancora.
Mi faceva male al cuore risponderle in quel modo, ma sapevo che era quello che voleva anche lei, nonostante in quel momento l'alcol la stesse facendo agire d'istinto.

Di tutta risposta lei si staccò da me, ritraendo la mano dalla mia gamba e rialzando la testa, che fino a un secondo prima si trovava ancora sulla mia spalla. Si voltò verso Sadie e iniziò a parlare con lei, senza rivolgermi più la parola o degnarmi di uno sguardo.
Fantastico Finn, sei stato grande, come sempre.

<<Io e Sadie andiamo in bagno.>> disse Millie all'improvviso, alzandosi di scatto accanto a me.
<<Ti togli? Così passiamo?>> mi chiese, rivolgendomi uno sguardo sprezzante.
Senza dire una parola mi alzai per farle passare e mi risedetti qualche secondo dopo.
<<Ma che cosa le hai fatto?>> mi chiese Noah, con gli occhi fuori dalle orbite.
Alzai le spalle:<<Non so cos'abbia...>> risposi vagamente, cercando di sembrare convincente.

<<Devo andare in bagno anch'io.>> dissi d'un tratto, anche se non era affatto vero.
Senza aspettare che qualcuno mi rispondesse, scivolai sul divanetto fino all'estremità e mi alzai velocemente.

Il bagno era proprio di fronte a me, così arrivai velocemente, ma, superata la prima porta, mi bloccai nel piccolo corridoio che divideva il bagno degli uomini da quello delle donne, riconoscendo la sua voce.

<<...e mi sta facendo impazzire.>>
Sì, era proprio la voce di Millie.
<<Millie devi calmarti.>> le rispose Sadie, cercando di tranquillizzarla.
<<No Sad, cazzo, mi sta facendo impazzire. Mi stuzzica per una serata intera e quando gli dico espressamente cosa voglio, lui, stupido deficiente...>>
<<Mills capiscilo cazzo! Siamo tutti insieme, e neanche tu vuoi che gli altri lo vengano a spare, o quantomeno non ancora, giusto?!>> la incalzò l'amica.
<<Sì...>> ammise lei controvoglia.
<<E allora non puoi biasimarlo! Solo perché tu non sei abbastanza sobria da pensare lucidamente, non è detto che debba esserlo anche lui!>>
Grazie Sadie. La ringraziai col pensiero.

<<Io non sono ubriaca.>> cercò di difendersi lei, con un tono di voce che però non le rendeva affatto giustizia, ma anzi confermava il fatto che lo fosse davvero.
<<No Mills, infatti. Tu sei proprio sbronza!>> esclamò Sadie in risposta.
Millie scoppiò a ridere a quelle parole e, dopo qualche secondo, trascinò Sadie con sé.

<<Cazzo, hai ragione.>> ammise infine anche lei.
<<Ok torno di là.>> disse Sadie, mentre sentivo i suoi passi avvicinarsi.
<<Mi lavo le mani. Arrivo tra un secondo.>> fu l'unica risposta di Millie.

Nel momento in cui Sadie uscì dal bagno, feci finta di camminare facendo qualche passo, giusto per farle pensare di essere arrivato proprio in quel momento. Sembrò funzionare, perché lei mi rivolse solo un leggero sorriso, prima di superarmi e uscire dal bagno dalla porta alle mie spalle.

Ebbi un secondo di incertezza, ma il secondo dopo stavo già aprendo la porta del bagno delle signore, pregando che dentro ci fosse solo Millie.

Entrai in bagno, dove Millie era intenta a lavarsi le mani e non mi aveva ancora visto entrare. Diedi una rapida occhiata intorno a me e, con grande soddisfazione, notai che il bagno era vuoto, eccetto per noi.
Senza girarmi, chiusi la porta alle mie spalle e feci scattare la serratura, chiudendoci dentro.
A quel suono improvviso, Millie alzò di scatto il viso preoccupato, e trovò il mio volto inespressivo, ma deciso.
<<Che cosa fai?>> mi chiese, mentre un'espressione infastidita le si dipingeva sul volto nell'accorgersi che la persona che era entrata in bagno ero proprio io.
<<Non te lo dico.>> risposi con un sorriso malizioso, avvicinandomi lentamente di qualche passo a lei.

<<Finn tornatene di là.>> sbottò lei, alzando gli occhi al cielo. Quegli occhi, contornati da due grandi scocche rosse come due ciliegie, sembravano ancora più grandi, e quelle labbra storte in un'espressione infastidita erano così perfette...
<<Devo andare in bagno.>> mentii semplicemente, alzando le spalle.
<<Bene, allora me ne vado io.>> disse, iniziando a camminare velocemente e sorpassandomi, tirandomi una leggera spallata.
<<No, tu non vai da nessuna parte.>> dissi quando il suo corpo arrivò di fianco al mio, cingendole la vita con un braccio per afferrarla, bloccarla e riportarla di fronte a me.

<<No, sei stato molto chiaro, prima. E avevi anche ragione, quindi adesso torniamo di là e... Ma che cazzo ci ridi, me lo spieghi?>>
Sì gente, stavo proprio sorridendo e ce la stavo mettendo tutta per non riderle in faccia.
Era veramente buffa, così tenera ma così arrabbiata al tempo stesso.
<<Smettila subito di ridere di me!>> esclamò infastidita, mentre cercava in tutti i modi di liberarsi, mentre le mie braccia erano ancora salde alla sua vita e non avevano la minima intenzione di lasciarla.

<<Lasciami, idiota.>> mi disse, rinunciando a liberarsi e fissandomi con sguardo minaccioso.
<<Non credo di volerlo, no.>> dissi, facendo finta di pensarci sù.
<<Beh ma io sì, quindi metti giù le mani.>>
<<Peccato, è una serata che volevo mettertele addosso.>> sospirai, cercando di assumere la migliore espressione delusa che potesse riuscirmi.

Non avrei mai pronunciato quella frase, se non fosse stato per quel poco alcool che fluiva nel mio corpo e mi faceva percepire tutto in modo più acceso, più vivo. Mi faceva pensare cose che normalmente non avrei pensato o, quantomeno, non così intensamente. Mi rendeva più sicuro di me stesso, più euforico di quanto già non fossi e non andava affatto bene.

Lei non rispose a quelle parole, ma lo fecero le sue guance al posto suo, che diventarono più rosse di quanto già non fossero.
<<Beh, allora mi dispiace per te.>> mi provocò, provando nuovamente a liberarsi dalla mia stretta e guardandomi in cagnesco.

Sorrisi di nuovo a quell'espressione arrabbiata su un volto da bambina.
In una frazione di secondo la presi per la vita, caricandomi il suo peso sulle braccia, feci mezzo giro su me stesso, facendo voltare in aria anche lei, e facendo sbattere piano il suo corpo contro la porta chiusa del bagno in una frazione di secondo.

Premetti il mio corpo contro al suo, facendolo aderire completamente, mentre la tenevo intrappolata, con le mani contro la porta.
<<Quindi non posso essere perdonato in nessun modo?>> chiesi, con sguardo eccessivamente afflitto.
<<No.>> disse lei decisa, cercando in tutti i modi di non guardarmi in faccia.

<<Che peccato...>> sussurrai, avvicinando il mio volto al suo e scendendo all'ultimo secondo, respirando piano sul suo collo..
<<Che vero peccato...>> dissi, un secondo prima di premere piano le mie labbra sull'incavo del suo collo.
<<Un vero peccato...>> ripetei, prima di darle un altro bacio, risalendo piano, seguendo le dilci venature della sua pelle.
<<Che non ci sia...>>
Un altro bacio.
<<Un modo...>>
Un altro, più sù.
<<Per farmi...>>
Un bacio sullo zigomo.
<<Perdonare.>>
Adesso le mie labbra erano all'altezza delle sue e aspettavano solo un cenno di assenso.
Mi bastava solo che mi dicesse di sì, volevo che mi dicesse di sì.
<<Fottiti, Finn Wolfhard.>> disse, guardandomi negli occhi, prima di premere forte le sue labbra contro le mie.

In un secondo le mie mani furono intorno alla sua vita, pretendendo di averla più vicina e la attirarono a me, prepotentemente.
Era questo che succedeva, quando i nostri corpi si scontravano come due buchi neri in collisione, come una stella che prendeva fuoco in caduta libera, come un maremoto che trascinava via con sé ogni fottuta cosa.
Succedeva che il mio corpo semplicemente non rispondeva più ai comandi della mia mente, ma era, in qualche modo, come se rispondesse solo a quelli di Millie. Era come se il mio corpo sapesse in ogni istante cosa il suo stesse chiedendo e non vedeva l'ora di accontentarlo.

Lei mi gettò le braccia intorno al collo, reggendosi a me, mentre cercava disperatamente ogni parte della mia bocca.
La accontentai in un secondo, piegandomi totalmente al suo volere.
La lasciai fare, mentre ogni centimetro della sua bocca riempiva la mia, facendole prendere fuoco in ogni punto dove la sua lingua decidesse di fermarsi.

La strinsi ancora di più a me, mentre lei inarcava la schiena cercando di avvicinarsi a me il più possibile.
Eravamo incollati, ma non bastava.
Ci stavamo baciando, ma non bastava.
Ci stavamo accarezzando, ma non bastava.
Sentivo gridare il mio corpo, esattamente come sentivo gridare il suo.
Erano grida disperate, grida di desiderio, grida a squarciagola.

Istintivamente sollevai il suo corpo, staccandolo dal muro e contemporaneamente lei avvolse le sue gambe intorno alla mia vita, serrandomi il bacino e premendo i suoi fianchi proprio in quella zona dove ero più sensibile.
Soffocai un gemito a quel contatto così improvviso e inaspettato, mentre con le dita strinsi forte i suoi fianchi, per evitare che le mie mani potessero spostarsi in zone in cui non erano desiderate.

Spostai piano il suo corpo, fino a farla sedere sul piano del bagno, proprio di fronte gli specchi, in mezzo ai tanti lavandini.
Lei non staccava le braccia dal mio collo, le mani dai miei capelli, che un secondo prima me li accarezzavano, mentre il secondo dopo me li tiravano prepotentemente.

Il suo vestito, nonché la mia maglietta, era veramente corto e adesso, con le sua gambe avvolte intorno a me, le copriva a malapena il sedere, mente la parte davanti del vestito si era completamente alzata e adesso tra me e lei c'erano solo le sue leggere calze e i miei jeans.

<<Bel vestito, comunque.>> le sussurrai, smettendo per un momento di baciarla, e ricominciando a scendere lungo il suo collo, mente lei portava la testa indietro, appagata.
<<Te ne sei accorto...>> riuscì a sussurrare tra i respiri accelerati.
<<Che hai addosso una mia maglietta troppo corta? Sì, direi che me ne sono accorto.>> risposi sorridendo ironicamente e continuando a baciarla.
<<Non è così corta.>>
Lo è abbastanza da farmi impazzire.
<<Sei tu che sei...>>
Millie non riuscì a smettere di terminare la frase, perché in quel momento la mia lingua iniziò decisa a tracciare la strada di ritorno per la sua bocca, lungo tutto il suo collo.
<<Mio Dio.>> sospirò, un secondo prima prima che la mia lingua arrivasse a destinazione e si ricongiungesse con la sua.

Un rumore ci fece sobbalzare. Qualcuno aveva bussato.
<<Non posso crederci.>> sussurrò Millie.
Soffocai una risata tra i suoi capelli, non smettendo di baciarla.
<<Aspetta, magari se ne andrà.>> le sussurrai all'orecchio, mentre lei teneva ancora gli occhi chiusi.
Era bellissima, non c'è che dire. Rilassata in quel modo, mia senza nessuna condizione, senza nessuna restrizione. Mia in tutto e per tutto, mia col cuore, mia con la mente, mia con il corpo.
Sarebbe potuta essere mia, se solo avessi voluto in quel momento, lo sapevo bene, come lo sapeva bene anche lei.
Ed io sarei stato suo, senza neanche pensarci due volte, neanche mezza. Sarei stato suo, anche se già, in fondo, lo ero già.
Lo ero già da sempre, lo ero sempre stato.

<<C'è qualcuno in bagno? Mia figlia non può aspettare!>> sentimmo la voce di una signora provenire da dietro la porta, fortunatamente ancora chiusa a chiave.
Millie sbruffò infastidita, mentre poggiavo la mia fronte contro la sua.
<<Fine dei giochi.>> sospirò tristemente.
A quelle parole per poco non scoppiai a ridere.

<<Falla entrare.>> dissi, allontanandomi con mio grande disappunto da lei.
<<Mi nascondo in uno dei bagni, uscirò subito dopo di lei. Tu intanto apri e vai.>>
Lei annuii rassegnata, mentre scendeva con un piccolo salto dal piano su cui l'avevo appoggiata qualche minuto prima.
Feci per allontanami verso una delle tante porte del bagno, quando mi sentii bloccare un braccio.

<<Aspetta.>> disse lei.
Avvicinò piano il suo volto al mio e mi posò un dolce e morbido bacio sulle labbra.
Le sorrisi e lei fece lo stesso di riflesso, accarezzandomi piano una guancia, prima di allontanarsi per andare ad aprire la porta.

Senza perdere tempo aprii la porta di un bagno e mi ci ficcai dentro velocemente, un secondo prima che Millie aprisse l'altra.
<<Ragazzina! Ma che ci facevi chiusa in bagno?>> chiese la signora che, intuii, fosse appena entrata.
<<Io... chiudo sempre la porta dei bagni, è... un'abitudine.>> farfugliò Mills.
Mi tappai la bocca con una mano, cercando di non ridere.

Sicuramente Millie era già dovuta uscire, perché non sentii più nessuna voce, se non quella della signora che parlava con la piccola bambina, che dalla voce, non doveva avere più di 6 anni.
Fortunatamente si sbrigarono in fretta e uscirono dal bagno dopo neanche cinque minuti, così che io potei fare lo stesso e tornare finalmente al tavolo dei miei amici.

<<Cazzo amico, anche tu eri caduto nel cesso o cosa?>> mi prese in giro Caleb.
<<C'era troppa confusione nel bagno dei maschi.>> mentii, alzando le spalle.
In realtà non c'ero neanche entrato, nel bagno dei maschi, ma dettagli.

<<Bene, direi che possiamo andare allora.>> esclamò Caleb, alzandosi dal divanetto.
<<Andare? Andare dove?>> chiesi sorpreso.
<<Ve l'ho detto, la serata è ancora giovane.>>
<<È una sorpresa anche questa?>> chiese Noah incuriosito.
<<Una specie, sì.>>
<<Ma tu non guiderai, vero?>> gli chiese Sadie, alzando le sopracciglia aspettandosi una risposta ovvia, che grazie al cielo, arrivò.
<<Ovviamente no! Dove dobbiamo andare non dista molto da qui, andremo a piedi.>>

<<Che aspettate? Copritevi! Si esce!>> disse Caleb, battendo forte le mani.
<<La prossima volta meno bicchieri birra, eh Cal?>> gli disse Gaten, dandogli una pacca sulla spalla.
<<Fottiti Gate.>> rispose questo, provocando la risata dell'amico.

<<Andiamo, muovetevi o credo si metterà a gridare qui dentro.>> dissi, certo al 100% che lo avrebbe fatto davvero.
Sentii la risata di Millie accanto a me, che nel frattempo si stava rimettendo il giubbino leggero.

Dopo aver pagato, uscimmo velocemente dal piccolo pub, e ci incamminammo per chissà dove, seguendo Caleb sullo stretto marciapiede.
Guardai l'orario sul display del mio telefono: 11.53 P.M.
Quasi mezzanotte. Di già. La serata era volata e non me n'ero neanche reso conto.
Cercai Millie con lo sguardo e la trovai qualche passo più avanti, che camminava accanto Sadie e Caleb.
La raggiunsi in pochi secondi e lei rallentò il passo, per lasciare che Caleb e Sadie ci superassero e camminare da sola al mio fianco.

La cosa bella è che non parlavamo una parola, ci limitavano a camminare vicini, con le braccia che si toccavano e le mani che non avevano ancora il coraggio di sfiorarsi.
E forse è anche questo il bello, poter condividere il silenzio con una persona senza che questo appaia come un peso, come un ostacolo da superare.
Il silenzio può avere significati diversi, ma sul significato di quel silenzio non avevo dubbi.
Quel silenzio era: "Non ho bisogno di dirti nulla, che tu non sappia capire, che i tuoi occhi non sappiamo cogliere, non ho bisogno di parole".
E, in quell'attimo perfetto, io e Millie stavamo parlando esattamente la stessa lingua senza dirci niente.
In quell'attimo il mio cuore gioiva ad averla accanto, gioiva ad averla baciata qualche minuto prima, gioiva nell'aver passato una intera serata accanto a lei, gioiva di lei, fino a scoppiare.

Mi girai verso di lei, per accorgermi che tremava impercettibilmente, stretta nella sua giacca.
<<Hai freddo?>>
<<No.>> rispose decisa.
<<Beh, ma a me sembra di sì.>> insistetti.
<<Sto bene, davvero.>>
Non era vero. Senza pensarci mi tolsi il giubbotto, già consapevole che sarei congelato, nonostante la pesante felpa che portavo.

Glielo appoggiai sulle spalle, senza dire una parola.
<<Non ce n'era bisogno.>> mi disse lei, guardandomi grata.
<<Ho imparato dal migliore.>> risposi, con un gran sorriso.
Lei mi guardò con aria interrogativa.
<<Beh, Mike non lascerebbe mai che la sua El si prenda un raffreddore, quindi neanche io posso permettere che la mia Mills si raffreddi.>>

<<Ah, adesso sono tua?>> chiese lei, arrossendo un po', non potendo nascondere la sorpresa di quelle parole, nonostante la domanda sfacciata.
<<Tu sei sempre stata mia.>>

Prima che potesse rispondere, Caleb ci precedette:<<Ok gente, siamo arrivati!>>
Io e i ragazzi ci guardammo in faccia, interdetti.
<<Mal Cal... qui non c'è...>> iniziò Noah.
<<Niente.>> finì Gaten.
<<Qui non c'è niente, amico.>>

Mi guardai intorno, e i ragazzi avevano ragione. Eravamo solo in un immenso prato, l'odore di erba selvatica ti entrava fin dentro le narici, facendotele pizzicare e intorno a noi non c'era praticamente nulla. Ci eravamo allontanati dalle strade principali ed eravamo come in una piccola radura.

<<Ragazzi, lo spettacolo non è intorno a voi, ma sopra di voi.>>
Istintivamente alzai gli occhi, per scoprire che... Caleb aveva ragione.
Il cielo sopra le nostre teste era tempestato di stelle, forse non ne avevo mai viste così tante in vita mia, mentre la luna piena era così luminosa da riflettere la sua luce su di noi.

A prima vista non ero riuscito ad apprezzare quel posto, ma adesso che mi ci guardavo intorno con attenzione, sembrava veramente... magico.

I ragazzi iniziarono a sdraiarsi sul prato, per osservare meglio lo spettacolo.
I miei occhi cercarono impulsivamente una sola persona e la trovarono, dopo pochi secondi, ancora alzata, a qualche passo da me.
Mi avvicinai piano a lei, l'unica ancora in piedi, eccetto me.
<<Non ti stendi?>> le chiesi piano.
<<In realtà mi gira un po' la testa, per via dell'alcol e... beh, ho paura di perdere l'equilibrio e arrivare a terra prima del previsto.>> mi confessò, imbarazzata.
<<Sì, sarebbe tipo di te in effetti, non mi stupirei...>> la schernì con fare serio.
<<Ehi!>> disse, tirandomi un pugno sulla spalla.
<<Lascia, ti aiuto io.>> dissi, prendendole una mano e aiutandola a sdraiarsi a terra.
Mi sdraiai accanto a lei, senza averle ancora lasciato la mano.

<<Che vista mozzafiato.>> sussurrò lei, con lo sguardo perso tra le stelle.
<<Sono d'accordo.>> risposi, senza staccarle gli occhi di dosso.
Lei si rivolse verso di me, sorridendomi imbarazzata.
<<Io mi riferivo alla luna, alle stelle, a questo posto...>>
<<Io invece no.>> dissi, continuando a guardarla con occhi intensi.

Lei a quelle parole rise lusingata e si portò le mani alla testa.
<<Dio, non so se è la testa che mi fa male per l'alcol o sei tu che me la fai girare.>> disse, scuotendola piano.
<<Forse entrambi.>> suggerii divertito.

La risposta sfacciata che mi aspettavo non arrivò, ma al suo posto arrivarono delle parole molto più inaspettate, delle parole che mai e poi mai mi sarei aspettato di sentire. Molto più istintive, che mi spiazzarono, facendomi mancare l'aria.
<<Voglio stare con te.>> disse decisa, ma senza staccare gli occhi dal cielo sopra di noi.
Quelle parole mi confusero per un secondo, la guardai spaesato e un po' divertito, non capendo cosa volesse dire.
<<Ma tu sei con me>> le dissi, rivolgendole un dolce sorriso.

<<No.>> farfugliò lei, scuotendo piano la testa con sguardo confuso, come se cercasse di trovare le parole giuste.
<<Voglio stare con te. Portami con te in albergo.>> disse, volta dosi finalmente verso di me e inchiodando i suoi occhi nei miei.

A quelle parole, il sangue mi si gelò nelle vene.
Il fiato mi si bloccò in gola e il mio stomaco si serrò.
Non avevo idea che Millie avesse mai potuto chiedermi una cosa del genere, non lo avrei immaginato neanche tra un milione d'anni, e adesso quelle parole erano come una scaricata d'acqua gelata. Quella consapevolezza rendeva le stelle banali, sopra di me. Rendeva sfocato e quasi superfluo, tutto ciò che mi circondava eccetto lei. Quella ragazza con gli occhi da bambina che adesso mi guardava, fiduciosa, aspettando che le dicessi di sì. Quella ragazza con le guance un po' rosse, forse troppo a causa dell'alcool.

Il suo viso arrossì, mentre la mia risposta tardava ad arrivare.
<<Scusami...>> sussurrò piano, così piano che la sentii a stento, mentre la vergogna si faceva strada sul suo viso e gli occhi le diventavano lucidi.
<<Scusami, mio Dio... Solo che... mi gira la testa e, Cristo Santo...>>
Era in difficoltà con le parole e si passava una mano tra i capelli, cacciandoseli via dal viso.
<<Io pensavo... che tu volessi quello che voglio io e... Senti, scusami sono stata un'idiota. Fai finta che non ti abbia mai detto niente.>>
Che tu volessi quello che voglio io.
Quello che voglio io.
Quelle parole iniziarono a rimbombarmi nella testa.

Mi si strinse il cuore nel capire che lei pensasse che io non la desiderassi, e mi pentii di non aver parlato subito.
Mi avvicinai ancora di più a lei, mettendomi su un fianco e iniziai ad accarezzarle una guancia, fregandomene se qualcuno dei ragazzi ci avesse visto.
<<Sciocca.>> le dissi, con un piccolo sorriso, mentre lei volgeva confusa il suo sguardo verso di me.
<<Anch'io ti voglio. Ti desidero, in tutti i modi possibili.>>

<<Davvero?>> chiese lei sorpresa, sgranando gli occhi fiduciosi dalla sorpresa.
<<Sì, certo.>> sussurrai, allargando il mio sorriso.
Non avevo mai desiderato nessuna, come desideravo lei, mai nessuna. Certo, in vita mia avevo visto e conosciuto belle ragazze, apprezzabili sotto quel punto di vista, non ero mica cieco. Ma nessuna, nessuna era lei. Nessuna sapeva farmi esplodere il cuore nel petto o farmi mancare l'aria, come lei.

<<Portami con te.>> mi sussurrò di nuovo, con il viso a una spanna dal mio.
<<Non c'è qualcuno che ti aspetta a casa?>> chiesi, sapendo di dover prestare attenzione a queste cose.
Se qualcuno dei suoi avesse scoperto che Millie era stata con me, cosa sarebbe successo...
<<No. Sono da sola questa settimana.>>
<<Ne sei sicura?>> chiesi di nuovo.
<<Sì, non mi va di stare da sola stanotte.>>
<<Va bene Mills, tranquilla. Verrai con me.>> le dissi sorridendo, provocando anche il suo, di sorriso.

Non so per quanto tempo restammo lì, silenziosi, la mia mano stretta nella sua, a fissare il cielo troppo grande e le stelle troppo lontane sopra di noi, senza dire una parola. Dedussi che era passato un bel po', quando Noah ci richiamò:<<Andiamo ragazzi, è tardi.>>

Senza dire una parola ci alzammo piano dell'erba, dovetti aiutare Mills che tra il pessimo equilibrio e l'alcol si sarebbe sicuramente rotta qualcosa se si fosse alzata da sola.
Risi, vedendola in difficoltà mentre si alzava, nonostante si stesse reggendo con le mie mani.
<<Non ridere, idiota. Mi gira solo la testa.>> mi rimproverò.
<<Scusami.>> dissi, ancora sorridendo.

Nel momento in cui tutti ci alzammo, ci incamminammo verso l'auto di Caleb, che, grazie a Dio, non era poi così distante.
Il freddo era pungente, mi entrava nelle ossa come tante spine, ma mai e poi mai avrei richiesto la mia giacca a Mills, che intanto se la stringeva addosso, per tenersi al caldo e, di tanto in tanto, mi accorsi con mia grande sorpresa, ne annusava il profumo, chiudendo gli occhi.
Sorrisi quando mi accorsi di quel piccolo gesto, mentre lei camminava accanto a Sadie e non si era accorta che la stessi guardando. Sorrisi, nel pensare che anche lei amava il mio profumo.

Arrivati, salimmo in auto velocemente. Stavo per andare ad aiutare Mills ma lo stava già facendo Sadie, quindi presi posto dal lato del passeggero, accanto a Caleb.
<<Porta prima gli altri a casa, Millie è con me.>> gli sussurrai all'orecchio, porgendomi verso il suo sedile, così che nessun altro potesse sentirmi, anche se dubito sarebbe successo, perché stavano tutti salendo in auto in quel momento.
Il mio migliore amico mi guardò sorpreso, ma senza dire una parola, annuì risoluto un secondo dopo.

Un'ora dopo, io e Millie eravamo di fronte al mio albergo, mentre con una mano la tenevo per la vita, sperando che non inciampasse.
<<Non cadrò.>> mi disse lei, un secondo prima di inciampare nell'unico gradino all'entrata dell'albergo. Grazie a Dio la tenni stretta a me, evitandole di arrivare a terra.
<<Le ultime parole famose...>> le dissi all'orecchio, mentre lei rideva come una bambina.
<<Forse meglio che tu sia con me. Probabilmente se fossi andata da sola a casa non saresti riuscita neanche a toglierti le scarpe.>> la presi in giro, mentre ci facevano strada nella hole dell'albergo, ormai deserta, alle due del mattino.

<<Dio, che sei antipatico.>> disse lei, alzando gli occhi al cielo.
<<Ah sì?>> chiesi corrugando la fronte.
Lei mi guardò e strinse gli occhi, come una bambina che non voleva ammettere qualcosa, ma alla fine parlò comunque:<<Antipatico, ma bellissimo, purtroppo.>>
A quelle parole scoppiai a ridere.
<<Purtroppo?>> chiesi divertito.
<<Purtroppo per me.>> mi disse, con una faccia così seria da farmi ridere ancora di più.
Era sbronza dalla testa ai piedi, non c'erano dubbi.

Inserii la chiave nella toppa della mia camera e spinsi Millie dentro, accertandomi che non cadesse o scivolasse, ormai mi aspettavo di tutto da quella ragazza.
Lei entrò e, senza dire una parola, si andò a sedere sul letto, mentre io mi avvicinavo alla valigia, ai piedi del comodino.
<<Dovrei avere qualcosa per farti stare più comoda stanotte e...>> iniziai, mentre cercavo qualche mia vecchia tuta o t-shirt.
<<No, no, no.>> sentii dietro di me, mentre due braccia mi cingevano le vita, invitandomi ad alzarmi da terra.
Mi alzai, sorpreso e quando mi girai trovai Millie, in piedi davanti a me, che mi guardava con una scintilla negli occhi.

<<No, no, no.>> ripeté lei, scuotendo piano la testa, mentre i suoi occhi erano inchiodati nei miei.
<<No cosa?>> le chiesi, incuriosito e confuso al tempo stesso.
<<Non ho bisogno dei tuoi vestiti.>>
<<Ma non puoi dormire...>>
Le parole mi morirono in bocca nel capire cosa intendesse, un secondo dopo lei mi cinse la vita, e si lasciò andare all'indietro sul letto, trascinandomi con lei.
Dovetti stare attento a non schiacciarla e, fortunatamente, riuscii a mettere in tempo le mani ai lati della sua testa, così che il peso del mio corpo non le arrivasse addosso.

Lei mi sorrise fiduciosa, prendendomi il viso tra le mani e stampandomi un bacio sulle labbra.
La guardai, ricambiando il sorriso, ma prima che potessi parlare, lei premette di nuovo le sue labbra sulle mie, questa volta con più prepotenza, chiedendo di più.
Reagì d'istinto, afferrandola per la vita e stringendo i suoi fianchi ai miei, mentre il suo corpo tremava sotto il mio e le sue mani si perdevano tra i miei capelli.
La sentivo respirare affannosamente, mentre mi baciava appassionatamente, come mai aveva fatto fino a quel momento. Mi baciava con trasporto, desiderio quasi disperato e non riuscivo neanche a staccarmi da quel corpo così perfetto.
Finn, staccati.

D'improvviso si alzò, ribaltandomi sul letto. In un secondo ero io quello appoggiato sulle lenzuola, mentre lei avvolgeva entrambe le gambe intorno alla mia vita, sostenendo il suo peso sulle ginocchia, continuando a baciarmi.
Io le accarezzavo i fianchi, la schiena, le spalle, i capelli, ogni centimetro del suo corpo, mettendoci tutte le mie forze per non toccare nient'altro.
Non puoi, Fin non è giusto. È ubriaca. Staccati. Devi staccarti.

I suoi baci mi incendiavano il collo, mentre le sue dita mi tiravano i capelli.
Staccati.

Sentivo il suo respiro caldo addosso, il suo fiato corto, le sue labbra scottavano sulla mia pelle.
Alzati Finn, basta.

<<Non fare così Mills.>> dissi, col fiato corto, ancora con il suo corpo contro il mio.
<<Perché no?>> mi chiese lei, neanche provando a trattenere una risata, che maliziosa e compiaciuta le uscii contro il mio collo.
Le sue labbra prendevano fuoco sulla mia pelle, mentre mi lasciava teneri baci con le morbide labbra sul percorso che già prima di loro, la sua lingua aveva scelto.
Quella ragazza aveva la capacità di fottermi il cervello in mezzo secondo, me lo mandava il tilt, mi faceva completamene dimenticare cosa volesse dire pensare, mi faceva dimenticare come respirare.
<<Perché non ti toccherò con un dito stanotte.>> dissi, prendendola per i fianchi e facendola mettere dritta, ancora sopra di me.

<<Perché?!>> mi chiese lei scioccata, con una punta di amarezza e fastidio.
<<Perché sei ubriaca.>> la incalzai.
<<Peccato. Avrei proprio voluto che mi toccassi e non solo con un dito...>>
Sì, è decisamente sbronza.

<<Sei proprio fantastica da ubriaca, non c'è che dire.>> dissi, non riuscendo a trattenere una risata.
<<Io sono sempre fantastica idiota.>> mi rispose, con un sorriso ammiccante
Non potei fare a meno di ridere ancora:<<Sì, lo so. Lo sei sempre.>> confessai.

<<Almeno me lo dai un bacio?>> mi chiese, chinandosi improvvisamene di nuovo sopra di me e facendo aderire il suo petto al mio.
Le lasciai un tenero bacio sulle labbra, prima di guardarla sorridendo.
<<Non voglio questo bacio.>> mi disse senza vergogna, guardandomi con le sopracciglia inarcate, come a rimproverarmi.
Sorrisi divertito:<<E che bacio vuoi?>>
<<Un bacio vero.>>
<<Vero?>> ripetei, corrugando la fronte
<<Baciami Finn, ma come sai fare solo tu.>>

Non me lo feci ripetere due volte e, a quelle parole, le presi il volto tra le mani, baciando ogni centimetro delle sue labbra, rendendola impaziente.
I miei piccoli baci segnavano ogni centimetro delle sue labbra, senza arrivare mai dove sapevo che lei volesse.
Quando finalmente le mie labbra completarono il loro tour, arrivando a destinazione, la sua bocca si schiuse, finalmente appagata.
La baciai prima con dolcezza, ma piano piano il bacio si fece più intenso, esattamente come lei lo voleva.

<<Ehi, ehi, cosa fai?>> dissi, staccandomi da lei e vedendo che si era già alzata il vestitino fin sopra la vita, scoprendo i collant e le leggere mutandine che c'erano sotto e che si intravedevano.
Impiegai tutte le mie forze per distogliere lo sguardo da lì, e guardarla in volto.
Era una visione, la mia visione, bellissima come mai.
<<Mi sto spogliando.>> mi rispose lei.

<<Non farlo.>> riuscii a dire, con un groppo in gola.
<<Perché, vuoi farlo tu?>> mi chiese lei, alzando un sopracciglio divertita.
<<Te l'ho detto Mills, non ti tocco in questo stato.>> dissi, tenendola per i fianchi sopra di me, avendo paura che potesse offendersi e scappare via.

Io la desideravo, con tutto me stesso, ma non potevo, semplicemente non potevo.
<<Ah facevi proprio sul serio.>> rispose lei, con un tono deluso.
<<Sì, facevo sul serio.>> dissi, mentre una parte di me voleva solamente prenderla e farla mia, su quel maledetto letto e l'altra parte cercava di frenarmi, con tutte le forze possibili.

<<Sei troppo un ragazzo per bene, cazzo.>> disse lei, scuotendo la testa, sciogliendo le gambe dalla mia vita e gettandosi a peso morto sul letto.
A quelle parole scoppiai a ridere, mentre anche io mi stendevo sul letto, accanto a lei.
<<Fortuna per te.>> le sussurrai, avvicinandomi a lei e lasciandole un tenero bacio sulla guancia, mentre le accarezzavo la fronte.
<<Sì, fortuna per me.>> ripeté, guardandomi con gli occhi più dolci che avessi mai visto.

Senza dire una parola, si avvicinò a me e appoggiò la testa sul mio petto, mentre con le braccia mi circondava la vita e rannicchiava le gambe contro il mio bacino.
Non potei fare a meno di notare che quando si avvinghiava a me, lo faceva sempre nella stessa posizione.
Dovrà stare davvero comoda così. Pensai, sorridendo tra me e me.

E lì, su quel letto d'albergo, ancora vestiti, ci addormentammo con il cuore l'uno nelle mani dell'altro.

Spazio autrice
Miei cari, so bene che cosa vi aspettavate da questo capitolo... Voi vi aspettavate qualcosa che alla fine non è successa, dico bene? 😏
Beh, posso solo dirvi che succederà, ma quando meno ve lo aspettate, quando pensate che tutto potrebbe succedere men che meno quello, allora proprio quello succederà.
Lo sapete ormai: i nostri Finn e Millie sono imprevedibili...

Adesso che vi ho fatto questo mega spoiler mi dileguo, a presto 🤗
Happy Sunday ♥️

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