Capitolo 8.
Levi's pov.
Quel bastardo prese di mira Eren, mi innervosiva il fatto di essere ricattato e messo alle strette ma in quella situazione potevo fare poco e niente.
Ormai si fece sera e mi diressi verso la stanza dell'ex allenatore.
Prima di bussare esitai varie volte, finché non mi autoconvinsi che ormai non potevo tirarmi indietro. Deglutii a fatica e picchiettai la porta che si aprí quasi subito in un cigolio.
Che meraviglia
Pensai in modo sarcastico.
"Levi... ti sei presentato alla fine"
Disse appoggiato al ciglio della porta.
Non gli risposi limitandomi a fissarlo con entrambe le mani incrociate al petto.
"Vieni pure"
Si scostò dalla porta per farmi entrare, esitai, ma l'uomo mi ci buttò dentro senza grazia né tatto.
Mantenni comunque la calma e la mia espressione neutrale, anche se sapevo sarebbe durata ben poco.
"Spogliati."
Se ne uscì poi.
"Cosa?"
Chiesi sbigottito.
"Hai sentito benissimo."
Rispose appoggiandosi con una spalla al muro incrociando le braccia.
"Non farò mai una cosa simile"
Ammisi schifato.
Rise con freddezza.
"Se non fai quello che ti dico, faccio fuori il ragazzino."
Disse avvicinandosi ed abbassando il tono di voce.
"Eren...?"
Dissi fra me e me.
"Perché metti in mezzo altri?"
Aggiunsi poi.
"Perché so che sotto sotto tieni ai tuoi compagni"
Continuò.
"Sei proprio schifoso."
Dissi guardandolo in faccia.
"Come vuoi... non che mi interessi la tua opinione in realtà..."
Mi si avvicinò, cercai di indietreggiare ma dietro di me vi era solo il muro, tentai il più possibile di attaccarmici, ma non potevo certo sfondarlo.
"Levi, non ho molto tempo, quindi muoviti."
Iniziò a levarmi la maglietta nera, poi passò alla sua, slegò la mia cintura tirando giù i pantaloni, il suo sguardo era fisso solo sul mio membro.
Odiavo chi mi puntasse gli occhi addosso. In quel momento lo avrei riempito di calci ma non avrei potuto, se la sarebbe presa con Eren. Si tolse anche i suoi per poi arrivare ai boxer, chiusi gli occhi, mi rifiutai di vedere quella scena.
"Mettiti nel letto."
Disse con tono autoritario.
Obbedii.
"Bene ora mettiti a novanta."
Bruciai dalla rabbia ma eseguii, non avrei potuto permettergli di toccare la mia squadra, non glielo avrei permesso e quello fu il prezzo da pagare.
Sentii Erwin penetrare con forza.
Strinsi i denti maldicendo chiunque mi venisse in mente, volevo solo che quella situazione finisse, volevo solo tornare in camera ma non erano i piani di Erwin.
Era ancora dentro di me, tese le mani e accarezzò il mio addome arrivando poi sul mio membro. Lo prese iniziando a far scorrere la mano per tutta la lunghezza iniziando a mordermi il collo per poi finire sulla spalla e inspiegabilmente sulle natiche.
Non riuscii a capire più nulla, mi abbandonai e basta, sapevo che scappare sarebbe stato inutile, lo sapevo perfettamente.
Infine, dopo un'ora buona di torture continue, il suo cellulare squillò.
"Oh, è già ora, che peccato."
Disse quasi in modo ironico.
Si rivestì mentre io mi abbandonai sul letto, il mio respiro sbalzato.
"Sei stato molto bravo oggi."
Non dissi nulla, non avevo intenzione di rispondergli.
"Puoi andare se vuoi, io ora ho una cosa importante da fare."
Uscì dalla stanza.
Finalmente era finito.
Guardai il soffitto tentando di calmarmi, mi alzai con gran fatica, ero dolorante ovunque, ma sopratutto nella parte bassa della schiena, un dolore lancinante.
Mi infilai velocemente i vestiti ed uscii, la mia rabbia era a un grado che superava il normale.
L'avrei riempito di botte, la mia sarebbe stata autodifesa dopotutto, ripensai a quelle scene, mi vennero i brividi. Quella sera non dormii.
Il mattino dopo il dolore era peggiorato.
I muscoli mi facevano male, ma feci comunque finta di niente pur di non far insospettire gli altri.
"Levi tutto apposto?"
Chiese Farlan -nonché il mio compagno di stanza-.
"Tsk... non intrometterti."
Mi alzai dal letto a fatica.
Andai a lezione e finite le ore scolastiche mi ritirai di nuovo in camera, quando qualcuno bussò insistentemente alla porta.
Mi alzai con non poca fatica dalla sedia andando ad aprire.
Mi ritrovai Eren davanti con occhi lucidi.
Quel dannato moccioso.
Pensai.
"Levi..."
Disse con un filo di voce per poi buttarmisi addosso in un abbraccio.
Eren's pov.
Lo abbracciai non pensandoci troppo. Quello che feci fu inaspettato anche per me.
Indietreggiammo stringendolo forte, fu un momento bellissimo, sopratutto quando sentii le braccia del corvino avvolgermi a ricambiare l'abbraccio.
"Levi..."
Dissi con le lacrime che mi contornarono gli occhi.
"Shh... va tutto bene."
Indietreggiammo abbracciati, finché non andammo a finire contro il muro e lo sentii gemere inaspettatamente.
"Tutto okay?"
Chiesi staccandomi preoccupato.
"Sì..."
Rispose poco convinto e vago.
"Che ti ha fatto?"
Chiesi intuendo.
"Non ti interessa."
Gli scostai la maglietta dalla spalla mostrando un morso profondo.
Il ragazzo si ricoprì subito abbassando lo sguardo.
"Heichou... mi dispiace, mi dispiace tanto, è tutta colpa mia..."
Trattenni a stento le lacrime.
"Ti ho detto di stare zitto, non fartene una colpa..."
Si contorse dal dolore nonostante non volesse darlo a vedere.
Lo afferrai rimettendolo in posizione eretta.
Avrei voluto testare, dato che non mi avrebbe raccontato avrei scoperto da solo.
Gli toccai delicatamente le natiche vedendolo contorcersi dal dolore e cercando di evitare il contatto con la mia mano.
"Come pensavo."
Constatai.
"Non ci provare mai più idiota."
Disse accigliato e leggermente a disagio.
"Ti ha fatto male?"
Chiesi.
"Ti ho già detto che non ti dirò nulla"
Continuò scocciato.
"Mh... pare proprio di sì."
Arrivai alla conclusione da solo.
Non mi rispose anche se si vedeva fosse abbastanza scosso.
"Grazie..."
Ripresi
"Grazie per cosa?"
Chiese confuso.
"Per avermi difeso... io...-"
Non mi fece finire.
"Non bisogna ringraziare."
Riprese lui in tono fermo.
"Ma...-"
Iniziai.
"Siamo una squadra"
"Io...-"
"E come tale è necessario imparare ad esserlo, l'ho fatto e lo rifarei altre cento volte."
Abbassai lo sguardo.
Sentii poi il corvino gemere dal dolore per la seconda volta.
Alzai subito lo sguardo verso di lui, notando il suo labbro inferiore stretto fra i denti.
Mi avvicinai di nuovo passando in modo delicato i polpastrelli sulla sua vita, ripercorrendo forse quello che fece Erwin.
Mi guardò con aria straziata e confusa.
"Ora... ora puoi andare."
Disse evidentemente a disagio.
Ero completamente rosso dall'imbarazzo ed obbedii, mi maledissi, avrei voluto continuare per non so quanto.
Uscii dalla stanza ed il corvino la chiuse subito dopo.
I miei amici che ritrovai lì di fuori ad aspettarmi notarono il mio rossore.
"Eren che avete combinato?"
Mi chiese Armin notando la mia espressione.
"Il... il... suo fisico..."
Dissi perso fra mille pensieri e desideri.
Armin scoppiò a ridere, mentre Mikasa iniziò palesemente a bruciare dalla rabbia.
"Lo hai visto?"
Dedusse Armin.
"Bhe... in realtà... lascia stare, sul serio..."
Mi affrettai a dire scuotendo il capo per tornare in me.
Mi guardarono.
"Ehm... sì... non preoccupatevi"
Confermai subito dopo.
Armin assunse un'espressione maliziosa.
Io invece mi resi ben presto conto di essere letteralmente impazzito per le attenzioni di quel ragazzo corvino.
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