Emy
La foresta ora è un campo di battaglia desolato. Il silenzio striscia attraverso essa, non si sente un passo, una parola, il canto di un uccellino. Tutto è silenzio.
Sono in piedi, e guardo il nulla davanti a me. Solo nebbia.
Non c'è nessuno. Volto la testa a destra, a sinistra, niente.
- Ciao - dice una voce, e guardo innanzi a me. Mi guarda un ragazzo, forse poco più giovane di mio fratello.
È apparso dal nulla, senza fare rumore, è apparso e basta.
Mi guarda, lo guardo, ci guardiamo.
- Mi chiamo Rick.
- Non credo che questa sia la situazione più adatta ad una presentazione, Rick - rispondo, mettendo le mani nelle tasche dei pantaloni.
Ha un maglione cremisi, troppo largo, credo, e i capelli corti, tirati all'indietro in una pettinatura ordinata, bruni. Mi sorride docilmente.
- Sono amico di tuo fratello.
- Zalgo non è mio fratello. Nate lo è. Non sono la stessa cosa.
Lui scuote la testa, stringendo un poco il proprio libro al petto. Un libricino di cuoio, piccolo, che tiene come se fosse immensamente prezioso - Sai cosa è successo?
Mi guardo le mani. Sono appiccicose. Sporche di sangue scuro, che in parte si è incrostato e seccato. Ne è sporca anche la mia felpa, e manda un cattivo odore.
- Non lo so - rispondo, guardandolo nei piccoli occhi grigi. Sul suo viso tutto è piccolo.
È piccolo il naso, la bocca, il mento. Tutto è sottile e fine, messo in un viso piccolo.
- Non mi interessa ciò che vuoi. Ora devo tornare alla magione.
- Non esiste la magione.
La sua frase mi lascia leggermente spiazzata. Che intende dire?
- Slenderman ci ha scambiati per dei deboli. Ci ha sottovalutati. Il vostro prigioniero ha finto di essere debole, si è lasciato portare dentro per poter attaccare dall'interno. La magione è bruciata.
Solo ora, guardando per terra, vedo la cenere. Solo ora sento l'odore del fuoco. E mi chiedo come abbia fatto a non notarlo.
Sorprendentemente, non sono triste. Ma del resto, quella non era la mia casa. Anche se mi chiedo se stanotte dormirò sotto le stelle. Sento uno strano stato di apatia ora, diametralmente opposto al terrore che ho provato poco fa. Sento poco, quasi nulla. È tutto ovattato, tutto si svolge dietro ad una bolla.
- Ben Drowned? - chiedo, e Rick sorride ancora.
Non voglio che sorrida, voglio che risponda.
- È vivo e vegeto. Nessuno l'ha ucciso. Ma oggi avete perso la guerra.
Mi guardo attorno. Per la prima volta, sento il cinguettio di un passero. Mi pare sia un passero. O forse un'allodola.
Ma onestamente non mi è mai fregato un cazzo dei vari versi degli uccellini. C'è sempre la nebbia, ma l'aria è meno pesante. La preferisco. Più fresca, meno soffocante. E forse, l'ambiente ha più luce. Poca, ma sempre di più.
Guardo Rick, e capisco.
Non sono triste, ma è grave. Ha ragione, adesso abbiamo perso la guerra.
- Gran parte dei vostri ora ha capito di dover stare con Zalgo. Laughing Jack, Zero, Liu... sono con noi. Hanno capito che per loro non vi è un futuro migliore al di fuori di Zalgo. Sono saggi. Dovresti essere saggia come loro.
Mi porge una mano, e io la ritraggo. Non voglio. Non voglio essere partecipe di un regime di follia e terrore, né ora né mai. Ci deve essere un altro modo.
- Non sarò vostra alleata.
- Perché non dovresti, Emy? Facevi parte di un gruppo di folli sanguinari che non volevano accettare di venire con noi. Ora molti hanno accettato perché hanno capito. Alleandosi con noi potranno vivere.
- Come schiavi - rispondo io, e sento un formicolio. La mia apatia sta svanendo.
- Prima non lo eravate?
- Come esseri senza volontà - dico, stringendo i denti - Come strumenti, come macchine. E sai che c'è? Anche prima eravamo servi, ma non mi importa. Io non ho mai voluto esserlo, e ora posso sperare di essere libera. Preferisco morire lottando per ciò che è giusto, che vivere come una macchina per uccidere.
Il volto del ragazzo si incupisce. Socchiude gli occhi, mi guarda con un luccichio cremisi nello sguardo.
Poi, però, si limita a voltarsi. Si volta, si allontana a passi piccoli, e come se è apparso, se ne va.
E quando se ne va mi accorgo che c'è più luce.
Poi, vedo Ben apparire tra gli alberi. I suoi capelli sono disordinati, parte della sua felpa è stata maciullata da tre lunghi tagli. Si guarda attorno e posa lo sguardo su di me. È pallido, sporco di sangue come me. Mi guarda, con la bocca socchiusa, gli occhi leggermente spalancati. Sembra sconvolto.
Pronuncia le parole che sono stata in grado solo di pensare.
- Slenderman è morto.
Restiamo in silenzio. Slenderman non era buono, era terrificante. Ma era meglio di Zalgo. Senza di lui, non possiamo nulla contro di lui.
Non voglio. Eppure sembra tutto perduto. Abbasso lo sguardo.
Ben corre, mi abbraccia di getto. E tra le sue braccia, va meglio. Mi fa sentire al sicuro. È Ben, il Ben che ho conosciuto e a cui ho voluto bene come a nessun altro. Ed è con me.
- Troveremo un modo. Non può essere tutto perduto.
Si separa da me, ci guardiamo negli occhi. Forse esiste ancora qualche possibilità. Forse esiste ancora un qualcosa, una qualche forza che possa contrastare Zalgo. Mio fratello.
- Noi non andremo da lui. Saremo liberi - dico, e mi separo leggermente da lui, posandogli le mani sulle spalle - Non ci piegheremo.
- Non ci piegheremo.
- E allora diamine - dico, aggrottando le sopracciglia - Potremmo cercare qualcuno di ancora vivo o non fedele a Zalgo invece di fare questa scena commovente.
Che comunque ho rinunciato a una maratona serale di Game of Thrones per scrivere questo capitolo. Amatemi.
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